Piccolo regalo ad un’autrice meravigliosa,
ad una persona meravigliosa,
a colei che ha deciso di donarmi la
sua amicizia e il suo appoggio senza condizioni,
alla Mosca Bianca per
eccellenza.
Alla carissima mimi.
Con tutto il mio
affetto.
- Auguroni ! -
Perdona il ritardo,
mimi ^^’’
Eternity
[Ino-
Shikamaru]
«E’ la
fine»
«No»
«Sì,
è la fine Shikamaru»
«Questo lo dici
tu»
«Non lasciarmi
la mano»
«No»
«Non lasciarmi, non lasciarmi, non
lasciarmi!»
«No, Ino,
mai»
Quando aprì gli occhi la prima e sola cosa che vide
fu un cielo stellato, non uno qualsiasi, ma uno di quei cieli delle notti
d’estate che vorresti non avessero mai fine, uno di quei cieli in cui le
stelle sembrano strabordare, tante ce ne sono.
Si tirò su a sedere, senz’alcuna fatica, lo
sguardo rapito in alto e nessun altro sentimento all’infuori
della…pace? Sì, una profonda e rassicurante pace interiore.
…cosa…?
Percepì un fruscio di foglie alle sue spalle ed una
leggera brezza venne a scuoterla delicatamente, portando con sé nuovi sentimenti.
Rabbrividì dal più profondo e sgranò
gli occhi azzurri.
…dove…?
Fu in quel momento che la mente ricominciò a
lavorare, frenetica, confusa, riempiendola di ricordi, immagini lacerate
e…un remoto dolore fisico unito ad un implacabile sgomento.
Allora distolse lo sguardo dal cielo, repentinamente,
credendo di poter rivedere macchie di sangue, occhi vitrei, corpi pietrificati,
e di non riuscire a farcela un’altra volta.
…farcela…?
Si rannicchiò su sé stessa, seduta in quel
prato soffice, e nascose l’angelico volto tra le ginocchia.
Scoprì di non avere paura, e desiderò
unicamente riprovare quella pace iniziale, la stessa che aveva provato con lui,
l’uomo a cui aveva rivolto l’ultimo
sguardo, e l’ultima parola.
«Maestro Asuma!»
«Ino, Chocij,
Shikamaru, nessuno può sapere quanto mi siete mancati»
«Maestro Asuma…»
«Hai imparato a
lasciarti andare al pianto, Ino? »
«…eh eh, forse sì »
«Qualcuno di
pigrone nei dintorni ti ha detto che così sei ancora più
carina?»
«Maestro!»
«Ora ho bisogno
di sapere una cosa»
«Sì,
c’è anche la signorina Kurenai»
«Io…io allora
vado da lei»
«In bocca al
lupo maestro!»
«Crepi; ah,
dopo mi racconterete tutto. Ma proprio tutto, intesi?»
- Shikamaru… -
Credette d’esser stata in quella chiusa posizione per
un tempo eterno, ma le stelle onnipresenti le diedero l’assurdo indizio
del contrario.
- Shikamaru… - si udì mormorare, in un modo
rauco e sommesso che mai le era appartenuto, e inizialmente fece fatica ad
attribuirsi quella voce.
- Shikamaru… -
Il mormorio cominciò a fungere da cantilena
confortante, si ostinò a non mollarla, aggrappandosi non solo alla
stessa voce ma anche al nome e all’immagine ch’essa portava con
sé.
Un’immagine
familiare e desiderata.
Man mano che la cantilena proseguiva e si faceva più
cadenzata e sicura, anch’ella riprendeva piano possesso di sé e
delle sue emozioni, organizzandoli, di modo che, il remoto e quasi
incomprensibile [ora che era altrove] dolore mischiato a paura, lasciasse un
posto alla rabbia mista a speranza.
- Shikamaru! – urlò ad un certo punto con
quanta forza e fiato possedeva, riscoprendo in quell’urlo un po’
della cadenza e degli accenti che avevano caratterizzato
Un sorriso si dipinse sulle sue labbra; lasciò
libero il volto e lo mostrò alla luna affinché quella, con la sua
luce, eliminasse ogni ultimo segno d’ombra.
«E
Konoha….?»
«…»
- Lo hai
mai visto un cielo così, Ino? –
Sobbalzò.
-
Ino…-
Si
alzò in piedi e si voltò, in un periodo tanto breve quanto denso
in cui convinta andò a cercare i veloci battiti del proprio cuore,
invano.
- Non ce ne sono altrove, di cieli così –
La bocca tremò, si schiuse; gli occhi si chiusero per
poi aprirsi, tutto a un tratto di un azzurro acquoso, però quanto mai
intenso.
-
Shikamaru? –
Si diede una spinta e corse a perdifiato in linea retta e
direzione certa, come poche volte era stato in precedenza, arrivando dinnanzi a
tutto ciò che, mascherato sotto il suo conosciuto atteggiamento superbo
e orgoglioso, aveva sempre rappresentato il suo desiderio più grande e
femminile.
Shikamaru era
lì. Ancora.
