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Autore: Hermione Weasley    13/02/2016    2 recensioni
“Non siete il primo che è venuto a vedere la strega,” alluse, il sospetto vivissimo.
“Io non credo alle streghe,” non poté fare a meno di sottolineare, vagamente risentito dall'essere stato accomunato ai superstiziosi babbei del villaggio.
“Però siete venuto a vederla comunque,” la ragazza non voleva proprio mollare il colpo. Si sentì messo alle strette, innaturalmente indispettito.
“Ero curioso.”
“Quindi ci credete.”
“No, che non ci credo. Questo posto è piccolo e gli estranei sono sempre fonte di curiosità, non vi pare abbastanza?”
---
XVIII secolo. La vita di Clint Barton, figlio adottivo dell'eccentrico lord Phillip Coulson, cambia radicalmente quando una presunta strega viene ad abitare nel bosco vicino alla villa della famiglia. Clint dovrà fare i conti con la superstizione, gli obblighi, le responsabilità e forze in gioco molto più grandi di lui.
[1700 AU] [Clint/Natasha] [apparizioni di tutti gli Avengers + alcuni personaggi di Agents of Shield] [COMPLETA]
Genere: Avventura, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Agente Phil Coulson, Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 22
~

 

La tegola che Clint aveva appena scagliato sulla strada si frantumò in mille pezzi. Puntualmente, una scarica di pistolettate seguì lo schianto, guadagnando loro tutta la conferma che andavano cercando.

“Sono circondati,” constatò lui per entrambi, mentre tornavano a nascondersi dietro il comignolo del tetto su cui si erano posizionati col favore delle tenebre.

Natasha annuì una sola volta, riportando lo sguardo sulla tesoreria semidistrutta. Trickshot e i suoi ne avevano fatto saltare in aria la parte posteriore per attirare l'attenzione dello Scudo. Lady Carter era caduta in trappola e quand'era arrivata sul posto doveva essere stata respinta all'interno dell'edificio o di quello che ne rimaneva insieme ai suoi uomini, tenuti sotto tiro dai ribelli assiepati sui tre lati della costruzione che ancora reggevano. Il retro era quasi del tutto crollato, pattugliato e controllato com'era da una cascata di macerie.

“Sono nella redazione del giornale,” lo informò a mezza voce, alludendo allo stabile dirimpetto alla tesoreria, “nella sartoria,” alla destra dell'edificio, “nel negozio di dolciumi,” infine alla sua sinistra. Nuvolette di fumo contrassegnavano i punti in cui i ribelli avevano fatto fuoco quando la tegola era andata a schiantarsi sulle pietre del selciato.

Al loro arrivo tutto quel silenzio li aveva insospettiti. Procedere sui tetti si era rivelata una necessità per superare le aree abitate più prossime al palazzo reale, dove la folla era talmente fitta e spessa da rendere le strade impraticabili. Se non altro i fuochi d'artificio erano finalmente cessati e il buio aveva concesso loro una maggior libertà di movimento.

“Qualche idea brillante?” le chiese Clint assicurandosi la cinghia della faretra alla spalla per la quinta volta.

Natasha si era già accorta del suo nervosismo, ma si impegnava a non darlo a vedere. Sapeva che se avessero fallito, per lord Phillip Coulson non ci sarebbe stato niente da fare, sia che lo Scudo avesse la meglio, sia che fosse l'Idra a spuntarla.

Rimasero in silenzio per qualche secondo, come raccogliendo i rispettivi pensieri per dar loro una parvenza d'ordine.

“La pasticceria,” si ritrovò a dire, accennando all'edificio più vicino, “da lì hanno sparato solo in due.”

“Credi che ci siano meno uomini?”

“Lo spero. Non possiamo sapere con certezza dove si nasconda Trickshot, ma anche se non fosse là dentro potremmo estorcere l'informazione ad uno dei suoi uomini,” propose.

“Non so più se ridere o vomitare quando lo chiami così,” non riuscì a non dirle del tutto estemporaneamente, senza far segreto del proprio disagio.

“Scusa,” pronunciò in modo tutt'altro che sentito. “Possiamo scendere in strada e attaccarli dal basso,” si trovavano infatti sul medesimo lato della tesoreria e dei due negozi, “oppure penetrare dal tetto.”

