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Autore: Ester96    14/02/2016    1 recensioni
Può un cacciatore diventare preda? È quello che succede a Drake, migliore cacciatore di mostri del suo villaggio. Toccherà a Jenny, sua amica d'infanzia, farlo tornare umano. Questo sarà l'inizio di un viaggio incredibile e pieno di ostacoli alla ricerca della stella viola, leggendario fiore dai poteri prodigiosi, in grado di aiutarla. Ma esisterà veramente? O la stella viola è solo frutto di dicerie popolari?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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Jenny fece appena in tempo ad afferrare le sue doppie lame che il mostro la colpì con forza, scaraventandola fuori dalla grotta; atterrò sulla neve fredda, sprofondando di un metro buono, la ragazza ringraziò che l'effetto della bevanda calda non si fosse ancora esaurito, poi si rialzò ad affrontare a viso aperto il suo rivale che stava uscendo possente dalla caverna, il suo manto bianco risplendeva alla luce della luna, le enormi ali rendevano la creatura ancora più maestosa e le zanne arancioni frementi mostravano tutta la sua collera, impossibile non riconoscere il Barioth, anche noto come Diavolo bianco. Il mostro caricò, avventandosi sulla cacciatrice, Jenny balzò di lato evitando le saette arancioni che le erano sfrecciate affianco; non era la prima volta che la ragazza affrontava un Barioth, sapeva come agire, bisognava aspettare che si stancasse per colpire, se no si veniva travolti dalla furia della bestia. Il Barioth si voltò frustando l'aria con la coda e la caricò nuovamente sfoderando gli artigli, la cacciatrice però si slanciò in tempo di lato, atterrando agilmente; il mostro si fermò qualche secondo, ma furono sufficienti, Jenny attaccò la sua ala sinistra, le lame delle doppie spade sfrecciarono fulminee scintillando nella notte, poco dopo le punte sull'ala del Diavolo bianco si ruppero facendo scivolare in avanti la bestia, che ruggì la sua ira; la fiera eseguì un imperfetto schianto a rotazione che però bastò per colpire la cacciatrice ad una gamba, che si congelò, facendola cadere pesantemente. Supina osservò per un secondo il cielo sopra di lei e i fiocchi di neve cadere placidi, poi si rialzò col busto vedendo davanti a sé il Barioth che si avvicinava lentamente, sembrava quasi avere un ghigno beffardo sul muso. La creatura la prese in pieno, scagliandola vicino alla grotta, il suo corpo sbatté sulla roccia nuda, ma per fortuna l'elmo attutì un forte colpo alla testa, che altrimenti sarebbe stato fatale; la cacciatrice si accasciò vicino alla parete di pietra, la vista le si era annebbiata, la schiena e la testa le dolevano da morire, ma riuscì lo stesso ad avvertire una presenza davanti a lei, era piccola e tremolante, era Mais che la fissava preoccupato.
Il felyne le toccò il volto con una zampa e lei sentì il freddo dei polpastrelli sulla sua guancia, Jenny riprese controllo di sé velocemente e ringraziò con lo sguardo il felyne che le aveva portato la sua borsa con gli oggetti, afferrò subito una pozione bevendola d'un fiato, poi prese un pulitore e lo versò sul ghiaccio che si frantumò lasciandola finalmente libera; la caccia riprese e mostro e cacciatrice continuarono a danzare a lungo sotto il cielo terso di quella notte, ormai Jenny era implacabile e mandava a segno ogni colpo studiato con attenzione, anche le punte dell'altra ala si ruppero e la bestia divenne sempre più sgraziata e imprecisa, poco dopo la ragazza recise nettamente la coda del mostro che bagnò di sangue scarlatto e ribollente la candida neve. Il Diavolo bianco, ormai messo alle strette, era diventato sempre più aggressivo e disperato, così Jenny riuscì a prenderlo di petto e conficcò una lama nella spalla del Barioth, recidendone un nervo fece cadere di lato l'animale, che ruggì straziato, con l'elsa dell'altra spada Jenny colpì ripetutamente le sue zanne ambrate che si spezzarono in grosse schegge arancioni. Il mosto era giunto allo stremo, aveva ormai rinunciato a combattere quando ricevette il colpo di grazia che pose fine alla sua sofferenza. Jenny scalcò la sua carcassa, lo faceva sempre una volta abbattuto un grosso mostro, anche se i materiali non le servivano, per lei significava avere rispetto verso il suo avversario; negli ultimi momenti del combattimento si era slogata una spalla e sentiva del sangue colarle lungo un polpaccio, ma con l'adrenalina in corpo non aveva avvertito nessun dolore, ora però ne risentiva, bevve un lungo sorso di super pozione e si sentì rinata. Stava albeggiando quando Jenny tornò alla grotta con Mais, dormirono qualche ora e poi ripartirono.
