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Autore: Lamy_    16/02/2016    0 recensioni
Logan sta fuggendo; fugge dal suo passato, da se stesso e da quella che ritiene una maledizione. Si ritroverà in Inghilterra, conoscerà Mylene e riuscirà a mettere ordine nella sua vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Logan' Howlett/Wolverine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Due anni prima.
"Mylene, ti desiderano alla reception!"
La donna sospirò e si passò una mano sul viso: lavorava da ore ormai e si prospettava una lunga notte tra test da correggere e lezioni da preparare. Si alzò e con passo deciso, o almeno tentava, giunse nell'atrio. In un primo momento non si accorse di nulla ma all'improvviso alzò gli occhi al cielo. Mary, la sua migliore amica, era seduta comodamente su una delle sedie davanti alla segreteria.
"Mary!"
La sua amica le sorrise e le andò incontro.
"Quante volte ti ho detto di non venirmi a trovare qui? Il preside é intransigente riguardo alle visite personali." disse con tono duro a Mary, che scrollò le spalle e poi la costrinse a sedersi.
"Stasera sei libera?"
Mylene guardò confusa la sua amica e poi si affrettò a rispondere.
"Ho del lavoro da sbrigare."
"Okay, sei libera!"
Mylene stava per ribattere ma Mary riprese a parlare in preda all'euforia.
"Non immagini cosa é successo solo qualche ora fa! Mentre tu stai qui a marcire tra i libri, oggi all'ippodromo é venuto un tizio e ha chiesto di essere assunto."
"Mi sembra una cosa alquanto normale, Mary."
Mary le rivolse un'occhiata ammonitrice e ricominciò da dove era stata interrotta.
"Dicevo: questo tizio voleva un lavoro ma ho esitato all'inizio perché l'unico posto disponibile é il fienile, lavorare con la sega e altri attrezzi assurdi. Io gli ho proposto quella mansione e lui ha accettato senza esitare!"
"Okay. Ma la cosa strabiliante quale sarebbe?"
Mary assunse un'espressione compiaciuta e sorrise sorniona alla sua amica.
"É un figo da paura. Ecco la cosa strabiliante."
Mylene scosse la testa e sospirò. Mary aveva sempre cercato di farle conoscere degli uomini perché non é possibile vivere la propria vita tra i libri, il divano e il lavoro. Ma a Mylene andava bene così. Lei semplicemente aspettava la persona giusta, la persona per cui rischiare.
"Prima che tu possa dire qualcosa, stasera ho invitato tutto il personale dell'ippodromo al locale di Jack. Compreso il nuovo arrivato e te."
"Non posso venire, devo lavorare. E non voglio conoscere altri uomini."
"Mylene, dovresti davvero pensare a te stessa e alla possibilità di stare con qualcuno. La persona giusta non arriva mai e devi accontentarti alle volte. Comunque, va bene se non ti va di conoscerlo sotto l'aspetto amoroso. Però ci sarai, vero? Dai, é per passare una serata in compagnia!"
Il sorriso di Mary e il suo entusiasmo fecero vacillare i piani di Mylene che alla fine accettò l'invito.
 
Ore 20.30, centro città, Jack's Bar.
Mylene si sistemò meglio il vestito che aveva scelto di indossare e spinse la porta di legno per entrare nel locale. Il familiare odore di birra e tabacco la fece sorridere e si sentì più a suo agio tra le mura di quel bar in cui era cresciuta. Notò tra la folla la chioma rossa di Mary e la sua mano che sventolava per invitarla a raggiungere il tavolo. Mylene abbandonò la giacca allo schienale e prese posto accanto a Bob, il marito di Mary, e a Giselle, un fantino dell'ippodromo.
"Alla fine sei uscita da quella topaia!" la canzonò Bob mentre le cingeva le spalle con un braccio.
"Forse dovresti farti un giro nella topaia e respirare aria di cultura." ribatté Mylene con tono risoluto, poco dopo era scoppiata a ridere accompagnata da Bob. Risate, schiamazzi e fischi si levarono a tavola ma il silenzio ebbe la meglio non appena una figura si avvicinò all'allegra compagnia. Mary schizzò in piedi e Mylene la seguì con gli occhi.
