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Autore: Mirokia    15/02/2016    1 recensioni
Lo vidi correre dietro il pallone nella direzione opposta. Diego bestemmiò ancora e gli urlò di fermarsi e Michele pensò che stesse impazzendo. Forse era così. Ma ero così cieco, così impotente, e fui l'unico a non urlargli di fermarsi. Pensai anche di correre con lui e farmi passare la palla, ma in fondo lo sapevo che voleva correre da solo.
[Storia di un "io" che si perde in un così chiamato "amore"]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Contromano








Prologo





Mio fratello è piegato sui cassetti della sua libreria da più di dieci minuti, in cerca di qualcosa che, a detta sua, dovrebbe sapermi aprire gli occhi.
«Era qui la settimana scorsa», dice come in una sorta di auto convincimento, «E’ per questo che ti ho fatto venire»
«Cioè, mi hai fatto fare due ore e passa di macchina solo per mostrarmi qualcosa? Non potevi mandarmi una foto?» gli chiedo decisamente innervosito, il mio carattere che non ha preso alcuna svolta positiva: se possibile è peggiorato.
«Una foto non è come averla tra le mani. E poi, dai, avrei fatto una foto alla foto? »
«E’ una foto? Senti, fai prima a dirmi che avevi una voglia matta di vedermi, me la prendo di meno»
«Lo sai che ho sempre voglia di vederti. Sono incompleto senza di te» Loris interrompe per un paio di secondi la sua ricerca, il tempo di inclinare il capo verso di me e rivolgermi uno dei suoi soliti sorrisi, quelli che ho sempre invidiato e che mi riportano nelle narici l’odore dell’erba su cui eravamo soliti giocare, inseparabili, o sulla lingua il sapore della torta panna e fragole, la preferita di entrambi, o sul cuore il doloretto che sole farsi sentire ogni qualvolta mi capiti di toccare coi pensieri il passato.
«Manchi anche ad Antonio», aggiunge tornando a trafficare con sempre meno pazienza. Ed è dura farla perdere a lui.
«Non ci credo neanche se lo vedo», incrocio le braccia convinto, poi perdo la pazienza anche io. «Ma vuoi una mano? »
«Trovata!» esclama finalmente tirando fuori dal cassetto un cartoncino neanche troppo piccolo che però faceva da pavimento a tutti gli altri documenti e aveva lo stesso color panna della base del cassetto. Loris si tira su dolorante e mi porge il cartoncino, che in realtà ho riconosciuto immediatamente. Sul fronte reca una scritta dorata, “Carminio calcio, annata 1990”, e so già bene cosa mi aspetterà non appena aprirò il cartoncino.
«Grazie», dico facendo per mettermelo sotto l’ascella.
«No, aprilo»
«So cosa c’è dentro»
Loris mi sfila il cartoncino dal braccio e me lo porge una seconda volta, scuotendo leggermente il capo alle mie mani che impercettibili tremano.
«Hai 25 anni. Un po’ troppi per fare ancora finta di niente, non pensi? Ma non ti sfinisce mentire dalla mattina alla sera? Non sarebbe ora che prendessi una decisione nella tua vita? »
«Lo sai che non lo farò» Dico rassegnato, occhi sulle mie mani. Mio fratello batte un piede per terra.
«Quanto vorrei prenderti a pugni»
«Mi servirebbero. Magari con una botta un po’ più forte entro in coma e mi sveglio che sono un altro»
Lui si schiarisce la gola, come a volermi dire di piantarla di parlare a vanvera, e allora io schiocco la lingua e mi lecco il lato della bocca in un sorriso sghembo e falso, poi apro il cartoncino rivelando la foto. La mia vecchia squadra di calcio. Undici diciassettenni o quasi, tutti pronti a spaccare il culo alle città avversarie in campionato, con l’idea che le amichevoli fossero solo delle grandi buffonate, e che l’importante era la competizione pura, gli sguardi d’odio tra i due attaccanti nemici, la vittoria schiacciante, la gloria sulla regione. Solo sulla regione, ancora non eravamo in grado di sperare di arrivare più in là. Oltre a noi undici, posavano con noi le due riserve di cui a malapena ricordavo il nome e il nostro allenatore, che poi sarebbe mio padre. Adesso fa l’arbitro, in giro per il Piemonte. Non si stanca mai del suo lavoro. Do un’occhiata ad ognuno dei miei ex compagni, come se non l’avessi già fatto fin troppe volte in passato. Ludovico, Antonio, Diego, Sandro, Michele, Abu, forse, e mio padre, i più alti, in piedi. Poi io, mio fratello, Nicola, Claudio, Marco, Nathan e Simone, forse, accovacciati davanti a loro. Probabilmente mi cade una ciglia nell’occhio, perché inizio a strofinarlo e sento che vuole lacrimare.
«Vai in camera da letto. Quando sei pronto vieni e ne riparliamo» Mi dice Loris con una pacca sulla spalla.
«Senti, non sono più un bamb-»
«Ma non sei ancora cresciuto. Vai»
Ci sarei comunque andato. Non ho voglia di inventarmi una scusa, dato il fatto che sono sull’orlo del pianto. E comunque, con Loris, non servirebbe nemmeno. Quando mi chiudo la porta alle spalle, quella d’entrata si apre e fa il suo ingresso qualcuno. Al che sento Loris dire: «C’è mio fratello in camera. Lascialo perdere. Vuoi un caffè?»






***




Ho tenuto in soffitta questa storia da un po’. La decisione di trascriverla, modificarla, allungarla e concluderla, per non parlare di quella di postarla, è stata sofferta. Avevo il timore che non incontrasse favori, perché molto diversa dalla mia prima long, che ha riscattato un discreto successo. Ma dopo un po’ che tergiverso, sento il bisogno fisico di far leggere quello che scarabocchio su un quaderno alle persone là fuori.
I personaggi sono di mia creazione. Ho nuovamente scelto i nomi sulla base di due caratteristiche: bruttezza e rarità. I nomi brutti e poco usati si ricordano più facilmente. Solo Abu è ripreso, perché ho pensato a un mio compagno delle medie. Lorenzo è un nome a cui sono affezionata, infatti compare in altri miei scritti.
I luoghi sono tutti reali, da me vissuti nella mia adolescenza. I nomi dei luoghi a volte sono inventati, ma più spesso no.
Questo è il prologo. Se vi può interessare, ho avuto io stessa il magone mentre scrivevo alcuni passaggi. Non del prologo, ma dei capitoli. La storia è già conclusa, per evitare di bloccare la pubblicazione a causa di mancanza di ispirazione.
Lasciate un segno del vostro passaggio se queste poche righe iniziali hanno stuzzicato la vostra curiosità!




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