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Autore: terrastoria    22/03/2009    5 recensioni
Non seppe come successe, eppure si ritrovò abbracciata a Shikamaru, corpo su corpo, labbra su labbra, definitivamente certa che quel luogo non fosse altro che una specie di assoluto paradiso.
La consapevolezza di ciò era ormai radicata, la pace infinita, il dolore scomparso e con esso gli ostacoli e i limiti terreni. Indi non si distaccò bruscamente, ma piano come d’altronde fece lui, le guance sì incredibilmente arrossate [in paradiso tutto era possibile], ma una grande voglia di baciarlo e ribaciarlo infinite volte.
- C’è tutta l’eternità, Ino –
…l’eternità….
[One shot molto bianca.]
Auguroni, mimi ^^- perdona il ritardo -
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«E’ la fine, non lasciarmi la mano»

Piccolo regalo ad un’autrice meravigliosa,

ad una persona meravigliosa,

a colei che ha deciso di donarmi la sua amicizia e il suo appoggio senza condizioni,

alla Mosca Bianca per eccellenza.

Alla carissima mimi.

Con tutto il mio affetto.

- Auguroni ! -

Perdona il ritardo, mimi ^^’’

Eternity


[Ino- Shikamaru]



«E’ la fine»

«No»

«Sì, è la fine Shikamaru»

«Questo lo dici tu»

«Non lasciarmi la mano»

«No»

«Non lasciarmi, non lasciarmi, non lasciarmi!»

«No, Ino, mai»



Quando aprì gli occhi la prima e sola cosa che vide fu un cielo stellato, non uno qualsiasi, ma uno di quei cieli delle notti d’estate che vorresti non avessero mai fine, uno di quei cieli in cui le stelle sembrano strabordare, tante ce ne sono.

Si tirò su a sedere, senz’alcuna fatica, lo sguardo rapito in alto e nessun altro sentimento all’infuori della…pace? Sì, una profonda e rassicurante pace interiore.

…cosa…?

Percepì un fruscio di foglie alle sue spalle ed una leggera brezza venne a scuoterla delicatamente, portando con sé nuovi sentimenti.

Rabbrividì dal più profondo e sgranò gli occhi azzurri.

…dove…?

Fu in quel momento che la mente ricominciò a lavorare, frenetica, confusa, riempiendola di ricordi, immagini lacerate e…un remoto dolore fisico unito ad un implacabile sgomento.

Allora distolse lo sguardo dal cielo, repentinamente, credendo di poter rivedere macchie di sangue, occhi vitrei, corpi pietrificati, e di non riuscire a farcela un’altra volta.

…farcela…?

Si rannicchiò su sé stessa, seduta in quel prato soffice, e nascose l’angelico volto tra le ginocchia.

Scoprì di non avere paura, e desiderò unicamente riprovare quella pace iniziale, la stessa che aveva provato con lui, l’uomo a cui aveva rivolto l’ultimo sguardo, e l’ultima parola.

«Maestro Asuma!»

«Ino, Chocij, Shikamaru, nessuno può sapere quanto mi siete mancati»
«Maestro Asuma…»

«Hai imparato a lasciarti andare al pianto, Ino? »

«…eh eh, forse sì »

«Qualcuno di pigrone nei dintorni ti ha detto che così sei ancora più carina?»

«Maestro!»

«Ora ho bisogno di sapere una cosa»

«Sì, c’è anche la signorina Kurenai»

«Io…io allora vado da lei»

«In bocca al lupo maestro!»

«Crepi; ah, dopo mi racconterete tutto. Ma proprio tutto, intesi?»

- Shikamaru… -

Credette d’esser stata in quella chiusa posizione per un tempo eterno, ma le stelle onnipresenti le diedero l’assurdo indizio del contrario.

- Shikamaru… - si udì mormorare, in un modo rauco e sommesso che mai le era appartenuto, e inizialmente fece fatica ad attribuirsi quella voce.