"Ragazzi, lui é Logan."
Lo sguardo dello sconosciuto si posò su Mylene, che si sentì trafiggere da quegli occhi scuri e severi come fossero artigli.
Giselle regalò al nuovo arrivato uno sguardo malizioso e anche le altre donne al tavolo erano rimaste piacevolmente stupite.
"Allora, Logan, come mai in questo sperduto paesino inglese?" gli chiese Francois, il contabile dell'ippodromo nonché migliore amico di Bob. Logan mandò giù un sorso di birra e si sedette, proprio di fronte a Mylene.
"É una lunga storia. Diciamo che mi piacciono i posti ameni." la sua voce era estremamente controllata, profonda, quasi priva di emozioni. Continuava a tenere gli occhi su Mylene, e così la ragazza abbassò la testa e si concentrò sull'acero di cui era fatto il tavolo a cui erano seduti. Fortunatamente non ci fu imbarazzo e la serata trascorse tranquilla. Le donne si scambiavano consigli di cucina, trucco e anche consigli da mamme; mentre gli uomini avevano ingaggiato una discussione animata sullo sporto e sulla migliore grappa della Francia.
Un'oretta dopo, Mylene si avvicinò al bancone per prendere qualcosa da bere: tutto quel chiacchiericcio le aveva seccato la gola e aveva sete. Quando raggiunse Jack si accorse di non essere sola: lanciò un'occhiata furtiva alla sua destra e vide Logan, seduto su uno sgabello, gli occhi fissi su un liquido trasparente, le vene visibili delle mani e delle braccia. Quando lui alzò il viso, Mylene si voltò imbarazzata.
Speriamo che non mi abbia vista, pensò.
"Jack, vorrei un bicchiere di succo all'arancia rossa."
Il barista annuì e si mise a lavorare. Mylene prese a tamburellare le dita sul bancone di legno con le unghie curate che gracchiavano.
"Un succo, stai scherzando?"
Mylene rimase interdetta per qualche istante, di certo non si aspettava che Logan le rivolgesse la parola. Ma poi si fece coraggio e lo guardò.
"Come ha detto, scusi?"
Lui scosse la testa e con un sorriso ingurgitò il liquido contenuto nel bicchierino, poi tornò a fissarla. Ed eccola di nuovo quella sensazione, di essere trafitta da mille coltelli.
"Sei in un bar, sono le undici, sei con amici e tu chiedi un succo da bere? Scherzi?" il tono di scherno era palpabile nella sua voce e una terribile vergogna ebbe la meglio su Mylene, non abituata a interloquire con persone così schiette e brusche.
"Oh...beh...a me non piace bere. Se é per questo, io non mi sono mai ubriacata. Però una volta ho bevuto mezzo calice di champagne!" Mylene sorrise infantile a quel ricordo ma lo sguardo di Logan smorzò il suo sorriso e si sentì avvampare.
"Lo avevo capito che non sei una da sbronza. É chiaro anche ad un ceco." ribatté il nuovo arrivato con una scrollata di spalle. Prima che la ragazza potesse rispondere Jack le porse un bicchiere di vetro fucsia con un liquido rossiccio e un cannuccia bianca a strisce gialle.
"Grazie mille, Jack."
Mylene strinse la cannuccia tra i denti e cominciò a bere il suo succo all'arancia rossa mentre i suoi occhi vagavano e si perdevano nelle numerose foto, cartoline e medaglie appese al muro alle spalle di Jack.
"Una cannuccia?"
La voce di Logan tornò a farsi sentire e Mylene sbuffò.
"É più comodo bere con la cannuccia, secondo me. E, mi scusi se mi permetto, ma non é molto cortese prendere in giro una persona perché non beve alcolici e perché usa una cannuccia." gli disse la ragazza con tutta la sicurezza che era riuscita a raccogliere. Agli occhi di Logan era così piccola, insicura e infantile. In senso buono, però. Servivano persone semplici e genuine in un mondo dominato dal male e corrotto.
