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Autore: MimiRyuugu    16/02/2016    5 recensioni
“Insieme…qualunque cosa accada…” disse sorridendo Giulia. Hermione annuì. “…sempre…” continuò, stringendo la mano. “…contro ogni difficoltà!” concluse Anna, stringendola a sua volta. Poi, si guardarono ancora.
Sesto anno. Anna Alvis Haliwell, Giulia Wyspet ed Hermione Granger si apprestano ad iniziare il penultimo anno ad Hogwarts. Ma tanti cambiamenti si prospettano per loro. A quali avventure andranno incontro i nostri Tre Uragani?
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Ron/Hermione
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
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Buonaseeera...notte...mattina! 
Ci sarebbero mille righe di scuse e preamboli per cui vi ho fatto penare per due settimane, ma siccome so che ogni parola in più è un altrettanto maggiore rischio di Crucio, mi defilo e aggiorno u.u *vola*

Avvertenze: OCCtà (anche detta, abbiamo perso il senno di Hermione), festazza mista *lancia caramelle* e chi più ne ha più ne metta u.u e per la cronaca, il 16 gennaio non è solo il compleanno di Anna, ma anche il mio XD (ceeeerto Mimi, anche tu compi 17 anni sisi. *oscilla le sopracciglia*). Ah, insulina! La trovate infondo alla stanza a quel banchetto là! *indica* Le più affezionate lo ricorderanno come "il banco 2" u.u

In questo capitolo troviamo Innocence della Avril Lavigne e Super Trouper dal film Mamma Mia (e all'ossessione non c'è mai fine!). Corro ad aggiornare la playlist di Spotify, che potete trovare con lo stesso titolo della ff se cercate mimiryuugu *^*

Detto ciò vi lascio all'aggiornamento,
Buona lettura <3



Ventottesimo Capitolo

Nei sotterranei un’altra ragazza stava dando sfogo alle sue parole. Davanti ad una calda fiamma. “Così ci siamo abbracciati…” concluse Hermione. “Quindi non ha mollato la Brown…” sottolineò Mark. Il prefetto annuì. Sapeva che era stata stupida ad accettare un compromesso come quello. “Sono felice che abbiate fatto pace Herm, solo che…non credo sia una grande conquista…se li vedi ancora insieme stai male uguale!” osservò schietto il ragazzo. Hermione sospirò affranta. “Abbiamo appena ripreso a parlarci, non voglio che mi veda già come un’isterica gelosa…” spiegò. Mark scosse la testa. “Tu hai tutto il diritto di essere la sua ragazza…si è messo con la Brown solo per fare competizione! Merlino solo sa come fa ancora ad avere una coscienza quel ragazzo…baciare una ragazza che non ama quando sa che ce n’è una mille volte più speciale che lo aspetta a braccia aperte!” sbottò spazientito. “Lo farà…è solo questione di tempo…” sussurrò sempre più sfiduciata Hermione. Il ragazzo la guardò intenerito. “Herm…sei troppo buona per quel bradipo…” esordì. Il prefetto sorrise timido. “Mark…posso chiederti una cosa?” gli chiese. Lui annuì. “Hai mai trasgredito pesantemente le regole della scuola?” chiese la ragazza. Il Serpeverde alzò le spalle. “Cambio d’argomento interessante signorina Granger…comunque le risponderò solo se quello che dirò non sarà usato in titolo di prefetto contro di me…” patteggiò. Hermione annuì curiosa. “Allora diciamo pure di si…sono al settimo anno dopotutto e non sono tantomeno un santo…” ghignò Mark. La ragazza lo scrutò ancora più curiosa. “Del tipo?” commentò. Il ragazzo sogghignò quasi soddisfatto di se stesso. Accavallò elegantemente le gambe, affondando piano la schiena nello schienale della poltrona. “Dalla più classica delle cose come girare per la scuola dopo il coprifuoco…a usare la Stanza delle Necessità per scopi non molto puri…” si vantò. Hermione strabuzzò gli occhi. “E tu prefetto perfetto, hai mai violato le regole?” le chiese a sua volta lui. La ragazza si guardò in giro. “Non sono perfetta! Anche io ho girato per la scuola dopo il coprifuoco…e…” cercò di ricordare. Mark la guardò divertito. “E…?” la istigò. “…e sono tornata dopo l’alba…e ho preparato la pozione Polisucco e…” provò a continuare Hermione. Certo, anche il fatto di star nascondendo la relazione illecita fra il professore di Difesa e una delle sue migliori amiche aveva il suo peso. Ma non poteva usarla. “In effetti non ho fatto molte cose eccitanti…” sospirò arresa la ragazza. Mark scosse la testa. “E cosa vorresti fare Herm? Sentiamo…” la punzecchiò curioso. Hermione alzò le spalle. “Non so…mi sono stufata di essere sempre perfettina…ecco, l’ho detto! I miei giudizi sono sempre severi e mettono a disagio le mie amiche…” spiegò. Il ragazzo la guardò dubbioso. “È forse successo qualcosa con Anna e Giulia?” ipotizzò. Il prefetto dondolò la testa. “Nulla di grave però…ecco…non trovavo pertinente una decisione presa da Giulia, così mi sono espressa da brava ragazzina saccente…farendola nei sentimenti…e io odio ferire le persone a cui tengo!” raccontò spiccia. Mark annuì pensieroso. “Semplice, basta che fai qualcosa che nemmeno tu reputi giusta…così vedrai che tutto quello che pensavi prima fosse solo un’idea troppo retrograda…devi scioglierti ed agire di più con il cuore Herm!” sentenziò saggio. La ragazza lo guardò come se fosse stato Gandhi. “Quindi dovrei avventarmi contro Lavanda e ucciderla a colpi di matita?” si lasciò sfuggire. Il Serpeverde scoppiò a ridere. “Qualcosa che non implichi una condanna ad Azkaban magari…” suggerì. Hermione si guardò in giro. La prima cosa che le saltava all’occhio erano le scale per i dormitori. Al sol pensiero arrossì, ma non le sembrò una brutta prospettiva. Però sapendo che a Mark lei piaceva non era una cosa molto giusta. “Mark…io…ti piaccio ancora?” gli chiese. Il ragazzo le sorrise. “Non come quando mi sono presentato…sinceramente non sto male come tuo migliore amico…anzi, credo che il mio affetto nei tuoi confronti sia cambiato un po’…” rispose. Hermione annuì ed abbassò lo sguardo imbarazzata. “Allora…mi considereresti tanto perfida se ti chiedessi di…di farmi rimanere qui a dormire?” propose. Mark rise divertito. “In verità il mio unico obbiettivo di questa serata era quello di portarti a letto con me Herm…” confessò quasi serio. Il prefetto scosse la testa. “Non sei credibile…” lo rimproverò. Il ragazzo si alzò allegro. “Bene allora signorina Granger, vogliamo andare a coricarci? È mezzanotte oramai…” le propose, porgendole una mano per alzarsi. Hermione accettò. Così Mark la condusse per le scale. Erano meno ripide di quelle della loro torre. Si diramavano in due altre rampe. Quella a destra era quella maschile. La ragazza non si sentiva agitata. Solo. Divertita. E soddisfatta di se stessa. Sorpassata una porta i due entrarono in una camera. C’erano tre letti. Esattamente come nella stanza del prefetto. “Chi ci dorme qui?” chiese curiosa. Mark alzò le spalle. “Verso la finestra Jamie, il ragazzo di prima…mentre verso la porta Sam…anche se praticamente dorme sempre nel dormitorio femminile…credo si veda con la Bulstrode…e ovviamente quello in mezzo è il mio…” elencò indicando i letti. Hermione sorrise. “Io ho preso quello vicino alla porta…era l’ultimo rimasto…” raccontò divertita. “Tipico…peccato che non ho ricordi di quando eri piccina, chissà com’eri tenera…una piccola so-tutto-io!” la prese in giro il ragazzo, scompigliandole i capelli. Il prefetto sbuffò. “Se vuoi ti trasfiguro i vestiti in un pigiama…non deve essere molto comodo dormire in gonna…” propose ancora Mark. Hermione annuì. Non aveva di certo progettato quella sosta notturna. “Prego…fai come se fossi in camera tua…” la invitò il ragazzo. Il prefetto si sedette piano sul suo letto. “Stanotte dormirò nel letto di Sam?” chiese innocente. Il Serpeverde si sporse verso si lei. Fino ad arrivare quasi naso contro naso. “Certo che no piccola, tu dormi con me!” sogghignò. Per poi prendere veloce il pigiama da sotto il cuscino. Hermione rimase basita. “Sam odia che si tocchino le sue cose…di solito salta colazione e viene a controllare il suo letto ogni volta che torna dall’altra locazione notturna…” spiegò spiccio Mark. Togliendosi la camicia dell’uniforme. Quella visione quasi stese Hermione. “F…forse dovrei tornarmene in camera mia…magari a Jamie da fastidio se rimango…” provò a ritirarsi. Il ragazzo sorrise divertito. “Jam non torna, lo conosco ormai…ultimamente poi frequenta una tipa Corvonero…quindi non credo che tornerà nemmeno lui…” spiegò. Il prefetto strabuzzò gli occhi. “Da quando voi Serpeverde siete così socievoli con le altre case?” osservò. Mark esibì un sorriso sghembo. Slacciandosi il primo bottone dei pantaloni. “Quando c’è l’amore mia cara non ci facciamo così tanti problemi…dopotutto le distinzioni di sangue non ci interessano se una ragazza ci fa battere il cuore così forte da farlo scoppiare!” rispose fiero. Poi prese i vestiti e andò nel bagno. Hermione tirò un sospiro di sollievo. Mark era il prototipo di ragazzo perfetto. Bello, affascinante. Colto, gentile. Ma con quel pizzico di ironia da Serpeverde nelle vene. Ed un sedere da far invidia ad ogni modello babbano. Per un attimo il prefetto si maledì per esserselo fatto scappare in senso sentimentale. Purtroppo per lei non sentiva nulla. Però poteva comunque ammirarlo! “Mark…sicuro che non ti crea problemi? Infondo è solo un mio capriccio…” cercò di dire la ragazza. Il diretto interessato uscì dal bagno. “Per nulla…e a te ne crea?” rigirò la domanda. Hermione scosse la testa. “Solo che…non ho mai dormito con un ragazzo…ecco…” sussurrò. Mark si avvicinò ghignando. Le prese il mento fra le mani. “Tranquilla piccola…sarò delicato…” esordì con tono dolce. Il prefetto arrossì all’istante. E si liberò dalla presa. Per poi tirargli un cuscino. “Piantala!!!!!” esclamò imbarazzata. Il Serpeverde rise. “Bene Herm…alzati così ti trasfiguro i vestiti…” le ordinò. Lei ubbidì poco sicura. Il ragazzo prese la bacchetta appoggiata sul comodino. Ed in un sol movimento Hermione si ritrovò in un pigiama di seta azzurro. “G…grazie…” lo ringraziò. Mark sorrise. “È ora della nanna…le brave bambine sono già a letto da ore…” osservò. La ragazza sbuffò. Mentre lui scostava le coperte. E si faceva piccolo piccolo nel lato destro del letto. Lasciandole quasi tutto lo spazio. Hermione si accomodò, facendogli segno di venire avanti. Così i due si trovarono a stretto contatto. “Buonanotte Herm…fai sogni d’oro…” le augurò Mark. “A…anche a te Mark…” sussurrò imbarazzata Hermione. Lui spense la luce. E pian piano il prefetto si rilassò. C’era un sacco di calore sotto quelle coperte. Il profumo del ragazzo così vicino. Gli occhi le si erano appesantiti. Prima di addormentarsi però, la ragazza si avvicinò. Poggiando la fronte sul suo petto. E stringendosi fra le sue braccia. Per finire finalmente in un sonno profondo.
