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Autore: Reo    13/02/2016    2 recensioni
(Shameless US AU!)
Mika sapeva che fare coming out in un quartiere come il suo poteva cambiarti la vita. Ma mai avrebbe pensato che una giornata avrebbe potuto cambiare lui.
“fanfiction partecipante al contest “Nothing’s only words””
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fedez
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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Linee rosse

  • Personaggi: Mika, Zuleika, Paloma, Yasmine, Fortuné, Lip Gallagher, Ian Gallagher, Fedez, ecc.
  • Coppia: SLASH
  • Prompt: One Shot Crossover: Mika+Shameless US
  • Genere: Slice of life
  • Rating: Arancione

La mattina era la parte peggiore. Peggiore del mezzogiorno in metro, delle prime file ad un concerto dei One direction, e il bancone di una discoteca in una serata "free bar". I suoi ci provavano in tutti i modi a tenere un po' di ordine. Ma suo padre doveva andare via alle sette, e sua madre non riusciva a tenerli tutti fermi. Perciò Mika tentava di consumare la tua colazione nel modo più tranquillo e umano possibile mentre i suoi fratelli facevano strage. Pensava che tutto quel casino fosse paragonabile solo a quello che facevano i Gallagher un po' più giù la strada. Ma loro compensavano maschi con femmine, lui invece era totalmente in spareggio. Solo suo fratello che poteva capirlo quando non ce la faceva più tra piastre, trucchi, reggiseni, e assorbenti, era il primo a litigare con le altre tre sorelle. O tutte e tre insieme. 
- Mamma! Il bagno è occupato da venti minuti perderò l'autobus. - 
- Yasmine, libera adesso il bagno o sarò costretta a toglierti l'auto per i prossimi due venerdì sera! - 
Un urlo di protesta si levò da dentro il bagno, e pochi minuti dopo ne uscì fuori una Yasmine furiosa, bellissima ma furiosa. 
- Non sono riuscita nemmeno a finire di truccarmi, tutta colpa di Paloma e la sua mania di occupare il bagno per mezz'ora! - disse irritata. 
- Non è colpa mia se ieri che mi dovevo lavare i capelli qualcuno lo ha occupato per ben 2 ore! - rispose folgorando con lo sguardo Zuleika, la quale le lanciò una ciambella dietro. La sera precedente c'era stato il suo ragazzo, e se lo sapeva la loro madre, erano tutti morti. 
- Perché non siete tutti come Michael? E' pronto da quanto? Un'ora? - 
Fortunè come sempre senza peli sulla lingua rispose prontamente: - Ma Michael è depresso, non dorme mai. - 
Ma la loro madre era troppo in ritardo per sentirlo, e Michael si ripromise di fargliela pagare cara. 
Lui non era esattamente depresso. Era stato un periodo difficile, pieno di incomprensioni con gli amici, e con i compagni. Tutto perché aveva fatto coming out nel momento e modo sbagliato. E che non poteva fare altrimenti. Un amico aveva visto la sua foto su un sito di incontri per ragazzi, e credendolo uno scherzo lo aveva fatto vedere a tutti. E quando Michael stanco di mentire aveva semplicemente ammesso la realtà dei fatti, si era scatenato il putiferio. Lui sapeva che la sua città non brillava per la sua tolleranza verso gli omosessuali, e minoranze etniche, specialmente il suo quartiere era tra i peggiori in cui nascere se eri gay. 
Ma sperava che da quando Mickey Milkovich si era dichiarato omosessuale, per lui ci sarebbe stata un po' più di pace. Purtroppo si era scordato che Mickey incuteva timore con uno sguardo, e alle parole passava ai pugni, e nessuno gli rompeva le palle. E lui invece era solo un ragazzino di liceo, alto quanto magro e con la stessa quantità di forza nei muscoli di una zucchina, marcia però. 
Per questo la scuola era diventata un incubo, internet era diventato un incubo, uscire di casa era diventato un incubo. Ed ogni volta che chiudeva gli occhi la scritta "FROCIO" sul suo armadietto lampeggiava nei suoi pensieri. Quindi doveva trovare modi per distrarsi. 
Con le sue sorelle non parlava, sembrava avessero preso male la notizia, ma non sapeva se perché non glielo aveva detto lui, o perché avevano qualcosa contro quelli come lui. 
Tirò un sospiro: se non poteva risolvere la situazione con gli altri, tanto valeva risolverla con le sue sorelle, e con le persone che gli stavano a cuore. 
Si avvicinò a Yasmine che stava cercando qualcosa nella borsa, le toccò il braccio e lei si girò di scatto, raggelando quando vide che era lui. 
- Sei comunque bellissima, anche senza trucco. - Provò a farla sorridere come riusciva prima. Ma lei fece una smorfia e girò i tacchi per andare da Paloma ed uscire di gran carriera da casa. 
Riuscì a beccare Zuleika mentre si metteva le scarpe, e gli si piantò davanti. 
- Dobbiamo parlare. - 
