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Autore: riki_ch    22/03/2009    0 recensioni
un povero piccolo dodo è mandato a far la spesa dal capo di un prestigioso ordine di malvagi, e miracolosamente, trova l'amore
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN DODO, LA SUA SOLITUDINE

 

Che cosa è un dodo senza ciò che lo fa sentire vivo?

Che cosa è un dodo senza il suo ananas da compagnia?

E pensare che se quel giorno non si fosse “offerto” per fare la spesa...

 

 

Tutto cominciò cinque lunghissime ore fa, durante uno stravagante pomeriggio tinto di rosa.

- Togliti quegli orrendi occhiali! Non sei né fashion, né simile a Fran! –

- Ma... ma... ma –

- Chi è il padrone? Chi è il capo? Eh eh eh?! –

Già, da qui si capisce bene perché il pomeriggio fosse rosa. Ma parlando di cose intelligenti, cerchiamo di fare chiarezza sulle entità che ci hanno deliziato con quel discorso, e facciamo luce sulla situazione.

Era un tetro ed assolato lunedì, e il magnifico borgo sembrava più smorto che mai. Il capo cremisi, Actinium , un carismatico giovine destinato alla conquista del potere temporale e di quello spirituale, viste le sue attitudini divine, aveva deciso di trasferire la base del prestigioso Ordine Cremisi nel piccolo comune ticinese di Mendrisio, sua città  natale. 

Quel giorno, egli si sentiva particolarmente disposto ad abbassarsi al livello dei veterani, che erano incaricati di incaricare un fedele suddito di fare la spesa.

-Dolce creaturina dal becco spastico, vieni, orsù, ascolta ciò che ho da dirti-  Disse con fare pretesco l’inquisitore dispotico.

- Mi.. mi dica capo...-

- Togliti quegli orrendi occhiali! Non sei né fashion, né simile a Fran! -

- Ma... ma... ma -

- Chi è il padrone? Chi è il capo? Eh eh eh?! -

- Va bene -  Il dodo levò gli occhiali con malinconia, aspettando il prossimo comando.

Il  non glaucopide Actinium  gli comunicò di aver bisogno del tè verde, e dunque lo mandò nell’unico posto in cui esso fosse reperibile: la Migros.

- Torna presto, Darling. Attento alle macchine, e non fare tardi.-  L’ambiguo saluto del ragazzo, per mezzo di un roseo fazzolettino, lasciò il pennuto perplesso, ma essendo un uccello stupido, non si curò molto di quella situazione.

Dopo aver attraversato deserti sconfinati, oceani impetuosi e aiutato una vecchina ad attraversare la strada, giunse dunque all’anelato supermercato. Era stremato,  la sua psiche sull’orlo di un collasso, ma non demordeva. Zampettò verso la porta automatica del negozio e finalmente riuscì... PUM.

-Cavolo, la fotocellula non mi riconosce-

Dovette aspettare qualche minuto, finché qualcuno, uscendo, non gli permise di infiltrarsi all’interno, dove un clima fresco lo attendeva.

Si diresse velocemente verso il frigorifero delle bibite, passando per il percorso più lungo come tutti fanno perché non si rendono conto del fatto che, passando dietro alle casse, si possa arrivare prima agli articoli di cancelleria e agli snack; quando una luce sfavillante pervase i suoi occhi: Ananas in azione!!

Non ci pensò due volte, si avvicinò di soppiatto, e trasse un frutto dalla cesta; lo accarezzò, lo strinse forte e gli sussurrò dolci parole. La sua buccia appiccicosa e le sue pungenti foglie erano troppo delicate sul suo piumaggio, doveva acquistarlo. E mentre si dirigeva verso la sua meta, tenendo per mano e facendo strisciare sul pavimento lercio il suo nuovo tesoro, sognava il giorno del suo matrimonio con quello straniero. Da quando Anna era marcita, la sua vita era diventata vuota. Nessuna donna (o ananas che fosse) avrebbe potuto consolarlo, quindi si buttò a capofitto sugli uomini, semplice, no?

Prese la bottiglia per il capo e si avviò quindi alla stazione di pagamento. La fila era interminabile, ma non gli importava. Finché vicino aveva Bruce (perché? Un ananas non può chiamarsi Bruce?), null’altro contava. Gli parlava di quanto fosse felice di essere con lui, che il loro amore non sarebbe mai finito, che gli avrebbe fatto conoscere Actinium, e gli avrebbe insegnato come difendersi da lui, e intanto lo coccolava... e allungava le ali... Bruce lo fissava vacuo, ma sotto quest’ espressione vegetale si celavano forti sentimenti per il pennuto, era evidente.

La colonna giunse infine al termine, e il dodo potette posare i suoi articoli sul rullo. Vedere il suo frutto dell’amor scorrere pateticamente su quella striscia nera di materiale sconosciuto lo eccitava, non poteva nasconderlo, sfortunatamente il viaggio durò ben poco.

- Ha la carta cumulus? -

- Sì, eccola qui, prenda. -

- Grazie mille. Allora, sono 5 franchi e 80 -

- Accetta la carta cremisi? -

- Ovviamente-

Per il resto sapete come funziona un supermercato, no?

Quando l’imbustamento della bottiglia e del pungente fu terminato, il volatile si diresse verso l’uscita, dove fu obbligato ad attendere nuovamente qualche passante che permettesse alle porte di aprirsi, e non appena fu fuori guardò verso la chiesa, dove un orologio indicava le cinque del pomeriggio: doveva sbrigarsi, ma non aveva voglia. Prese, dunque, a camminare con passo calmo verso la residenza Rossa.

Ripercorse i deserti e gli oceani, ma non la vecchietta, che aveva avuto un infarto, a causa dello spavento, dopo aver attraversato la strada (stranamente era l’unica ad accorgersi che ci fosse un dodo parlante per le strade del borgo).

Giunse finalmente a destinazione, aprì il portone e percorse la navata della reggia. D’un tratto gli si parò innanzi un febbricitante Actinium, con la bava alla bocca e l’espressione ebete, invocante la sua ambrosia smeraldina, mentre la terza in comando, Amethyst, cercava di tenerlo calmo.

- Ce ne hai messo di tempo! Dove sei stato? Non sai che se non beve quello stramaledetto tè entro 10 minuti dal momento in cui lo ha richiesto impazzisce?- Lo rimproverò furibonda la uoma.

- Mi perdoni, signora ... È che ho trovato quest’ananas, me ne sono innamorato e ci sposeremo...-

- Oh, che romantico... Non me ne può fregare di meno, lo hai capito orrenda bestia raccapricciante?!-

- ma.. ma.. ma... -

- Chi è il padrone? Chi è il capo? Eh eh eh?! -

Intanto, il carismatico ragazzo, realizzò che il suo servo non aveva portato con sé soltanto la sua bibita, bensì anche qualcosa d’ altro...

- Did you say ANANAS?! ANANAS!!!!!1111!!! -

E potete ben immaginare, ricollegando la riflessione dodesca all’inizio, quello che successe.

E la morale di questa favola è, bambini, che non si deve mai comperare quello che non vi è stato ordinato di prendere quando siete mandati a fare compere, perché finisce sempre che non potete godervelo.

X°°D

  
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