Da tutt’altra parte invece due ragazzi stavano tranquillamente sdraiati su un letto. Il sonno non li aveva ancora presi. “Sei proprio sicura di volerlo fare?” chiese Draco. Anna alzò le spalle. E sistemò meglio la testa accanto alla sua sul cuscino. Le loro mani giocherellavano con le dita una dell’altra. “Si…non smetterò di piacerti vero?” rispose la castana. “Certo che no…basta che non ti riempi un intero braccio…” commentò comprensivo il biondo. Anna sorrise. “Dove ti vuoi fare il cuore?” chiese ancora il ragazzo. “Sulla spalla destra…” rispose lei semplicemente. “E la mia iniziale?” esordì di nuovo Draco. La castana sciolse le sue dita dalle sue. Piano si portò una mano al seno destro. “Sarà il mio nuovo cuore…” disse solo. Il ragazzo si alzò di poco. Anna aveva la pelle davvero bianca. Anche solo un puntino nero sarebbe risaltato sul quel pallore. “Ma il cuore è a sinistra…” osservò. La castana sorrise. “Farlo veramente li è pericoloso…lo sposto solo un po’ più in la…quindi il significato rimane…” spiegò ancora semplicemente. Draco annuì. “Anche io ho sempre voluto farmi un tatuaggio…dietro l’orecchio non sarebbe male!” raccontò. Tornando a sdraiarsi. Anna annuì. Poi riprese fra le mani una delle sue. E la poggiò sul petto. All’altezza del vero cuore. Draco potè sentire il suo battito accelerato. In realtà si sentiva davvero onorato per la decisione presa dalla castana. Nessuno l’aveva considerato così importante da poter pensare di marchiare la sua iniziale impressa nella pelle. Mentre lui era stato così stupido da macchiare la sua con un altro tipo di tatuaggio. “Sai…all’inizio volevo tatuarmi un teschio con un serpente che gli viene fuori dalla bocca…sull’avambraccio sinistro…” confessò ancora Anna. Il biondo trasalì. “Non dirlo nemmeno per scherzo Anna!” la rimproverò subito. La ragazza scoppiò a ridere. “Anna…promettimelo…” rimbeccò Draco. Anna si fece seria. “Ovvio che non lo farei…non voglio mica far prendere un colpo ai miei!” sbottò. Poi si alzò di scatto dal letto. “È tardi…rimani a dormire qui vero?” gli chiese. Il biondo annuì senza fare compimenti. La castana si sporse verso il cuscino e lo alzò. Prendendo il pigiama con le facce di Jack Skeletron su tutta la stoffa. Poi andò in bagno trascinando i piedi. Draco tirò un sospiro di sollievo. E si trasfigurò veloce i vestiti in un paio di comodi pantaloni di tuta e una felpa dell’ennesimo gruppo musicale. Sistemò i disegni nell’album sul comodino. Per poi andare al bagno. Anna si era già cambiata. E si stava struccando. Una miriade di batuffoli bianchi sporcati di nero sul lavandino. Appena il biondo si sporse la ragazza si rimise gli occhiali. E si tolse la molletta che le teneva su la frangia. “Io ho finito…” esordì lei. Poi prese i vestiti ed uscì. Lasciando il posto al ragazzo. Che entrò richiudendosi la porta alle spalle. Anna piegò e rispose i vestiti nel suo baule. Poi diede una rapida occhiata all’orologio. Era mezzanotte passata. Strano che Hermione non fosse già tornata. Dopotutto però quando usciva con Mark stava sempre in giro fino ad ore improponibili. La castana alzò le spalle. Meglio così. Ancora con l’andatura strisciante si diresse al suo letto. Draco intanto uscì dal bagno sbadigliando. “Se tuo padre ti vedesse ridotto in questi stati…” lo prese in giro la ragazza. Il biondo ghignò. “Parli tu, che ancora un po’ vai a dormire truccata?” rimbeccò pronto. Anna si voltò finta offesa. “Ti conviene prendere una coperta mio caro Malfoy, perché dopo questa dormirai per terra…” sbottò. Draco scosse la testa divertito. “Non dire assurdità Haliwell…” soffiò. Poi si sporse verso di lei per darle un bacio. La ragazza non oppose resistenza e chiuse gli occhi. Ancora uniti dal bacio i due si sdraiarono. Il biondo si sistemò dalla parte destra. Mentre Anna si raggomitolò nella sinistra. “Io suggerisco di chiamare la squadra CSI…” commentò Draco. La castana lo guardò dubbiosa. “I tuoi piedi sono così freddi che credo abbiano subito un omicidio…” spiegò maligno. Anna gli tirò un pugno alla spalla. “Dacci un taglio con queste battute scadenti Draco, altrimenti mi farai venire gli incubi!” soffiò. Il biondo rise. Poi con un solo gesto la portò a se. “Buonanotte Anna…ti amo…” le sussurrò. La ragazza si sciolse. E appoggiò la testa sotto il suo mento. “Buonanotte Draco…ti amo anche io…” rispose piano. Con un piccolo movimento di bacchetta il ragazzo spense la luce. “Anna…” disse ancora Draco. “Si?” rispose lei. Già assonnata. “Ti puoi spostare più in la? Il tuo nasone mi fa solletico…” ghignò il biondo. La castana alzò di poco la testa. Per poi mordergli il collo. “Va bene…la smetto…basta che non mi vampirizzi…” promise Draco. Anna annuì. E nemmeno passati due minuti. Che già era caduta in un tranquillo sonno. Il biondo sorrise. Mentre dolcemente la teneva ancora fra le sue bracca. Ripetendosi quanto amava quella creatura.
Non tutti dormivano ancora nel castello. In un ufficio. Nei sotterranei. Un uomo faceva piroettare piano una ragazza, al centro della stanza. “I miei complimenti Giulia…sei migliorata dall’ultimo ballo…” osservò Severus. Si erano accordati di chiamarsi per nome. Solo per quella sera. E a lui non suonava poi così strano. “Che spiritoso! Anche tu sei migliorato Severus…” sbottò divertita la ragazza. Per poi dirigersi a passo elegante verso il tavolo. Avevano già tagliato la torta. E lei era già al bis. Piton la seguì piano. Giulia prese il suo piatto. Mangiò l’ultimo boccone con soddisfazione. La torta era squisita. La serata perfetta. E non era ancora finita! In più lei si sentiva davvero cresciuta, nel cuore. “Vuoi ballare ancora?” lo invitò la ragazza. Severus la osservò e rise. Lei lo guardò dubbiosa. “Hai un bel pezzo di crema sul naso…” confessò. Giulia arrossì fino alle orecchie. Poi sbuffò contrariata. Svelta infilò un dito nella crema della torta e lo mise sul naso a Severus. “Ora ne hai anche tu…” osservò trionfante. Piton sbuffò. La ragazza prese un tovagliolo e si pulì il naso. Poi si levò in punta di piedi e baciò quello del professore. Le cui guance si colorarono. Giulia intenerita tornò al tavolo, stavolta per prendere il suo bicchiere. In cui giaceva ancora una goccia di vino. Severus scosse la testa. “Direi che data la quantità rimasta nelle bottiglia sia ora di ripulire tutto dai festeggiamenti…” propose. La ragazza lo guardò delusa. Il professore scoccò un’occhiata all’orologio. “È mezzanotte passata…il compleanno è ufficialmente e finalmente finito!” esordì quasi allegro. Giulia scosse la testa. Prese la bacchetta e rassegnata fece scomparire tutto ciò che era rimasto sulla tavola. “Se vuoi finisco io qui…vai pure in bagno a cambiarti…” si propose Severus. La ragazza rimase stupita da così tanta dimostrazione di gentilezza. Per premiarlo gli trotterellò vicino. Ed ancora una volta in punta di piedi gli diede un bacio a fior di labbra. “Va bene…scommetto che non so come, troverò il pigiama di la…quindi…ti aspetto a letto…” disse divertita Giulia. Le guance di Piton si colorarono. “Devo decisamente impedirti di frequentare così spesso la signorina Haliwell…” commentò. La ragazza ridacchiò e andò nella camera. “Sai Severus…anche Anna avrà una bambina…forse te l’ho già detto…” precisò. Si sentì provenire un sospiro esasperato dall’altra stanza. “Speriamo che Eveline non sia influenzabile…” rimbeccò poi il professore. Giulia sorrise. Prese fra le braccia il morbido pigiama e trotterellò felice nel bagno. Richiudendosi la porta alle spalle. Andò piano al lavandino, per guardarsi allo specchio. Soddisfatta. Si sentiva così felice che non ci credeva nemmeno lei. Così felice che sentiva il cuore battere fortissimo nel petto. Così felice che sentiva le labbra fremere. Così felice che. “Waking up I see that everything is ok, the first time in my life and now it's so great…” iniziò a cantare piano. Mentre alzava lo sguardo verso il suo riflesso. Giulia si sentiva davvero cresciuta. Il suo cuore glielo diceva. Anche se in quel momento urlava mille cose assieme. Lei la più importante l’aveva sentita. “Slowing down I look around and I am so amazed…I think about the little things that make life great…” continuò. La ragazza si tolse il fermaglio dal lato della frangia. Si lavò veloce il viso. E prese la spazzola sul ripiano li vicino. Non se la ricordava. Infondo era da tanto che non entrava in quel bagno. “I wouldn't change a thing about it…this is the best feeling! sorrise Giulia. Iniziando a pettinarsi delicatamente. Quasi accarezzando i capelli con i denti morbidi dell’oggetto. Era da molto che non si dedicava al rito Cohen. Non ne aveva più avuto il tempo. “This innocence is brilliant, I hope that it will stay…” sussurrò ancora. Arrivando alla quarantesima passata. Chiudendo gli occhi. Sospirando. Sentendo un buon profumo intorno a se. “This moment is