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Autore: Atena_Laufeyson    12/02/2016    3 recensioni
Era da qualche mese che portavano avanti segretamente la loro storia.
Era tremendamente sbagliato, lo sapevano, ma erano arrivati a un punto dove non potevano più fare a meno l’uno dell’altro.
John, che era in procinto di sposarsi con Mary, in un matrimonio combinato scelto unicamente dai genitori. Una storia senza amore quindi.
Sherlock, violinista che si esibiva unicamente sulle navi e che nonostante i molti viaggi fatti non era mai riuscito a vedere il mondo. Perché si rifiutava di scendere dalla nave, per paura che poi non volesse più risalirvi.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Caddero in acqua e Sherlock, in panico, non riusciva a nuotare in superficie
John gli afferrò un polso e lo tirò su, poi nuotarono il più possibile lontano dal pezzo restante della nave, che affondò pochi istanti dopo, provocando un movimento in mare che li sommerse ancora di acqua.

John aiutò di nuovo Sherlock a tornare in superficie, poi si aggrapparono a una piccola asse di legno per rimanere a galla
Guardarono le scialuppe cariche di passeggeri che si allontanavano. Videro donne piangere non vedendo i mariti sulle altre imbarcazioni, bambini piangere e un piccolo neonato che una donna di terza classe aveva affidato a una signora sulla scialuppa per permettere almeno a lui di salvarsi

“E’ f-f-finita” Singhiozzò il violinista, intanto che il colorito diventava sempre più pallido e le labbra assumevano una sfumatura di viola

“Andrà t-t-t-tutto bene” Balbettò John prendendogli una mano

La sua attenzione poi fu catturata da un pezzo di porta che galleggiava in mare, abbastanza grande per farci stare sopra qualcuno

“Vieni con me” Disse senza mai lasciare la mano del compagno e nuotando fino alla porta “Sali qui”

Sherlock salì e poi si spostò un po’ per permettere a John di salire
Non appena ci provò però la porta traballò pesantemente, facendo quasi cadere il moro di nuovo in acqua

“Stai su tu... Non f-f-fa niente” Disse John appoggiandosi al legno solo con le braccia

“Non fa niente un corno! Sali su questa porta!” Urlò Sherlock

Aveva così freddo che neanche riusciva a piangere, come se anche le lacrime si fossero anch’esse gelate

“Non reggerà il peso di entrambi!” Ribattè il biondo scosso dai brividi

“Allora non ci starò su neanche io!” Affermò deciso Sherlock, pronto a tornare in acqua

John gli strinse così forte il polso, per non farlo muovere, che quasi gli fece male

“Non dire stronzate! Tu starai qui!” Urlò John, con la voce che si affievoliva a poco a poco

“Ma io non posso stare senza di te! Avevamo fatto tutti i nostri progetti! La nostra vita insieme! Io non voglio restare da solo” Singhiozzò Sherlock appoggiando il viso sulle mani del compagno

“Hey, basta” Sussurrò John dandogli un bacio sulla fronte “Non è ancora detta l’ultima parola, vedrai che presto arriverà la nave a soccorrerci”

Il moro rabbrividì ancor di più al contatto con la pelle gelida del compagno “Smettila di fare il finto positivo e sii realista per una volta!” Sbottò “Non sappiamo quando arriverà quella maledetta nave! Quindi ora tu Sali con me su questa dannata porta!”

“Sherlock promettimi una cosa” La voce di John ormai era ridotta a un sussurro “Devi promettere che sopravviverai, che non ti arrenderai qualunque cosa accada, per quanto disperata sia la situazione. Promettimelo adesso Sherlock, e non dimenticare mai questa promessa”

Sherlock ormai singhiozzava e tremava pesantemente “John ti prego” Implorò stringendogli forte le mani

“P-p-promettimelo!” Balbettò secco il biondo

“Ok ok, lo prometto. Ma voglio che anche tu mi prometti la stessa cosa”

Le labbra di John si piegarono leggermente in un sorriso amaro “Lo sai che non posso”

Ai brividi di freddo e al dolore di Sherlock ora si aggiunse anche la disperazione “Non puoi abbandonarmi! Ti prego!”  

“Ma io non ti abbandonerò. Il mio cuore e la mia anima sopravvivranno, in te. Finchè ci sarai tu una parte di me non se ne andrà mai. Sei la mia metà del cielo, ricordi?”

In quel momento Sherlock si sporse leggermente e premette le sue labbra su quelle del compagno

Un bacio disperato, doloroso... Il loro bacio di addio

“Ti amo” Singhiozzò Sherlock ormai in preda all’angoscia. Si sentiva un enorme foro nel petto. Ormai non era più il freddo la cosa più dolorosa. Quello riusciva quasi a sopportarlo...

Ma quell’angoscia... Quello era un dolore che gli squarciava il cuore, o quel che ne rimaneva; gli annebbiava la mente, i pensieri... Uno di quei dolori atroci... insopportabili

“Ti amo anch’io. Non dimenticarlo mai” Sussurrò John dandogli un ultimo bacio veloce

Sherlock fece per dire qualcosa, ma il biondo lo zittì a poggiandogli un dito sulle labbra “Basta parlare. Risparmia le forze e non piangere, ti prego” Disse vedendo il compagno scosso dai singhiozzi

Gli accarezzò la mano e, con le poche forze che gli rimanevano e la poca voce rimasta, iniziò a canticchiare la canzone che spesso intonava per il compagno quando non riusciva a dormire.