Zuleika si mise i capelli dietro le orecchie mordendosi un labbro. 
- Non mi pare il momento. - 
Mika sbuffò ridendo: - Non lo è mai. - 
La sorella limitò a sistemarsi le scarpe, e a prendere il giubbotto. 
- Scusami. - si limitò a dire uscendo di casa. 
Mika non sapeva più cosa pensare, le sue sorelle che lo trattavano in quel modo, quella strana scusa,  tutto che andava a farsi fottere. 
Si sedette con la testa tra le mani, e ci rimase per un po'. E fu così che lo trovò Fortunè appena uscito dal bagno. Nonostante fosse più piccolo di lui, gli voleva davvero bene come a tutti i suoi fratelli. 
- Ehi, come va? - gli chiese preoccupato poggiandogli una mano sulla schiena. 
- Bene, nonostante l'enorme cazzata. - 
- La cazzata la fanno quelli che non hanno capito un cazzo di te, e pensano di essere superiori solo perché a te piace qualcosa di diverso da loro. - 
Mika fu sorpreso dalla saggezza del fratello che aveva spesso e volentieri visto come il piccolo di casa da proteggere e mai come un confidente. 
- Solo che mi stupiscono le nostre sorelle. Dovrebbero essere felici che adesso avete un interesse in comune. - 
Mika rise, sollevato che almeno suo fratello era dalla sua parte, lo abbracciò per fargli capire la sua gratitudine, e l'altro ricambiò goffamente. 
Così li trovo la loro madre, che se non fosse stato per l'enorme ritardo avrebbe fatto una foto. 
Mika decise che sarebbe andato a scuola a testa alta quel giorno, avrebbe cancellato la scritta, e avrebbe mollato un pugno a chiunque avrebbe osato offenderlo ancora. Lui non era Mickey Milkovich, ma non voleva più sentirsi debole come prima. 
Attraversò il vialetto e nel mentre camminava vide i due fratelli Gallagher che uscivano di casa. Aveva tutta l'intenzione di continuare a camminare come se niente fosse, ma Ian lo salutò e gli fu vicino in poco tempo. Erano uguali per diversi aspetti, entrambi magri, alti, famiglia numerosa, gusti in materia di ragazzi. Eppure non erano mai stati più di tanto vicini, forse più da piccoli, ma con il tempo le cose cambiano. 
Lip rimase poco indietro, impegnato ad accendere una sigaretta con un accendino che non ne voleva sapere di funzionare. 
Ian lo guardò per qualche secondo, e poi decise di andare dritto al sodo. 
- Senti, mi dispiace per tutto quello che ti sta succedendo, l'ho saputo da Lip ieri e ci sono passato anche io. - 
Lip si avvicinò e gli fece un cenno di saluto. 
- Figurati, so badare a me stesso. - decise di rispondere secco. Apprezzava l'interesse di Ian, ma non voleva impietosire nessuno. 
- Sono serio, ti conosco sei un ragazzo forte e determinato, ma questa situazione è una gran merda. - 
Ian si bloccò qualche secondo per fissarlo e poi continuò: - Puoi tranquillamente fingere con chi vuoi, anche con te stesso, ma la verità è che uno schifo quello che fanno e che dicono nella nostra scuola, e finché ci saranno idioti come quelli in giro sarà uno schifo anche in questa città. - 
- Già. - si limitò a concordare Mika. 
- Devi prendere a pugni il capo. - aggiunse Lip. Ian lo guardò con rimprovero, e a Mika scappò una risata. 
- Grazie sempre per rovinare i miei bei discorsi, Lip. - affermò Ian infastidito. 
- Che bei discorsi, la diplomazia finisce dove inizia l'ignoranza. La legge del più forte! Darwin! Cristo, ma cosa vi insegnano nelle scuole americane oggi giorno. A come prendere in giro omosessuali e neri? - Mika rise ancora, ed Ian guardò il fratello come per trattenersi dal prenderlo a pugni. 
- In natura quando due membri della stessa specie entrano in conflitto, l'unico modo per risolvere e sconfiggere l'altro. In questo caso devi rompere il culo a Fedez. - 
Mika rabbrividì, il capo della cosiddetta banda di bulletti della scuola, era appunto lui, Fedez. Cattivo quando violento, e da poco diventato il suo tormentatore ufficiale. Avrebbe potuto scommetterci una gamba che era stato lui a scrivere "frocio" sul suo armadietto. 
Ian sbuffò ridendo. - Per quanto il mio discorso aveva molto più senso e retorica. Ha ragione, fatti valere, se non puoi con le parole passa ai fatti. - 
Mika strabuzzò gli occhi per il repentino cambio di soluzione, ripensò a quello che aveva pensato poco prima, al "mollare un pugno" a chiunque lo avrebbe infastidito. Ed adesso un nome ce lo aveva. Mika odiava risolvere le cose con la violenza, ma era allo stremo. E le persone quando sono disperate, arrivano a fare cose estreme. 
- L'unico problema è che tu pesi quasi due grammi e sei alto quanto un armadio, e lui è altro dieci centimetri ma picchia come un toro. - disse Lip. 
- In compenso non arriverà mai a colpirmi in faccia. - rispose Mika facendo ridere i tre. 