"Già." si limitò a dire lui. Quella ragazza era davvero strana, pensò. Ordinò una seconda grappa al barista e si sistemò meglio sullo sgabello: avrebbe passato la nottata lì ad ubriacarsi, anche se così non era dato che il suo metabolismo veloce consumava l'alcol in pochi minuti e l'effetto di ebrezza era come una puntura di zanzara. Mylene, nel frattempo, aveva finito il suo succo e aveva lasciato una banconota a Jack e aveva infilato un'altra in una piccola scatola che raccoglieva soldi per una casa di cura per anziani.
"Io vado. Buona serata, Logan." gli disse la ragazza con gentilezza e un sorriso imbarazzato. Si infilò la giacca e afferrò la borsetta pronta a salutare i suoi amici e a lasciare il locale, ma una mano la bloccò. Mylene alzò lo sguardo impaurita, un uomo visibilmente ubriaco le stava sorridendo. La ragazza cercò di sottrarsi ma ogni tentativo fu vano.
"Dove vai, bella signorina? Io direi che possiamo divertirci." gracchiò il tizio biascicando. I suoi amici, ignari del tutto, stavano ridendo. Mylene era davvero terrorizzata.
"Lasciami!"
"Non fare la preziosa e seguimi. Non te ne pentirai."
"Ti ha detto di lasciarla." la voce di Logan spezzò l'entusiasmo dell'uomo che indirizzò lo sguardo a quella voce.
"Oh avanti, amico! Cerca di capirmi, questa biondina ha un culo da paura e io voglio solo passare una bella serata." si giustificò quello con la speranza che tra uomini ci si potesse intendere, ma l'espressione dura di Logan non lasciava la remota possibilità di intesa. Logan si levò dallo sgabello e si avvicinò a Mylene, le strinse leggermente il suo braccio e la fece scivolare dietro di se. Ora tutti i presenti prestavano attenzione alla scena; Mary aveva le mani alla bocca e gli occhi preoccupati.
"Lo so che ha un culo da paura, ma non verrà con te. Ti conviene giocare da solo stasera, amico." Logan enfatizzò l'ultima parola con tono allusivo e minaccioso. Mylene, disorientata e preoccupata, istintivamente strinse tra le dita la camicia di Logan e poggiò la guancia sulla sua schiena. Si sentiva al sicuro.
"Togliti." disse il tizio e aveva già chiuso la magno a pugno pronto a colpire ma Logan lo precedette e lo sbaragliò contro la parete. L'uomo si mise in piedi a fatica e scappò a gambe levate dal locale. I clienti rimasero a bocca aperta e poi, sotto l'avviso di Jack, ripresero a chiacchierare o a fare quello che facevano prima della rissa. Mary e Bob corsero da Mylene e la portarono fuori dal locale. L'aria si era rinfrescata e Mylene si strinse nella giacca. Alcuni istanti dopo Logan li raggiunse.
"Come sta?" chiese a Bob sottovoce mentre teneva gli occhi sulle due amiche che si abbracciavano.
"Grazie a te, sta bene. Sei stato coraggioso, Logan."
Prima che potesse aprire bocca Mary gli si parò davanti e lo stinse in un abbraccio, lui rimase fermo e non ricambiò.
"Grazie per aver aiutato Mylene, te ne sono davvero grata. Senti, volevo chiederti una cosa. Ti andrebbe di dormire a casa con lei? Non voglio che stia da sola e poi a te serve un posto per la notte."
Logan sgranò gli occhi, non si aspettava un invito del genere e di certo non credeva di aver compiuto chissà quale azione eroica. Però a lui effettivamente serviva un posto dove dormire.
"Se per lei va bene, io ci sto."
"Perfetto!" esclamò Mary e lo trascinò da Mylene, seduta su una panchina a qualche passo.
"Tesoro, stasera Logan viene a dormire da te. Starai più tranquilla."