perfect, please don't go away, I need you now…” pregò. Giungendo finalmente alla centesima. Piano Giulia poggiò la spazzola. E si guardò intorno. Una boccetta viola, a lei molto famigliare, era rimasta aperta accanto alla vasca da bagno. Diffondeva un dolce aroma alle viole. Il suo profumo preferito. La ragazza sorrise, arrossendo. Non sapeva se Severus l’avesse fatto apposta. Fatto sta che quella serata sembrava più per lei che per lui. E lei si sentiva in colpa. Anche se aveva visto che finalmente anche Piton era più sciolto. Sollevato. Magari aveva davvero il peso dell’età fra loro che lo aggravava. Giulia però non lo sentiva affatto. Anzi, non sarebbe stata così bene nemmeno con un suo coetaneo. Ne era sicura. “…and I'll hold on to it, don't you let it pass you by…” concluse la ragazza. Facendo poi una piroetta. Il vestito che formava petali leggeri tutt’intorno. Ricadendo morbido sulla sua figura. Appena si fu fermata. Giulia tornò allo specchio. Tirò il sensibile nastro intrecciato sulla schiena. E il vestito scivolò a terra come se fosse stato improvvisamente privato della vita. La ragazza lo scalciò in là, senza violenza. Prese l’indumento piegato che aveva trovato sul letto. Senza accorgersene però le cadde qualcosa. Era viola e frusciante. Quando lo tirò su e lo tenne fra le mani Giulia sorrise. Era una morbida vestaglia viola. Seta forse. La ripiegò e la poggiò piano sul porta-asciugamani. Scrutò così anche l’altro indumento. Non era il solito pigiama. Era lungo e viola. Morbido. Dello stesso tessuto della vestaglia. E di certo non era un pigiama. La ragazza lo indossò curiosa. Fece una piroetta. E si allontanò per vedersi palesemente intera nel riflesso dello specchio. La camicia da notte le stava a pennello. Ne troppo aderente. Ne troppo larga. Raffinata. Non squallida. Lunga fino al ginocchio. Due semplici spalline di raso. Avrebbe dovuto aver freddo in quelle condizioni. Però sapeva che ci sarebbero state le molte coperte e la vicinanza di Severus a tenerla al caldo. A quel pensiero arrossì. Le sembrava di aver fatto un lungo salto nel futuro. Quasi si aspettava di trovare una bambina saltare sul letto appena entrata nella camera. Purtroppo Giulia sapeva che non sarebbe successo. Lei aveva ancora sedici anni. E c’era ancora tutta una guerra da combattere la fuori. Però ora non le importava. Per quanto egoista potesse sembrare in quel momento contava solo Severus. Così ripiegò il suo vestito. Poi indossò veloce la vestaglia. Uscì dal bagno che la camera era ancora vuota. La ragazza mise le ballerine a teschietti accanto al comodino. Dalla parte in cui di solito dormiva. I nudi piedi al contatto con il freddo pavimento. Guardandosi intorno si accorse che la fiamma del camino era bassa. Non si era nemmeno resa conto che fosse acceso prima. E poi nella stanza regnava ancora quel profumo di viole. Però Giulia era tentata di vedere che fine avesse fatto Severus. Se ne stava accanto ad una delle colonnine del baldacchino. Proprio come aveva fatto ore prima cantando con le sue amiche. Quando decise di fare un passo Piton entrò nella camera. Rimanendo senza fiato alla vista di quella creatura meravigliosa. Che se ne stava in piedi. quasi timida. Sembrava un angelo. Una fata. Senza parole il professore attraversò la stanza e andò in bagno. Giulia lo seguì. Senza mancare di urtare una cassettiera o scivolare. Era cresciuta, ma il dna rimaneva. “Tutto bene Severus?” gli chiese. Accostandosi alla porta. “Si…ovvio…devo solo abituarmici…” farfugliò in difficoltà Piton. La ragazza sorrise timida. “Anche io…” sussurrò. Poi si appoggiò con la schiena sulla parete accanto alla porta. “Severus?” lo chiamò. “Si?” rispose pronto lui. Giulia abbassò lo sguardo. “Posso chiederti una cosa?” propose. L’uomo attese qualche minuto prima di rispondere. Quando uscì dal bagno annuì. Si era cambiato. E indossava un pigiama elegante. Della stessa stoffa leggera e confortevole degli indumenti di lei. “Avanti…dimmi pure Giulia…” la invitò. Avanzando verso il letto. La ragazza lo seguì ancora timida. “Ecco…io…volevo chiederti se…” iniziò a dire. Piton la guardò curioso. Intanto Giulia fece il giro del letto per andare dalla sua parte. “Dunque?” la incitò ancora il professore. La ragazza si tolse piano la vestaglia. Sedendosi poi in modo da rivolgergli la schiena. Severus la guardò dubbioso. “Severus…tu…sei mai stato con altre donne?” chiese finalmente Giulia. Piton sospirò. Sedendosi dalla sua parte. “Dalla parte sentimentale no…è abbastanza demoralizzante ammetterlo ma diciamo che i tuoi sentimenti sono i primi che contraccambio…” rigirò la risposta. La ragazza scosse la testa. “E nell’altro senso?” precisò. Severus trasalì. “Non posso risponderti Giulia…” disse sincero. Lei si voltò di scatto. Gli occhi neri del professore trafitti dai suoi nocciola. “Perché?” si azzardò ancora Giulia. Piton sospirò. Stavolta in modo quasi sofferente. “Non voglio contaminarti con i miei racconti…nemmeno io vorrei ricordare certe cose…” confessò. Questa volta fu la ragazza ad avvicinarsi. Abbracciandolo da dietro. “Severus Piton…l’ho detto e lo ripeto per altre mille volte…ciò che sei stato non muta ciò che sei ora per me…per quanto mi riguarda puoi anche essere stato Tu-Sai-Chi in persona…oramai il mio amore per te è irremovibile…mi dovrai sopportare finché morte non ci separi…” sussurrò. Severus chiuse per un attimo gli occhi. “Ho fatto molti errori come sai Giulia, troppi dei quali nel primo periodo da Mangiamorte…ero ancora un ragazzino, cocciuto e offeso dal mondo…facevo tutto quello che Lui mi ordinava…quindi credo che tu possa capire come possano essere accaduti certi episodi…per cui altre donne siano inciampate nel mio cammino…” cercò di spiegare. La ragazza annuì e lo strinse più forte a se. “Io non ti abbandonerò mai…lo prometto Severus…starò con te per sempre…sempre…” promise sicura. Il sorriso ironico di Piton si trasformò in qualcosa di più sciolto, umano. Un vero sorriso. “Io ti ho fatto così tante promesse…ne ho perso perfino il conto…” osservò divertito. Giulia si sporse e gli diede un bacio sulla guancia. “E le hai mantenute tutte…” sorrise. Il professore annuì soddisfatto. I due rimasero abbracciati ancora per qualche minuto. “È ora di dormire, sei ancora una bambina…devi riposare di più…” ghignò Severus. La ragazza gli fece la linguaccia. Poi scese dal letto per scostare le coperte. Come anche l’uomo. “E…Severus…?” lo chiamò ancora. Lui si voltò divertito. “È successo qualcosa fra te e Bellatrix?” disse d’un fiato Giulia. Piton quasi impallidì. “Perfetto…ora avrò gli incubi!” sibilò. La ragazza rise e si infilò sotto le coperte. Mentre con un colpo di bacchetta Severus spense il camino. La camera sprofondò nel buio. “Severus…certo che dormi con una miriade di coperte!” esclamò dopo un secondo la ragazza. Il professore rise. “È incredibile Giulia…sei già riuscita ad arrotolarti nelle coperte?” osservò. La ragazza arrossì. Senza aspettare risposta Piton cercò di aiutarla. In effetti si era aggrovigliata ben bene. Dopo qualche minuto finalmente tutto tornò al suo posto. Il colore delle guance di Giulia però tendeva verso il rosso Weasley. Senza accorgersene Severus le aveva sfiorato una gamba. E il suo cuore era andato in iperventilazione. “Severus…dormi?” sussurrò piano lei. L’uomo si mosse di poco. “Giulia…sarei troppo patetico se ti riproponessi la tua domanda?” disse d’improvviso lui. Lei sobbalzò. “N…no…” rispose. Piton annuì. “A dire la verità di ragazzi fissi non ne ho avuti molti…uscivo con chi me lo chiedeva…però se non c’era sentimento non li baciavo nemmeno…era più un favore…ti ho sempre avuto nel cuore Severus…riguardo al lato pratico…bhe…come sai…esperienze non ne ho avute…a parte i vari tentativi violenti di Josh l’anno scorso…” raccontò. Severus non disse nulla. Però le si avvicinò. E la tirò a se. Gli sembrava di essere tornato davvero un adolescente alla prima cotta. Con un ufficio e delle stanze private tutte sue però. Giulia alzò di poco la testa, in modo da arrivare alle labbra di Piton. Ed ancora un bacio. Corredato da un altro. “Riguardo…alla seconda parte del regalo…” iniziò a dire Severus. Fra una pausa bacio e l’altra. La ragazza lo guardò. “Fra due mesi forse se ne riparlerà…” sentenziò. La ragazza sorrise. “Sempre se i tuoi voti non caleranno…” aggiunse. Giulia sbuffò. “Ho anche il tuo rendimento scolastico sotto protezione! Ragazzina ingrata…” sibilò. Lei rise e lo abbracciò più forte. “Ora è davvero il momento di dormire…” concluse Piton. “L’avevo intuito…” rispose pronta la ragazza. Passò qualche minuto di silenzio. “Buonanotte Severus…ti amo…” sussurrò in fine Giulia. “Buonanotte Giulia...anche io ti amo…” rispose piano Piton. E dopo quelle ultime parol, che si addentrarono in entrambi i cuori. E nei loro sogni. Il silenzio imperversò.