Qualche ora dopo il pensiero di prendere a pugni Fedez era scordato, ricoperto da varie ansie e preoccupazioni per gli esami di fine anno, le sue sorelle che non gli parlavano, e gli amici che sparivano appena voltava l'angolo. 
Arrivò davanti al suo armadietto dove campeggiava la ormai famosa scritta "frocio". Mika face una smorfia, ma poi preso dall'ispirazione, prese un pennarello indelebile dalla sua borsa, che in genere usava per catalogare alfabeticamente i suoi cd. E corresse la scritta. 
Lascio il "frocio" ed aggiunse. "Meglio frocio, che basso". Battuta da terza media, lo sapeva ma dubitava che il quoziente intellettivo di chi avesse per primo scritto sul suo armadietto fosse più alto della tavoletta di un gabinetto. Dopo aver posato il pennarello e chiuso accuratamente l'armadietto, se ne andò diritto verso matematica. 
Per tutta la lezione continuò a sorridere, sperando di riuscire a vedere la faccia di Fedez. 
L'unica cosa che vide invece appena uscito dall'aula per andare a pranzo fu l'armadietto di sua sorella Paloma. La scritta "PUTTANA" in rosso campeggiava sul verde del metallo, e non era difficile capire chi era stato a scriverla. 
Era stato un colpo basso ed inutile. Le sue sorelle non c'entravano nulla. Proprio in quel momento Paloma si avvicinò con un gruppo di amiche mentre ridevano e scherzavano, ma appena vide l'armadietto si bloccò fissando prima lui e poi ancora il suo armadietto. Poi si voltò e corse via in lacrime. 
Mika non ci vide più per la rabbia. Andò diritto verso il cortile doveva sapeva che lui e la sua banda si mettevano durante la pausa pranzo e per il resto delle ore scolastiche. Sentì la voce di Ian che gli diceva di calmarsi, ma ormai una furia accecante si era impadronita di lui. Finché era lui quello preso di mira, si poteva fare. Poteva sopportarlo. Ma mai osare toccare una delle sue sorelle, o suo fratello. Adesso aveva tutta l'intenzione di mandarlo all'ospedale. 
Appena arrivato in cortile, si indirizzò subito verso Fedez che fumava appollaiato su un muretto con gli amici attorno, forse non era l'idea migliore colpire il capobranco nel suo habitat, ma non gliene poteva importare di meno. 
Quando lo videro avvicinarsi Fedez iniziò a ridere, portandosi una mano a strofinare il braccio completamente ricoperto di tatuaggi e spegnendo la sigaretta. 
- A quanto pare hai chiesto a tua sorella se il mio uccello fosse davvero così... - 
Mika non gli fece finire nemmeno la frase che lo colpì direttamente sul naso. 
La mano gli fece male per l'impatto ma vedere Fedez a terra con il naso sanguinante ne valeva tutta la pena. 
- Brutto figlio di puttana. - urlò tra il sangue quello gettandosi addosso all'altro. 
Dopo poco furono attorniati da una folla di persone, ma loro facevano attenzione solo all'altro, in quel turbinio di urla, calci, pugni che aveva davvero qualcosa di furiosamente animalesco. 
Solo l'intervento di Ian, e Lip permise  alla rissa di sedarsi mentre tenevano lui fermo, e gli amici di Fedez tenevano fermo quello. 
Scapparono prima che i prof poterono arrivare, e la voce dilagò per la scuola. 
Ian e Lip lo accompagnarono a casa loro, e gli fasciarono le ferite, gli diedero una birra, e risero tutti e tre insieme. 
- Cazzo, non avevamo messo in programma che ti sbattesse per terra, lì ci arrivava alla faccia. - 
- Amico, anche se avesse voluto non gli ho dato il tempo nemmeno di avvicinarsi troppo. - 
Ian rise: - Merda, quel cazzone se la meritava una lezione. - 
- Tua sorella come stava? - poi gli chiese sinceramente preoccupato. 
- Se dopo sono andato a spaccargli il naso, ti lascio immaginare. - 
Rimasero a fumare e bere ancora un po', finché Mika non decise che poteva tornare a casa senza rischiare che sua madre capisse che non era rimasto a scuola. 
Salutò i due ringraziandoli e con il cuore pesante entrò in casa. 