"S-sei sicuro? Non vorrei darti disturbo." sussurrò la ragazza con voce tremante.
"Assolutamente no." le rispose Logan e poi le offrì una mano per aiutarla ad alzarsi. Dopo che ebbero salutato Mary e Bob, si incamminarono nel silenzio e nella lieve nebbia della notte.
"Come va?" le chiese Logan spezzando l'imbarazzo.
"Oh...va bene."
"Non è vero. Hai ancora paura, lo sento."
Mylene lo guardò confusa e non capiva cosa volesse dire con 'lo sento' ma decise di lasciar perdere. Poi quella domanda esplose dalla sua testa.
"Davvero pensi quello che hai detto prima al locale?"
Lui sorrise appena e scosse la testa.
"Ti riferisci al mio apprezzamento? Sì, penso davvero che tu abbia un bel c..."
"Okay, ho capito!" si affrettò a dire la ragazza mentre le guance le si coloravano di rosso.
"Logan."
"Mmm."
"Grazie."
"Per il complimento o per l'aiuto?"
Mylene rise.
"Per entrambi."
 
 
Un anno prima.
"Professoressa!"
Mylene si voltò e vide una sua studentessa di filosofia farsi largo a spintoni tra i ragazzi.
"Dimmi, Margot."
"Devo scrivere un articolo sull'ippodromo per il gionarlino universitario ma non ho avuto tempo tutta la settimana e adesso mi rimangono soltanto ventiquattro ore." si lamentò Margot, gli occhi tristi e l'espressione affranta. Mylene sorrise e le venne un'idea.
"Senti, io sto andando proprio all'ippodromo per una questione personale e posso darti un passaggio. Non più di due ore."
"Certo! Grazie mille, prof."
"Andiamo."
Venti minuti dopo Mylene e la sua allieva stavano attraversando la cancellata d'ingresso dell'ippodromo per raggiungere Mary e Bob. I cavalli nitrivano nei loro box e l'aria sapeva di carote e fieno.
"Ehi Mylene!" la salutò Giselle dopo essere smontata da Flash, il suo puledro.
"Ciao, Giselle. Hai visto Mary?"
"Dovrebbe essere in riunione con alcuni addetti e alcuni fantini, ma Logan è sempre al suo posto."
Mylene rise e ricevette uno sguardo divertito e curioso di Margot.
"Gis, lei è Margot, una mia studentessa, e dovrebbe scrivere un articolo su questo posto. Non è che le faresti fare un giro?"
"Ma certo! Vieni, Margot."
Le due donne si allontanarono e Mylene raggiunse in fienile dietro il grande casale e dietro le stalle. Bussò più volte ma non ricevette risposta, così gettò un'occhiata all'esterno e si accorse che qualcuno se ne stava comodamente sdraiato sull'erba a fumare.
"E' così che si lavora?" esordì divertita la ragazza interrompendo il momento di relax di Logan, che si mise seduto e le sorrise.
"Anche io ho bisogno di riposo, signorina."
Mylene gli sedette accanto e lui le cinse le spalle con un braccio, lasciandole un bacio sulla fronte. Alla fine si erano messi insieme e da un anno a questa parte formavano una coppia, la più bella del pianeta a detta di Mary. Logan si era trasferito a casa di Mylene definitivamente e le cose procedevano bene. La ragazza lasciò lo sguardo correre dinnanzi a sé e rise quando notò dei perfetti listelli di legno ammucchiati a terra.
"Non oso immaginare come tu abbia realizzato quei listelli."
Logan rise e le strinse di più.
"Diciamo pure che ho un asso nella manica."
"Nella mano, hai un asso nella mano.
Lui la fissò e poi scoppiò a ridere.
"Era pessima questa battuta, davvero pessima!"
Mylene rise e gli colpì un braccio.
"Me li fai vedere? Ti prego."
