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Autore: Quasar93    11/02/2016    3 recensioni
Anakin è appena diventato padawan di Obi-Wan quando qualcosa rischia subito di far finire il loro rapporto nel peggiore dei modi.
[hurt\comfort]
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Obi-Wan Kenobi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-Obi-Wan!-
Il piccolo Anakin si svegliò di colpo urlando il nome del suo maestro.
Si guardò intorno spaventato, provava un’orribile sensazione dentro di se, dolore, paura.. Non riusciva a capirlo bene ma sapeva, sentiva, che qualcosa di brutto era appena successo al suo maestro.
Scattò a sedere, pronto a fare qualcosa per aiutare Obi-Wan, salvo poi ricordarsi di essere da solo al Tempio, dove il suo maestro l’aveva lasciato ad allenarsi con gli younglings quando era partito per una missione su Ryloth, quasi due settimane prima.
Il bimbo si intristì un attimo al pensiero di essere li da solo senza nemmeno sapere quando Obi-Wan sarebbe tornato ma, come il suo maestro gli ripeteva sempre, era troppo presto per partecipare a certe tipologie di missione e il dovere di un padawan era anche quello di restare al tempio, quando necessario.
Però di tanto in tanto Anakin aveva l’impressione che ci fosse più di questo.
Certo, Obi-Wan era sempre gentile con lui, lo trattava bene ed era diventato in poco tempo il suo mentore e punto di riferimento ma, ogni tanto, il ragazzino aveva la sensazione che il suo maestro fosse distante, e che la sua gentilezza fosse in realtà quasi una posa. Come se fosse obbligato ad occuparsi di lui e che, da perfetto Jedi qual era, Obi-Wan stesse semplicemente portando a termine diligentemente l’ennesima missione.
Sentiva che tra di loro c’era ancora una barriera, la percepiva nella Forza come un muro, trasparente e sottilissimo, ma impenetrabile.
Probabilmente Obi-Wan non ne era nemmeno consapevole e se Anakin non fosse stato così predisposto all’uso della Forza non se ne sarebbe nemmeno accorto ma, per quanto cercasse di non prestare attenzione a quella sensazione, non riusciva ad ignorarla del tutto e lo feriva più di ogni altra cosa da quando aveva lasciato Tatooine. Più degli sguardi che gli altri younglings gli rifilavano quando lo vedevano in giro per il tempio, più della diffidenza che sentiva provenire da Windu e dagli altri maestri del consiglio.
Se nemmeno Obi-Wan gli voleva bene, chi altri gliene avrebbe voluto?
Era solo nell’universo, sua madre era ad anni luce di distanza, su Tatooine, e l’unica altra persona a cui fosse mai importato di lui era il maestro Qui-Gon, morto poco dopo averlo conosciuto.
Gli vennero le lacrime agli occhi, ma si sforzò di non piangere.
Sicuramente si stava di immaginando tutto, non poteva essere successo niente ad Obi-Wan, era solo la sua mente che gli giocava un brutto tiro a causa della stanchezza.
Ne tanto meno il suo maestro lo odiava o si nascondeva dietro muri inesistenti. Era solo che non sapeva ancora usare bene la Forza, doveva fare più pratica, meditare. Poi tutto se ne sarebbe andato.
Tutto se ne sarebbe andato.
Doveva andarsene.
Si girò dall’altra parte cercando di riaddormentarsi e di non pensare più a nulla quando vide le luci del corridoio accendersi e sentì un sacco di rumori diversi provenire da fuori quando normalmente le notti al tempio erano silenziose e tranquille.
Chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi sulle sensazioni che la Forza gli inviava.
Percepì la presenza del suo maestro e fu subito felice che fosse tornato a riprenderlo, poi si accorse che la sensazione era strana, il suo legame con Obi-Wan non era come al solito era come se.. come se stesse scivolando via.
Sentì una stretta allo stomaco, e saltò giù dal letto, vestendosi in fretta alla bell’e meglio.
Corse fuori dalla sua stanza, nonostante non gli fosse permesso girovagare per il tempio a quell’ora, e in un batter d’occhio raggiunse l’hangar di atterraggio delle navette.
Proprio in quel momento una navicella atterò in uno spazio libero, venendo subito circondata da un paio di squadre mediche.
La sensazione orribile di dolore e paura che Anakin aveva provato appena svegliò si ripresentò più intensamente mentre il ragazzino cercava di nascondersi dietro alcune casse, facendolo accucciare su se stesso per un attimo. Pensò di fermarsi dov’era, ma non riusciva a sentire quello che i medici si dicevano, quindi sgattaiolò più avanti, finchè non trovò la postazione ideale da cui osservare di nascosto quello che accadeva.
