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Autore: Writer_son of Hades    12/02/2016    0 recensioni
Bianca ha 22 anni, è originaria dell'Italia, ma vive da quattro anni a New York, dove è potuta scappare da un passato che la tormentava. Lavora al McLaren's Pub, un bar in centro e abita in un attico con altri quattro ragazzi, ormai diventati la sua famiglia.
Al bar arriva una sorpresa che cambierà lentamente la sua vita, facendole affrontare le sue paure e soprattutto il suo passato.
*
Una sdolcinata storia d'amore per tutti coloro che desiderano morire di diabete. Oppure per chi, come me, cerca ancora l'amore è che per ora può solo immaginare.
*
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo Primo





 


Come ogni venerdì sera alle sei in punto, mi alzai dal letto e in malo modo, svegliai Will.
E lui, come ogni venerdì sera alle sei in punto, prima mi imprecò dietro e poi cadde dal letto.
                << Che tu sia maledetta. >> mugugnò con la bocca ancora impastata dal sonno e la faccia sul tappeto della camera da letto.
Io risi e mi fiondai in bagno per farmi una veloce doccia. Quando ebbi finito mi asciugai i lunghi capelli castani e li lasciai sciolti. Al bar impazzivano sempre per quei capelli mossi.
Quando uscii dal bagno, in intimo, Will era ancora steso a letto. Anche se durante la settimana faceva il turno come me alla mattina, era sempre stanco.
Sbuffai e guardai l’orologio: 18:17.
                << Will alzati. >> lo chiamai scuotendolo con energia, per poi andare verso la cassettiera per prendere i pantaloni.
Lo sentii voltarsi nel letto.
                << Bianca se non trovi qualcuno che ti palpi le tette, lo farò io. Giuro! >> borbottò mentre si metteva seduto.
Io risi mentre mi infilavo i pantaloni neri e una canotta dello stesso colore. Will mi prendeva sempre in giro per il mio seno e io non riuscivo mai a prenderlo sul serio. Mentre lui si alzava dal letto, trascinandosi in bagno, io mi avviai verso la sedia dove avevo lasciato la mia camicia bianca appesa ad una stampella. Guardai la scrivania e notai dei colori pericolosamente vicini al tessuto candido.
                << Gregory! >> chiamai urlando.
Dal salotto arrivò il ragazzo di corsa con la maglia completamente sporca di colore.
                << Veloce sto finendo un dipinto e ho tutta l’ispirazione necessaria. >> disse trafelato.
Indicai con lo sguardo i barattoli di colore con i pennelli sul tavolo.
                << Tieni i colori al loro posto, per favore. Non posso sporcare la divisa da lavoro. >> lo rimproverai. Lui prese velocemente tutto e mi scoccò un bacio sulla guancia prima di andarsene.
Io alzai gli occhi al cielo sorridendo e andai in bagno a truccarmi. Quando aprii la porta, Will stava uscendo dalla doccia e lanciò un urlo davvero poco virile.
                << Va bene che sei gay, ma non devi mica urlarlo ai quattro venti. >> lo canzonai io mentre mi mettevo davanti allo specchio.
                << Gesù santo, Bianca! >> esclamò lui coprendosi con un asciugamano. << Va bene l’intimità, ma non fino a questo punto. Ci sono persone che rispettano una cosa chiamata “Privacy”. >>
                << Allora tu non sei sicuramente una di queste, dato che l’ultimo sabato hai portato a casa un ragazzo e te lo sei fatto nel tuo letto mentre io cercavo di dormire. >> gli ricordai mentre mi sistemavo il mascara.
                << Questa è un’altra storia. >> si difese lui. << Era un figo. >> sussurrò in tono malizioso per poi uscire.
Io sorrisi e finii di truccarmi mentre lui si vestiva.
                << Ti aspetto in salotto, vedi di sbrigarti. >> affermai uscendo dalla stanza.
In sala c’erano Gregory e Daniel. Il primo stava dipingendo e il secondo leggeva sul divano di pelle consumata. In sottofondo suonava Mozart. Stavo per annunciare che io e Will stavano per uscire quando dalla porta entrò Ethan.
                << Daniel togli questa merda sennò ti spacco la faccia. >> mormorò il ragazzo buttandosi a testa in giù sul divano.