Logan, guardingo, diede un'occhiata a destra e a sinistra per evitare che qualcuno lo vedesse e poi accadde. Tra le sue nocche si aprirono delle piccole ferite, senza fuoruscita di sangue, da cui spuntarono degli artigli di adamantio. Una sera d'inverno, piovosa e fredda, davanti al camino Logan le aveva svelato il suo segreto che ora avrebbero condiviso in due, le raccontò di Victor, dell'esperimento, della morte improvvisata di Kayla e di come era arrivato in Inghilterra. Lei non si era spaventata, lo aveva ascoltato e lo aveva abbracciato quando il racconto si faceva doloroso. Era affascinata da quel dono, come lo chiamava lei. Anche ora era meravigliata. Con la punta delle dita prese ad accarezzare le lame, le ammirava con stupore e sembravano una sorta di antica e preziosa reliquia ai suoi occhi. Il suo tocco leggero e coraggioso faceva sempre un certo effetto su Logan, lo faceva sentire a suo agio con quello che aveva sempre ritenuto una maledizione, si sentiva normale e sentiva un certo benessere. Era come se Mylene gli toccasse l'anima.
"Sono bellissimi."
"Tu sei bellissima."
Mylene gli sorrise e lo baciò. Un bacio dolce, pieno d'amore. Se avessero chiesto loro cosa fosse la felicità, avrebbero indicato quel momento.
"Prof!"
Con un rumore secco gli artigli scattarono all'interno e si chiusero nel loro bozzolo di carne umana. Mylene si allontanò e sorrise imbarazzata mentre Margot li raggiungeva.
"Ho visto bene? Lei ha baciato questo David in carne ed ossa?"
Logan rise e sentì la sua fidanzata nel più totale imbarazzo.
"Margot..."
"No, aspetti. Io credevo che lei vivesse di libri, vecchie mummie e filoso affetti da schizofrenia e invece lei si dà da fare con tutto questo ben divino!" esclamò Margot nello stupore più assoluto.
"Hai finito? Bene, ora possiamo andare." Mylene si alzò, afferrò la borsa e prese a camminare ma la sua allieva non la stava seguendo.
"Quante volte fate sesso?" stava, invece, chiedendo a Logan.
"Margot!" la riprese la sua insegnante, senza risultato.
Logan stava ridendo a più non posso per l'espressione scioccata di Mylene e quella curiosa della ragazzina.
"Non avrai mica intenzione di rispon..."
"Tre o quattro volte a settimana." rispose Logan anticipando la sua fidanzata.
"Però..." sussurrò Margot con un sorriso beffardo.
Mylene le afferrò un braccio e la portò via di lì e fulminò Logan con lo sguardo.
"Ci vediamo a casa, tesoro!" la salutò lui con la risata pronta a prorompere.
 
 
 
Oggi.
Si dice che la notte porti consigli e Mylene sta cercando di spremere le meningi per trovare una soluzione. Anche stanotte é successo, ormai va avanti da mesi. Si alza dal letto senza far rumore e si reca in cucina. Apre la credenza e afferra una scatolina di legno piccola a forma di rettangolo, la posa sul tavolo e toglie il coperchio. C'è tutto ciò che le occorre, un flaconcino di disinfettante, delle garze, alcol e batuffoli di cotone idrofilo. Prende un respiro profondo e preme il cotone imbevuto sui tagli. Una smorfia di dolore le attraversa il viso, sente la pelle bruciare e il sangue pulsare. Prende altro tampone, gettando quello pregno di sangue nel lavandino, e pulisce le ferite di nuovo. Un dolore lancinante alla testa le fa quasi perdere i sensi ma si sforza di non cadere, lascia scorrere acqua fredda dal rubinetto e il getto colpisce come una scure il suo braccio leso. In camera da letto, Logan dorme tranquillo ma quando tasta la parte destra del letto per stringere Mylene si accorge che lei non c'é. Prima che apra gli occhi un odore pungente stuzzica il suo olfatto sviluppato e si mette immediatamente seduto. Odore di medicinale, di disinfettante. Impaurito e col cuore in gola lascia che i suoi occhi scorrano nella stanza sotto la debole luce che filtra dalla cucina e inorridisce: alcune macchine di sangue campeggiano sul bianco candido delle lenzuola.