“Sulla via saremmo troppo scoperti.” Clint abbassò scetticamente lo sguardo sullo stretto vicolo puzzolente che separava il negozio dall'edificio su cui si trovavano.

“Tetto sia.”

Non gli dette il tempo di aggiungere nient'altro che si era già alzata per raggiungere il lato più distante del tetto e prendere la rincorsa per saltare sul tetto accanto, quello della pasticceria. Riatterrò silenziosamente e si voltò per lanciare all'arciere un'occhiata impaziente, ottenendo in cambio una smorfia incomprensibile.

Le fu accanto un attimo dopo, mentre il vento trasportava le grida lontane della folla.

“Che cazzo sta succedendo laggiù?” Bisbigliò Clint inorridito, volgendosi all'indietro.

I cancelli principali del palazzo reale erano stati avvolti da uno spesso banco di nebbia bianchissima materializzatasi da chissà dove. Non avevano sentito alcun boato, quindi non poteva trattarsi di un'esplosione.

“Stark,” si ritrovò a mormorare, come se quell'unica parola potesse spiegare tutto. In fin dei conti il principe aveva promesso allo Scudo strabilianti assi nella manica con cui far fronte all'assedio dell'esercito ammutinato, mezzi che gli avrebbero fatto correre il rischio di essere accusato di stregoneria.

Si costrinse a distogliere lo sguardo perché il tempo a loro disposizione stringeva e qualsiasi cosa stesse succedendo al palazzo reale non era un loro problema. Non adesso, almeno.

“Scendo sul retro e li distraggo,” decise a mezza voce, “tu prendi la finestra laterale e... fai quello che fai di solito con quel coso.”

“Si chiama arco.”

Sollevò le mani a mo' di resa prima di estrarre uno dei suoi coltelli e sistemarselo tra i denti. Presero a calarsi lungo i due lati della costruzione, scendendo dal secondo al primo piano e soffermandosi in prossimità dei davanzali delle finestre serrate da pannelli di legno. Se non altro il proprietario della bottega di dolciumi e la sua famiglia sembravano non essere in casa – probabilmente la quasi totalità degli abitanti della capitale era riunita davanti ai cancelli della dimora regia. Il che giocava a loro vantaggio.

Contò fino a tre mentre era ancora aggrappata ad una delle sporgenze della parete prima di sollevare entrambe le gambe e colpire violentemente la finestra a piedi uniti, dandosi lo slancio per saltare all'interno della pasticceria.

“Signori,” le bastò esordire perché i tre uomini trincerati dentro il negozio non si voltassero verso di lei, due affacciati all'apertura che dava sulla tesoreria e uno seduto sul bancone sporco di farina.

“Brutta putt-”

Non fecero in tempo né ad insultarla, né a far fuoco, perché Clint aveva fatto irruzione sull'altro lato della stanza e, approfittando di quel microscopico attimo di distrazione offertogli da Natasha, era riuscito a colpirli uno dopo l'altro in rapida sequenza. I ribelli armati di fucile e pistola si accasciarono a terra con una freccia conficcata in fronte ciascuno, mentre il terzo – quello seduto sul bancone – era stato colpito ad una spalla e il contraccolpo l'aveva spedito sul pavimento.

“Così non è divertente,” si lamentò Natasha incolore.

Raggiunse l'uomo là dove era caduto, puntandogli immediatamente il coltello alla gola.

“Azzardati ad urlare e sei morto,” lo avvertì, premendogli la lama contro il pomo d'Adamo per fargli capire che non stava scherzando.

“Dov'è Trickshot?” Clint andò dritto al punto, caricando di particolare enfasi il nomignolo che il fratello si era auto affibbiato.

“A-Andate a farvi f-fott-”

“Ah-ah,” Natasha lo interruppe e un rivolo di sangue gli scese giù dal collo costringendolo a piegare maggiormente il capo all'indietro per sottrarsi alla pressione del coltello.

“V-Va bene... v-va bene,” biascicò il bandito. Aveva la testa malamente rasata e una brutta cicatrice sulla guancia sinistra. “N-Nella redazione,” masticò infine, “ma vi ucciderà p-prima ch-”

“Non ce ne frega un cazzo,” asserì Clint prima di colpirlo con un violento calcio in piena faccia che gli fece perdere i sensi.

