Give me love
| capitolo originale |
Phil era molto orgoglioso del suo lavoro.
E faceva bene, il suo lavoro in particolare influenzava tante persone, o almeno le persone che sceglieva di influenzare, e quella era una sfida di per sé, perché gli umani erano così fottutamente complicati.
Alcuni degli altri che facevano il suo stesso lavoro in altri posti non erano altrettanto premurosi quanto lo era Phil. Erano sconsiderati e non ci pensavano abbastanza, pensavano che andasse bene, ma Phil sapeva che avrebbe potuto causare dei danni.
Non ce n'erano molti della sua specie, in quanto non era necessario che ce ne fossero, quindi Phil non li avrebbe mai incontrati a meno che non fosse tornato a casa, ma non ricordava quando fosse stata l'ultima volta in cui ci era andato: erano decisamente passati più di cento anni da quando aveva rimesso piede nella sua terra madre. Non gli importava, però- la chiamava casa perché era il suo luogo di provenienza, ma non sentiva nessun posto come 'casa'.
Si trasferiva spesso, viaggiava in posti differenti in giro per la terra. Amava esplorare i luoghi in cui rimaneva, anche se erano tutti sullo stesso pianeta erano così unici e diversi l'uno dall'altro. Creavano diversi credi e morali e lingue e culture e ogni posto era più interessante del precedente, a Phil piaceva quella parte di quello che faceva- amava esplorare nuove cose.
Il nuovo posto in cui stava era affascinante a modo suo, decisamente meno colorato dell'ultimo posto in cui era stato, ma era comunque pieno di vita e pieno di cose nuove e interessanti. Era una città di tipo urbano, quindi sapeva dell'odore di fuoco appena spento, quando il fumo rimaneva sul retro della gola e lasciava un sapore carbonizzato sulla lingua. Si muoveva sempre, le persone si affrettavano da e verso posti in grandi folle, persone d'affari, studenti e vagabondi che non avevano un vero posto in cui stare, proprio come Phil.
Phil lavorava la notte la maggior parte del tempo, c'erano meno persone in giro, anche se in questa città, come in altri posti che aveva precedentemente visitato, gli umani sceglievano di passare alcune delle loro notti fuori a bere alcol dal sapore ripugnante e ballare in discoteche buie con luci lampeggianti e musica che faceva tremare la terra. Era lì che le persone tendevano ad incontrare qualcuno, ma Phil doveva stare attento, perché gli umani erano stupidi e confondevano molto le loro emozioni.
Erano
animali, e passavano molto del loro tempo a fare finta che fossero
molto più complessi di così, ma, davvero, non lo erano. Bevevano
finché non riuscivano più a camminare, poi trovavano qualcuno in
una discoteca, decidendo che gli piaceva, e per quella notte
credevano di essere innamorati. Alcune volte lo erano, ma la maggior
parte del tempo non ci erano nemmeno vicino. Molti dei simili di Phil
li avrebbero accoppiati lì, in quel momento, ma a Phil piaceva
guardarli un po' e aspettare, perché accoppiare le persone sbagliate
avrebbe portato ad avere il cuore spezzato, e Phil cercava di
evitarlo, sembrava doloroso e sempre molto triste.
Era compito di
Phil di capire la differenza tra due persone che si stavano
innamorando e formavano una bella coppia, e due persone che si
comportavano da animali quali erano e che volevano stare insieme una
notte e basta. Aveva sbagliato parecchie volte, e si sentiva male per
questo, ma quando faceva la cosa giusta era bellissimo da vedere e si
sentiva come se tutto questo ne valesse la pena per un po'.
Phil
era un Deos Amoris, che si traduceva in 'dei dell'amore', ma Phil
pensava che fosse molto pretenzioso. Alcune persone facevano l'errore
di chiamare tutta la sua specie 'Cupidi', e non era giusto nemmeno
quello. Il più famoso di loro si chiamava Cupido; sarebbe stato come
chiamare tutte le persone che lavoravano in un negozio 'Stephen'
perché il capo si chiamava così.
La
maggior parte del tempo venivano semplicemente chiamati 'Moris, o
Eros per alcuni degli altri (era un altro modo per dire il nome di
Cupido, e alcuni decisero di chiamare così la specie di Phil per
scherzo). Il loro lavoro consisteva nello scendere sul mondo degli
umani e scegliere le persone da accoppiare. Era una leggenda che
facessero innamorare spontaneamente due persone a caso - non era
quello l'obiettivo. Sceglievano due persone che erano compatibili
l'una con l'altra e intrecciavano insieme le loro anime. Phil non era
sicuro di come funzionasse, non gliene avevano mai
parlato.
Semplicemente aveva un arco e i materiali per fare
le sue frecce speciali, le tirava verso il petto di una persona
mentre questa stava osservando l'altra metà della coppia che Phil
aveva scelto e, come per magia, innescava qualcosa nei loro cervelli
facendole innamoravano.