É successo di nuovo, la quinta volta in un mese. Si affretta a raggiungere Mylene, all'odore precedente si aggiunge quello metallico del sangue e della paura. Quando raggiunge il soggiorno vede il corpo minuto della sua fidanzata nella sua camicia da notte azzurra e i capelli raccolti in una coda, é scalza: gli dà schiena e non si é accorta della sua presenza. Logan si avvicina e la vista di fazzoletti e garze sporche di sangue e zuppe di disinfettante quasi gli fa venire il voltastomaco.
"Mylene..." sussurra, gli occhi fissi in quell'ammasso bianco e rosso, la voce roca, le mani tremanti. La ragazza sobbalza e poi si rilassa di colpo, gli sorride ma è così pallida.
"Torna a letto, amore."
"L'ho fatto di nuovo."
Mylene vorrebbe rispondere ma le si appanna la vista, la stanza prende a girare e la voce di Logan é un suono lontano e simile ad un sibilo.
Qualche ora dopo la ragazza sbatte le palpebre un paio di volte e la luce del sole le ferisce gli occhi, così si protegge il viso con il braccio e nota un'accurata fasciatura attorno alle ferite. La benda é appena appena chiazzata di rosa qua e là, segno che i tagli stanno guarendo. Quando si mette seduta, seppur con qualche difficoltà, si guarda attorno alla ricerca di Logan. Non c'è. L'hai fatto scappare, stupida, pensa. Si alza dal divano e barcolla fino alla loro camera, apre l'armadio e i suoi vestiti e la sua valigia sono ancora lì. Ad una prima analisi pare che non manchi nulla, eccetto la scatola di sigari che tiene sempre con sé. Mylene corre in veranda, guarda a destra e lo vede poggiato con la schiena alla ringhiera che fuma.
"Logan!"
Lui alza gli occhi su di lei e la guarda confuso. Mylene lo raggiunge in pochi istanti sebbene sia ancora instabile e debole e si getta tra le sue braccia. Si sente stringere e il cuore le batte a ritmo normale.
"Credevo che te ne fossi andato." mormora la bionda contro la sua spalla e lui si sente un vero schifo. La scosta dolcemente e si allontana.
"Sarei dovuto sparire, Mylene. È l'ennesima volta questo mese che non controllo gli artigli e ti ferisco. Hai le braccia coperte di cicatrici e non fai altro che medicarti e andare in giro con bende e roba del genere. Sono un pericolo per te. Ma non riesco ad abbandonarti. Sono sicuramente egoista, ma ti amo troppo e non ho alcuna intenzione di perderti per colpa di questa...maledizione. Ma ho la soluzione."
Mylene scuote la testa e, ancora frastornata dall'accaduto, non afferra il concetto.
"Cosa hai in mente, Logan?"
"Vedrai."
 
 
 
La soluzione non comprende la sfera del reale e va oltre le capacità umane. Dopo essersi preparati e aver fatto le valige, Logan l'ha portata in una specie di scuola. Sembra più che altro un centro di accoglienza per persone 'diverse', é la sede dei Mutanti. É una struttura fatiscente ed enorme, stanze adibite all'insegnamento di discipline umane, in altre aule viene insegnato ai novellini come usare i poteri e al piano terra c'è una palestra per allenarsi al combattimento o per tenere il fisico in forma. Tutto brulica di una certa magia, pensa Mylene. Certo é che stare in mezzo ai dotati la fa sentire di gran lunga sottosviluppata e  inferiore.
"Quale buon vento, Logan!"
Mylene si volta e vede una bella donna dai capelli bianco opaco camminare verso di loro, sorride a Logan e si abbracciano. Poi la donna rivolge un'occhiata alle spalle del suo amico e ridacchia.
"Questa bella ragazza chi sarebbe?"
"Tempesta, lei é Mylene. Mylene, ti presento Tempesta."
Mylene e stringe la mano e il suo sguardo brilla di ammirazione, Logan le aveva raccontato delle abilità della sua amica.