La notte passò in fretta. L’alba portò con se vento, contornato da della pioggia leggera. Ovviamente non bastò per portare via i mucchi di neve caduta in abbondanza in quei giorni, ma raffreddò ancora di più l’atmosfera. Ciò si sentiva particolarmente in una parte del castello. Ed una ragazza era stata svegliata dall’alito freddo della mattina invernale. Hermione rabbrividì nel suo pigiama. Si raggomitolò in posizione fetale. Urtando qualcosa con un ginocchio. Piano il prefetto aprì gli occhi, trovandosi praticamente appiccicata a Mark. Il suo cuore ebbe un tuffo. Mentre la sua mente vagava nello smarrimento più totale. Poi come un flashback improvviso le tornò alla mente la sera. La chiacchierata in Sala Comune. La bella sensazione che aveva provato addormentandosi. Così si tranquillizzò, crogiolandosi in quel tepore. Hermione poggiò una guancia sul petto del ragazzo. Lo sentiva scendere e salire a ritmo del respiro. Il prefetto richiuse qualche minuto gli occhi. Era una situazione così strana per lei, così nuova. Se proprio le fosse venuta in mente l’idea di dormire con qualcuno, il primo pensiero sarebbe andato a Ron. A quella prospettiva Hermione arrossì. No, non era la stessa cosa! Mark non era il suo amante. Ma il suo migliore amico. Stare sotto le coperte, nello stesso letto. Assieme. Non implicava necessariamente un contatto fisico troppo spinto. Forse nemmeno se fosse stata nella stessa situazione con Ron sarebbe dovuto capitare. Però l’ansia ci sarebbe stata. Il prefetto scosse la testa. Non ci doveva pensare! Non doveva rovinare quel bel momento. Così rimase ancora un poco con gli occhi chiusi. Poi però, appena riaperti, guardò in alto. Il viso di Mark rilassato. Hermione doveva ammettere quanto Anna avesse ragione. Aveva tutte le caratteristiche di bellezza idilliaca per un vampiro. La pelle liscia, candida. Chissà se era fredda. Il prefetto allungò una mano e gli accarezzò una guancia. Il ragazzo si mosse d’improvviso., stringendola forte a se. Hermione divenne del colore di un pomodoro. Trattenendo il respiro. Per poi scoppiare in un attacco di tosse poco dopo. Mark sbadigliò. “Buongiorno Herm…” disse, aprendo gli occhi. Il prefetto sorrise non molto convinta. “Buongiorno…scusa…non volevo svegliarti…” si scusò. Il ragazzo scosse la testa divertito. L’attirò ancora a se e le scompigliò i capelli. “Ha rinfrescato stanotte eh?” osservò poi. Hermione annuì. Rabbrividendo di uno spiffero entrato nel pigiama. Mark sorrise e premuroso le sistemò la coperta sulle spalle. Poi si voltò a guardare l’ora. “Sono le undici passate…” commentò. Il prefetto lo guardò beata. “Dobbiamo alzarci?” sbadigliò. Il ragazzo rise. “Possiamo rimanere qui al calduccio…” propose. Hermione però si alzò a sedere. Mark la guardò divertito. “Il bagno prima alle signore…” esordì. Il prefetto si alzò e lo ringraziò con un inchino. Trascinandosi poi al bagno. Richiudendosi la porta alle spalle. Era esattamente uguale al bagno di una camera femminile. Mancava solo l’unica cosa che a lei avrebbe fatto comodo: un pettine. Dal riflesso dello specchio i suoi capelli sembravano più indomabili del solito. “Mark scusa, dove posso trovare un…” iniziò a dire Hermione. Aprendo il primo cassetto a lato dello specchio. “Un…?” chiese il ragazzo. Entrando in bagno. E rimanendo poi divertito dalla scena che gli si era presentata. Il prefetto era rimasto con la mano a mezz’aria. Lo sportello aperto, l’espressione basita. Con gli occhi puntati sulla scatola di Trojan che troneggiava nel ripiano. Mark scosse la testa e rise. “Quando sarai più grande Herm ti spiegherò a che servono…” soffiò maligno. La ragazza si voltò scettica. “So a che servono…non ho mica quattro anni…” sbottò. Il ragazzo sospirò commosso. “La mia piccola sta crescendo!” esclamò a mo di padre premuroso. Hermione si lasciò scappare una risata. “Però la scatola è quasi vuota…così non va bene Mark Wright!” lo rimproverò poi. Lui si chinò verso di lei. Solo allora il prefetto si accorse che Mark era a torso nudo. “Non essere gelosa piccola…ce n’è abbastanza per noi due…” esordì languido. Hermione arrossì violentemente. “E piantala!” rimbeccò. Il Serpeverde scosse la testa divertito. Poi allungò una mano e aprì l’altro cassetto accanto allo specchio. “Ecco qui signorina…” disse infine. Porgendole una spazzola. “G…grazie…” sussurrò il prefetto. Mark sorrise ed uscì dal bagno. Mentre la ragazza richiudeva imbarazzata l’altro cassetto. “Giusto a titolo informativo…i preservativi sono di Jamie…” precisò ancora dalla camera il ragazzo. Hermione iniziò a pettinarsi i capelli. “Molto esplicita come cosa…” commentò. Dopo qualche spazzolata decretò che più di così la sua chioma non sarebbe migliorata. Il prefetto si sciacquò la faccia ed uscì dal bagno. Mark le trasfigurò i vestiti. Poi prese il suo posto, portandosi dietro un asciugamano. Cinque minuti dopo lo scroscio della doccia invase anche la stanza. Il prefetto decise di rendersi utile e cercò di rifare il letto nella maniera più normale possibile. Dopotutto aiutare sua madre nelle faccende d’estate non era stato così inutile. “Oh guarda chi si vede!” esclamò una voce maschile. Hermione si voltò e si trovò davanti il ragazzo che era apparso la sera prima in Sala Comune. “Salve…” lo salutò timida. Jamie non fece troppi complimenti e si fiondò a circondare le spalle della ragazza con un braccio. “E così sei rimasta qui stanotte…” commentò, occhieggiando il letto sospettoso. Il prefetto diventò subito rosso lampadina. “Jam stai lontano da lei! Le dai il brutto esempio!” si sentì urlare dal bagno. “Mi rubi le scorte e mi fai anche la predica?!” rimbeccò pronto l’amico. Hermione divampò ancora di più. “Noi…non…io…ho…ecc…solo…dormito…” farfugliò impacciata. Jamie la guardò un po’ dubbioso. “Io e Herm non stiamo insieme…” precisò Mark. Uscendo dal bagno accompagnato da una ventata di profumo. Il prefetto si tranquillizzò un po’. “Ah no?” ripetè scettico l’amico. Mark scosse la testa e levò di peso il braccio dalle spalle di Hermione. “Ehm…Mark…io…io devo tornare…in dormitorio…se non la sveglio io Anna dorme fino a stasera…” sussurrò. Il ragazzo annuì. “Ci vediamo a cena allora…io mi sa che ora dovrò spiegare un po’ di cosette a questo orso qui…” spiegò. Il prefetto sorrise. E salutò veloce Jamie. Per poi uscire veloce dalla camera. E percorrere le scale a tempo record. Prima che qualcuno la vedesse. Si fermò solo al bivio che il territorio degli studenti con quello di Piton. Hermione era sicura che Giulia sarebbe apparsa di li a poco. Così si appoggiò alla parete. Cercando di riprendere fiato.
Proprio nel contempo, la diretta interessata apriva gli occhi. Ricordandosi perfettamente ogni singolo dettaglio della sera prima. Arrossendo a dismisura. Quando poi si voltò il cuore di Giulia ebbe un sussulto. A poca distanza c’era il viso di Severus. Gli occhi color pece puntati su di lei. “Buongiorno…” sussurrò imbarazzata. Il professore sorrise divertito. “Buongiorno piccola Giulia…” si lasciò sfuggire. La ragazza sorrise. “Sei sveglio da tanto?” gli chiese. Stringendosi a lui. Quasi come fosse un gesto normale. Le guance di Piton si colorarono. “No…giusto da qualche minuto…” rispose. Poi si passò una mano sugli occhi. Quella notte era passata anche troppo in fretta. Per la prima volta Severus si era svegliato rimpiangendo il suo compleanno. In trentanove anni aveva sempre desiderato saltare quella data maledetta. Eppure in quel momento avrebbe voluto tornare indietro. “Sai Severus…mi aspetto che da un momento all’altro la porta si apra di scatto…” disse Giulia, senza agitazione. Piton ne capì il perché. “Ed Eveline piombi sul letto fra noi…” annuì lui. La ragazza sorrise. “Che ora è?” chiese poi lei. Il professore si voltò di poco verso l’orologio da parete. “Le undici è mezza…” rispose tranquillo. “È ora di colazione…” osservò Giulia. Severus rise. “Anche pranzo direi!” la corresse. La ragazza scosse la testa divertita. “E io che avevo progettato di finire quella montagna di compiti nel cassetto stamattina…” sbuffò finto contrariato Piton. Giulia lo guardò scettica. “Avevi promesso a Eveline di stare con lei prima di pranzo…” gli ricordò. Severus sospirò rassegnato. “Hai ragione Giulia…vorrà dire che i compiti li lascerò stasera…che dici, Eve sarà già sveglia?” ipotizzò. La ragazza tornò a voltarsi verso l’orologio. “Secondo me sta aspettando impaziente che il suo papà le porti la colazione a letto…” commentò. Piton la guardò alzando un sopracciglio. “Sicura di non stare parlando di un’altra ragazza di questa famiglia?” rimbeccò. Giulia alzò gli occhi al cielo finta innocente. “Proprio non so a cosa tu ti stia riferendo…è Eveline quella che vuole le frittelle con lo sciroppo al cioccolato e un bicchiere di latte…” precisò. Severus scosse la testa divertito. Allungò una mano verso il comodino e prese la sua bacchetta. Con un semplice gesto un vassoio con dei piedini d’appoggio apparve svolazzando sopra di loro. La ragazza si mise a sedere, guidando l’oggetto fino alle sue gambe. Gli occhi le si illuminarono appena vide il contenuto. Un piatto con una colonna di succulente e profumate frittelle calde. Immerse nello sciroppo al cioccolato. Ed un bicchiere di latte con cannuccia di biscotto fuori e al cacao dentro. “G…grazie…” sussurrò Giulia meravigliata. Severus si sporse e le diede un leggero bacio sulla fronte. “Non ti ci abituare signorina…” esordì subito. Poi fece per alzarsi. Ma la ragazza lo trattenne. “Facciamo colazione assieme…” propose. Piton la guardò per qualche minuto. Gli occhioni nocciola sgranati per pregarlo. La bocca socchiusa in un sorrisetto dolce. Il professore non potè fare a meno che sospirare. E tornare sotto le coperte accanto a lei. Giulia tagliò un pezzo di frittella con le posate. Poi si voltò. “Avanti Severus…fai aaaa!” esclamò allegra. Avvicinando la forchetta. Piton la guardò scettico. La ragazza sorrise. E Severus mangiò il pezzo in un sol boccone. Giulia rise soddisfatta, per poi tornare alla colazione. Il professore se ne stava appoggiato alla testiera delle letto. Con un braccio le circondava le spalle. Mentre lei mangiava. E lo imboccava. Bevettero un sorso a testa dal bicchiere. Attraverso la cannuccia di biscotto, che venne mangiata per ultima. Giulia era davvero al culmine della felicità. Non si sarebbe mai immaginata di passare dei momenti così. O almeno non ora. E che dire dell’arcigno professore, rigido e incorruttibile. Che si era fatto fregare da delle iridi languide ed un’espressione da cerbiatta! I due rimasero sotto le coperte ancora per qualche minuto. Poi Severus occupò il bagno. “Severus…?” lo chiamò la ragazza. Appoggiata al muro. Accanto alla porta chiusa del bagno. “Si?” rispose a sua volta il professore. Lei tossicchiò. “Quando…ecco…quando uscirò dall’ufficio…stamattina…” iniziò a dire. Dal bagno si sentì un segno d’assenso. “…tornerà tutto come prima?” concluse a fatica Giulia. Infondo si era abituata troppo bene. Non ci poteva essere tutta quella confidenza fra loro. La porta si aprì. Rivelando un Severus rivestito della sua impeccabile uniforme da professore. “Purtroppo si Giulia…lo sai vero che questa è stata un’occasione rara?” le rispose. La ragazza abbassò lo sguardo ed annuì. Piton non resistette e la prese piano fra le braccia. Stringendola in un caldo abbraccio. “Non ho detto che sarà l’ultima volta…” precisò. Giulia alzò gli occhi speranzosa. “Quindi…potrò rimanere qui a dormire qualche volta?” propose. Severus sospirò. Appoggiò piano le labbra sulle fronte di lei. “Dovrei essere un adulto responsabile, ma tu sai subito come disarmarmi Giulia…” sussurrò quasi affranto. La ragazza alzò ancora il viso. Si alzò in punta di piedi e lo baciò, subito rossa in viso. L’uomo non oppose resistenza. Quando si staccarono lui sorrise. “Non ti ci abituare Giulia…” la avvisò. Lei arrossì ancora. “S…scusa…” disse imbarazzata. Severus scoppiò a ridere e le scompigliò i capelli. “Avanti, cambiati…le tue amiche ti staranno aspettando no?” osservò. La ragazza sobbalzò ed annuì. Prese il vestito e sfrecciò in bagno. Fu triste togliersi quella meravigliosa camicia da notte. Significava proprio che quella serata era finita. E chissà dove sarebbero stati fra un anno quel giorno lei e Piton. Se il destino non li avesse divisi. Subito Giulia scacciò via quei pensieri. Ripiegò le vesti da notte e tornò in camera. Piton le indicò il primo cassetto del mobile più in là del letto. Dove aveva riposto il suo pigiama. La ragazza richiuse il cassetto e sospirò. Severus l’accompagnò alla porta. “Non correggere troppi compiti, mi raccomando…” commentò divertita Giulia. “E tu non combinare troppi guai in giro per la scuola con le tue compari…” rimbeccò pronto il professore. Poi i due si guardarono. Di scatto la ragazza lo abbracciò. “Prometto di venire a trovarti stasera Severus…” promise. Piton sorrise. “Oramai ti aspetto ogni sera Giulia, è inutile che tu me lo dica…” precisò. La ragazza lo strinse ancora forte. E lui le diede un bacio sulla fronte. Poi lei uscì. Salutandolo con una mano. Gli sorrise un’ultima volta. E corse via. Severus rimase ad ascoltare il picchiettio dei passi leggeri di Giulia allontanarsi. La sua figura oramai inghiottita dal buio. E solo allora il professore si accorse del rumore della pioggia. Piton scosse la testa e richiuse la porta. Sorridendo. Come non aveva mai fatto il giorno dopo del suo compleanno.
