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Autore: Greatad    12/02/2016    4 recensioni
Nei recessi del bosco vive una creatura. Nessuno sa quale aspetto abbia, ma Tobia lo scoprirà presto. Molto presto.
Genere: Avventura, Horror, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Giriamo a sinistra! Andiamo a giocare allo stagno, magari troviamo qualche rospo da tormentare!” esclamò Tobia. Si trovavano ad un bivio, lungo un sentiero in mezzo al bosco vicino al paese.
Daniele non era d’accordo però. “Ma ci sporcheremo tutti! Non voglio farmi sgridare dalla mamma come ieri!” si lagnò, ripensando alle sgridate che si era preso per aver macchiato le scarpe buone. Diamine, se sono buone perché farne una tragedia se venivano usate! Perché indossare scarpe cattive quando ne aveva di buone? I misteri delle mamme.
Tobia si rincupì. Era sì curioso di visitare lo stagno, ma da solo no. C’erano diverse dicerie a scuola su quel pezzo di via Vallon, e nessuna finiva con farfalle e fate. Doveva convincere Daniele a fargli compagnia ad ogni costo! Magari tentandolo con una delle cose che più gli faceva gola…
“Dai, se vieni stasera ti faccio giocare per un’ora intera con la mia playstation!”
Daniele ne fu stupito. Non ci credeva, solitamente Tobia era così geloso dei suoi giocattoli.
“Con la tua playstation? Davvero? E non faremo a cambio ad ogni vita persa giusto?”
“Hai ragione… magari possiamo fare ogni 3 allora!” si corresse quindi Tobia, temendo che facendo un’offerta troppo golosa l’amico si insospettisse.
“Ma non intendevo questo… Meglio di niente, andiamo prima che faccia buio allora…”
I due si incamminarono seguendo la strada che si sviluppava sulla sinistra del bivio.
Gli alberi si fecero più fitti e la luce del sole filtrava giusto tra qualche spiraglio tra le foglie che iniziavano ad ingiallire, qualcuna aveva anche iniziato a cadere a sentire i frequenti scricchiolii sotto le scarpe buone.
Una brezza spirava tra le fronde. Non dispiaceva solitamente a Tobia un bel venticello rinfrescante, l’estate era sì finita ma non le giornate calde ancora, però quello sfrigolio di foglie morte lo trovava snervante. Sembrava il rumore di tante falene che sbattevano le ali – oh, se schifava le falene! Una di quelle paure irragionevoli, cosa potrebbe mai farti una farfalla gli ricordava sempre la madre.
Avanzando nel sentiero iniziò ad affiancarli un rigagnolo d’acqua. “Ormai manca poco, acceleriamo il passo!” Tobia si dimenticò di quel brivido che aveva iniziato a percorrergli la schiena e fu preso dall’anticipazione per lo stagno. Un magnifico stagno pieno di ninfee, libellule e quelle piante che assomigliano a scopettoni!
Daniele fu preso alla sprovvista mentre stava estraendo una merendina dallo zaino, rialzò lo sguardo e non vide più l’amico, scomparso correndo ad una svolta del sentiero. “Tobia? Tobia, dove sei andato? Non lasciarmi ind…” Un fruscio tra le foglio lo fece voltare. Un paio di occhi luminescenti lo stavano fissando. “Aiuto un lupo!” e se la diede a gambe, tornando indietro.
 
# La rana vive sulla terra e nell’acqua dello stagno. #
 
Tobia arrivò allo stagno. Non c’era quasi più luce, gli alberi lì attorno non sembravano voler cedere il passo all’autunno, anzi. Le foglie coprivano interamente i loro rami con un verde acceso.
E non si sentiva più il rumore di falene. Era perfettamente silenzioso. A quel punto Tobia si accorse che Daniele non era più dietro di lui.
“Daniele? Dove sei? Adesso vengo a prenderti a calci così impari ad abbandonarmi così!”
Ma poco prima di girarsi e correre via con la fifa addosso vide uno scintillio dallo stagno. L’occhio di un rospo parecchio grosso pareva. Quasi ipnotizzato Tobia gli si avvicinò.
L’occhio che sbucava dalla superficie dello stagno era parecchio grande. Gli ricordava una delle palline da golf del padre. Ma la cosa che lo impressionava di più oltre alla grandezza era come lo stava guardando. Non pareva lo sguardo assente di un rospo annoiato. Quell’occhio lo fissava e lo studiava. Tobia non riusciva a distogliere lo sguardo. Continuava ad avvicinarsi, un passo alla volta. Sentì i calzini che gli si bagnavano, dando quella sgradevole sensazione di gelo al piede.
Ormai era nell’acqua fino al ginocchio, quanto può essere profondo uno stagno? Mai quanto lo sguardo di quell’occhio…
 