- Shikamaru… -

Il mormorio cominciò a fungere da cantilena confortante, si ostinò a non mollarla, aggrappandosi non solo alla stessa voce ma anche al nome e all’immagine ch’essa portava con sé.

Un’immagine familiare e desiderata.

Man mano che la cantilena proseguiva e si faceva più cadenzata e sicura, anch’ella riprendeva piano possesso di sé e delle sue emozioni, organizzandoli, di modo che, il remoto e quasi incomprensibile [ora che era altrove] dolore mischiato a paura, lasciasse un posto alla rabbia mista a speranza.

- Shikamaru! – urlò ad un certo punto con quanta forza e fiato possedeva, riscoprendo in quell’urlo un po’ della cadenza e degli accenti che avevano caratterizzato la Ino di Konoha. Le parve di rivedersi puntare un dito contro di lui, spalle curve e cipiglio buffamente assonnato, e chiamarlo a sé, senza condizioni.

Un sorriso si dipinse sulle sue labbra; lasciò libero il volto e lo mostrò alla luna affinché quella, con la sua luce, eliminasse ogni ultimo segno d’ombra.

«E Konoha….?»

«…»

- Lo hai mai visto un cielo così, Ino? –

Sobbalzò.

- Ino…-

Si alzò in piedi e si voltò, in un periodo tanto breve quanto denso in cui convinta andò a cercare i veloci battiti del proprio cuore, invano.

- Non ce ne sono altrove, di cieli così –

La bocca tremò, si schiuse; gli occhi si chiusero per poi aprirsi, tutto a un tratto di un azzurro acquoso, però quanto mai intenso.

- Shikamaru? –

Si diede una spinta e corse a perdifiato in linea retta e direzione certa, come poche volte era stato in precedenza, arrivando dinnanzi a tutto ciò che, mascherato sotto il suo conosciuto atteggiamento superbo e orgoglioso, aveva sempre rappresentato il suo desiderio più grande e femminile.

Shikamaru era lì. Ancora.

- Almeno le promesse le mantengo. Anche se un po’ in ritardo –

Notò con un piacevole moto di sollievo che niente era cambiato nell’uomo che stava osservando, a cominciare dai suoi occhi fissi e intelligenti, nel sorriso naturalmente stanco e piuttosto compiaciuto sulle sue labbra sottili, nei suoi capelli raccolti nella familiare coda, nel suo corpo coperto dalla solita divisa, e nella sua anima che mai aveva avuto pretese.

- Shikamaru – pronunciò allora in modo insistente e andò ad aggrapparsi a suo giubbotto da chunin, forte – Shikamaru! – insisté e cominciò a scuoterlo con tutta la forza che possedeva.

- Vedo che sei sempre tu, Ino – le parlò Shikamaru quasi dolcemente, seppur con la solita punta d’ironia.

Tentava di sdrammatizzare?

Lasciò che il leggero eco delle parole di lui passasse, indi accompagnò i propri movimenti violenti con grida profonde intervallate da stralci di frasi, respiri affannati, pause, ed infine quei singhiozzi bagnati che non era più capace di trattenere.

- Sei davvero in ritardo –

Si fermò, le braccia tese a stringerlo per le spalle, sguardo nello sguardo, come sempre le era piaciuto pensare di fare, o meglio ordinarlo a fare, e come mai non era veramente stato, se non nel momento in cui, non molto tempo prima a Konoha, aveva girato il capo a fatica per poterlo guardare un’ultima volta, mentre gli occhi di entrambi perdevano bagliore.

- Quando mai sono stato puntuale? –

Sembrava estremamente normale, lui, parlava normalmente.

Era normale.

Addirittura gli riconobbe un moto di stanchezza nel momento in cui, chiusi gli occhi, biascicava qualche parola avente a che fare con “Il tempo”.