Natasha si rimise in piedi senza degnare il capo ciondolante del ribelle di un solo sguardo.

“Ti tocca attraversare la strada,” constatò a mezza voce.

“Perché mi tocca?” Le chiese mentre recuperava le frecce dai due cadaveri.

Non l'aveva mai visto uccidere nessuno, non fino a quel momento. Persino durante lo scontro all'abbazia si era sforzato di stordire e ferire piuttosto che eliminare una volta per tutte. Vederlo prendere misure tanto drastiche non faceva altro che confermare l'urgenza che animava ogni suo proposito, ogni suo gesto.

“Perché fungerò da diversivo.” Aveva già formulato l'idea quando la presenza di Trickshot alla redazione non era altro che una possibilità.

“Ti metterai a fare da bersaglio a quei figli di puttana?” Non suonava molto contento.

“Qualcosa del genere,” annuì. “Se si concentrano su di me sarai libero di muoverti a tuo piacimento.”

Clint rimase in silenzio per un lunghissimo istante, pulendo la punte sporche di sangue delle sue frecce su un angolo della divisa rossa che ancora indossava.

“Va bene,” acconsentì infine, contrariato. Lo vide chinarsi a raccogliere la pistola di uno dei due ribelli che aveva freddato, controllarne lo stato e poi porgergliela. “Prendi questa e non farti ammazzare.”

Natasha rinfoderò il coltello e accettò l'arma, soppesandola nella mano.

“Vale anche per te,” lo mise in guardia.

“Non ho tutta questa voglia di crepare, se proprio ti interessa.”

Lo ammonì con una rapida occhiataccia prima di rifarsi seria e pronta a rientrare in azione. Decise che sarebbe uscita dalla finestra da cui i due banditi avevano tenuto sotto tiro la tesoreria, sperando nella rapidità di riflessi degli uomini dello Scudo perché non fosse il fuoco amico a metterla fuoriuso.

“Vieni fuori solo quando mi sentirai parlare,” stabilì.

“Sta' attenta,” sottolineò lui in tutt'altro tono.

Gli lanciò uno sguardo che avrebbe voluto essere fulminante, ma sentì che non le era riuscito troppo bene. Ignorò la stretta che minacciava di serrarle lo stomaco e si costrinse a rimanere concentrata sulla prova imminente.

Annuì in sue direzione per un'ultima volta prima di scavalcare il davanzale della finestra aperta con un agile balzo.

 

*

 

Restò nascosto dietro l'ingresso della pasticceria finché la voce di Natasha non risuonò nella strada deserta, subito seguita da cinque spari.

Respinse la preoccupazione in un remoto angolo del suo cervello e aprì la porta con una spallata, una freccia incoccata e pronta all'uso nel caso si fossero accorti di lui. Attraversò rapidamente la strada senza essere notato, mentre gli sbuffi di fumo che avevano accompagnato la deflagrazione dei colpi di pistola e fucile ancora aleggiavano a mezz'aria.

“Non sapete proprio fare di meglio?” La voce alta e squillante di Natasha.

Gli sparì si ripeterono e Clint guadagnò il tempo necessario a nascondersi nella stradina striminzita che costeggiava l'edificio in cui era ospitata la redazione del giornale. Si tenne basso, al di sotto della linea delle finestre sbarrate che si aprivano su quel lato, riuscendo a sentire la voci degli uomini assiepati al primo piano.

“Siete tutti ciechi?” Di nuovo Natasha. Ce la stava mettendo proprio tutta per farli uscire dai gangheri. Clint non si stupì nel constatare che anche quello le riusciva particolarmente bene.

Si spostò lentamente fino alla porta posteriore mentre l'ennesima scarica di pallottole si abbatteva sulla facciata della tesoreria già ridotta a colabrodo.

“Un cieco saprebbe prenderla meglio, la mira!”

Qualcuno imprecò dall'interno e allora Clint approfittò del momento di distrazione per bussare un paio di volte.

“E adesso che cazzo c'è?” Gracchiò uno.

