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Autore: Fauna96    15/02/2016    2 recensioni
La storia di Jimmy, Gloria e Christian: tre anime inquiete che cercano di sopravvivere nel mondo, legate da un solo destino.
Dal prologo: "Jimmy si morse il labbro. Non era giusto. A nessuno importava di lui, solo perché aveva dieci anni!
Salì di corsa le scale, con gli occhi colmi di lacrime di rabbia. Che aveva fatto di male per essere trattato come un poppante? Sì, non era ancora adulto, ma non era nemmeno uno stupido moccioso!
- Jimmy -.
Sua sorella Gloria lo guardava dalla porta della camera, infagottata in un pigiama rosa. – Che è successo? -
***
Christian si asciugò le lacrime e cercò di guardare fuori dal finestrino: il quartiere industriale dove era nato e cresciuto era sparito; si accorse con stupore che stavano attraversando la strada del centro di Detroit. Ma dove erano diretti? Davanti a lui sfilavano palazzi e case di ogni forma, macchine, persone affaccendate che camminavano sui marciapiedi.
Finalmente giunsero a destinazione. Christian scese dalla macchina e osservò l’edificio che aveva davanti: somigliava a una scuola.
- Perché ci hanno portati qui? – chiese. Nessuno dei suoi fratelli rispose."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christian, Gloria, Jesus of Suburbia, St. Jimmy, Whatsername
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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American eulogy
 
Luglio 2009
 
A: Mass hysteria


- Gloria! – due mani la presero per gli avambracci e Gloria si riscosse dalla trance in cui sembrava essere caduta. Si ritrovò a fissare gli occhi di suo fratello, così simili ai propri.
- Gloria! – ripeté lui – Sei ferita!
Con suo stupore, Gloria si accorse di sanguinare dalla spalla. Era del tutto intorpidita, non provava neppure dolore. Jimmy la afferrò fermamente per il polso. – Andiamo: tu non stai bene.
La trascinò via dalla battaglia, verso un palazzo diroccato che avevano eletto a rifugio e infermeria temporanea; Gloria lo seguì docilmente: non sapeva bene che fare. Tutte quelle persone...
- Ecco, siediti. Ora verrà qualcuno a controllarti. – Jimmy si accucciò di fronte a lei. – Cosa c’è, Gloria? Cos’è successo? –
- Io... – la voce le uscì in un rantolo. Ci riprovò: - Tutti quei soldati, Jimmy... io... li ho uccisi... – si mise a singhiozzare incontrollabilmente, afferrando la maglia di Jimmy. – Io... n-non volevo... m-ma... –
- Lo so – suo fratello le accarezzava dolcemente il capo. – Lo so, Gloria. Credi non lo sappia? Sono quasi cinque anni che faccio questa vita... e non ho sempre dormito bene la notte -.
Gloria lo guardò da dietro un velo di lacrime. – E... io cosa devo fare? –
Jimmy la strinse a sé. – Nulla, ragazzina. E’ proprio questo il problema: non puoi e non devi fare nulla perché... – si strinse nelle spalle – Perché cosa vorresti o potresti fare? Forse puoi dire una preghiera, ma alla lunga non cambia niente – la lasciò andare, dolcemente. – Resta qui. Riposati. Andrà tutto bene –
L’ultima volta che le aveva detto qualcosa del genere, non l’aveva più visto per cinque anni. Ma lei si fidava di suo fratello, perciò annuì debolmente e lasciò che lui le scivolasse via dalle braccia.
 
Lasciare sua sorella era stato più difficile di quanto non avesse mostrato. Gloria gli era sembrata in pessime condizioni, dal punto di vista psicologico. Quello di cui aveva davvero bisogno era un bel sonno e un risveglio in un ambiente sereno. Entrambe le cose erano chiaramente impraticabili.
Ciascuno reagiva in modo diverso al trauma dell’aver ucciso la prima volta: c’erano state alcune reclute che non avevano mangiato per giorni; altre che si erano comportate come se non fosse successo nulla, ma la notte si erano svegliate urlando. Jimmy apparteneva a quest’ultima categoria, con la differenza che lui non gridava mai: si svegliava da sogni confusi e insanguinati sudato, col batticuore, ma rigorosamente in silenzio; era come se si azzittisse da solo. Non aveva mentito a Gloria, anzi, ogni tanto quegli incubi lo perseguitavano ancora e l’avrebbero fatto di sicuro, dopo quella battaglia. Se non fosse morto, ovviamente.
Correndo piegato in due per evitare pallottole vaganti, raggiunse una postazione capitanata da una piccoletta di cui, al momento, gli sfuggiva il nome. Stavano usando come riparo un carro armato che era stato rovesciato in qualche modo e chiaramente svuotato dei suoi occupanti.
- Come va? – chiese gridando per superare il rumore di una granata.
La piccoletta si abbassò per evitare un pezzo di muro strappato dall’esplosione e gli fece il segno dell’ok, dopodiché strisciò per raggiungerlo.
- Non male, capo – confermò, sorridendogli sotto lo strato di polvere e sudore che le copriva il viso. – Certo, loro sono in vantaggio numerico, ma da quando sono arrivati quegli altri... –
- Non chiamarmi capo – fece Jimmy automaticamente; poi registrò il resto dell’informazione: - Quegli altri chi? –
Lei si strinse nelle spalle. – Non lo so. Un altro gruppo... non li ho mai visti, non so chi sia il loro capo –
Questa era nuova. Non doveva arrivare nessuno, anzi, non sapeva ci fossero altri gruppi nelle vicinanze. E se anche ci fossero stati, chi li avrebbe chiamati?
Scosse la testa; non era importante, alla fine, se questo poteva aiutare a portare a casa vivo qualcuno in più. Si rifornì in fretta di munizioni, batté la mano sulla spalla della ragazza e si gettò a capofitto nella mischia.
Mentre combatteva, tendeva a tenere la mente in modalità automatica, eliminando tutte le emozioni e i pensieri inopportuni; era anche quella una maniera per sopravvivere e restare concentrati e, finora, aveva sempre funzionato alla perfezione. Poi, qualcosa incrinò le sue mosse, riportando alla mente ricordi, sentimenti, tutto.
Era una chioma bionda, di quelle splendide, lussureggianti, che esistono solo nei libri di fiabe; ma in mezzo all’oro c’erano ciocche rosse, verdi, viola.
Era lei. Dio Onnipotente, era lei.
Jimmy allungò un braccio, aprì la bocca per chiamarla...
Il suo nome. Me lo ricordo.
 
