“Siamo tornati.” fece John.
Ma Sherlock era sulla scrivania con le mani sotto il mento, gli occhi chiusi a pensare.
Eva lo fissò un po’ incuriosita, ma poi chiese a John: “Voi una mano con la spesa?”
“Si, si grazie.” Cosi andò in cucina e aiutò il dottore.
Eva vide i tanti oggetti scientifici sopra al tavolo: microscopio da laboratorio, provette, liquidi e varie altre cose.
“Eeeeh… perché Sherlock ha il ‘piccolo chimico’ in formato adulto qui in cucina?” chiese un po’ incuriosita.
“Di solito fa dei esperimenti, a volte per risolvere un caso, a volte per noia o per… ‘passione’ diciamo cosi.” Spiegò John.
Lei si avvicinò e chiese: “E che tipo di esperimenti fa?”
“Sinceramente? Non lo la minima idea di quello che fa o quello che vede in quel microscopio.” Disse John con tono sconfitto.
Cosi Eva si avvicinò a quel tavolo un po’ schifata dicendo: “Ma questo è un dito umano?!”
John si girò, la guardò e disse con tono un po’ imbarazzato: “Si Eva, forse devo dirti una cosa riguardante Sherlock.”
Lei rimase stranita dicendo: “Che cosa?”
“Beh… ti ricordi quando ho detto che non devi toccare il frigo?”
“Si?”
“Ecco… l’ho detto perché lì a volte ci mette dei pezzi umani.” Disse John con un po’ di imbarazzo.
Eva aveva gli occhi fuori dalle orbite dicendo: “Cosa?”
“Si, lo so è un po’ stano ma è vero… perciò stai attenta a quello che trovi.”
Lei era confusa e disse: “Si, ma che cavolo se ne fa?! E poi… dove li trova?!”
“Beh… è una cosa un po’ complicata da dire ma in pratica lui…” cercò John di spiegare, ma in quel momento Sherlock apri gli occhi dicendo: “Ha, siete già arrivati?”
“Si, da 5 minuti fa per essere precisi.” Rispose John.
“Hai preso il pane e il burro?” chiese subito.
“Si, l’ho preso.”
“Bene.” E cominciò a digitare i tasti del potatile.
Eva guardò entrambi e non sapeva bene perché sentiva un po’ di tensione.
Prese il frappè (che aveva messo sul tavolo) lo appoggiò vicino al computer
Dicendo: “Tieni”
Il detective guardò il bicchiere con aria stranita e chiese: “Che cos'è?”.
“È un frappè. È come il gelato ma sciolto.” Spiegò Eva.
“Bevilo, è buono.” Aggiunse John finendo di mettere a posto la spesa e sedendosi sulla sua poltrona.
“Magari più tardi.” Rispose lui lavorando al computer.
Eva lo guardò strano e John sopirò e rimasero muti.
“Quando siete andati a perdere un frappè?”
“Beh… sicuramente siete pari. Quello che ho bevuto era molto dolce, come se avessero usato una barretta di cioccolato a late Milka. Anche se della mia gelateria che andavo spesso in Italia il frabè è molto buono e dolce. Ma una volta in un'altra città per uno sprecatolo teatrale per la scuola, dopo lo spettacolo siamo andati a predaci un gelato e io avevo preso un frabè sempre al cioccolato perché non avevo voglia del gelato. E li era un po’ più amaro.”
Sherlock annui ma tutte e due avevano l’impressione che non li stava ascoltando.
“E di cosa avete parlato?” Chiese Sherlock un po’ più interessato.
Lei rimase un po’ sorpresa ma cercò di spiegare; ma in quel momento le vibrò il cellulare, lo prese dalla tasca, vide il numero, sopirò dicendo: “Scusatemi, è mio padre, devo rispondere.”
E andò verso in camera di John.
Quando furono da soli, Sherlock prese il frappè, prese un sorso dalla cannuccia e rimase sorpreso: “Frutti di bosco?”
“Già, le ho detto che non sapevo che gusto potrebbe piacerti, cosi ha preso uno che piaceva sia a me che a lei…”
“Cosi se a me non mi fosse piaciuto, potevate berlo voi due più tardi.” Fini Sherlock.