“Va' a vedere, no? Che cazzo stai lì impalato?” Tuonò un altro in tono autoritario.

“Va bene, va bene,” una terza voce acuta, che si faceva via via più vicina.

Non si era aspettato tanta ingenuità, ma un attimo dopo la porta si aprì e Clint si ritrovò davanti un ribelle dall'aria malaticcia, coi capelli unti legati in una magra coda di cavallo.

“Buonasera,” si annunciò prima di colpirlo in pieno volto col pugno chiuso.

Scavalcò il corpo privo di sensi del ragazzetto e si infilò a forza nel retro della stanza d'ingresso. C'erano tavoli accostati alle pareti, fogli stampati sparsi sul pavimento, l'odore forte dell'inchiostro fresco e un gran fetore d'umido e muffa. Un'altra porta aperta conduceva all'ambiente principale e da lì si affaccio per contare cinque uomini oltre a quello che aveva appena steso; tre erano occupati a sparare disarticolatamente su Natasha, mentre gli altri si voltarono verso di lui con aria sbigottita.

Si avvalse della vicinanza dei due e scoccò due frecce contemporaneamente, colpendoli entrambi al collo.

“Ma che-” Uno dei tiratori si era appena accorto della disattenzione e si affrettò a virare la traiettoria della vecchia pistola che teneva in pugno e a puntargliela contro.

Clint lo freddò in pochi attimi, ma i compagni superstiti avevano realizzato il pericolo e si preparavano a far fuoco, proprio mentre incoccava la quarta freccia da che era entrato alla redazione.

Un solo sparo rimbombò nell'aria.

Sentì l'aria prosciugarglisi dai polmoni e i rumori quietarsi di colpo nella sua testa.

Ma durò solo un attimo.

Era stata Natasha a premere il grilletto e a colpire alla testa uno dei due ribelli. Con uno scatto impossibile Clint fece altrettanto con l'altro e in un secondo era solo come un cane là sotto.

Si affrettò a recuperare le frecce dai cadaveri e a fare un cenno affermativo alla donna attraverso una delle due finestre spalancate, mentre dal soffitto arrivavano le voci e le imprecazioni dei ribelli barricati al piano di sopra.

Inspirò a fondo e si preparò ad un nuovo colpo prima di imboccare le scale scricchiolanti per il secondo piano. Si fermò davanti all'ennesima porta, constatando solo di sfuggita come l'odore del sangue era già andato a mescolarsi a quelli del legno marcio e dell'inchiostro. Ignorò categoricamente la morsa che minacciava di bloccargli di nuovo il respiro.

Barney l'aspettava dall'altra parte e, per quanto stesse tentando in ogni modo di evitare inutili considerazioni, sapeva che estorcergli l'informazione non sarebbe stato semplice. La vera incognita era fino a che punto si sarebbe spinto per ottenerla, fin a dove avrebbe accettato di compromettersi per riportare lord Phillip a casa. La consapevolezza di aver ucciso, quella sera, gli aleggiava davanti agli occhi come una nebbiolina inconsistente, la cui natura gli risultava ancora difficile da identificare.

La sua esitazione aveva zittito le voci che aveva solo indovinato oltre la porta. Gli parve di sentir bisbigliare, poi dei passi distanti... capì che qualcuno stava arrivando ad aprire.

Strinse i pugni e scattò in avanti nel momento esatto in cui l'ennesimo ribelle compariva sulla soglia. Lasciò andare la freccia che gli si conficcò in mezzo al petto, immobilizzandolo dov'era con gli occhi sgranati per lo shock.

Gli si avventò addosso e afferrò l'estremità del dardo, servendosene per manovrare l'uomo ancora vivo a mo' di protezione e farsi strada nella stanza. I compagni impauriti iniziarono a far fuoco, ma gli bastò usare il bandito trafitto come scudo per evitare la prima sfuriata di proiettili.

Respinse l'uomo ormai privo di vita con un calcio nello stomaco, servendosi dell'appoggio per estrarre la freccia e incoccarla rapidamente mentre con lo sguardo cercava una persona in particolare. Gli sembrò quasi che i suoi occhi andassero ad orientarsi verso l'angolo sinistro della stanza perché calamitati da una forza invisibile.