Giulia corse per il corridoio. L’abito da sera svolazzante intorno a lei. La tracolla che le batteva su un fianco. Arrivata al bivio si stupì nel vedere una chioma famigliare. “Herm?” la chiamò. Il prefetto si voltò. Sembrava annoiato. “Giulia! Finalmente!” sbottò. L’amica sorrise imbarazzata. “Com’è andato il compleanno?” chiese poi. Giulia sorrise. “Non male…anzi…è stato stupendo…” sospirò sognante. Poi si guardò in giro. E guardò il prefetto, che arrossì. “Herm…ma tu che ci fai qui sotto?” osservò. Hermione sobbalzò. “Mentre andiamo in dormitorio ti racconto…” riuscì solo a sussurrare. E così fu. Mentre percorrevano corridoio su corridoio. Salivano scale su scale. Il prefetto le raccontò tutto. Dalla chiacchierata nella Sala Comune a dormitorio. L’amica però non la giudicò. “Tu hai mai dormito con Fred?” le chiese Hermione. Giulia arrossì. “Q…quando ero più piccola si…e prima che tu me lo chieda, Anna ha dormito con Bill fino a quando non è comparsa Fleur…” le spiegò. Il prefetto annuì. Poi la istigò a raccontare la sua serata. Giulia l’assecondò. E immerse nei racconti le due arrivarono finalmente in dormitorio. Salirono le scale. Quando la ragazza aprì la porta la camera era ancora immersa nel buio. Hermione scosse la testa e andò dritta alla finestra. Fuori pioveva. Quindi nemmeno un raggio di sole poteva passare attraverso il vetro. Così con un colpo di bacchetta accese la luce. Anna si rigirò nel letto. Mentre Draco grugnì. “Ecco un tipico Serpeverde in letargo…” osservò divertita Giulia. Il biondo aprì un occhio d’improvviso. Facendo sobbalzare Hermione. La castana invece si coprì la testa con la coperta. Il prefetto scosse la testa esasperata. “È ora di pranzo! Svegliatevi, coppia di lumache in periodo degli accoppiamenti!” li richiamò ancora. Giulia scoppiò a ridere. “Granger piantala o ti uccido…” soffiò infastidito Draco. Anna gli diede un calcio e lo spinse giù dal letto. “Non…dire…certe cose…alle mie amiche…” biascicò ancora mezza addormentata. Giulia aiutò il biondo a rialzarsi. Poi quest’ultimo occupò il bagno. Intanto la castana si mise a sedere sbadigliando. Guardò le altre due. Poi sobbalzò vedendo Hermione. “E tu dove sei stata?!” esclamò. Quasi facendo venire un colpo alla poverina. “I…io…sono rimasta da Mark…” disse veloce quest’ultima. Anna strabuzzò gli occhi. Ma il prefetto la bloccò prima che potesse commentare. “Abbiamo solo dormito…da buoni amici…e comunque avevi ragione, la Sala Comune Serpeverde è proprio carina…” esordì subito per sedarla. La castana si voltò verso Giulia. “Sbaglio o questo è un sogno?” commentò. L’amica rise e scosse la testa. “E a te com’è andata con il pipistrellone?” le chiese improvvisamente sveglia. La ragazza sorrise. Poi le fece il riassunto breve e conciso della serata. Anna si alzò quasi trotterellante dal letto. Si stiracchiò. Dirigendosi subito a grandi falcate verso il bagno. Per poi aprire la porta senza nemmeno bussare e buttare fuori il povero Draco mezzo svestito. “Che modi! Guarda che hai lasciato la femminilità di qua Haliwell!” la avvertì scorbutico. La castana ringhiò. Hermione scosse la testa affranta, coprendosi gli occhi con una mano. “Malfoy…per carità di Merlino, copriti…” sospirò. Giulia era andata al suo letto per prendere dei vestiti normali con cui cambiarsi. Draco sbuffò e sedette di peso su un letto a caso. Allacciandosi la camicia e sistemandosi i pantaloni. “Ehm…Draco scusa…potresti alzarti dai miei vestiti?” lo pregò Giulia. Il biondo si voltò e notò di essersi davvero seduto sul letto sbagliato. E appunto sui vestiti della ragazza. Così si alzò. “Prego madmoiselle…” esordì galante. Lei scosse la testa divertita. “Malfoy…passa di qua a portarmi la mia femminilità così approfitti e ti riprendi le palle magari…” ghignò ancora dal bagno Anna. Il biondo si avviò deciso e fece irruzione nella stanza. Il prefetto sospirò esasperato. “Ecco perché non voglio trovarlo qui la mattina…Anna è più agitata del solito!” sbuffò. “Hey voi due! Potreste muovervi a picchiarvi che mi serve il bagno?” propose Giulia. La coppietta uscì subito. Cedendo il posto alla ragazza. Quando anche lei fu pronta i quattro uscirono dal dormitorio. Hermione, Anna e Draco non vedevano l’ora di buttarsi su un’abbondante colazione. Mentre Giulia faceva da spettatore. Però non fu così facile. Infatti, appena arrivati in Sala Comune, incontrarono un duo. Che non sembrò felice di vedere l’unico componente maschile. Harry si piantò davanti al quartetto. “Buongiorno Harry, possiamo passare?” salutò cordialmente Hermione. Accompagnata dal sonoro rimbombo del suo stomaco. Il ragazzo non rispose al saluto. Gli occhi fissi su Draco. “Che diavolo ci fai qui?” soffiò. Il biondo gli rivolse uno sguardo piuttosto annoiato. “Qui? Nulla…infatti ora vorrei andare in Sala Grande a fare colazione…” rispose pacato. Harry avanzò e lo squadrò ancora. “Fai poco lo spiritoso con me Malfoy!” rimbeccò irritato. Draco sorrise sprezzante e scosse la testa. “Avanti Potter, lasciaci andare a colazione…” ripetè stufo. Il ragazzo si voltò quasi allibito verso Hermione. “Hermione sbaglio o tu sei un prefetto?” precisò. La ragazza annuì. “E allora che ci fa lui nel nostro territorio?!” sbottò ancora iracondo Harry. Hermione spalancò la bocca indignata. “Draco è nel nostro territorio, perché l’ho invitato io!” intervenne Anna. Pronunciando quelle tre parole con riluttanza. Il ragazzo grugnì. “E tu lo lasci girovagare così?!” sbottò ancora. In direzione di Hermione. Questa roteò gli occhi al cielo esasperata. “Santo cielo Harry, non è un animale selvatico!” rimbeccò. Aveva quasi finito la sua dose mattutina di pazienza. Il ragazzo la guardò sbigottito. “È un Serpeverde!” seppe solo dire. Anna ghignò. “In primis è il mio ragazzo…” soffiò. Harry la fulminò con lo sguardo. “Non mi interessa con chi vai a letto Anna…la mia unica premura è solo che tu lo faccia fuori da qui…” sbottò furioso. La castana ridusse gli occhi a due fessure. Draco si fiondò subito sul ragazzo, arpionandolo stretto per il colletto. “Non osare mai più dirle cose simili…altrimenti…” lo minacciò. Harry sorrise ironico. “Altrimenti che fai? Vieni a prendermi con i tuoi amici Mangiamorte?” lo istigò. Il biondo strinse in pugno la mano che aveva libera. “Harry…Draco…calma! Per favore non è nemmeno passata l’ora di pranzo!” cercò di sedarli Hermione. Il biondo lasciò andare l’altro e si allontanò. “Hermione, da che parte stai?” disse ancora nervoso Harry. Il prefetto gli rifilò un’occhiata ovvia. “Già Hermione…da che parte stai?” intervenne Ron. L’intero gruppetto si voltò. Prima non l’avevano nemmeno notato. Il prefetto lo guardò dubbiosa. “Ti sei alleata al nemico per caso?” commentò ancora il rosso. Hermione sorrise divertita. “Nemico? Ron di che stai parlando?” chiese incredula. Il rosso si avvicinò. “Parlo del fatto che ieri sera ti ho vista in bella compagnia…” rispose. Una punta di ironia velenosa nella voce. La ragazza trasalì. “Eri con quel bellimbusto Serpeverde dico bene? Quel...Mark…” continuò a dire Ron. Pronunciando il nome con assoluto disprezzo. Hermione fece un lungo respiro. “Si Ron…ieri sera ero con Mark…” non negò. Il rosso per poco ebbe un infarto. “È inutile che impallidisci, sai benissimo che Mark è oramai un caro amico…perciò è inevitabile che qualche volta ci vediamo…” sbuffò ancora il prefetto. “Certo…ed è anche inevitabile che in queste visite ci sia la clausola che lui ti porti nei sotterranei? E che magari tu entri nella loro Sala Comune?” rimbeccò quasi isterico Ron. Hermione inchiodò i piedi al suolo e incrociò le braccia. “Si, siamo andati nei sotterranei! Ed ancora si, sono entrata nella Sala Comune dei Serpeverde!” confermò. Senza un minimo di vergogna. “E di grazia…ciò implicava il fatto che tu rimanessi a dormire la? Perché dubito che Pansy o qualsiasi altra ragazza delle loro ti abbia ospitato…oppure ti diverti a girare con gli stessi vestiti per due giorni di fila?” sparò svelto il rosso. Il prefetto si irrigidì. Era vero: in mezzo al trambusto in camera di poco prima si era dimenticata di cambiarsi! Eppure come aveva fatto lui a sapere tutto quello che era successo con Mark la sera prima? “Ronald Weasley, mi hai spiata!” esclamò indignata. Ron annuì soddisfatto. E all’improvviso Hermione se ne ricordò. La sagoma accanto alla torcia, quella che si era volatilizzata subito! “Io…io…si! Sono rimasta a dormire con Mark ok?!” trillò infuriata il prefetto. Il rosso rimase a bocca aperta. “Con…?” boccheggiò. Hermione arrossì fino alle punte dei capelli. Giulia scosse la testa. La cosa stava degenerando. Ci voleva un aiuto. “Ron…calmati…” cercò di dire. Ma il rosso la fulminò con lo sguardo. “Scusa, tu?” lo richiamò Anna. Lui si voltò. “Giusto a titolo informativo…che potere hai sulla vita di Herm? No perché mi sono persa un pezzo allora…da quando lei ti ha dato il permesso di controllare ogni suo movimento?” osservò. Una specie di scossa emotiva fece risvegliare Hermione. “Giusto…grazie Anna! Di grazia, da quando dovrei informarti di ogni passo che faccio?” commentò. Ron sobbalzò. “Non…non intendevo questo…” disse piano. Il prefetto lo guardò scettico. “Se tu fossi venuto anche solo per un attimo da me a chiedere spiegazioni…e dico da me, non dalle mie amiche, riguardo a Mark, forse ora non ti