                << E oggi è di buon umore. >> sussurrò Gregory continuando il suo dipinto.
Io mi avvicinai a Ethan e gli poggiai una mano sulla schiena.
                << Che succede, ragazzone? >> gli chiesi. << Una tipa ha visto quanto sei dotato e ha preso paura? >>
Gli altri due risero, ricordando una storia passata.
Ethan è famoso per le sue innumerabili ragazze e, di conseguenza, le sue innumerabili storie che non manca di raccontarci ogni sabato o domenica mattina a colazione. Certo, alcune sembrano quasi impossibili. Come quella volta che si era fatto sei ragazze contemporaneamente. Oppure come quella volta che aveva accompagnato una ragazza a casa e questa si era rivelata una spia russa ed è rimasto prigioniero per due giorni senza mangiare o dormire. O come quella volta che una ragazza, dopo averlo spogliato, aveva preso talmente paura dalle misure del suo pene che era scappata a gambe levate.
                << No, simpaticona. >> ringhiò lui. << Oggi a lavoro il mio capo mi ha fatto un cazziatone davanti a tutti i colleghi. Odio quel coglione. Solo perché non avevo stampato la foto di sua moglie per il suo compleanno! Se sapesse che mi sbatto sua moglie quasi ogni giovedì non riderebbe più così tanto. >>
Ethan è l’assistente del manager di una famosa catena d’abbigliamento. Il suo capo, come detto prima, è un vero coglione.
Ethan sembra un cretino, ma in realtà è un ragazzo incredibilmente intelligente. Per questo, ha sempre le idee migliori per la campagne, sa sempre quale azienda comprare o quale vendere, oppure chi licenziare o a chi aumentare lo stipendio.
Il suo capo lo odia perché è più bravo, più sveglio, più carismatico e, ammettiamolo, più figo di lui. Allora non manca mai di metterlo in ridicolo con cosa banali come stampare la foto di sua moglie.
                Io gli massaggiai lentamente la schiena: << Dai che un giorno quel cazzone verrà preso sotto da un tram o qualcosa del genere. >> lo rassicurai. << Io prego ogni giorno che succeda, così i dirigenti nomineranno te manager. >>
Lui alzò la faccia dal divano, mostrandomi il viso per metà completamente rosso.
                << Lo fai davvero? >> mormorò.
                << Certo, stellina mia. >> gli dissi scoccandogli un bacio sulla guancia.
Per me loro sono le mie stelline.
Circa tre o quattro anni fa’ mi ero trasferita da poco in città e avevo bisogno di un posto dove stare. Ho iniziato stando in un collegio femminile, un vero schifo. Poi, trovando lavoro al bar, ho conosciuto Will. Quando abbiamo cominciato a diventare cari amici, gli ho parlato dello schifo in cui vivevo e lui mi ha subito offerto di venire a vivere con lui e i suoi amici. Dopo un colloquio con Ethan che ci provava con me, Gregory che mi continuava a chiedere quale artista del Rinascimento Italiano apprezzassi di più, Will che non la smetteva di elogiarmi e Daniel che era l’unico con cui riuscivo ad avere un discorso sensato; mi hanno accettata fra loro come una sorella.
Ammetto che all’inizio era parecchio difficile abituarsi a vedere ragazzi che giravano in mutande per casa. Soprattutto perché, a parte Gregory che è molto magro, sono tutti ragazzi ben messi. Ma poi mi sono abituata alle stranezze di ognuno di loro, e specialmente ad amarli.
                Appena ho conosciuto Will, ho saputo subito che fosse gay, infatti l’ho beccato a farsi con un tipo uno dei primi giorni di lavoro al bar. Ovviamente non mi ha dato alcun fastidio, anzi, adesso siamo migliori amici. È un ragazzo solare e pieno di energia. Ha le lentiggini, profondi occhi blu e folti ricci biondi che adoro accarezzare quando guardiamo un film insieme agli altri nel divano.
Adora il surf, un peccato visto che abitiamo a New York, ma d’estate andiamo spesso in California dai suoi genitori. Ha la mia stessa età e qualche volta la gente ci scambia per cugini, anche se non ci somigliamo affatto.
Vorrebbe diventare dottore e sta studiando duramente. Io cerco di aiutarlo, ma di anatomia proprio non ne capisco niente.