Barney gli puntò addosso i suoi, incapace di nascondere la sorpresa e – forse – una punta d'improbabile orgoglio.

“Fermi!” Gridò perentorio, sollevando un braccio per sottolineare il concetto. I ribelli ancora ferventemente impegnati nel ricaricare le armi da fuoco si bloccarono sul posto, pallidi e sudaticci.

“Non credevo saresti stato così stupido da tornare,” riprese Barney, apparentemente affatto preoccupato dal modo in cui Clint stava tenendolo sotto tiro.

Si rese conto, in quel preciso istante, che se il fratello gli avesse impedito di evitare la morte di lord Phillip per mano dei traditori della corona – per mano di suo figlio – allora sarebbe stato pronto a tutto. Non aveva paura della situazione, ma per un misero istante ebbe paura di se stesso e di ciò che era disposto a fare per arrivare fino in fondo.

“Voglio sapere dove si nascondono quelli dell'Idra,” andò dritto al punto, senza concedersi di riabbassare l'arco o di addolcire lo sguardo. Non avrebbe accettato mezze risposte, non avrebbe accettato farneticamenti elusivi. Voleva una risposta chiara e la voleva subito.

Barney rise e con lui alcuni dei suoi uomini – quelli meno agitati, se non altro.

“Cosa ti fa credere che sappia dove si trovano?” Gli chiese, ma Clint intuì che non era altro che un modo per prendere tempo.

“Ti sei accodato a questo patetico tentativo di rovesciare la monarchia,” fece notare, “sono sicuro che ti abbiano rivelato qualcosa... a meno che tu e i tuoi fetenti qua dentro non contiate un cazzo.” Lo vide irrigidirsi per uno scatto d'ira improvviso e malamente trattenuto. “Se qualcosa dovesse andare storto, dov'è che li incontreresti?”

“Sei un coglione,” l'accusò con malcelato disprezzo. Eppure qualcosa gli suggeriva che era piacevolmente stupito di quell'entrata in scena, che non si era aspettato di vederlo irrompere nel bel mezzo dei suoi luridi piani... o forse sotto sotto sapeva che sarebbe successo ed era quella confermata intuizione ad aver pizzicato il suo interesse.

“Questo lo so. Non so perché la gente continui a sottolinearlo,” rispose a tono.

“Perché lo sei.” Clint continuò a tenerlo sotto tiro mentre Barney si spostava lentamente al centro della stanza, circondato com'era dai suoi scagnozzi – alcuni pronti a far fuoco, altri ad attaccarlo con spadacce, pugnali, asce e qualsiasi cosa stessero brandendo. “Ho venticinque uomini qua dentro, tutti armati. E tu...”

“Io ho un'arma del paleolitico, lo so. Possiamo saltare la parte in cui mi prendi per il culo per l'arma?”

Barney rise, stavolta più sinceramente di quanto Clint si aspettasse. Fu costretto a ricordarsi che suo fratello non esisteva più, che per quanto gli sembrasse normale, per quanto gli ricordasse il ragazzino con cui era nato e cresciuto, non doveva lasciarsi ingannare. Anche il benché minimo errore avrebbe potuto significare la sconfitta definitiva.

“Hai un po' la coda di paglia,” notò.

In quel momento gli parve di sentire qualcosa dalla finestra socchiusa alle proprie spalle.

“Stavi per dire questo? Che tu hai venticinque uomini armati e io una coda di paglia?”

“No, stavo per dire che tu sei solo e che non hai abbastanza frecce per farci fuori tutti... certo, nel ridicolo caso in cui tu sia capace di scoccarle tutte insieme.”

Ridicolo caso,” lo scimmiottò, il bisogno di sdrammatizzare che riaffiorava come ogni volta che la situazione cominciava a farsi troppo spinosa, “non dovresti sottovalutarmi così.”

“Non ti sto sottovalutando. Non appena darò l'ordine di far fuoco, sarai morto prima che tu possa dire arma del paleolitico.”

“Hai scelto una frase piuttosto lunga per il tuo esempio,” andò a stuzzicarlo. “Ci metterei un po' a dirlo.”