 
 
« Non dovremmo avvisare il villaggio della sua impresa? Ora tutti potranno tornare alle miniere. »  
Mais teneva il passo dietro a Jenny che camminava spedita seguendo la lancetta della sua bussola. 
« Non ti preoccupare, ho detto al capo villaggio di salire alle miniere tra due giorni, se avessi abbattuto la bestia avrebbe trovato il suo cadavere lì da qualche parte, se no... avrebbe trovato il mio. »
Mais deglutì, rimanendo in silenzio.
I due compagni continuarono a viaggiare attraverso le Thonarin, osservando paesaggi che non avrebbero mai pensato di vedere, passarono al fianco di grandi pilastri di ghiaccio, che riflettevano la luce solare frammentandola in mille colori, fecero il bagno in fonti termali da cui si innalzavano fumi candidi e caldi, varcarono strette gole di montagna, finché finalmente cominciarono la discesa dalle alture andando ad avvicinarsi sempre più a un clima tiepido, la neve lasciava il posto alla vegetazione, e i venti smisero di soffiare. Quando furono neanche a 100 metri d'altezza il panorama che si mostrò loro fu d'incredibile bellezza, Jenny accarezzò Mais ed indicò davanti a sé.
« Quella che si stende immensa davanti a noi è la foresta Diarasis, ne ho sentito parlare spesso dai cacciatori più navigati, tutto il lato ovest è sotto il controllo della Gilda, sentieri battuti e punti di ristoro sicuri; mentre il lato est è lasciato a se stesso e completamente selvaggio. Vediamo se siamo fortunati. »
La ragazza prese in mano la bussola e la guardò.
« Mi sa che qualcuno lassù ce l'ha con noi. Incrociamo le dita per il futuro e avanziamo, ci metteremo qualche giorno ad attraversarla. »
Nonostante la pessima notizia al felyne si illuminarono gli occhi, sicuramente il clima della foresta era il più adatto a lui di qualunque altro e non poteva che essere felice di avventurarcisi.
Si tuffarono tra gli altissimi alberi del luogo senza pensarci due volte, quelle piante crescevano di molto in altezza poiché facevano a gara per raggiungere e catturare quanti più possibili raggi del sole, e ciò conferiva una fresca penombra al sottobosco che stavano attraversando Jenny e Mais.
L'umidità presente faceva crescere molti funghi qua e là, di solito di un colore arancione chiaro con delle macchie azzurrine che si illuminavano al buio, i rampicanti si arrotolavano sinuosamente attorno ai grossi tronchi, formando forme geometriche stravaganti, e spesso si potevano incontrare cespugli pieni di bacche che davano l'idea di essere succose e gustose.
Jenny raccolse un frutto di bosco è proprio mentre era distratta ad assaggiarlo sentì una lama appoggiarsi alla sua gola e una mano bloccarle le braccia; sentì il panico crescerle dentro e cercò di divincolarsi dalla stretta ferrea, ma più si muoveva più la lama le affondava nella carne.
« Ma guarda, sei proprio una tipetta combattiva. »
Era un uomo a tenerla stretta.
« Se non ti dai una calmata la mia lama finirà per tagliarti la gola. »
Jenny percepì delle gocce di sangue colarle lungo il collo e si bloccò di colpo, respirò affannosamente e si guardò intorno cercando di individuare Mais, ma era completamente sparito.