Era così preoccupato che ogni tanto doveva ricordarsi di respirare, lo stomaco stretto in una morsa e iniziava anche ad avere freddo, nonostante su Coruscante le notti fossero calde.
Appena le operazioni di atterraggio furono concluse il portellone posteriore si aprì e un Jedi che non conosceva scese di corsa sporco di sangue non suo.
-Sono partito per salvarlo non appena abbiamo ricevuto il suo SOS ma..- si interruppe un attimo, il tono greve – spero solo di essere arrivato in tempo- continuò rivolto ai medici che corsero subito sulla navetta con una barella e un paio di droidi al seguito.
La squadra di soccorso uscì poco dopo dalla navetta, i medici in testa che procedevano spediti verso l’area del tempio che fungeva da ospedale seguiti dalla barella e poi dai droidi.
Anakin sapeva che era Obi-Wan ad essere trasportato in fin di vita su quella barella, anche se non riusciva a vederlo da dov’era nascosto, ma non voleva crederci. Non importava quanto forte fosse la sensazione che la Forza gli inviava o quanto sentisse il legame con il suo maestro scivolare via piano piano, non poteva essere vero. Non poteva, vero?
-E’ entrato in stato di shock ipovolemico, il polso è debole, dobbiamo sbrigarci- disse uno dei medici con tono deciso ai suoi colleghi, mentre metteva una coperta termica sul corpo del ferito  
-continuate con l’ossigeno- continuò, per poi attivare il comlink che aveva sul polsino del camice e avvisare il reparto medico di preparare una sala operatoria e diverse sacche di sangue compatibili col campione che gli stava inviando.
In quel momento Anakin strinse i pugni e decise che non gli importava niente se lo avrebbero sgridato, doveva andare dal suo maestro. Aveva sentito tutto quello che si erano detti i medici e quella sarebbe potuta essere l’ultima volta in cui poteva vedere Obi-Wan.
Uscì dal suo nascondiglio e corse verso i medici.
Quanto avrebbe voluto sbagliarsi. Quanto avrebbe voluto che su quella barella ci fosse un Jedi qualunque e che il suo maestro fosse sceso dopo di lui dalla navetta sgridandolo perché non aveva saputo ascoltare bene la Forza e perché era stato impaziente.
E invece non si era sbagliato, su quella barella c’era proprio Obi-Wan, pallido come un cencio, incosciente e che respirava a fatica attraverso la mascherina che gli avevano applicato i dottori, sporco ovunque di sangue.
-Maestro!- urlò il giovane padawan, incurante del fatto che uno dei dottori si fosse staccato dal gruppo per impedirgli di raggiungere il ferito. L’adulto cercò di fermarlo, ma Anakin riuscì a schivarlo e ad arrivare da Obi-Wan, stringendogli la mano e rendendosi conto di quanto fosse fredda.
-Maestro- ripeté ancora, piangendo senza più cercare di trattenersi, lasciando che la paura che provava da quando si era appena svegliato lo pervadesse senza più controllarla.
Il dottore che aveva già provato a bloccarlo prima lo prese alle spalle, tenendolo fermo, mentre faceva cenno agli altri di andare avanti.
-L’hanno portato qui appena in tempo- gli disse, cercando di essere gentile –devi lasciare che lo portino in sala operatoria, ha bisogno di aiuto e ne ha bisogno adesso. Va bene?-
Anakin abbassò la testa e annui, cercando di calmarsi lasciando che la Forza si portasse via tutte le sensazioni negative, come gli aveva insegnato Obi-Wan. Respirò profondamente un paio di volte prima di parlare di nuovo.
-Si.. si salverà, vero?-
-Sono sicuro che i miei colleghi faranno il possibile per salvarlo, te lo prometto- cercò di rassicurarlo il medico, senza sortire un grande successo. Decise di provare con un approccio diverso.
 –Come ti chiami?-
-A-Anakin-
-Anakin.. Dovresti tornare a dormire, lo sai vero?- Il ragazzino annuì controvoglia –ma tu vuoi stare col tuo maestro non è vero?- Anakin annuì di nuovo, più energicamente questa volta – dai vieni con me, per stasera non diremo niente a nessuno e ti lascerò aspettare fuori dalla sala operatoria, è il massimo che posso fare-
-Grazie signore!- esclamò finalmente più sollevato Anakin, con Obi-Wan in quelle condizioni non sarebbe mai riuscito a starsene da solo a dormire tranquillo.