ritroveresti a dire certe sciocchezze Ron…” lo rimproverò. Il rosso strabuzzò gli occhi. “Sciocchezze?! Ti sembra una sciocchezza dormire con un altro ragazzo quando…” iniziò a dire. Ma poi si fermò. “Quando…cosa? Avanti Ron, termina la frase!” lo punzecchiò Hermione. Giulia scambiò uno sguardo preoccupato con Anna. Che si passò due dita sulla gola. Come segno significativo per descrivere la situazione in cui si era cacciato Ron. Passarono dei minuti. Eppure il rosso non proferì parola. “Quando…sei mia amica? È così che volevi finire la frase? No perché io di altre alternative non ne vedo!” lo precedette ancora il prefetto. Si sentiva che la voce le stava vacillando. E gli occhi le stavano diventando lucidi. Si sentiva immensamente stupida. Ma non per aver dormito da Mark, al contrario per aver creduto che un semplice abbraccio avrebbe risolto tutto. “Mione senti…” cercò di dire Ron. Il prefetto lo zittì puntandogli l’indice contro. “È troppo tardi per tirare fuori quel soprannome Ron! Io non sono la riserva che aspetta paziente! Mi sono stufata di accontentarmi…” rimbeccò. Giulia sospirò. Sapeva che prima o poi Hermione sarebbe scoppiata. Ed aveva pure ragione! “Mione ascoltami…te l’ho detto che…” cercò ancora di recuperare il rosso. Il prefetto scosse la testa. Il viso rivolto verso il pavimento. E gli occhi chiusi. Per mantenere fermezza. “Che cosa? Che mollerai Lavanda? Che usciremo ancora assieme? Non l’hai detto…però pensavo fosse implicito…e ci credevo…invece ora ho la conferma che mi stavo sbagliando per la millesima volta…” sussurrò. E si voltò verso le amiche. Che capirono al volo. Anna e Giulia la raggiunsero subito. Poi uscirono dalla Sala Comune, con Draco al seguito. Che aveva mostrato un bel dito medio a Harry, nel frattempo. I quattro arrivarono finalmente in Sala Grande. Il biondo salutò Anna e andò al tavolo Serpeverde. Per sedersi subito accanto a Mark e raccontagli un’anteprima di cosa gli avrebbe raccontato Hermione stessa. Le ragazze discussero del litigio incrociato in Sala Comune per tutto il giorno. La sera Mark si precipitò dal prefetto per sapere. Per starle vicino. Perché anche se era vero che non si conoscevano da molto, lui le si era affezionato ed ed il sentimento che credeva essere amore si era trasformato in qualcosa più fraterno. Perciò non la voleva lasciare da sola. A soffrire per quell’idiota di un bradipo poi! Le amiche rimasero ad aspettarla in dormitorio. Infine rimasero sveglie fino a tardi fra dolci e partite a carte. Il giorno dopo lo impiegarono a fare i compiti. Hermione sembrava abbastanza tranquilla. Si sentiva davvero svuotata. Voleva avere delle scuse. O un gesto concreto da parte di Ron. Finchè una di queste due cose non fosse arrivata lei non avrebbe mosso nemmeno dito verso di lu!. Anche se. Era difficile cercare di evitare incroci di sguardi. Per fortuna la settimana passò veloce. E lei e Giulia avevano ben altro a cui pensare. Infatti venerdì sarebbe stato il diciassettesimo compleanno di Anna. Insieme a Mary Kate avevano organizzato qualcosa di speciale. A sorpresa ovviamente. E anche in grande. Quindi c’erano molte cose da fare. Avevano assoldato Draco per tenere occupata l’amata mentre loro sbrigavano gli ultimi preparativi. Così, più veloce di quanto si aspettassero, arrivò il tanto atteso venerdì sedici gennaio. Di certo Anna non cambiava le sue abitudini solo perché era il suo compleanno. Quindi si svegliò per ultima. Aggiungendo solo il doppio dell’energia che di solito era presente. Le amiche le fecero gli auguri, anticipando che i regali li avrebbe avuti la sera. Al tavolo Grifondoro invece sembrò che tutti se ne fossero dimenticati. Anna non sospettò minimamente che fossero tutti d’accordo. A parte Ron. Che non osava avvicinarsi a nessuna di loro tre da quanto si sentiva in colpa dopo la scenata. Ed Harry, che era deciso a non rivolgerle nemmeno la parola. La giornata sembrò quasi andare al rallentatore per la festeggiata. Che era già abbastanza offesa del fatto che nessuno della sua Casa si fosse ricordato di che giorno fosse. Da casa erano arrivati i soliti biglietti di auguri a pranzo. Da sua madre e suo padre. Suo fratello. Anna decise di non rispondere a nessuno. Sapevano com’era fatta. Quindi lasciò scivolare anche il pomeriggio in tranquillità. Dopo cena Hermione e Giulia le proposero un giro per il castello. Però i corridoi erano praticamente deserti. Così il trio non si trattenne molto e si diresse presto verso la Sala Comune. “Che perdita di tempo…” sbuffò la festeggiata. Trascinando gli anfibi lungo il pavimento dell’ultima rampa di scale che le separava dalla meta. Giulia scosse la testa e le trotterellò davanti. “Su Anna! Hai diciassette anni! Sei maggiorenne!” tentò di tirarle su il morale. Ma la castana alzò solo le spalle. “Che gusto c’è se nessuno si ricorda del tuo compleanno?” sbuffò. Hermione tossicchiò. Indicando lei e Giulia. “È ovvio che voi ve lo siete ricordato…siete le mie migliori amiche…” rimbeccò acida. “Senza contare che è da più di un mese che ci stressi con la faccenda della maggiore età…” commentò divertita Giulia. Anna le fece la linguaccia. E lei saltellò i gradini rimanenti. Per poi correre all’entrata della Sala Comune. Lo spettacolo stava per avere inizio! “Sbaglio o oggi Giulia è più trotterellante del solito?” osservò la castana. Hermione la spinse per i gradini fino alla Signora Grassa. “Piano Herm! Lo so che hai fretta di tornare al caldo però non è che mi devi far fare scii in corridoio!” sbottò Anna irritata. Il prefetto sorrise e la fece entrare per prima. La Sala Comune si presentò a loro completamente buia. “Perfetto…pure il camino oggi si è spento prima…” sbuffò ancora la castana. “Vuoi smetterla di lamentarti una buona volta?!” la rimproverò Hermione. “Appunto! Se stessi zitta ti accorgeresti di una cosa…” continuò Giulia. Anna le guardò scettica. “E di cosa?” rispose poco convinta. Subito un fuoco d’artificio esplose proprio in mezzo alla Sala Comune. Le varie scintille si posizionarono sul soffitto formando piccole lucciole sospese e luminose. Ed un grido si levò da tutte le voci li presenti. “Sorpresa!” esclamarono in coro. La castana rimase a bocca aperta. Notò che le poltrone erano state messe contro i muri. La fiamma del camino era più bassa. Per lasciare spazio alle lucette sul soffitto. E davanti a lei. Una folla di persone se ne stava ferma sorridendo. Anna si voltò verso le sue amiche. “Voi…vi eravate messe d’accordo!” boccheggiò. Hermione e Giulia annuirono compiaciute. Poi una terza figura si unì a loro. Mary Kate si era appena avvicinata e sorrideva sorniona. La castana scosse la testa divertita e le si buttò letteralmente addosso. “Hai capito la mia infida sorellina!” commentò divertita Anna. La baby Haliwell cercò di liberarsi dalla presa. “Sono i tuoi diciassette anni, una festa era il minimo…” si giustificò. La castana la lasciò andare. Poi analizzò tutte le persone che erano presenti. Tutti quelli del loro anno di Grifondoro. Qualche imbucato più piccolo. E anche del settimo anno. “Non è finita…” sorrise entusiasta Giulia. Anna la guardò dubbiosa. “Devo avere paura?” commentò. L’amica le diede una leggera gomitata. “Siccome è un compleanno importante abbiamo pensato di invitare qualcuno che siamo sicure ti avrebbe fatto piacere vedere…” spiegò Hermione. La castana spalancò gli occhi. “Manson! Non ci credo! L’avete invitato! E dov’è?” si esaltò subito. Il prefetto la tenne ferma. “Ora non esageriamo…” precisò. Anna si calmò, subito po’ delusa. “Che bell’accoglienza…e io che credevo di mancarti…” commentò una voce. La castana scrutò in mezzo alla folla. Fino a quando lo vide. Un uomo alto. Dal fisico magro e i capelli rossi legati in una coda. Che si fece spazio fra i ragazzini. Ginny sorrise. Mentre gli occhi di Anna brillavano di stupore e di felicità. “Bill!” esclamò. Per poi buttarsi fra le sue braccia. Giulia ed Hermione si scambiarono uno sguardo compiaciute. Però non era ancora tutto. Il prefetto tossì per attirare l’attenzione. Giulia invece sottrasse la castana a Bill e la condusse al centro della stanza. Dietro di lei si radunò il resto degli studenti. Solo allora Anna notò che era stato messo su un piccolo palco da un lato. Al posto della solita consolle usata negli anni precedenti da Fred e George nelle loro feste improvvisate. Giulia fece un gesto a Ginny. Poi prese a braccetto Hermione e la fece salire sul palco. Il prefetto era rossa in viso. La festeggiata le guardava alquanto perplessa. E curiosa. Ginny abbassò le luci con un colpo di bacchetta. Mentre Mary Kate trasfigurò i vestiti delle due sul palco. Facendoli diventare dei completini stile anni sessanta. Il primo, di Hermione, era azzurro con delle spalline di piume. Il secondo, di Giulia, era viola e con delle pailette qua e la. Ed anche lei con le spalline piumate. Il prefetto si voltò per cercare conforto nell’amica vicino a lei. Che però le passò un microfono. Ai piedi avevano pesanti zatteroni brillantinati. Giulia colpì piano il pavimento con tre colpi di tacco. Mentre del fumo dietro di loro creava lo scenario. “Super Trouper beams are gonna blind me, but I won't feel blue like I always do! 