                Daniel è un ragazzo semplice. Quando non studia lavora in una piccola libreria in centro. Frequenta la NYU, ha iniziato con lettere e ha iniziato da un anno la specializzazione in lettere antiche. Adora leggere, da sempre, e spera di diventare scrittore un giorno.
Adora la musica classica e giocare a cricket. È inglese, infatti la sua famiglia è ancora a Manchester. Purtroppo li vede poco, ma il suo sogno era di andare a vivere in America e così ha fatto. Lo adoro perché puoi cominciare un discorso serio con lui, ma se gli chiedi di andare a far festa è il primo che ti aiuta a lasciarti andare.
Anche se io lo reputo un gran figo con i suoi capelli neri, l’addome tonico, le spalle larghe e quegli occhi grigi, è ancora single. È probabilmente quello che ha più di tutti noi la testa sulle spalle visto che è anche il più vecchio (ha 24 anni, due in più di me).
                Quello con cui ho avuto più problemi all’inizio forse è stato Gregory. È un ragazzo molto sensibile con i capelli castani lasciati crescere un po’ troppo, gli occhi nocciola e un fisico minuto rispetto agli altri. Frequenta l’Accademia d’Arte da qualche anno. È il più piccolino della compagnia, anche se ha un anno in meno di me. All’inizio era molto timido e mi parlava poco. Poi una notte, l’ho sentito alzarsi. Io ero sveglia perché avevo appena finito un turno di notte e lo guardai mentre si avvicinava alla grande finestra in sala. Daniel mi disse che era sonnambulo e che lo faceva quasi ogni notte per qualche cosa che gli era successa durante l’infanzia. Non gli ho mai chiesto il perché, ma ogni notte che si alzava, io mi alzavo con lui e gli tenevo compagnia.
Col tempo mi parlava sempre di più della sua vita in Florida e della sua famiglia, e io mi interessavo della scuola e di ciò che gli piaceva. Facciamo spesso passeggiate a Central Park e chiacchieriamo del più e del meno. Ci tengo molto a lui.
                Ho dovuto abituarmi pure ad Ethan e alla marea di ragazze diverse che ho incontrato anche solo per qualche secondo prima che finissero nella sua camera. Certo che con i suoi capelli castani pettinati alla perfezione, il fisico asciutto, i vestiti sempre alla moda e quei due smeraldi al posto degli occhi, per una povera ragazza che non lo conosce, è davvero difficile dirgli di no. Per questo lui ha la camera singola, nessuno è interessato agli orgasmi delle tipe che si porta a letto. Ha 23 anni e ancora non capisce cosa vuol dire la frase: “Niente ragazze la domenica”.
È l’unico originario di New York, ma la sua famiglia è morta in un incidente quando aveva 17 anni. Con i soldi che ha ereditato, ha preso quest’attico in un appartamento in centro. Dopo essersi reso conto che da solo non riusciva a stare, cercò degli inquilini. Il primo fu Daniel, poi Will e infine accettarono anche Gregory.
                Io? Io mi chiamo Bianca, ho compiuto da qualche mese 22 anni e attualmente studio cinematografia nella stessa scuola di Gregory. Sono italiana e a volte l’accento mi tradisce. Mi sono trasferita in America circa tre o quattro anni fa’. O meglio sono scappata. In Italia, dove vivevo, avevo una situazione difficile e in un certo senso, con un colpo di fortuna sono potuta scappare da quell’inferno.
Dopo qualche mese, ospitata in un college femminile governato da suore in una parrocchia della periferia di New York, trovai lavoro in questo pub in centro, il McLaren’s.
Andai a chiedere se assumevano e grazie alla mia precedente esperienza in alcuni bar italiani, sono riuscita ad ambientarmi bene. Lì conobbi Will, che mi diede una casa e una nuova famiglia.
Credo che sia lui l’unico che sappia tutta la storia della mia vita. Agli altri ho raccontato semplicemente che Ero rimasta orfana a 10 anni e che mi presero le suore di una parrocchia. Studiai lingue per cinque anni e poi mi trasferii in America per cercare lavoro, tutto qui.
No, Will sa tutto. Ho dovuto raccontarglielo dato che stiamo in camera insieme. Ho dovuto dargli delle spiegazioni per gli incubi, per l’insonnia, per gli attacchi di panico e per la mia ossessiva pura del temporale.