Seguì il Dottore fino ad una sala d’attesa tutta grigia e si sedette li ad aspettare la sorte del suo maestro con il cuore in gola.
 
-E quel bambino chi è?- chiese una voce che Anakin non riconobbe, svegliandolo.
Quando si era addormentato? Doveva vegliare sul suo maestro, non poteva essersi addormentato!
-Il suo padawan credo. E’ qua da ieri sera quando l’abbiamo portato dentro- rispose la voce più familiare del medico che lo aveva accompagnato li.
-Non dovrebbe essere qui. Pensa se l’avessimo perso-
-Lo so, ma era così disperato. Non potevo rispedirlo a letto. Non ne ho avuto il cuore-
L’altra persona sospirò – sei sempre stato troppo buono-
Anakin si azzardò ad aprire un poco gli occhi, notando che la prima persona a parlare stava spingendo una barella con sopra un incosciente ma vivo Obi-Wan, mentre il medico di fianco compilava qualcosa su un pad.
-Sai che potrebbe ancora succedere. Cosa dovremmo dirgli ora? Che ha superato l’operazione ma potrebbe non superare la notte?- continuò il medico sconosciuto.
-Ovviamente no. Porta in camera Kenobi, io sveglierò il piccolo Anakin e proverò a convincerlo a tornare a dormire nella sua stanza. Ci sono ancora parecchie ore standard prima della sua sveglia-
Anakin pensò velocemente che non sarebbe riuscito a convincerlo a restare una seconda volta, quindi continuò a far finta di dormire e rimase al gioco del medico ma, non appena questi lo ebbe riaccompagnato nella sua stanza, sgattaiolò fuori di nuovo e si infiltrò nell’ala ospedale del tempio, cercando il suo maestro con la Forza.
Non appena trovata la stanza si infilò dentro, facendosi scivolare la porta alle spalle. Fortunatamente oltre a lui non c’era nessun’altro.
Ed eccolo li, il suo maestro, sdraiato su quel letto con un’infinità di tubicini che partivano dal suo corpo e fasciato sulla maggior parte del busto. Era ancora pallido ma l’espressione sul suo viso era meno sofferente.
Anakin si sedette affianco a lui, su uno sgabello, osservandolo con timore quasi reverenziale, come se avesse paura di disturbarlo.
Sembrava che stesse dormendo, a prima vista, ma Anakin sapeva che non era così.
Al di la delle medicazioni, poteva sentire la sua presenza nella Forza debole come non l’aveva mai sentita prima.
-Veglierò io su di te, maestro- bisbigliò tra sé e sé, accoccolandosi meglio su quello sgabello.
Cercava di non preoccuparsi, di ripetersi che i medici avevano fatto tutto il possibile e che il suo maestro presto sarebbe stato bene, ma non riusciva a togliersi dalla testa quello che l’altro dottore aveva detto.
Come avrebbe fatto se non avesse superato la notte?
E se fosse rimasto solo di nuovo?
A un certo punto la paura fu troppa e Anakin scese dallo sgabello, accoccolandosi nel letto vicino a Obi-Wan, stringendogli una mano tra le sue.
-Non mi abbandonare, Maestro. Per favore, non mi lasciare solo- mugugnò, lasciando uscire di nuovo le lacrime –lo so che ogni tanto mi detesti, e che non avresti voluto avermi come allievo, ma io ti voglio bene- bisbigliò ancora, lasciando che tutti i sentimenti negativi che gli stringevano la gola uscissero in quelle poche frasi, liberandolo da un peso che si portava dentro da tempo.
Non aveva mai avuto il coraggio di esprimere i suoi sentimenti ad alta voce al suo maestro prima di allora e non era del tutto sicuro che quello contasse come parlargliene, ma doveva dirglielo. Doveva fargli sapere che gli voleva bene nel caso quella fosse stata la sua ultima occasione per dirglielo.
Non poteva stringersi forte all’altro per paura di fargli male, quindi cercò il più possibile di avvolgerlo con la Forza, di fargli sapere che era li e che voleva stargli vicino.
Finì per addormentarsi in quelle condizioni, nonostante la promessa di vegliare sul suo maestro.
 
Obi-Wan si svegliò e, prima ancora di aprire gli occhi, lasciò che la Forza si espandesse attorno a lui. Percepì per prima cosa la presenza di Anakin che lo avvolgeva come in un abbraccio e aprì subito gli occhi, rimanendo un attimo sorpreso dal vedere il bambino che dormiva al suo fianco.
Capì subito di trovarsi nell’ospedale del tempio, quello che non ricordava era come ci era arrivato.