Il rumore che gli era parso di percepire dall'esterno sembrò fermarsi di colpo. Una sorta di ferrea sicurezza gli rinvigorì di colpo le braccia, i muscoli, la schiena, la concentrazione.

“L'ho detto che sei un coglione?” Ribadì Barney, provocando qualche risatina qua e là, adesso decisamente più tranquille e numerose: i ribelli erano convinti di averlo in pugno.

“Hai detto un sacco di stronzate,” confermò Clint. “Tanto per cominciare, non è vero che ho una coda di paglia...”

“Non capisco perché dovrebbe essere rilevante,” obiettò l'altro.

“... se mi facessi finire!” Lo incenerì con lo sguardo in modo un tantino comico. “Dicevo... non è vero che ho soltanto una coda di paglia.”

“Parli della faccia a culo?” Come diavolo erano finiti a scambiarsi carinerie come facevano quand'erano piccoli e particolarmente annoiati?

Ma l'espressione tronfia di Barney fu immediatamente cancellata dallo scatto con cui le imposte socchiuse della finestra che dava sulla tesoreria si aprirono per lasciar atterrare nella stanza – con un salto inquietantemente elegante – Natasha, accompagnata dall'inveire inorridito degli uomini assiepati contro le pareti.

“Parla della Vedova Nera.” La delucidazione arrivò dalla diretta interessata.

“Esatto. Ho una coda di paglia e una fottuta Vedova Nera,” sottolineò... ripensandoci un attimo dopo. “Scusa,” aggiunse, rivolgendosi direttamente a lei. Natasha scosse le spalle, come a dirgli che non le importava. “Dicevamo,” tornò su Barney, “dove si nascondono i traditori dell'Idra?”

“Credi davvero che avere con te una donna faccia qualche differenza?” Pronunciò con un certo disgusto. Dalla rabbia con cui parlò, Clint capì che temeva di vedersi sfuggire la situazione di mano. La finta sicurezza di poterne uscire indenne era sempre lì, ma adesso faceva molta più fatica a reggere la facciata.

“L'ha già fatta... svariate volte,” lo corresse. “Lui se ne ricorda, giusto Frank?” Additò un ribelle a caso – che ovviamente non si chiamava Frank – che sfoggiava ancora le chiazze rosse delle punture di vespa rimediate durante lo scontro all'abbazia.

“Quello è stato un colpo basso!” Puntualizzò un altro con un leggero tremolio nella voce.

“Wow, non credevo che dei banditi traditori avessero anche un codice d'onore,” mormorò Clint con aria fintamente impressionata.

“E una gran voglia di chiacchierare,” chiosò Natasha in tono annoiato.

“Giusto.” La traiettoria della freccia ancora incoccata era sempre puntata in direzione di Barney. “Dove si nascondono gli uomini dell'Idra?”

“Non te lo direi neanche se lo sapessi,” vomitò il fratello, abbandonando qualsiasi velleità di apparire tranquillo e in controllo degli eventi.

“Credi che non mi accorga se stai mentendo?” Gli ritorse contro.

Ed era sincero. Perché un sacco di tempo era trascorso da quando avevano viaggiato per il regno in lungo e in largo in cerca di cibo, di un rifugio per la notte, di vestiti meno lisi di quelli che portavano addosso; però non aveva dimenticato l'effetto che una bugia aveva sul volto del fratello. Anche quand'erano bambini, quando le menzogne erano a fin di bene, per convincerlo a resistere ancora per un po' o per persuaderlo che un bel piatto di zuppa e ogni genere di leccornia li stesse aspettando alla loro meta – anche allora Clint sapeva quando Barney mentiva. Certo, a quei tempi la finzione era a beneficio di entrambi: tutti e due sapevano che ad attenderli non ci sarebbe stato nient'altro che le solite cose, le solite difficoltà. Ma dipingere un quadro più roseo, più positivo, li aveva spesso e volentieri aiutati a non lasciarsi schiacciare dal peso delle incombenze quotidiane per la sopravvivenza.

Adesso le cose non erano tanto diverse. Solo la bugia aveva cambiato la sua funzione e Clint non aveva intenzione di cascarci volontariamente. Non stavolta.