- Almeno le promesse le mantengo. Anche se un po’ in
ritardo –
Notò con un piacevole moto di sollievo che niente era cambiato nell’uomo che
stava osservando, a cominciare dai suoi
occhi fissi e intelligenti, nel sorriso naturalmente stanco e piuttosto
compiaciuto sulle sue labbra sottili, nei suoi capelli raccolti nella familiare
coda, nel suo corpo coperto dalla solita divisa, e nella sua anima che mai
aveva avuto pretese.
- Shikamaru – pronunciò allora in modo
insistente e andò ad aggrapparsi a suo giubbotto da chunin, forte –
Shikamaru! – insisté e cominciò a scuoterlo con tutta la
forza che possedeva.
- Vedo che sei sempre tu, Ino – le parlò
Shikamaru quasi dolcemente, seppur con la solita punta d’ironia.
Tentava di
sdrammatizzare?
Lasciò che il leggero eco delle parole di lui
passasse, indi accompagnò i propri movimenti violenti con grida profonde
intervallate da stralci di frasi, respiri affannati, pause, ed infine quei
singhiozzi bagnati che non era più capace di
trattenere.
- Sei davvero in ritardo –
Si fermò, le braccia tese a stringerlo per le
spalle, sguardo nello sguardo, come sempre le era piaciuto pensare di fare, o meglio ordinarlo a fare, e come mai non era veramente stato, se non nel
momento in cui, non molto tempo prima a Konoha, aveva
girato il capo a fatica per poterlo guardare un’ultima volta, mentre gli
occhi di entrambi perdevano bagliore.
- Quando mai sono stato puntuale? –
Sembrava estremamente normale,
lui, parlava normalmente.
Era normale.
Addirittura gli riconobbe un moto di stanchezza nel momento
in cui, chiusi gli occhi, biascicava qualche parola avente a che fare con
“Il tempo”.
- Cosa devo fare io con te, eh? Cosa devo fare? -
pensò ad alta voce e lo scosse ancora un po’, debolmente –
cosa devo fare?! – sbottò nuovamente e il
suo pensiero volò alle centinaia di attimi in cui lui aveva assopito,
con il suo fare svogliato ma rincuorante l’improvvisa voglia di lei
di fare o dire qualcosa di simile ad una dichiarazione in grande stile;
pensò pure a quell’attimo in particolare in cui, inversamente, ora le stava addirittura risvegliando la
stessa voglia, fattasi s’è possibile più grande della
confusione iniziale, ormai fievole, più grande della paura,ormai una
lontanissima macchia nera.
- Eddai lasciami in pace… - Shikamaru si
distaccò dalla presa e Ino, forse senza saperlo, assunse
quell’espressione a metà tra il consapevole e il quasi
superbamente divertito che sempre l’aveva contraddistinta.
- Lasciare te, adesso,
in pace?? –
Fermò un sorriso ed un respiro.
- Intendo, lasciami riposare in pace…qui, con te
–
All’istante Ino cangiò la precedente
espressione in una tutta nuova nella quale, l’alone di vittoria che vi
aveva dimorato spesso, in passato, assunse lividezza rendendo
quell’espressione stessa e il suo intendo
sguardo, l’emblema di una incontenibile ed illustre soddisfazione.
Il senso di pace era tornato; per non abbandonarla mai
più.
«In un certo
è come se tutto si fosse trasferito qui»
«Solo che qui,
quel tutto, non potrà mai avere una fine»
«Non trovi che
‘sto fatto dell’eternità sia una seccatura?»
«Assolutamente
no»
«Stavolta
concordo in pieno con te»
- Tu sai dove ci troviamo? –
Pose quella domanda parecchie ore dopo [a quanto le parve]
il loro incontro, e lo fece in una maniera colloquiale che la stupì.
Era tornata quella di prima, la tensione si era smorzata;
l’imbarazzo ostacolante, fra loro, non c’era mai stato, se non in
qualche sfumatura sulle guance,e questa mancanza di
imbarazzo era dovuta al fatto che, fin dal principio, erano stati amici. Per
poi diventare, col tempo, qualcosa di
più. Molto di più. E
quasi incoscientemente. A meno fino a che, pochi attimi precedenti al loro
arrivo lì, avevano reso concreto il loro
stretto rapporto non più di amicizia, ma di profondo affetto. Di amore? Sì, di amore. Perché solo
l’amore fa sì che la morte non sia più l’ultimo
definitivo atto di solitudine.
- In una vasta distesa di prato – rispose poco dopo
Shikamaru, appoggiandosi al tronco di quella che a lei pareva una immensa e bellissima quercia.
- Ma se siamo io vedo che siamo su una collina! Bè,
più precisamente, mi sembra che ci troviamo sulla sommità di una
collina, di notte – ribattè piuttosto accigliata, palesando lo
sguardo intorno a sé.
- Vuol dire che tu vedi
una cosa, io un’altra –
S’accigliò e fu pronta a controbattere,
braccia che già erano pronte per agitarsi a mezz’aria, un biondo
sopraciglio alzato.
