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Autore: GabrielleWinchester    15/02/2016    9 recensioni
Dal testo: "Anche mia madre Pasifae era venuta a trovarmi, a trovare il figlio maledetto e c’era mancato davvero poco che non l’avessi sventrata, il bel viso sfregiato da una rabbia infinita, una rabbia nata e cresciuta per il fatto di essere rilegato in un labirinto, di essere escluso dal suo amore, di essere dimenticato da lei.
Forse il mostro non sarebbe uscito se fossi stato amato dalla mia famiglia!"
I pensieri del Minotauro all'interno del Labirinto costruito da Dedalo e l'ultimo incontro con la sua sorellastra Arianna, prima di essere ucciso da Teseo...una mia visione alternativa su questo mito, su questo personaggio controverso...buona lettura :-)
Genere: Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi "L'ultimo incontro tra Arianna e il Minotauro", una one-shot che racconta l'ultimo incontro tra Arianna e il Minotauro, un personaggio mitologico molto complesso e molto controverso, un personaggio nato da un amore sbagliato e pertanto rilegato in un labirinto, un amore nato dalla collera del dio Poseidone...mi auguro solo che vi possa piacere e chiedo scusa per eventuali errori presenti nel racconto. Ho voluto raccontare il punto di vista di questo personaggio bistrattato dalla sua famiglia e costretto a essere lo strumento di morte per vendicare la morte di Androgeo, il figlio di Minosse. Da parte mia ho messo impegno e voglia di fare e un amore sconfinato per la mitologia greca :-) Ringrazio di vero cuore tutti coloro che la leggeranno e la recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie tra le seguite, ricordate, preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) 
Ps: Ringrazio anche tutte le persone che hanno segnalato alcune mie storie per l'inserimento delle storie tra le scelte :-) Troppo buone :-)
Gabrielle :-)