Barney parve sorpreso dell'appunto del fratello e lo sguardo che gli stava puntando addosso andò intensificandosi, facendo più duro ed ostile. Clint seppe allora di averlo colto in fallo.

“Dove si nascondono quell'Idra?” Ripeté, scandendo le parole una ad una.

“Non te lo dirò,” ribadì tenacemente l'altro.

“Ce lo dirai lo stesso, alla fine,” Natasha era intervenuta col suo solito tono pragmatico e tranquillo. Come se non avesse avuto neanche mezzo dubbio su come si sarebbero concluse le cose.

“Questo è tutto da vedere,” puntualizzo Barney.

Bastò che uno dei ribelli più agitati premesse per sbaglio il grilletto, che la deflagrazione dello sparo rimbombasse sulle pareti, che le reazioni dei compagni si innescassero a catena, perché il caos più completo scoppiasse tra le quattro mura.

 

*

 

Si portò una mano alle labbra che sanguinavano, maltrattenendo una smorfia contrariata.

Fece scorrere pigramente lo sguardo sui corpi sparsi per il pavimento: alcuni ancora si lamentavano, altri erano irrimediabilmente rigidi e in fissa del soffitto.

Si decise a guardare altrove, a scavalcare il cadavere che le ostruiva il passaggio per raggiungere Clint.

L'arciere era inginocchiato per terra, impegnato ad attorcigliare una spessa corda attorno ai polsi di Trickshot. Non era molto sicura di aver capito chi avesse colpito chi nella baraonda che era esplosa dopo il colpo accidentale sparato dai uno dei banditi dell'abbazia, e in tutta sincerità non le importava neanche granché. Quel che contava era che erano riusciti ad avere la meglio.

Neanche quello la sorprendeva. I ribelli erano vistosamente mal organizzati, attrezzati con armi vecchie e a malapena ancora funzionali, spade scheggiate, pugnali che non tagliavano più, pistole a corto di polvere da sparo. L'aveva capito fin dal loro primo incontro – da quando Trickshot l'aveva convocata per assegnarle il compito di rintracciare suo fratello – che la loro forza stava nelle apparenze, che era tutta una questione di scena. Peggiore fosse stata l'impressione che avrebbero provocato, migliore il risultato. Persino la lega dell'Idra doveva essersi lasciata persuadere dall'efficienza di quel manipolo di criminali, o forse dalla fama che si erano conquistati nelle regioni costiere... ma terrorizzare contadini, allevatori e lavandaie e convincerli ad abbandonare le proprie case era ben diverso dal portare a termine una congiura ai danni della monarchia. Tutti i nodi erano venuti al pettine e anche Trickshot doveva averlo capito. Forse se n'era accorto molto tempo prima e aveva deciso di imbarcarsi comunque in quell'impresa disperata: anche se i traditori avessero avuto la meglio, Natasha sospettava che i banditi non ne avrebbero ottenuto niente. Magari solo il permesso di poter scatenare le loro scorribande in giro per il regno senza che l'esercito corrotto alzasse un dito per fermarli o almeno fingere di farlo.

“Pensi che l'informazione sia valida?” Gli chiese mentre Clint si rimetteva in piedi trascinando con sé il fratello.

Lo scontro aveva impresso lividi, ferite ed escoriazioni sui volti di entrambi. Così conciati le sembrarono ancora più simili del solito.

“Non lo so,” ammise Clint con una leggera scrollata di spalle.

Lo guardò mentre passava in rassegna il caos che imperversava tutt'intorno, ma le parve anche sollevato.

“Sarebbe utile che parlassi,” mormorò Natasha, rivolgendosi direttamente a Trickshot.

Durante le varie colluttazioni, lei stessa aveva messo all'angolo uno dei ribelli e questi per disperazione si era messo a gridare di un presunto nascondiglio dell'Idra nelle cripte della cattedrale della città. Natasha non aveva avuto il tempo di registrare la reazione sul volto di Trickshot per accertarsi che ci fosse anche solo un vago fondamento di verità nell'informazione, ma in ogni caso quello spiraglio li aveva esortati a velocizzare le operazioni e a porre rapidamente termine al pandemonio furibondo che aveva distrutto completamente la redazione del giornale.