“Esatto.”
“Astuta.”
“Ti piace?” chiese l’amico.
“No, troppi coloranti e agenti chimici. Mettilo in frigo, cosi potete pero più tardi.” Rispose Sherlock appoggiando il frappè.
John sopirò e disse: “Prima di salire abbiamo visto la signora Hudson. Stavamo raccontando il perché Eva era qui ma ha mentito raccontando che ero suo zio e non ho detto niente.”
“E perché hai mentito?” chiese Sherlock.
“Perché non voleva raccontare la sua storia per non avere la sua compassione. E io sono stato al gioco perché mi sembrava giusto farlo.”
“Gentile da parte tua.” Rispose l’amico con indifferenza.
John rimase sorpreso dalla sua reazione e lo rimproverò con tono serio:
“Sai Sherlock, io l’ho conosciuta solo oggi e devo dire che è davvero una ragazza straordinaria. Le ho parlato della mia esperienza di guerra, mi ha detto che la guerra è una cosa stupida e che è pacifista ma mi ha detto che ho fatto del bene. E poi sai cosa mi ha chiesto?”
“Cosa?” chiese lui.
“Perché io stavo con te.”
Lui rimase un po’ perplesso, si girò verso di lui dicendo: “Davvero?”
“Certo.”
“E che cosa le hai riposto?”
“Le ho detto che sei fatto così, di come sei arrogante, presuntuoso e molti altri tu difetti. Ma che mi hai aiutato tantissimo:” disse John con tono serio.
Sherlock era sorpreso, ma cercò di non dimostralo e non disse nulla.
“E secondo me, vuole conoscerti ma tu la ignori, e questo secondo me non è giusto.”
“Perché dovrei conoscerla? Tanto fra pochi giorni scoprirò chi è l’assassino e perché l’ha fatto. Quindi non c’è un motivo per conoscerla meglio.” Disse lui con sguardo inespressivo osservando lo schermo.
“Perché è molto più di quello che tu pensi!” rispose John quasi urlando e rimasero muti.
“Sherlock, Eva sta vivendo in un brutto momento che nemmeno lei sa cosa fare, e anche se non vivrà un'altra depressione ha sempre bisogno di conforto e sicurezza per sentirsi meglio. Ed è quello che sto cercando di fare ma tu, la stai proprio ignorando, e secondo me ci è rimasta male. E poi sei stato tu a chiedere se vuole stare da noi!” spiegò il medico con tono calmo ma con espressione arrabbiata.
“Gliel'ho chiesto solo per avere la sua testimonianza e la sua collaborazione al caso! Niente di più!” ripose Sherlock con tono irritato.
“E poi? Lei dove andrà? Che cosa farà? Che cosa succederà? A questo non ti importa?”
“No. Tanto ci penserà la polizia.”
John non disse nulla. Lo guardò male, Sherlock e il suo comportamento cosi insensibile verso Eva.
“Tanto è abituata.” Aggiunse l’amico rompendo il silenzio.
John rimase confuso dicendo: “Abituata a cosa?”
“A questo. Fin da piccola ha sempre parlato con gli adulti e ha capito il loro linguaggio, ha avuto diversi maestri di sostegno nel corso della sua vita. E in nove mesi di scuola si è talmente affezionata a loro per avere un rapporto di amicizia. Quindi sa già come farsi affezionarsi ad un adulto in fretta.”
“Ma non credo che lo usa come arma a suo piacimento.” Aggiunse John con tono convinto.
Sherlock non ripose e anche John e capi che il discorso era finito li.
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Notr della autrice:
E ecco il mio nuovo capitolo!
Spero che ti sia piacuta!
John che difende Eva e Sherlock
che la ingoria... come va avanti?
Lo so che è pasato un pò da l'utimo
capitolo ma siamo ancora in corso di copiare
e di corezzione.
Ma spero che vi sia piacuta
e rigrazio a tutti quelli che leggono e
recesicono e quelli che leggono
e non recesicono!
Vi grazio a tutti!
Alla prosima.