Chiuse un attimo gli occhi, ricordava solo una battaglia durante la quale era salito su uno speeder ed era stato abbattuto, ricordava una grossa parte di carena del mezzo di trasporto trafiggerlo all’altezza dello stomaco.
Aveva lanciato un SOS al tempio quando si era visto incapace di fermare l’emorragia e poi ricordava solo di aver avuto freddo, tanto freddo, e paura, e poi di aver perso i sensi.
Ora nulla gli trasmetteva quella sensazione, anzi, si sentiva tranquillo nonostante il dolore che iniziava a provare un po’ ovunque mano a mano che il suo corpo si risvegliava con lui.
Probabilmente era merito del suo padawan che gli era stato vicino tutta la notte cercando come poteva di aiutarlo tramite l’unica cosa che poteva usare, la Forza.
Alzò un braccio tremante ad accarezzargli i capelli a spazzola e sorrise.
-Scusami se ogni tanto sono troppo duro con te- gli disse, mentre il ragazzino dormiva ancora – lo so che non è colpa tua se il maestro Qui-Gon è morto, è solo che..- non sapeva davvero dove volesse andare a parare con quel discorso, ne perché lo stesse tirando fuori prprio in quel momento, però vedere lì il suo padawan, così preoccupato da passare tutta la notte con lui in quel modo, tanto che, se si concentrava abbastanza, poteva ancora percepire la sua paura nella Forza, lo faceva sentire terribilmente in colpa.
Sapeva che inconsciamente lo incolpava ancora per il fatto che in punto di morte il suo maestro non avesse speso nemmeno una parola per lui, ma solo per il tanto decantato prescelto, quando quel ragazzino non c’entrava assolutamente niente.
Non aveva chiesto lui di essere trovato, ne tantomeno di corrispondere al prescelto di una religione che nemmeno conosceva.
Obi-Wan sorrise, forse era davvero arrivato il momento di mettersi tutto alle spalle e iniziare ad essere il maestro che Anakin si meritava di avere.
-Ti voglio bene, Anakin- sussurrò solo alla fine, approfittando che il padawan fosse ancora addormentato, cercando poi di riaddormentarsi a sua volta, senza svegliare il ragazzino, fallendo miseramente poiché Anakin si svegliò proprio in quel momento.
-Maestro Obi-Wan? Maestro! Stai bene!- gridò entusiasta, girandosi ad abbracciarlo dimentico delle ferite.
-Piano, Anakin! Piano..- mugugnò dolorante Obi-Wan, sentendo una fitta proveniente da dove il pezzo di metallo lo aveva trafitto.
-Scusa, maestro- si tirò subito indietro il ragazzino, temendo di aver fatto di nuovo arrabbiare Obi-Wan, mentre le preoccupazioni della sera prima si riaffacciavano con insistenza nella sua mente.
Proprio in quel momento Obi-Wan fece una cosa che mai Anakin si sarebbe aspettato da lui e lo tenne fermo, mentre cercava di scendere dal letto, stringendolo a se.
-Grazie per essermi stato vicino, la tua presenza nella Forza mi ha aiutato molto- gli sussurrò e ad Anakin spuntò un sorriso che arrivava da un orecchio all’altro. Mentre il suo maestro se lo teneva vicino percepì qualcosa nella Forza e tramite il legame che li univa sentì il muro che tanto temeva tra lui e il suo maestro crollare, si concentrò e colse quello che Obi-Wan gli aveva detto a voce prima.
Il suo maestro gli voleva bene, nonostante tutto.
Non glielo avrebbe mai detto ad alta voce, non Obi-Wan, e lui non glielo avrebbe mai chiesto, perché lo conosceva. Non ora, che la Forza aveva chiarito qualsiasi dubbio.
Sorrise ancora di più e lasciò che tutte quelle sensazioni positive si riversassero nella Forza, colte immediatamente da Obi-Wan, che si sentì ancora più stupido per aver lasciato che un ragazzino buono come lui si preoccupasse fino a quel punto di essere odiato dal suo maestro.
Decise quindi di fargli un ultimo regalo
-Dormi qui ancora un po’ se vuoi- gli disse alla fine –so che sei stato sveglio a lungo-
Anakin annuì e si addormentò subito, tranquillo, rannicchiato vicino al suo maestro e consapevole che un’eccezione del genere al codice Jedi da parte di Obi-Wan era una dimostrazione di affetto più grande di quello che poteva sembrare. Obi-Wan ascoltò il respiro del suo padawan regolarizzarsi e rallentare, sospirò sorridendo e si riaddormentò a sua volta.
  
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