- Cosa devo fare io con te, eh? Cosa devo fare? - pensò ad alta voce e lo scosse ancora un po’, debolmente – cosa devo fare?! – sbottò nuovamente e il suo pensiero volò alle centinaia di attimi in cui lui aveva assopito, con il suo fare svogliato ma rincuorante l’improvvisa voglia di lei di fare o dire qualcosa di simile ad una dichiarazione in grande stile; pensò pure a quell’attimo in particolare in cui, inversamente, ora le stava addirittura risvegliando la stessa voglia, fattasi s’è possibile più grande della confusione iniziale, ormai fievole, più grande della paura,ormai una lontanissima macchia nera.

- Eddai lasciami in pace… - Shikamaru si distaccò dalla presa e Ino, forse senza saperlo, assunse quell’espressione a metà tra il consapevole e il quasi superbamente divertito che sempre l’aveva contraddistinta.

- Lasciare te, adesso, in pace??

Fermò un sorriso ed un respiro.

- Intendo, lasciami riposare in pace…qui, con te –

All’istante Ino cangiò la precedente espressione in una tutta nuova nella quale, l’alone di vittoria che vi aveva dimorato spesso, in passato, assunse lividezza rendendo quell’espressione stessa e il suo intendo sguardo, l’emblema di una incontenibile ed illustre soddisfazione.

Il senso di pace era tornato; per non abbandonarla mai più.

«In un certo è come se tutto si fosse trasferito qui»

«Solo che qui, quel tutto, non potrà mai avere una fine»

«Non trovi che ‘sto fatto dell’eternità sia una seccatura?»

«Assolutamente no»

«Stavolta concordo in pieno con te»

- Tu sai dove ci troviamo? –

Pose quella domanda parecchie ore dopo [a quanto le parve] il loro incontro, e lo fece in una maniera colloquiale che la stupì.

Era tornata quella di prima, la tensione si era smorzata; l’imbarazzo ostacolante, fra loro, non c’era mai stato, se non in qualche sfumatura sulle guance,e questa mancanza di imbarazzo era dovuta al fatto che, fin dal principio, erano stati amici. Per poi diventare, col tempo, qualcosa di più. Molto di più. E quasi incoscientemente. A meno fino a che, pochi attimi precedenti al loro arrivo lì, avevano reso concreto il loro stretto rapporto non più di amicizia, ma di profondo affetto. Di amore? Sì, di amore. Perché solo l’amore fa sì che la morte non sia più l’ultimo definitivo atto di solitudine.

- In una vasta distesa di prato – rispose poco dopo Shikamaru, appoggiandosi al tronco di quella che a lei pareva una immensa e bellissima quercia.

- Ma se siamo io vedo che siamo su una collina! Bè, più precisamente, mi sembra che ci troviamo sulla sommità di una collina, di notte – ribattè piuttosto accigliata, palesando lo sguardo intorno a sé.

- Vuol dire che tu vedi una cosa, io un’altra –

S’accigliò e fu pronta a controbattere, braccia che già erano pronte per agitarsi a mezz’aria, un biondo sopraciglio alzato.

- Che? Ma sai cos’hai detto? – lo guardò non senza una punta di divertimento – non è possibile che vediamo cose diverse! – sentenziò accesa e scosse energicamente il capo.

Era una morbida collina, quella su cui si trovava, e lì dalla sommità era sicura che si poteva godere di un paesaggio meraviglioso al sorgere del sole. Portò le mani a contatto con il prato: poteva sentire dei petali, sotto di esse, petali di fiori chiusi alla notte. Di giorno doveva essere proprio una meraviglia. Le portava alla mente i pomeriggi d’infanzia passati con Sakura, a raccogliere e parlare di fiori e di bellezza.

- Qui sì, Ino –

La voce di lui la riportò alla realtà, se così poteva ancora definirsi. Negò nuovamente, irritata.

- Vuoi dire che non vedi nemmeno le stelle? –

Shikamaru alzò gli occhi al cielo, per poi tornare a fissarli nei suoi [di lei].