#
 
Daniele, scappando alla cieca, era tornato al bivio dove avevano malauguratamente deciso di girare a sinistra. Si piegò fino a toccare con le mani le ginocchia per recuperare fiato. Il fianco gli doleva – la milza? La usavano spesso come scusa alcuni sui compagni all’ora di ginnastica.
Una volta che si fu ripreso, prese un sorso dalla bottiglietta d’acqua che aveva nello zaino. Ma era frizzante, la sputò. Non gli piaceva l’acqua frizzante, perché aveva dell’acqua frizzante nello zaino? Solo a Tobia piaceva… Tobia!
“Tobia!” urlò a squarciagola, senza molte speranze di udire risposta. Come aveva potuto lasciarlo indietro! Dopo che aveva anche promesso di seguirlo in cambio di una partita alla playstation!
Doveva andare a vedere come stava, anche se il lupo poteva essere un problema. Non era forse per quello che era scappato via così, lasciando l’amico al suo destino? Iniziò a vergognarsi di se stesso e in lacrime cercò di farsi coraggio. Magari non era un lupo, era solo un gatto selvatico, ne era pieno vicino casa sua… Considerò di chiamare un adulto, il vecchio Al non era in fondo molto distante dal bivio, ma avrebbe fatto in tempo? No, qualsiasi cosa potesse essere successa forse era già in ritardo, doveva correre a recuperare Tobia, magari non aveva incrociato ancora il lupo e poteva avvertirlo, oppure…
Daniele, senza rendersene conto, aveva già iniziato a correre verso lo stagno.
 
#Entra ed esce molte volte dall’acqua per bagnare la sua pelle nuda e per nuotare. #
 
L’acqua gli arrivava all’ombelico ormai. Sentiva ogni tanto un formicolio sotto i vestiti, magari qualche pesciolino che lo sfiorava – fa che sia un pesciolino ti prego – e il fondo dello stagno si faceva sempre più melmoso. Il piede gli affondava sempre di più e faceva ogni volta più fatica a sollevarlo per muovere il passo successivo.
Lui continuava ad avvicinarsi, o almeno così provava, il livello dell’acqua si alzava sempre di più.
Iniziava a sentire un verso, ad udire il lamento di un animale. Si chiese se fosse il rospo a fare quel rumore. Aveva bisogno d’aiuto magari, ed era il suo spirito caritatevole a muoverlo per dargli una mano…
L’acqua gli arrivava alla gola ora. Era faccia a… faccia? Aveva una faccia quell’occhio?
Allungò una mano per provare a toccarlo. Ma non ci riusciva. Non riusciva neanche a pensare ormai. Sentiva solo la voce della maestra che spiegava, una lezione sulle rane pareva…
 
#
 
Daniele era tornato al punto dove aveva visto gli occhi. Tirò un sospirò di sollievo, se ne erano andati. Riprese a correre verso lo stagno. Vide il rigagnolo che aveva già notato Tobia, e felice di essere sulla giusta strada continuò pieno di vigore. Ma niente poteva prepararlo a quello che lo attendeva.
 
# La rana mangia insetti e vermi. #
 
Una palpebra calò sull’occhio, che sparì poi sott’acqua. Tobia sentì i muscoli delle gambe cedergli, e sprofondò. Ma non cadde sul fondo. Atterò su quella che gli pareva uno di quei cilindri galleggianti che si trovano nelle piscine dei bambini. C’era una differenza però, questo cilindro che lo stava avvolgendo era molto più molle e viscido. Ed era freddo. Molto freddo. Tobia perse coscienza.
 
#
 
“Tobia! Svegliati!” Daniele era sconvolto. Arrivato davanti allo stagno vide l’amico sprofondare nell’acqua, come preso da un colpo di sonno. Delle bolle si andavano formando sulla superficie.
Oh no, stava affogando! Doveva fare qualcosa! Ma Daniele non sapeva nuotare… Decise di correre comunque nello stagno, dimenticandosi dei suoi limiti.
Inizio a schiaffare l’acqua con i piedi e continuò così fino a raggiungere il punto dove era Tobia. L’acqua gli arrivava a malapena al bacino. Andando a tentoni recuperò l’amico e lo riportò a riva. Fortunatamente aveva bevuto poco, e bastò una manata alla schiena per farlo tossire e riprendere.
“Tobia, cosa ti è successo?”
Si scosse, guardò Daniele, e si chiese perché era tanto preoccupato. Ripensò a quello che gli era appena successo.
“Non lo so, ricordo solo un occhio e tanto tanto freddo… e la maestra che ci raccontava delle rane.”
Daniele non capiva cosa stesse dicendo. Sapeva solo che l’amico tremava e aveva uno sguardo che pareva aver visto un cadavere. Decise che il suo obiettivo per il momento sarebbe stato riportarlo sano e salvo dai genitori. “Coraggio, torniamo a casa, d’accordo? E togliti la maglia, è bagnata fradicia!”
Tobia vide lo sguardo preoccupato che gli veniva lanciato. Si rendeva conto di essere scampato a quella trappola infernale solo grazie all’aiuto che aveva ricevuto… Ma doveva sdrammatizzare, tutta quella serietà lo stava uccidendo. “Va bene… ma sappi che visto che sei sparito a metà strada prima non ti farò giocare stasera!”
Daniele si sentì in colpa per quella sua codardia. “Ma poi sono tornato indietro a prenderti!”
Tobia sorrise. “Grazie, Daniele.”
E tornarono a casa ridendo, solidi nella loro amicizia.
 
#
 
Il rospo però non avrebbe dimenticato il sapore del ragazzino. Ormai lo aveva marchiato, e prima o poi sarebbe venuto da lui.
 
  
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