"Voi due state insieme?" lo sguardo di Tempesta è concentrato sulla biondina davanti a sé e sorride divertita.
"Sì, da un anno e due mesi." risponde Mylene con lieve imbarazzo.
"Oh che cosa tenera, tiene anche il conto!" ribatte con un pizzico di acidità la Mutante. Mylene si oscura in volto e abbassa subito gli occhi, è ovvio che la trattino con superiorità. La vedono e debole e umana, ossia un possibile nemico. Logan le stringe la mano e si rivolge a Tempesta con la sua solita espressione accigliata.
"A volte sai essere davvero terribile. Anzi, quasi sempre."
Gli occhi della donna diventano interamente bianchi, spazzando via il nero della pupilla, e la sua risata gracchiante riecheggia nel corridoio mentre se ne va.
"Spero di non essere stata scortese." mormora Mylene.
"Tranquilla, Tempesta è così. Noi ci divertiamo a punzecchiarci, ma le piaci. Dico davvero. Tu piaci a tutti." le sorride Logan per poi posarle un bacio sulla fronte.
"Non avrei mai pensato di rivederti qui, e per di più con una così bella fanciulla."
I due vengono colti alla sprovvista da un uomo calvo che avanza su una sedia a rotelle in un abito elegante. Mylene sa ch é Charles Xavier, o meglio Professor X.
"Ed io non credevo di doverci tornare." risponde Logan con voce dura, piatta ed è palese che lì non ci vuole stare.
"Tu sei Mylene Clark, giusto? Tua madre è francese e tuo padre americano, laureata in Storia e Filosofia e sei anc..."
"Metti da parte la tua psicoanalisi e andiamo dritti al sodo."
"Non ti ricordavo così schietto, Logan. Pertanto, seguitemi."
Il Professore si dirige nel suo studio con i due alle spalle. Logan ha lasciato la mano della ragazza, si è messo sulla difensiva e non ha intenzione di ammorbidirsi. Mylene gli si avvicina e prova a toccarlo ma lui si ritrae. Poi si volta verso di lei e alza un sopracciglio.
"Devi stare calmo. Me lo hai promesso." lo ammonisce la bionda e lui si ritrova a doverle darle ragione.
"Giusto."
"Lo sai che se adesso fai tanto lo scontroso stasera avrai una doppia razione di coccole." gli sussurra Mylene con aria infantile e un sorriso dolcissimo. Lui alza gli occhi al cielo e sa di non poter resistere a quella donna. Si china e le bacia appena la guancia.
"Non vedo l'ora."
 
 
 
"Eccoci. Adesso entrambi dovete raccontarmi cosa succede esattamente."
Lo studio del Professore é situato all'interno della biblioteca e lungo le pareti corrono metri e metri di scaffali colmi di libri, tomi dal titolo strano, di ogni forma, spessore e colore. É certo che tutti quei libri siano lì da anni, eppure non si sente l'odore stantio tipico delle biblioteche antiche. Mylene si accomoda garbatamente su una sedia di pelle rossa imbottita, alquanto retrò, di fronte a Charles. Logan, invece, si siede sugli scalini di una scala di legno che permette di raggiungere i libri posti più in alto. Sta fissando a terra, tiene le mani sulle ginocchia ed è chiaro che non ha intenzione di parlare per primo, così é la sua fidanzata a prendere la parola.
"Accade solo di notte, da un mese circa. Ma non capita tutte le notti, solo qualche volta."
"Le tue braccia mi dicono che é capitato più di 'solo qualche volta'." l'ammonisce il Professore indicando con un cenno del capo i segni sul corpo della donna. Logan alza gli occhi e per la prima volta si rende conto di quanto dolore le ha realmente procurato: svariate cicatrici coprono le sue braccia, alcuni lividi macchiano la sua pelle chiara e altre ferite sono in via di guarigione. Mylene sente gli occhi inumidirsi e abbassa la testa, tenendo le mani in grembo mentre tra le dita stressa un povero filo.