L'odio deformò i tratti del volto dell'uomo che per tutta risposta le sputò ai piedi per rivendicare ancora una volta l'orgoglio del proprio silenzio.

“Cosa cazzo sei, adesso? Un fottuto cammello?” Clint lo scosse come per rimproverarlo. “Comunque,” riprese, “non lo so. Ma è l'unica traccia che abbiamo.”

Natasha ne prese atto annuendo una sola volta e lo aiutò a recuperare le frecce che erano saettate un po' ovunque durante lo scontro e che erano andate a conficcarsi nelle pareti, sul pavimento, più frequentemente nei corpi vivi o morti che tempestavano la stanza.

“Lady Carter e i suoi uomini sono usciti dalla tesoreria,” lo informò a mezza voce dopo aver lanciato una rapida occhiata fuori dalle finestre aperte. Dovevano essere riusciti a neutralizzare i banditi nascosti nella sartoria – il contrafforte nemico caduto per ultimo.

Gli restituì le frecce e lo guardò rimetterle nella faretra prima che mandasse avanti il fratello, giù per le scale e al piano inferiore. Li seguì silenziosamente, rinfoderando a sua volta i coltelli con cui aveva combattuto, ancora sporchi di sangue.

L'aria fresca della notte li accolse non appena furono in strada a raggiungere Lady Carter e il manipolo di membri dello Scudo sopravvissuti all'imboscata dei banditi.

“Barton, Romanoff,” li accolse la donna, i capelli arruffati e il volto sporco di polvere e sangue. Indossava vestiti da uomo ma non appariva meno femminile o elegante, “sono contenta di vedervi.”

Annuirono entrambi mentre Natasha occhieggiava con discrezione le espressioni stravolte degli uomini e le donne usciti indenni dalla sparatoria.

“Il colonnello ha bisogno di rinforzi,” spiegò rapidamente Clint, “ha detto di farsi vedere all'ingresso delle scuderie.”

“Vi conviene stare attenti,” si sentì di dire, “il principe ha messo a disposizione dell'ordine non so che diavolerie per tenere indietro la folla.” Non era ancora riuscita a trovare una spiegazione per la nebbia bianca che avevano visto avvolgere l'ingresso del palazzo reale poco prima, ma era possibile che la zona fosse più pericolosa adesso di prima.

“Faremo attenzione,” convenne Lady Carter, vistosamente occupata a non lasciare che la preoccupazione trasparisse troppo vistosamente sul proprio viso. “Voi...”

“Andiamo a recuperare lord Phillip,” decretò Clint in tono talmente deciso da scoraggiare qualsiasi accenno a proteste o disaccordi. “Secondo i ribelli, l'Idra è nascosta nelle cripte della cattedrale.”

Gli occhi della donna parvero sgranarsi un poco prima che la sorpresa si riassorbisse sul suo viso.

“Grant è un traditore,” aggiunse l'arciere. “Se non ci diamo una mossa potrebbero ucciderlo per rappresaglia.”

Lady Carter annuì gravemente.

“Manderemo rinforzi non appena ci sarà possibile,” assicurò prima di far cenno ai suoi di prendere la strada più sicura per le scuderie. “Fate attenzione anche voi,” li mise in guardia a sua volta, “e grazie.”

Li guardò entrambi negli occhi perché registrassero la portata della sua gratitudine e si allontanò prima di una qualsiasi risposta.

“Se me lo dicevate prima che c'è gente del genere allo Scudo, ci avrei fatto un pensierino,” commentò caustico Trickshot.

“Sta' zitto. Ti pare il momento?” Clint lo scrollò di nuovo. “Diamoci una mossa.”

Si avviarono lungo la strada deserta, l'alto campanile della cattedrale che li osservava silente dal cielo nero.







Note: come avrete capito la trama ha preso il sopravvento (insieme alla mia logorrea *cough cough*), ma spero non sia troppo noioso. Il prossimo passo sarà recupera lord Phillip... tanta azione e un punto di vista inedito. Ma non anticipo nient'altro!
Ancora grazie a chi continua a seguire la storia e a commentare, e alla mia beta-socia Eli perché essere Clintasha trash in due è sempre più divertente.
Alla prossima settimana!
(◡‿◡✿)
  
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