'Cause somewhere in the crowd there's you!” iniziarono a cantare insieme. Mettendosi in posizione con gli indici alzati verso il soffitto. Dopo un secondo la musica partì. Anna le guardava incredula. “I was sick and tired of everything when I called you last night from Glasgow! All I do is eat and sleep and sing wishing every show was the last show!” continuò Giulia. “Wishing every show was the last show!” fece coro Hermione. Iniziando a muoversi facendo passi ondeggianti a destra e a sinistra. Ritmando con le mani. “So imagine I was glad to hear you're coming…” seguì la prima. “So imagine I was glad to hear you're coming!” ripetè la seconda. “Suddenly I feel all right!” aggiunse Giulia. “And suddenly it's gonna be!” completò Hermione. Avvicinandosi e mettendosi schiena contro schiena. “And it's gonna be so different when I'm on the stage tonight!” esordirono assieme. Mentre le luci suffuse si trasformarono in luci intermittenti. Anna le guardava divertita. Commossa. Ammirata. “Tonight the Super Trouper lights are gonna find me, shining like the sun! Smiling, having fun! Feeling like a number one!” intonarono ancora le due. Sorridendosi a vicenda. Fra la folla anche due non proprio invitati stavano assistendo alla scena. Ron non credeva che Hermione sapesse cantare così. “Tonight the Super Trouper beams are gonna blind me but I won't feel blue, like I always do! 'Cause somewhere in the crowd there's you!” esclamarono in coro. Marciando sul posto. Poi le due si avvicinarono al bordo del palco. “Avanti Anna! Vieni!” la chiamò Giulia. La castana sobbalzò e scosse la testa. Mary Kate si fiondò da lei e la spinse dalle amiche. Che la tirarono su sul palco. Ginny contribuì a trasfigurare i vestiti anche a lei. Che d’improvviso si trovò in un completo dalle maniche larghe e a strati. Dalle spalle scoperte e la scollatura ad intreccio. “Avanti Anna!” la istigò Giulia. La castana arrossì. “Facing twenty thousand of your friends how can anyone be so lonely! Part of a success that never ends still I'm thinking about you only! iniziò a cantare. Le amiche la affiancarono. Still I'm thinking about you only!” fecero coro. “There are moments when I think I'm going crazy!” continuò la castana. “Think I'm going crazy!” dissero quasi con lei Giulia ed Hermione. “But it's gonna be al right…” precisò Anna. “You'll soon be changing everything!” aggiunsero le altre due. Poi il trio si guardò. “Everything will be so different when I'm on the stage tonight!” esclamarono assieme. Sotto di loro gli altri studenti applaudivano contenti dello spettacolo. Bill sorrideva divertito. Ed accanto a lui un uomo era apparso. Muovendo la tenta a ritmo facendo ciondolare la lunga barba grigia. Senza contare Ginny e Mary Kate. Che facevano foto e saltellavano esagitate stile groupie. “Tonight the Super Trouper lights are gonna find me, shining like the sun! Smiling, having fun! Feeling like a number one!” continuarono all’unisono. Mentre Giulia ed Hermione avevano preso a girare intorno ad Anna. Bill scosse la testa divertito. Il prefetto non andava molto d’accordo con le zeppe. “Tonight the Super Trouper beams are gonna blind me but I won't feel blue, like I always do! 'Cause somewhere in the crowd there's you!” esordirono ancora le tre. Qualcuno da sotto al palco applaudiva. Qualcuno cantava. Altri seguivano il ritmo. E c’era pure qualcuno a bocca aperta. “So I'll be there when you arrive the sight of you will prove to me I'm still alive!” proseguì da sola Anna. Hermione le passò davanti ma si sbilanciò troppo. La castana la prese in tempo fra le braccia. And when you take me in your arms and hold me tight I know it's gonna mean so much tonight!” sorrise il prefetto all’amica. Per poi tirarsi su. “Tonight the Super Trouper lights are gonna find me, shining like the sun! Smiling, having fun! Feeling like a number one!” intonò il trio. Poi i tre Uragani si guardarono. Sorridendo misero tutte le mano sinistro al centro. “Tonight the Super Trouper beams are gonna blind me but I won't feel blue, like I always do! 'Cause somewhere in the crowd there's you!” conclusero. Per poi alzare le mani al cielo. Accompagnate da un’esplosione di applausi. “Anna Alvis Haliwell ha ufficialmente diciassette anni!” gridò Giulia. Sollevando altre grida di incitamento. La festeggiata mise un braccio attorno alle spalle delle due amiche. Ed insieme saltarono giù dal palco. Appena la canzone era finita i loro vestiti erano tornati normali. “Davvero brave!” le lodò Bill. Anna sorrise soddisfatta. Poi guardò stupita Silente, che se ne stava in piedi vicino al rosso da tutta l’esibizione. “Concordo in pieno!” esclamò divertito. Il trio fece un piccolo inchino. “Prende qualcosa da bere preside?” gli chiese Giulia cortese. Silente scosse la testa rammaricato. “Purtroppo mi sono trattenuto fin troppo…voi continuate pure la festa ragazze…divertitevi!” si scusò. Hermione sorrise. “Il prossimo compleanno quand’è?” chiese poi il vecchietto. Anna ciondolò indicando Giulia. “A marzo!” rispose. La ragazza arrossì. Albus annuì soddisfatto e le salutò ancora una volta. Poi si diresse all’uscita. “Voi siete matte…è una festa stupenda! E avete pure avuto il permesso da Silente!” esclamò Anna. Abbracciando le amiche. Intanto Bill aveva raggiunto qualcuno di molto famigliare. “Fratellino! Harry!” lo chiamò. I due si voltarono. Il primo era piuttosto imbarazzato. Si stava proprio pentendo della litigata con Hermione. Mentre il secondo non vedeva l’ora di tornare in dormitorio. L’unica cosa che lo tratteneva era la splendida figura di Ginny. Che andava da una parte all’altra della stanza. “Avanti, buttatevi nella mischia!” gli suggerì Bill affiancandosi. Il palco era diventato la solita postazione da dj e Seamus stava dando il meglio di se. Li sotto si era già riunita una folla di gente danzante. “Io…penso che tornerò in dormitorio…ecco…Lavanda non sta bene e non è giusto che io rimanga qui a divertirmi…” rispose Ron. In realtà era tutta una scusa. Lavanda era a letto con la febbre. Ed era vero. Però a lui non importava. Sarebbe voluto rimanere. E ballare con Hermione. Ma sapeva che se si fosse avvicinato lo avrebbe cruciato come minimo. Bill lo guardò a bocca aperta. “Stai ancora con Lavanda?! E quando pensi di rispettare i patti con Hermione scusa?” lo rimproverò. Ron cercò di evitare il suo sguardo. Ma il fratello gli diede una spinta. In modo che piazzasse i suoi occhi sulla pista da ballo. Hermione, Anna e Giulia stavano ballando. “Intendi fartela scappare anche quest’anno?” sbottò Bill. Dando al rosso una leggera sberla in testa. “La fai facile tu…” sbuffò quest’ultimo. Massaggiandosi il punto colpito. Il fratello lo squadrò. “Avete litigato di nuovo, ed immagino che sia per colpa tua…” intuì. Ron sobbalzò. “Hey Bill...tu conosci bene Anna, giusto?” gli chiese all’improvviso Harry. Bill annuì. “Credi che per amore di Malfoy lei possa…ecco…si…diventare una Mangiamorte?” esordì. Ron lo guardò allibito. Bill invece scosse la testa sicuro. “Non lo farebbe…ascolta Harry, da quanto ho capito stai dando molto filo da torcere a lei e Draco…te lo chiedo come suo amico, smettila di farti accecare dalle tue paranoie e vivi la tua vita finché puoi…quando la guerra inizierà non credo che ci saranno più occasioni come queste…” spiegò. Facendo un cenno verso la pista da ballo. Harry ammutolì. E si andò a sedere su una poltrona più in la. “Tu te ne vai davvero?” chiese poco convinto Bill al fratello. Ron si guardò in giro un po’ imbarazzato. Sarebbe stato quello che avrebbe dovuto fare. Però. I suoi piedi non volevano muoversi. Intanto il trio ballava e si scatenava in pista. Così fu fino a mezzanotte. Ora massima per la fine della festa imposta da Silente. Tutti i partecipanti fecero ancora gli auguri ad Anna. Poi si sparpagliarono nel dormitorio. Lo stesso fecero Ginny e Mary Kate. Dopo aver ripulito e aver rimesso apposto le poltrone. Hermione e Giulia tornarono in camera. Per permettere a Bill e la festeggiata di rimanere soli. La castana si buttò subito sulla solita poltrona. “Giulia ed Herm sono state fantastiche! Giuro che domani compro un sacchetto di dolci a testa!” esclamò grata. Il rosso sorrise e si sedette nella poltrona di fronte a lei. “Da quanto mi hai detto te la stai spassando quest’anno eh? Con i voti che prendi riesci a sedare i tuoi alla grande…” osservò poi. Anna ghignò fiera. “Modestamente…mi sto impegnando un sacco! Anche se Herm mi da una mano…però non copio mai i suoi compiti! Bhe…quasi mai!” raccontò. “Anche Draco e il nuovo amico di Hermione ti aiutano giusto?” precisò Bill. La castana annuì. “A parte le litigate con quel paranoico di Harry direi che sta andando benissimo!” esordì infine. Il rosso sorrise. “Dunque niente novità?” le chiese. Anna scosse la testa. “E allora cos’è quella pietra che ti pesa sull’anulare?” osservò quasi offeso Bill. La castana arrossì. “Ah…questo…ecco…volevo…volevo aspettare di vederti per dirtelo…” spiegò imbarazzata. Il rosso si chinò verso di lei. Appoggiando i gomiti alle ginocchia. In attesa. “Ecco…io…sono…fidanzata…” disse Anna spiccia. Bill per poco cadde dalla poltrona. “Draco mi ha chiesto di sposarlo appena finita la scuola e questo è l’anello di fidanzamento…” specificò la castana. Il rosso rimase a bocca aperta. Poi si alzò di scatto. Anna lo guardò preoccupata. “Così non va bene!” esclamò Bill. La castana lo guardò dubbiosa. “Se ti fa certe