Di norma appena rincasava le sue sorelle andavano verso di lui per raccontargli la loro giornata. Non sapeva nemmeno perché lo facevano. A volte era perché volevano sentire un parere diverso, altre perché dicevano che dava buoni consigli. 
Quel giorno quando rientrò in casa, come molti giorni prima di quello le sue sorelle non gli andarono in contro. 
Sospirò sconsolato, e decise di fare lui la prima mossa. 
Andò verso la camera che le sue tre sorelle condividevano, sapeva che sarebbero state tutte lì, e bussò. Passò qualche secondo e nessuna risposta, ma il brusio che poco prima proveniva dall'interno, si era quietato. Qualcuno aprì la porta: Era Paloma, che guardandolo si mise le mani sulla bocca. 
Mika sapeva di essere conciato male, ma non pensava così tanto. Gli venne da ridere, e la sorella gli rivolse uno sguardo carico di rabbia. 
Gli si gettò sul petto dandogli pugni, e nascondendo il viso contro il suo corpo. Tra i singhiozzi riusciva a riconoscere parole scollegate come "Preoccupata", " Idiota, e parolacce varie prese da diverse lingue. 
Le altre due sorelle gli furono subito dietro, Mika le guardò entrambe, sembravano anche loro a metà tra il sollevato, ed il colpevole. 
Quando Paloma si fu calmata, tentarono di scusarsi tutte e tre, ma Mika tagliò corto. Non c'era bisogno, dispiaceva anche a lui non averlo detto prima, aveva voluto, ma era troppo impaurito da come avrebbero reagito tutti. Le sorelle ammisero solo di non aver saputo affrontare la situazione, erano solo rimaste ferite dalle sue bugie continue, ma lui restava il loro fratellino, e non si perdonavano l'averlo abbandonato nel momento del bisogno.
- Adesso ho davvero bisogno di voi, e ci siete. Quindi tutto perdonato. - 
Si abbracciarono come una volta, quando erano piccoli quando tutto era un gioco, e i litigi si risolvevano con una risata e un abbraccio. Quando non c'erano rancori. 