Se lo ricordava benissimo John, loro due nella cabina di Sherlock che non riusciva a dormire o magari si alzava svegliato da un incubo e lui che lo cullava tra le braccia canticchiando

“Do you know how to realise? I'm willing to give it all that I got just to know I will make it out with you...” Iniziò a cantare interrompendosi ogni tanto per qualche attacco di tosse. Una melodia dolce, lenta...

Sentendo la sua voce e quella canzone Sherlock si calmò leggermente. Lo fece per John, per il suo John...

Si girò supino guardando il cielo senza mai lasciare la mano del biondo,  che continuava a catare, poi chiuse gli occhi aspettando chissà quale miracolo...

*****************

Non sapeva da quanto tempo era li a occhi chiusi ad aspettare. Sentiva che il freddo stava avendo la meglio su di lui, stava per arrendersi, per crollare... Quando sentì qualcuno urlare in lontananza
Con fatica aprì gli occhi e vide una piccola lanterna in lontananza. Erano arrivati a salvarli
Cercò di urlare per farsi sentire, ma ormai la voce era sparita, ridotta a  un sussurro

Rimase in silenzio, poi si accorse del silenzio intorno a lui... John non cantava più

“John? Sono venuti a prenderci!” Disse voltandosi verso il compagno, appoggiato alla porta con gli occhi chiusi

“John?!” Domandò di nuovo scuotendo il compagno, che rimase inerme

In quel momento il mondo parve crollare addosso a Sherlock

Sgranò gli occhi color ghiaccio, il dolore si impadronì di tutto il suo corpo, era finita... Era finita per davvero

“NO! JOHN! JOHN!” Urlò con le poche forze che gli rimanevano, ignorando la fatica immonda che faceva solo a dire una parola

Le sue grida attirarono l’attenzione della scialuppa che  ricercava i superstiti. Quando lo sentirono nuotarono nella sua direzione, scansando con orrore i centinaia di cadaveri in mare
Il gelo non aveva risparmiato nessuno; donne, uomini, bambini... Nessuno

L’imbarcazione intanto raggiunse Sherlock e uno dei marinai lo afferrò per poterlo portare sulla scialuppa

NO! NON POSSO LASCIARLO! NON POSSO! JOHN!” Urlò il moro disperato intanto che lo trasportavano sulla barca

Perse la presa sulle mani di John, che subito dopo affondò, inghiottito dall’oceano
Sherlock guardò la scena... Ormai il dolore era troppo da sopportare. Aveva finito persino le lacrime... Aveva perso tutto... Era solo ora
I marinai lo coprirono con alcune coperte che avevano portato, poi vide solo nero...

*****************

Si risvegliò a mattino inoltrato su una nave.
Era stato portato li dai marinai. Era sotto strati di coperte per riportare la sua temperatura alla normalità
Si alzò portandosi con se una coperta e si trascinò fino all’esterno, dove c’erano alcuni marinai che prendevano i nomi dei sopravvissuti

Si andò a sedere su una panchina poco distante, che senso aveva ormai rimanere lì? Che senso aveva continuare a vivere? Pensò
Avrebbe voluto finirla lì e raggiungere il suo John. Ma gli aveva fatto una promessa, e l’avrebbe mantenuta, nonostante il male che facesse

Il suo flusso dei pensieri fu poi interrotto da un pianto proveniente da un piccolo cesto poco distante da lui.
Nessuno dei marinai per ora lo aveva notato
Sherlock si avvicinò e vide un piccolo neonato al suo interno. Non poteva avere più di due settimane.

Il violinista lo riconobbe subito, era il bimbo di quella donna della terza classe, quello che era stato affidato a quella nobile sulla scialuppa per salvarlo. Evidentemente era stato abbandonato perché l’affidataria non voleva assumersi le responsabilità di un figlio, lei aveva solo accettato di salvarlo

Sherlock lo prese in braccio e lo cullò dolcemente.
Il bimbo si calmò subito e allungò una manina per accarezzare il viso di Sherlock

“Siamo rimasti soli entrambi” Disse il violinista sorridendo amaramente

In quel momento un marinaio arrivò da lui con un foglio in mano “Scusi? Il bambino è suo?”

Sherlock abbassò lo sguardo sul bimbo, aveva gli occhi dello stesso colore del suo John.

“Sì, è mio” Affermò deciso

“Può dirmi il suo nome?” Chiese di nuovo il marinaio rivolto al violinista

“Sherlock Holmes”

“E il bimbo?”

“John” Disse Sherlock intanto che una lacrima gli solcava il viso “John Holmes...”



Angolo dell'autrice: Buonasera miei piccoli ricci. Eccoci arrivati al penultimo capitolo. E' stato dolorosissimo per me scriverlo, non ho mai scritto una ff così angst, sper di aver fatto un buon lavoro :) Grazie a tutti per il supporto che mi state dando! Al prossimo (e ultimo) capitolo! ^-^

 
   
 
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