proposte allora vuol dire che sei cresciuta davvero…non sono pronto ad una notizia così…” spiegò il rosso. Passandosi una mano sugli occhi drammatico. Anna si alzò e lo abbracciò, ridendo. “Anche tu ti sposi…con Fleur! Che dovrei dire io?” commentò divertita. Bill ricambiò l’abbraccio e appoggiò il mento sulla sua testa. “Non mi importa se ti sposerai…se avrai dei figli…Anna tu per me sarai sempre la bambina che sedeva sul divano di casa mia…vestita da perfetta gothic lolita…sarai sempre la mia sorellina formato bambola…” sussurrò. La castana arrossì e sorrise. “Manca ancora più di un anno…non affrettiamo le cose…” osservò. Anche se in effetti era lei stessa che voleva far scorrere veloce il tempo. Bill la abbracciò più forte. I due rimasero così ancora per qualche minuto. Poi tornarono sulle rispettive poltrone. “Fratellone…tu com’eri quando eri giovane?” gli chiese la castana innocente. Il rosso la guardò male. “Ora non esageriamo…ho ventisette anni, non novanta!” sbottò. Anna sorrise. “Allora, com’eri quando avevi la mia età?” ripetè. Bill alzò le spalle. “Come adesso…solo molto più gasato e impulsivo…” rispose. La castana scosse la testa. “Intendevo…con le ragazze…” precisò. Il rosso la guardò dubbioso. “Insomma…eri un tipo da relazioni lunghe o una notte e basta?” aggiunse ancora Anna. Bill rise. “Andavo a periodi…in effetti c’è stata qualche ragazza con cui sono stato per un bel po’ di tempo…” ricordò. La castana sorrise. “Quanto?” chiese. Il rosso si passò una mano sul mento. “Un anno e mezzo mi pare…perché?” osservò. Anna sprofondò nella poltrona. “Ecco…hai il tipico aspetto da playboy…” ghignò. Bill si alzò e si avventò su di lei. Facendole il solletico. “Sei più impertinente del solito ragazza mia!” commentò. Mentre la castana rideva. Quando iniziò a supplicare il rosso la lasciò andare. “Se stai pensando a ciò che ho intuito vacci piano Anna…e se proprio lo devi fare, abbi testa…” le consigliò. Anna arrossì a dismisura. “G…grazie…” sussurrò. I due rimasero a ricordare i vecchi tempi e a scambiarsi novità per altri dieci minuti. Poi il rosso dovette andare. Doveva recarsi fino ai confini di Hogwarts per smaterializzarsi e tornare a casa. Così si salutarono. Ed Anna tornò dalle sue amiche. Appena aprì la porta però qualcosa le svolazzò accanto. “Eccoti finalmente! Stavamo per addormentarci…” sbottò Hermione. La castana sorrise. E afferrò al volo il pacco. “Che cos’è?” chiese stupita. “Un regalo da qualche tuo parente forse…è da mezzora che svolazza allegramente sulle nostre teste…” rispose Giulia divertita. Anna si buttò sul suo letto e ispezionò l’oggetto. Era incartato con carta nera. E il fiocco era stato legato in modo da formare due alette da pipistrello. “C’è solo una persona che sa fare queste cose…” sorrise. Poi si avventò sul povero pacco strappandogli la carta. Le amiche si avvicinarono curiose. Quando anche il contenitore di cartone fu aperto la festeggiata rimase a bocca aperta. Tirò fuori il contenuto del pacchetto. Gli occhi le brillavano d’eccitazione. “C’è un biglietto!” notò Hermione. Anna lo prese. “Cara Alvis, spero che il regalo ti sia arrivato in orario. Da quello che mi ha raccontato tua madre quest’anno te la stai cavando proprio bene a scuola, così ho deciso che ti meritavi un regalo di compleanno che fosse degno di tale nome (e poi è un compleanno già molto speciale!). Perciò ho pensato che consultare il caro Conte Dracula sarebbe stato di aiuto. Così la tua nonnina Arty è partita per la Transilvania e ne è tornata piena di belle cosucce. Ho promesso al caro Vlad che una volta andremo a trovarlo assieme. Dice che “buon sangue non mente!” e quindi che anche tu sarai una cara fanciulla. Ma basta tergiversare! Ancora infiniti auguri bimba mia. Spero che ci potremmo sentire o vedere presto. Artemisia Anko Wytter.” lesse d’un fiato. Hermione strabuzzò gli occhi. “Tua nonna conosce il conte Dracula? Ma non era morto?” esclamò incredula. Anna ghignò. “Sono amici di vecchia data…e comunque Dracula non è morto! L’ha solo fatto credere per evitare di avere altre rogne con la gente…non è un tipo molto paziente…” raccontò. Giulia scosse la testa divertita. “Allora, che cos’è?” disse poi. La castana estrasse tutto quello che conteneva il pacco. Che a quanto pareva era bello capiente. Prese ogni capo con assoluta cura. Poggiandolo intorno a se sul letto. Il primo era un corpetto con un’arricciatura sul seno e un bustino di cinghie regolabili. Il secondo era una gonna a balze con più strati di tulle. Il terzo era collarino in pizzo con una piccola croce nel mezzo. Il quarto un ditale. E il quinto un corpetto con maniche lunghe e larghe infondo. Anna rimase senza fiato. “Se non fanno santa nonna Artemisia giuro che mi ribello!” esordì. Giulia sorrise. “Sbaglio o non è arrivato nulla dalla nonna materna?” osservò Hermione. La castana rimise apposto i vestiti nel pacco. Per poi alzarsi e poggiarlo nel baule. “Non ci conto nemmeno…conoscendo nonna Celine se ne sarà dimenticata…per lei conta solo Christian…” osservò. Giulia ed Hermione si guardarono rassegnate. Era vero. Anna e Mary Kate erano le preferite di nonna Artemisia, la nonna paterna. Lei discendeva da un’importante famiglia purosangue, da generazioni Serpeverde. Fino all’arrivo di Andrew, padre di Anna. Nato dall’unione di Artemisia con un babbano. Quando nonna Artemisia aveva saputo che Anna si era messa con Draco, aveva quasi organizzato una festa nazionale. La storia si invertiva invece nel caso di nonna Celine, nonna materna. Fiera purosangue da generazioni Grifondoro. L’idea di avere un cognato quasi Serpeverde e una nipote in carica per diventare la nuova signora Malfoy non la faceva di certo felice. Quindi riponeva tutte le aspettative sull’unico figlio maschio di casa Haliwell. “Oh, era il compleanno di Anna lo scorso mese? Che sbadata, me ne sono dimenticata! Bhe di certo sto meglio quando non vedo quella ragazzina cadaverica in giro per casa…” le fece l’imitazione la castana. Hermione scosse la testa. Ma Giulia le diede una gomitata. “Tocca a noi!” le sussurrò. Ma il prefetto guardò scettica il pacchetto appena riposto nel baule. “Non sarà nulla in confronto…” rimbeccò sottovoce. L’amica però la spinse. “Anna…c’è un regalo che ancora non hai scartato…” esordì. La castana si voltò dubbiosa. Poi le guardò e capì. “Ma…ragazze! Siete davvero pazze! Già la festa era un bel regalo!” sbottò. Hermione la guardò divertita. “Non fare la finta tonta…sappiamo che lo stavi aspettando da tutto il giorno…” ghignò. Anna sbuffò. Però era già trepidante. Giulia andò al suo letto e prese un pacchetto da sotto al letto. “Ecco qua…io e Herm speriamo che ti piaccia…” sorrise. Porgendoglielo. La castana lo accettò. E subito lo scartò con più enfasi di quello di prima. Quando ne vide il contenuto rimase senza parole. Incartato ben bene c’era un corpetto nero. Con delle spalline fini in raso. E sul davanti un’abile incrociatura di altri nastri. Sopra a questo c’era anche un copri spalle in pizzo. “Così potrai mostrare il nuovo tatuaggio…” sorrise Giulia. Anna sobbalzò. Non ne aveva ancora parlato a loro di cosa consisteva la visita dell’indomani ad Hogsmeade. “Inutile che fai quella faccia, abbiamo visto il biglietto di prenotazione…faceva da segnalibro al libro di Pozioni…che mi hai prestato l’altro giorno…” spiegò Hermione. La castana arrossì imbarazzata. “Quindi domani verremo a tenerti la mano?” commentò Giulia. “Te lo scordi…mi fanno impressione i tatuaggi!” sbottò il prefetto. Anna la guardò supplichevole. Poi si ricordò che aveva il disegno a portata di mano. Allungò un braccio e prese l’album da disegno sul comodino. Prese il foglio giusto e lo porse alle amiche. Le due analizzarono il disegno. Rimanendo stupide delle due iniziali dalla parte destra. Hermione si portò le mani alla bocca commossa. “E…e dove te lo fai?” chiese stupita Giulia. La castana sorrise intenerita. Indicandosi il braccio destro. “E ti farai anche la D?” chiese a sua volta il prefetto. Anna alzò le spalle. “Non lo so…prima vedo se mi fa male il primo…” rispose. “E quella dove te la fai?” chiese stavolta ancora Hermione. La castana si poggiò una mano sul seno sinistro. “È la parte più vicina al cuore…” sorrise. Per poco il prefetto scoppiò in lacrime. Invece si buttò su Anna. Abbracciandola forte. Giulia sorrise e la seguì a ruota. “Ragazze…vi adoro davvero…” sussurrò la castana. Hermione singhiozzò ancora. Mentre Giulia tratteneva le lacrime. Ed Anna le stringeva forte. Esattamente come l’ultima sera alla Tana. Quando si erano messe a guardare l’album del prefetto. Anche Giulia se ne ricordò. Così si sciolse dall’abbraccio. “Insieme, qualunque cosa accada…” disse sorridendo. Hermione annuì. Intuendo il flashback. “…sempre…” continuò, stringendo la mano. “…contro ogni difficoltà!” concluse Anna, stringendola a sua volta. Poi, si guardarono ancora. Tornando ad abbracciarsi. Rimasero così finché la castana non diede lo stop ai sentimentalismi. Così si radunarono sul letto di quest’ultima. Per finire in bellezza la serata. Fra dolci e vecchi ricordi. In onore di quel giorno. in cui I Tre Uragani di Hogwarts si erano incontrati per la prima volta. Dando inizio ad uno dei sentimenti più potenti al mondo: l’amicizia
  
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