- No –

Lo sentì sbuffare, come tante altre volte precedentemente, e capì che doveva avere per forza ragione. Non mostrandosi subito rassegnata continuò a fissarlo acutamente, per constatare se e quanto riusciva a sostenerle lo sguardo. Tranquillo, lui, vi riuscì alla grande, tanto che fu lei stessa a distoglierlo, cedendo non evidentemente al farsi vedere vinta, ma facendo comparire un sorriso di compiacimento. Anche perché, vinta, non lo era proprio; infatti, pregustando ogni parola asserì diretta:

- Però così non mi hai risposto, Shikamaru –

Lui sapeva tutto, no? Doveva essere già al corrente di dove fossero finiti.

Anche se, nel profondo, ormai sentiva di saperlo.

«Sai, qua mi piace un sacco, Shika»

«Hai ragion; è meno una seccatura del solito»

- Per me questo è il paradiso –

Una voce fuori campo li fece tremare entrambi, anche se Ino tremò maggiormente, e subito si alzò.

Riconosceva quella voce.

- Vedi tavole con ogni ben degli Dei, eh Chocij? – fece ecco alla voce Shikamaru,e andò affianco a Ino, giusto in tempo per afferrarla.

C’era anche lui…?

- Ino, Shika, quasi quasi credevo di non trovarvi –

E Ino non potè non abbandonarsi al corpo del ragazzo, mentre la grande e tranquillizzante figura del loro amico si faceva sempre più distinta e familiare.

Il team era al completo.

«Ino»

«Shikamaru»



Non seppe come successe, eppure si ritrovò abbracciata a Shikamaru, corpo su corpo, labbra su labbra, definitivamente certa che quel luogo non fosse altro che una specie di assoluto paradiso.

Quando se ne accorse davvero, la consapevolezza di ciò era ormai radicata, la pace infinita, il dolore scomparso e con esso gli ostacoli e i limiti terreni. Indi non si distaccò bruscamente, ma piano come d’altronde fece lui, le guance sì incredibilmente arrossate [in paradiso tutto era possibile], ma una grande voglia di baciarlo e ribaciarlo infinite volte.

- C’è tutta l’eternità, Ino –

…l’eternità…

Si allontanò di qualche passo, il tanto che bastava per osservare appieno i suoi due compagni di team nel momento in cui l’ultimo perfetto sorriso le illuminava per sempre l’angelico volto.

- Tutta per noi –

Chocij ricambiò affettuoso, addentando un bignè che aveva trovato chissà dove, e quasi s’inchinò verso di lei e verso la vita eterna, non potendo fare a meno di ridere a fior di labbra.

- Noi… -

Shikamaru allargò le braccia come a circondare lei, loro e indicare l’eternità intera; il cipiglio era meno scocciato. Gli occhi, luminosi, subito si chiusero affinché lui potesse assaporare l’idea di tutto ciò che amabilmente gli si riservava davanti per sempre, e affinché potesse dare un ultimo fugace sguardo al passato, senza tristezza né rimorsi.

E poi, riaprì quegli occhi seri, affinché li potesse fissare in quelli di lei, intensamente azzurri e sereni, inderogabilmente.

Non ci sarebbe più stato un ultimo sguardo.

Lui, non le aveva mai lasciato la mano.



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*Angolo autrice

Shikamaru- Ino piuttosto onirica, senza spazio né tempo;ambientata in quella che si può definire eternità.

Ino è stata resa appositamente un poco OOC per questioni di trama e di sviluppo del personaggio nel corso della storia, anche se alla fine torna lei, la Ino che tutti noi conosciamo - soltanto con una dose si saggezza in più… -

Sono molto legata a questa one shot; mi auguro che si sia capito, dall’imprinting della storia, emi auguro davvero che possa avervi donato qualche emozione…

Per concludere, fatto ancora più importante, spero che carissima Mimi abbia apprezzato questa strana Shika-Ino.

La mimi meriterebbe dei capolavori *-* non solo piccoli e ritardatari ^^’’ pensieri…e per giunta di un giorno in ritardo.

Grazie a chi leggerà/commenterà

Affettuosi saluti

Terrastoria (ale)

   
 
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