Ormai tarda sera, Mika era a letto con un libro. La copertina rovinata perché comprato ad un mercatino dell'usato che vendeva solo due tipi di oggetti: rubati, o usati degli usati. Alcune frasi erano state sottolineate un pastello rosso, frasi che sembravano piacere al precedente proprietario, ma che urtavano solo la sensibilità e l'attaccamento ai libri di Mika. Mai toccare un libro in modo indelebile. Mika sentiva quelle linee in rosso come ferite personali, la purezza di quel libro, le pagine in bianco e nero come tasti di pianoforte, il loro equilibrio spezzato da quei segni in rosso. Anche lui avvertiva le sue ferite mentali, ed ora anche fisiche come linee di pastello rosso. Ma adesso sentiva di poterci convivere ancora un po', come sopportava quelle tracce rosse perché amava quel libro. Poteva sopportare anche le sue linee rosse, perché amava la sua vita. 
Ma ad un certo punto sentì qualcuno che bussava alla sua porta. Si alzò convinto fosse suo fratello, ma poi si ricordò che quella sera sarebbe rimasto a dormire a casa di un amico. La aprì comunque tranquillamente, senza aspettarsi che una figura poco riconoscibile nel buio della notte, si fiondasse in camera sua, facendolo cadere con una spinta sul pavimento, e chiudendo la porta dietro di lui. 
Mika si sentì prendere dal panico, e non capiva chi o cosa fosse entrato finché non gli si avvicinò e riconobbe i tratti di Fedez. 
Prima la confusione poi la paura si fece largo nella sua mente. Come era riuscito ad entrare? Stava per alzarsi per prendere la mazza da baseball poco lontana, ma una mano lo bloccò al pavimento. 
- Fermo, o ti spacco la faccia. - 
Mika si raggelò sul posto, ma riuscì a trovare la lucidità 
- Come sei entrato? - gli chiese
Fedez rise
- Finestra del bagno, dovreste imparare a lasciarla chiusa di notte. E' facilissimo arrampicarsi, e poi sono già stato in questa casa. - 
Mika ricordò quando da piccolo una volta sua madre organizzava le loro feste in casa, e invitava sempre vari bambini del quartiere, compreso il ragazzo che aveva pestato lo stesso giorno. 
- Che cazzo vuoi? - 
- Una piccola rivincita. - 
E senza preavviso gli si attaccò alle labbra, baciandolo senza nessuna dolcezza o delicatezza. 
Mika lo staccò non senza qualche sforzo e lo guardò sconvolto. 
- Questo cosa significa? - disse senza capire esattamente cosa stesse accadendo. 
- Un esperimento. - ridacchiò l'altro con il naso ancora tumefatto. 
- Esperimento? Prima mi rendi la vita un inferno, insulti mia sorella, e poi ti presenti a casa mia e mi baci in piena notte? - 
- Hai dimenticato la parte in cui ti faccio il culo. - 
- Semmai dove ti faccio io il culo. - 
- Nei tuoi sogni. Dovresti guardarti in faccia, amico. - 
- Dovresti guardare la tua di faccia, amico. - 
Ci fu qualche secondo di silenzio, poi Fedez scosse la testa. 
- Ho sbagliato a venire qui. - 
- Già. - acconsentì Mika. 
Fedez gli tese la mano per aiutarlo ad alzarsi e Mika lo guardò male. 
- Immagino di essermi precluso ogni possibilità con te. -  
- Sai essere uno stronzo non ha aiutato a fartela avere. - 
- Non per tutti è facile sai, essere loro stessi. - 
- Non lo è per nessuno, eppure qualcuno prende il rischio. - 
Fedez sorrise, distogliendo lo sguardo. Mika non riusciva a credere che lo stesso bastardo che gli aveva dato il tormento fosse anche quello che adesso gli chiedeva una possibilità. 
- Beh ci si vede. - 
E senza che Mika potesse reagire riuscì dalla porta come era rientrato, mentre il ragazzo restava in piedi senza parole. Poi all'improvviso si avvicinò alla sua di finestra giusto per vederlo allontanarsi.  
- Non ti ricordavi la mia camera, giusto? - disse abbastanza forte perché lo sentisse nel silenzio della notte. 
Fedez si girò e gli sorrise ancora per poi voltarsi ed andare via. 

Mika si mise a letto, ripensò alle linee rosse sul suo libro usato, all'essere se stessi, a quelli che sono spaventati, a quelli che non ci riescono, a quelli che piangono e di notte non dormono ma di giorno ridono, a quelli che si baciano di nascosto ma poi si odiano, a quelli il cui sangue macchia le strada perché nelle vene non ci può stare. Pensò a chi si contraddice, a chi si ama, a chi ama,  a chi è arrabbiato senza motivo, e a chi ha un motivo per arrabbiarsi ma non lo fa. Pensò alla sua famiglia, alle sue sorelle che prima non gli parlavano, e a suo fratello piccolo ma saggio, a sua madre che si faceva in quattro per tutti a lavoro e a casa, e a suo padre che andava a lavorare la mattina e tornava stanco. Pensò ai Gallagher, al suo quartiere, a Fedez, e pensò a lui. E pensò che le sue linee rosse ormai non erano più imperfezioni, ma lo rendevano unico, come la sua copia del libro, che tra milioni era unica con le frasi sottolineate da un vivo color rosso. 








NOTE: Grazie mille a chi ha recensito, letto, messo tra i preferiti l'altra oneshot! Spero questa vi possa piacere, e vorrei dire che io non sono una perfezionista, ahimè, e appena finita questa oneshot magari mi sarà sfuggito qualche orrore grammaticale, e chiedo scusa in anticipo ma ci tenevo a pubblicarla il prima e possibile. Il rating è arancione per il linguaggio e alcune scene magari cruenti, ma immagino che per chi è appassionato di questa stupenda serie televisiva questa oneshot è una carezza a confronto. 

Alla prossima!
   
 
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