La ragazza fissò davanti a sé e vide apparire un altro uomo con un gran sorriso sul volto, era alto e ben piazzato, con i capelli mori che scendevano morbidi fino alle spalle, la carnagione era olivastra ed era vestito con una casacca di tessuto, segno che non poteva essere un cacciatore.
« Salve signorina » l'uomo fece un breve inchino « mi chiamo Dominik e il mio amico affianco a te è Ignis. 
Benvenuta nella parte del mondo più selvaggia e cattiva! »
Dominik si avvicinò alla ragazza e le prese il volto tra il pollice e l'indice, ispezionandola.
« Sei proprio carina sai? »
Guardò il suo compagno mentre Jenny quasi ringhiava dalla rabbia.
« Con questa ci fruttiamo un bel po' di denaro. Cerca di non rovinarla troppo. »
Ignis rise con la bocca attaccata all'orecchio della ragazza e sussurrò : « Cercherò di trattenermi. »
Dominik si allontanò di nuovo e la guardò allargando le braccia.
« Anche noi siamo cacciatori, sai? Ma non di mostri, no no no. Ci piace chiamarci cacciatori di teste, viviamo grazie al traffico di schiavi. Quando senti che un cacciatore scompare non è sempre colpa dei grossi mostri. » 
Un sorriso obliquo comparve sul volto del moro, mente su quello di Jenny appariva sempre più il terrore; la ragazza deglutì, purtroppo in questa situazione le sue doppie spade non servivano proprio a niente, tutte le armi per combattere i mostri ferivano solo questi, gli esseri umani non ne venivano neanche scalfiti, forse se venivano colpiti dalle armi più grosse, tipo lo spadone, l'urto poteva fargli fare un volo di qualche metro, ma non era questo il suo caso.
« Pensavo che il commercio degli schiavi fosse morto almeno un secolo fa. » cercò di difendersi Jenny.
« Nella parte del mondo civilizzato, forse, ma qui » Dominik indicò il terreno con l'indice « siamo delle terre selvagge, nella parte del mondo dimenticata dall'umanità, qua può accadere qualsiasi cosa. All'estremo di queste terre c'è una bellissima città fondata da vari criminali, mai segnata sulle mappe, lì la schiavitù è ancora di moda, e ti dirò di più, anche ben retribuita. »
Con un movimento rapido e preciso, di chi l'ha fatto già mille volte, Ignis mise delle manette ai polsi di Jenny e la spinse in avanti.
« Poco più avanti c'è il nostro accampamento, ci fermeremo lì per questa notte, continueremo la nostra caccia domani, mentre marciamo per la nostra città. » 
A quel punto Jenny si era rassegnata a credere che davvero qualcuno lassù li odiasse, come il dio del mare può odiare un naufrago, e cominciò a camminare dietro a Dominik, mentre Ignis le si affiancò tenendole fermamente il braccio destro, la ragazza lo scrutò di sottecchi, anche lui era alto e ben piazzato, ma a differenza del compagno la carnagione era chiara, i capelli erano corti, biondi e spettinati, tra i quali spuntavano degli occhiali da aviatore. 
Mentre le tre figure si allontanavano, un felyne nascosto tra i cespugli tremolava e ripeteva tra sé quasi ossessivamente : « Ora che faccio? Ora che faccio? Ora... »
 
 
 
Si muoveva con passi sempre più decisi e veloci nella steppa, la sua sciarpa nera, che gli si avvolgeva fino al naso, era catturata dal vento e si muoveva elegantemente dietro di lui; legò sempre più stretta la spada lunga che portava sulla schiena, per paura che si staccasse.
Aveva ancora molta strada da percorrere, ma il suo obbiettivo era fin troppo importante, era venuto a sapere che un tipo di mostro mai visto prima era apparso misteriosamente, si diceva fosse una bestia nera e alata e lui era fermamente convinto che sarebbe stato il primo cacciatore ad abbatterla. Nel suo villaggio era già una leggenda, ma dopo questa caccia chiunque avrebbe conosciuto il suo nome, o per meglio dire, il suo soprannome, perché tutti lo chiamavano Spettro. 
  
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