- Che? Ma sai cos’hai detto? – lo guardò
non senza una punta di divertimento – non è possibile che vediamo
cose diverse! – sentenziò accesa e scosse energicamente il capo.
Era una morbida collina, quella su cui si trovava, e
lì dalla sommità era sicura che si poteva
godere di un paesaggio meraviglioso al sorgere del sole. Portò le mani a
contatto con il prato: poteva sentire dei petali, sotto di esse,
petali di fiori chiusi alla notte. Di giorno doveva essere proprio una
meraviglia. Le portava alla mente i pomeriggi d’infanzia passati con
Sakura, a raccogliere e parlare di fiori e di bellezza.
- Qui sì, Ino –
La voce di lui la riportò alla realtà, se
così poteva ancora definirsi. Negò nuovamente, irritata.
- Vuoi dire che non vedi nemmeno le stelle? –
Shikamaru alzò gli occhi al cielo, per poi tornare a
fissarli nei suoi [di lei].
- No –
Lo sentì sbuffare, come tante altre volte
precedentemente, e capì che doveva avere per forza ragione. Non
mostrandosi subito rassegnata continuò a fissarlo acutamente, per
constatare se e quanto riusciva a sostenerle lo sguardo. Tranquillo, lui, vi
riuscì alla grande, tanto che fu lei stessa a distoglierlo, cedendo non
evidentemente al farsi vedere vinta, ma facendo comparire un sorriso di
compiacimento. Anche perché, vinta, non lo era proprio; infatti,
pregustando ogni parola asserì diretta:
- Però così non mi hai risposto, Shikamaru
–
Lui sapeva tutto, no? Doveva essere già al corrente
di dove fossero
finiti.
Anche se, nel profondo, ormai sentiva di saperlo.
«Sai,
qua mi piace un sacco, Shika»
«Hai ragion;
è meno una seccatura del solito»
- Per me questo è il paradiso –
Una voce fuori campo li fece tremare entrambi, anche se Ino
tremò maggiormente, e subito si alzò.
Riconosceva quella
voce.
- Vedi tavole con ogni ben degli Dei, eh Chocij? –
fece ecco alla voce Shikamaru,e andò affianco a
Ino, giusto in tempo per afferrarla.
C’era anche
lui…?
- Ino, Shika, quasi quasi credevo
di non trovarvi –
E Ino non potè non abbandonarsi al corpo del
ragazzo, mentre la grande e tranquillizzante figura del loro amico si faceva
sempre più distinta e familiare.
Il team era al
completo.
«Ino»
«Shikamaru»
Non seppe come successe, eppure si ritrovò
abbracciata a Shikamaru, corpo su corpo, labbra su labbra, definitivamente
certa che quel luogo non fosse altro che una specie di assoluto paradiso.
Quando se ne accorse davvero, la consapevolezza di
ciò era ormai radicata, la pace infinita, il dolore scomparso e con esso
gli ostacoli e i limiti terreni. Indi non si distaccò bruscamente, ma piano
come d’altronde fece lui, le guance sì incredibilmente arrossate
[in paradiso tutto era possibile], ma una grande voglia di baciarlo e
ribaciarlo infinite volte.
- C’è tutta l’eternità, Ino
–
…l’eternità…
Si allontanò di qualche passo, il tanto che bastava
per osservare appieno i suoi due compagni di team nel momento in cui
l’ultimo perfetto sorriso le illuminava per sempre l’angelico
volto.
- Tutta per noi –
Chocij ricambiò affettuoso, addentando un
bignè che aveva trovato chissà dove, e quasi s’inchinò
verso di lei e verso la vita eterna, non potendo fare a meno di ridere a fior
di labbra.
- Noi… -
Shikamaru allargò le braccia come a circondare lei,
loro e indicare l’eternità intera; il cipiglio era meno scocciato.
Gli occhi, luminosi, subito si chiusero affinché lui potesse assaporare
l’idea di tutto ciò che amabilmente gli si riservava davanti per
sempre, e affinché potesse dare un ultimo fugace sguardo al passato,
senza tristezza né rimorsi.
E poi, riaprì quegli occhi seri, affinché li
potesse fissare in quelli di lei, intensamente azzurri e sereni,
inderogabilmente.
Non ci sarebbe
più stato un ultimo sguardo.
Lui, non le aveva mai
lasciato la mano.
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*Angolo autrice
Shikamaru- Ino piuttosto onirica, senza spazio né
tempo;ambientata in quella che si può definire eternità.
Ino è stata resa appositamente un poco OOC per
questioni di trama e di sviluppo del personaggio nel corso della storia, anche
se alla fine torna lei,
Sono molto legata a questa one
shot; mi auguro che si sia capito, dall’imprinting della storia, emi auguro davvero che possa avervi donato qualche
emozione…
Per concludere, fatto ancora più importante, spero
che carissima Mimi abbia apprezzato questa strana Shika-Ino.
La mimi meriterebbe dei capolavori *-* non
solo piccoli e ritardatari ^^’’ pensieri…e per giunta di un
giorno in ritardo.
Grazie a chi leggerà/commenterà
Affettuosi saluti
Terrastoria (ale)