Se due persone venivano accoppiate senza cura e non erano destinate a stare insieme, le loro anime si sarebbero unite male, e la loro relazione sarebbe stata difficile. Ma dato che erano stati accoppiati, avrebbero avuto l'illusione di essere innamorati. In genere finiva, e finiva male, con tante lacrime, le loro anime unite si sarebbero strappate e avrebbero lasciato una cicatrice sui loro cuori che non avrebbero mai davvero superato. Ecco perché Phil era così attento, quello che faceva avrebbe potuto alterare per sempre la vita di qualcuno, la maggior parte delle volte per il meglio ma a volte per il peggio, e faceva il possibile per evitare quest'ultima possibilità.
Phil
avanzava silenziosamente attraverso i vicoli, il suo cammino
illuminato fiocamente solo da qualche sporadico lampione
lampeggiante. La notte preferiva camminare nei sentieri più vuoti e
meno evidenti, non perché poteva non essere visto dagli umani che
sceglieva - se non avesse voluto farsi vedere sarebbe potuto
diventare invisibile, semplicemente preferiva la pace e la quiete,
apprezzava il tempo che aveva per pensare prima del lavoro. Sentì il
ticchettio dei tacchi sui sanpietrini, e due persone che parlavano a
voce bassa, così Phil si rese invisibile e si appoggiò al muro per
guardare.
Erano un ragazzo e una ragazza che si erano
allontanati dai loro amici e stavano tornando insieme.
La ragazza
stava un po' arrossendo e ridacchiava nervosamente mentre il ragazzo
parlava, continuando a lanciarle sguardi teneri, osservando il suo
viso sorridendo ogni volta che lei non guardava. Phil sorrise e gli
camminò dietro, allineandosi appena dopo di loro e continuando a
osservare; un altro motivo per il quale amava le stradine più quiete
era per le persone che ci camminavano, era tutto più calmo e molto
più sincero delle persone rozze e rumorose fuori dalle discoteche,
animate dall'alcol e dalla solitudine.
Phil osservò quando il ragazzo e la ragazza si sfiorarono accidentalmente le mani mentre camminavano, ed entrambi sussultarono, come se si fossero bruciati, prima di ridacchiare ansiosamente ed arrossire. Phil alzò gli occhi al cielo e sorrise, in genere cercava di evitare di accoppiare le persone giovani, dato che non era un bene che le loro vite girassero così tanto intorno all'amore quando avevano così tanto tempo per esplorare, e anche se questi due erano sulla ventina, ai suoi occhi sembravano giovani - non riusciva nemmeno più a ricordare la sua stessa età. In qualunque caso, Phil decise che quei due erano si giovani, ma anche chiaramente innamorati l'uno dell'altro, il ragazzo era attento ad ogni impacciata parola che diceva la ragazza, e anche se lei era timida, era chiaro che apprezzava la compagnia del ragazzo ed era così felice di stare semplicemente con lui, anche se i suoi amici erano probabilmente in una delle discoteche vicino.
Phil
si sfilò l'arco dalla spalla e tirò fuori una freccia, accarezzando
distrattamente le soffici piume alla cocca prima di posizionarla
nell'arco e fermarsi, lasciando che il ragazzo e la ragazza andassero
più avanti.
Li guardò, inspirando profondamente e puntando verso
la schiena del ragazzo. Quando espirò, rilasciò la freccia,
guardandola volare attraverso il vicolo, dritta nel petto del
ragazzo. Lui sussultò un po', poi la freccia sparì in una nuvola di
povere dorata, che Phil guardò librarsi verso il cielo e sparire
nella notte.
'Stai bene?' chiese la ragazza, toccando il braccio del ragazzo e accigliandosi, avevano smesso di camminare, e il ragazzo sembrava scosso, come se si fosse appena svegliato.
Il ragazzo si girò a guardarla, le sorrise e annuì, i suoi occhi brillarono mentre la fissava come se fosse la cosa più bella e fantastica che avesse mai visto, le prese la mano e la strinse, e lei sorrise e arrossì leggermente, abbassando lo sguardo.
'Io- si, sto benissimo' rispose piano, avvicinandosi leggermente alla ragazza, i cui occhi si sbarrarono mentre realizzava che cosa stesse succedendo.
'Posso... va bene se io...?'
Il ragazzo avvicinò il viso sempre più vicino a quello della ragazza finché lei non si alzò in punta di piedi e chiuse lo spazio tra di loro, baciando dolcemente il ragazzo. Le sue braccia le circondarono la vita e le sue mani si intrecciarono dietro al suo collo sciogliendosi l'una nell'altro, entrambi sorridenti mentre si baciavano.
Anche
Phil sorrise, orgoglioso di se stesso, e passò davanti alla coppia
per andare verso la strada principale. Mentre la raggiungeva sentì
gli amici dei due apparire dall'altra parte del vicolo, e fermarsi a
guardare appena videro i loro amici.
Stavano tutti
squittendo e festeggiando mentre correvano a congratularsi, e la
ragazza arrossì furiosamente, nascondendo il viso nella spalla del
ragazzo. Lui la abbracciò forte, ridacchiando e alzando gli occhi al
cielo davanti alle espressioni dei suoi amici. Phil augurò
silenziosamente al ragazzo e alla ragazza una vita felice insieme, e
sapeva che non importava da quanto sarebbero potuti stare insieme, il
ragazzo l'avrebbe sempre guardata con lo stesso sguardo di puro
amore, e sperava che la ragazza l'avrebbe sempre apprezzato.