B: Modern world


Christian era stato ferito a una gamba, per cui alcuni suoi commilitoni (aveva ormai il diritto di chiamarli così, no?) stavano cercando di convincerlo a ripararsi da qualche parte. In quel momento, lui era impegnato a insistere che la ferita non era così grave come sembrava e nemmeno faceva così tanto male, quando lo vide. Era strano, perché non stava nemmeno guardando da quella parte; aveva colto un movimento con la coda dell’occhio e... l’aveva visto cadere. Non c’erano stati spettacolari schizzi di sangue, Jimmy era semplicemente caduto, con un braccio teso verso qualcosa o qualcuno.
Christian, senza nemmeno pensare a quel che stava facendo, si precipitò verso di lui. Una parte della sua mente gli chiedeva se lo facesse per salvare una vita o piuttosto per evitare un immenso dolore a Gloria... ma non importava! Forse lo faceva in massima parte per lei, ma... Jimmy era una brava persona e si meritava come chiunque di vivere. Vero, si conoscevano da pochissimo, ma perché avrebbe dovuto lasciarlo per terra a dissanguarsi?
Provò a tirarlo su, ma la gamba ferita vacillò, sembrò sul punto di crollare... Inaspettatamente, qualcuno sorresse il corpo inerte di Jimmy dall’altro lato.
- Grazie – mormorò Christian, alzando lo sguardo per incontrare quello chiaro di una ragazza. Sembrava stanca e turbata quanto lui, ma gli abbozzò un sorriso e si mise quasi a portare entrambi di peso verso un rifugio.
- Là – boccheggiò Christian individuando un sito che fungeva da infermeria.
Posarono a terra Jimmy, che aveva solo un piccolo foro all’altezza del petto. Non usciva nemmeno così tanto sangue... Christian osservò il suo volto pallido, poi un paio di ragazzi che corsero ad affaccendarsi intorno a lui, infine la ragazza, e fu sorpreso di vedere che aveva le lacrime agli occhi. Deglutì e le si avvicinò; allora, guardandola bene in faccia, la riconobbe come quell’amica di Tunny, che era sparita la mattina dopo essere arrivata. Non conosceva il suo nome, però.
- Stai bene? –
- Io... sì, certo... ma Jimmy... –
- Lo conosci? Bene, intendo –
Annuì, i capelli biondi che andavano a oscurarle il viso. – Sì... da parecchio non lo vedevo e... –
Christian non ebbe il tempo di tentare di rassicurarla più che altro perché una scarica di imprecazioni lo ammutolirono: sangue denso e rosso aveva preso a fuoriuscire dalla ferita di Jimmy, inzuppando le bende e le meni di chi cercava di curarlo, e l’asfalto... tutto.
Una parte di Christian avrebbe voluto girarsi dall’altra parte, tapparsi le orecchie e gli occhi; l’altra lo spingeva ad agire, fosse anche solo prendere la mano di Jimmy e ascoltare il suo battito che si affievoliva; glielo doveva, visto che Gloria non era lì al suo fianco...
Gloria. Dov’era? Doveva sapere che suo fratello stava morendo, cazzo, e senza di lei... Christian si tirò in piedi guardandosi intorno come in un sogno. Lanciò un’occhiata al corpo di Jimmy seminascosto dai “medici”, poi alla ragazza bionda che ormai piangeva apertamente...
- Chris? – come se l’avesse evocata, eccola lì, malferma sulle gambe ma indubbiamente viva e in salute, più o meno. Gli si avvicinò e lo strinse come se avesse temuto di non poterlo più fare, e probabilmente era così.
- Sei vivo – mormorò Gloria, la faccia premuta contro la sua spalla sporca di sangue. – Ti ho perso a un certo punto, avevo paura... –
- Va tutto bene – la cullò Christian, odiandosi per quella bugia; non andava bene un cazzo e le sarebbe bastato allungare il collo per accorgersene. – Sto bene e anche tu e... – E?
- Chris, io... – si bloccò a metà frase e lui la sentì irrigidirsi contro il suo petto. – Jimmy? –
- Gloria... – come per un riflesso condizionato, tentò di bloccarla, di proteggerla da quella visione, ma Gloria non si era mai fatta proteggere da lui: si districò dalle sue braccia, fece un passo avanti e lo vide bene.
- JIMMY! 
  
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