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Autore: Il_Genio_del_Male    16/02/2016    3 recensioni
In memoria di un'amica.
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Cianfrusaglie'
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Ti ricordo.

Ricordo i tuoi occhi, un momento gialli e quello successivo verdi. Le tue orecchie sempre fresche, come se ti fossi appena affacciata alla finestra in una frizzante giornata primaverile. Avevi un pelo bellissimo, nero con una spruzzata di bianco sul ventre, e folto. Eri grassa, soffice e tonda. Una luna nera. L’unica gatta al mondo che amasse farsi toccare la pancia; mi riempivi di fusa e ti strusciavi addosso a me perché ti massaggiassi la ciccia come l’impasto di una torta. Ti rilassava. Il tuo naso era largo e schiacciato sulla punta: una pantera. Ti prendevamo in giro chiamandoti nasona.

A volte ti capitava di soffrire un poco la solitudine e venivi a cercarmi, io alla scrivania con la testa china sui libri e tu che con sguardo implorante e miagolio insistente mi chiedevi il permesso per acciambellarti sulle mie gambe. Non ti ho mai saputo, né voluto, dire di no.

Eri il mio tesoro. Così affettuosa, mite, ingorda, amante del contatto fisico. La mia amica di zampa, la mia sorella pelosa. Ho avuto altre compagne d’avventura prima di te, e anche dopo, ma nessuna di loro ti ha sostituita. Un frammento del mio cuore sarà sempre occupato dalla mia speciale palla di pelo.

Nei giorni peggiori, quelli in cui la tua mancanza si fa annichilente, mi illudo di scorgere la tua sagoma raggomitolata tra le coperte del divano, infilata sotto il mio piumone. La tua assenza è tangibile, pesante. Vorrei tenerti di nuovo in braccio, stretta a me mentre mi saluti con quel tuo buffo e unico miagolio misto a fusa, quasi un trillo. Vorrei non ricordare la malattia che ti ha sottratto a noi prima del tempo, quegli ultimi angoscianti mesi che ci hai regalato affinché ci abituassimo all’idea di perderti. Di questo ti ringrazio.

Un anno fa ti ho vista morire, guardandoti dritta negli occhi: dovevi sapere che io ero lì con te, a tenerti compagnia fino alla fine. Non ti ho lasciata sola. Ho aspettato che l’iniezione facesse effetto, poi ti ho avvolta nella coperta blu di pile, la stessa in cui ti infagottavo per portarti dal veterinario perché la gabbietta ti metteva paura. Ti ho detto addio.

Ma non è abbastanza. Non lo sarà mai.

   
 
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