Lui lo sa e quelle poche volte che mi succede, lui mi aiuta, lui sa come calmarmi. Con il tempo sono diminuite le paure, ma a volte tornano e ho bisogno di un suo abbraccio e delle sue parole per tornare tranquilla.
                Ma a parte questo, la mia vita qui a New York mi piace. E non la scambierei per nulla al mondo.
Will si decise finalmente ad uscire dalla camera: << Possiamo andare. >>
Io salutai tutti e lo raggiunsi fuori casa chiudendomi la porta alle mie spalle. Scendemmo le scale di corsa e ci tuffammo in macchina per raggiungere il McLaren’s. Will giudò per tutto il viaggio canticchiando All Star degli Smash Mouth. Ovviamente, io lo seguii anche se ero incredibilmente stonata e lui era davvero bravo.
                Arrivammo nel giro di dieci minuti, specialmente per il traffico. Parcheggiamo nel retro del locale ed entrammo dalla porta del magazzino. Non c’era nessuno e ci mettemmo i grembiuli neri. Superammo i barili di birra e aprimmo la porta del bar. La musica stava andando, ma non ancora ai livelli che avrebbe raggiunto nel giro di un’ora.
                << Ciao Bob! >> salutai l’uomo che stava finendo di pulire i tavoli.
Lui si voltò verso di me e Will con un sorriso.
                << Eccola la mia bellissima ragazza! >> mi salutò per poi avvicinarsi e darmi un bacio sulla guancia. Bob era il mio capo: un uomo sui quarant’anni, ma io lo vedevo come un fratello molto più grande mi me. Era leggermente in carne e stava lentamente cominciando a perdere capelli. In ogni caso io lo adoravo.
                << Ciao anche a te Will. >> lo salutò con un semplice sorriso.
Lui si finse offeso: << Ecco le fortune di avere un paio di tette. >>
Io e Bob ridemmo di gusto.
Poi Bob mi guardò e disse: << Sta sera ho una sorpresa per te. >> facendomi l’occhiolino, tornando a pulire. Io agguantai una scopa e lo aiutai con il pavimento mentre Will caricava i barili di birra per la serata.
                << Mi preoccupano le tue sorprese. >>
                << Fai bene ad essere preoccupata. >> mi disse continuando a sorridere.
Io lo ero seriamente.
Quando finimmo di sistemare tutto, pochi minuti prima dell’apertura, arrivò Lydia.
                << Ciao Bianca! >> mi salutò per poi abbracciarmi. I suoi capelli ramati mi finirono in bocca. Io sputai e ridacchiai per poi salutarla a mia volta.
                << Ehi! Sei arrivata prima. Perc… >> diciamo che mi morirono la parole in bocca.
Subito dopo di lei, dalla porta in legno scuro del pub, entrò un ragazzo. Forse il ragazzo con gli occhi più belli che abbia mai visto. Verdi, oppure azzurri. Non riuscivo a capirlo benissimo, ma posso giurare che erano fissi sui miei. Feci fatica a respirare per qualche secondo.
                << Lui è Theodore, il mio fratellastro. >> annunciò Lydia a Bob e a Will.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell'autrice: Giusta giusta in tempo per San Valentino e per deprimerci un po' tutti insieme. Bé credo di essere impazzita a provare a tenere tre storie contemporaneamente, ma ho avuto questa idea in questi ultimi giorni perché ho dovuto lavorare in un bar per l'alternanza scuola-lavoro (per chi la conosce e deve farla: io sono con te! Ce la faremo!), e vi posso giurare che non è così semplice come sembra. In ogni caso mi sono divertita e ho conosciuto moltissime persone nuove così, mentre lavavo i piatti e aspettavo la pausa pranzo, ho partorito immaginato questa nuova storia. Sperio che come inizio sia abbastanza intrigante, ma la cosa che mi preoccupa di più sinceramente è sfociare nel banale.
Ma NON IMPORTA perché questa storia alla fine è destinata a dare speranza a quelle belle persone come me che non hanno una vita sociale! Wiiiiii (crogioliamoci nella solitudine) .....ahhahahaha no dai non veramente sono così disperata.
un bacione a tutti voi
la sempre vostra
Silvia
   
 
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