L’ultimo incontro tra Arianna e il Minotauro

“Potete lasciare tutto lì”
Arianna mi guardò stupefatta mentre i sacerdoti lasciarono il cadavere dell’ultima vittima sacrificale sul pavimento e si ritirarono lentamente, il loro compito svolto, i visi nascosti per non incrociare lo sguardo del figlio bastardo del re. L’odore del sangue mi provocò sussulti di piacere allo stomaco ma cercai di resistere, di non far uscire la parte selvaggia che era in me, io, rifiuto della famiglia e costretto a vivere in un labirinto, in quanto ero il frutto dell’amore tra mia madre Pasifae e un toro.
Un amore nato per volere della collera di un Dio.
“Non mangi?”
La mia sorellastra rimase ferma al suo posto mentre replicai alla sua domanda con un sorriso sardonico “Oggi non ho fame, mi sto mettendo a dieta”.
“Stai scherzando?”
“Non sono mai stato così serio nella mia vita! Desidero essere libero, è questo l’unico appetito che mi sento di soddisfare”
Ero stanco di cibarmi di esseri umani, ero stanco di essere trattato come l’ultima ruota del carro, volevo avere la libertà, quella libertà che era stata anelata da Dedalo e Icaro, senza precipitare in mare, ovviamente. Con un gesto istintivo portai le mani sulla testa e toccai le corna, eredità maledetta e non voluta, pensando al fatto che nessuno poteva amarmi.
Ci aveva provato Callianthè, la serva del palazzo, mandata da mio padre Minosse per aiutarmi nella vita quotidiana e il suo amore era stato ripagato con un colpo mortale al petto ed io che mi ero cibato di lei.
Aveva lunghi capelli ricci, occhi piccoli color castani e una totale abnegazione verso il proprio lavoro e verso di me, non sapendo che stava percorrendo la via del Tartaro, che la mia parte animale prendeva il sopravvento su quella umana, che il toro faceva soccombere i sentimenti di un ragazzo di ventitré anni, un ragazzo con la costante voglia di vedere scorrere il sangue tra le dita, una persona che non era stata abituata ai sentimenti ma ai cadaveri che venivano gettati ai suoi piedi, o meglio ai suoi zoccoli.
L’avevo baciata, facendole credere che ero riuscito a dominare la mia parte selvatica e poi le avevo trafitto il cuore con una lancia, i suoi occhi che erano rivolti verso di me e un ti amo sospeso, un ti amo che sapevo di non meritare, in quanto la parte taurina avrebbe sempre soggiogato la parte umana.
“Ti amo Minos”
Anche mia madre Pasifae era venuta a trovarmi, a trovare il figlio maledetto e c’era mancato davvero poco che non l’avessi sventrata, il bel viso sfregiato da una rabbia infinita, una rabbia nata e cresciuta per il fatto di essere rilegato in un labirinto, di essere escluso dal suo amore, di essere dimenticato da lei.
Forse il mostro non sarebbe uscito se fossi stato amato dalla mia famiglia!
Invece no…non appena mia madre mi aveva partorito, mio padre mi aveva guardato con disgusto e mi aveva affidato a una guardia, la quale mi aveva portato all’interno del labirinto e mi aveva cresciuto fino a quando non ero stato in grado di cavarmela da solo e lui era diventato il mio spuntino di mezzanotte.
Ogni tanto mia sorella veniva accompagnata da mio padre e si soffermava a guardarmi, a guardare quel fratello particolare, quel fratello nato con le corna e quindi destinato a essere messo in disparte.
Minotauro, Toro di Minosse ma non ero suo figlio, ero solo la vergona che era capitata nella sua famiglia.
Una vergogna che avrebbe potuto risparmiarsi, se solo avesse accontentato Poseidone e avesse sacrificato quel bellissimo toro che il dio del mare gli aveva offerto, se solo non si fosse lasciato prendere dalla cupidigia.
Un bellissimo toro che era diventato il mio padre biologico.
Una vergogna che era costretta a cibarsi di sette fanciulli e sette fanciulle, per ripagare Minosse della morte di suo figlio Androgeo.
“Sono venuta…”
“A dirmi addio? Sei così gentile a scomodarti cara sorella! La tua pietà è falsa quanto è vero che Teseo sta sbarcando qui”
Arianna sbiancò di fronte alla mia dichiarazione e lo colsi come la conferma di ciò che la mia ultima vittima, un indovino seguace della Dea Ecate aveva detto, ovvero che l’eroe stava arrivando e che la mia fine fosse a un passo da me, che finalmente il mondo stava per essere liberato da una disgrazia come me, che finalmente sarebbe stato un posto migliore. La vidi tormentarsi le mani e lisciarsi il vestito a pieghe e pensai al fatto che forse saremmo stati una vera famiglia, se il Destino e l’ira divina non ci avessero messo lo zampino.
“Come fai a saperlo?”
“Sono un mostro ma non sono stupido. La mia ultima vittima mi ha raccontato tutto!”
E rimarcai questa dichiarazione, passando la lingua sui denti e facendola rabbrividire, poiché quello era il segnale che la fame mi stava ritornando e lei poteva diventare il mio spuntino quotidiano.
“Hai intenzione di uccidermi?”
Scoppiai a ridere di fronte al terrore che sentivo nella sua voce e scossi la testa “Nessuna voglia di farlo, sorellina. Ho voglia di scontrarmi con il nuovo arrivato e magari divertirmi per la tua ingenuità per il fatto che…”
“Per il fatto che…?”
Ignorai la sua domanda e affondai i denti nella pelle dell’ultima vittima, la fame che aveva occupato il posto della ragione e poi mi girai verso di lei, con il sangue che mi colava sul petto. Lei arretrò inorridita da quello spettacolo e non potei avere il privilegio di dirle che Teseo l’avrebbe abbandonata sull’isola di Nasso e che sarebbe divenuta la moglie di Dioniso.
Quella era la mia maledizione nei suoi confronti.
Mi sedetti sul trono e aspettai che Teseo arrivasse, nella mente il ricordo dell’ultimo incontro tra me e Arianna.

 

 
  
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