"Mylene, sei tra amici qui e sei libera di parlare." la consola il padrone di casa con un sorriso e una strana sensazione di sicurezza la pervade, sicuramente indotto dal telepate. La ragazza prende un respiro e respinge le lacrime.
"Va bene. Mentre dormo sento Logan agitarsi, lo fa spesso a causa degli incubi, così io mi sveglio per controllare come sta e se eventualmente ha bisogno di una mano. Non appena apro gli occhi...sento gli artigli scattare e lacerarmi la pelle, non riesco a muovermi finché non mi lascia, così mi ritrovo con dei tagli sulle braccia e corro in bagno a medicarmi. La prima volta che é successo l'ho tenuto nascosto, ma lui ha comunque annusato il sangue e mi ha subito chiesto cosa fosse successo. Da quella sera si é ripetuto nello stesso identico modo."
Charles si prende qualche minuto per meditare su ciò che ha appena ascoltato, e Mylene ne approfitta per lanciare un'occhiata a Logan che, però, non ricambia.
"Bene, e tu, Logan, che mi racconti?" riprende il Mutante con le mani sotto al mento e lo sguardo acceso da un vivido interesse. Logan grugnisce e poi si mette comodo.
"La prima volta non me ne sono reso conto. Ricordo che avevo i miei soliti incubi e sentivo gli artigli scattare, subito dopo odore di sangue e...paura e poi niente più. Ecco tutto. Succede ed io non riesco ad impedirlo. Ho sempre pensato che fossero una maledizione ed é così che si sta rivelando."
A quelle parole Mylene scatta in piedi e a grandi passi lo raggiunge parandoglisi davanti.
"Non dire sciocchezze, Logan. Non sono una maledizione, anzi é un privilegio di cui pochi e meritevoli uomini posso godere e tu rientri in questa categoria. Sono parte di te gli artigli e va benissimo così. Tu sei questo e per nulla al mondo devi cambiare."
Il Professor X sorride nel vedere che una semplice umana riesce a tenere testa al grande e freddo Wolverine, ed é anche divertito dal modo in cui Logan si lascia disarmare da quella donna. Ma certo!, pensa Charles. Forse ha trovato una soluzione.
"Forse so cosa sta succedendo, ma ho bisogno di consultare qualche libro. Vi prego, recatevi nella vostra stanza e vi farò chiamare quando avrò le idee chiare."
Mylene annuisce e si incammina verso la porta con Logan al seguito, ma vengono bloccati dalla voce del Professore.
"Ah congratulazioni, Mylene!"
La donna inarca le sopracciglia e spalanca appena le labbra. Anche Logan fissa il suo amico come se fosse ubriaco.
"Di che sta parlando, Signor Xavier?"
"Ma come?! Non sai di essere incinta?" esclama Charles con voce divertita.
"Ti stai sbagliando, Charles. Non é possibile perché Mylene é sterile." interviene Logan ed immediatamente avverte la vergogna e il senso di colpa della sua fidanzata.
"Vi dico che state per diventare genitori, giuro. Io certe cose le percepisco!"
 
 
"Mylene, apri la porta!"
Dopo Charles ha dato loro la notizia Logan é andato a comprare un test di gravidanza e Mylene si é chiusa in bagno da quarantacinque minuti, piange.
"Se non apri la porta la posso benissimo buttare giù, poi sarai tu a spiegarlo agli altri."
Pochi minuti dopo la serratura scatta e la porta si apre, Logan la spalanca ed entra. Mylene é rannicchiata a terra, con le spalle poggiate alla vasca, menre una stecca bianca giace ai suoi piedi. I suoi occhi sono gonfi e rossi, trema e si stringe le ginocchia al petto. Lui si inginocchia e afferra il test: due linee e uno smile. Il mutante si acciglia e si sforza di capire ma con vani risultati.
"Mi potresti spiegare cosa significa? Non sono pratico."
Mylene ride e altre lacrime scivolano sulle sue guance ma adesso c'è Logan ad asciugarle.
"Non ridere! Davvero non ho idea di come si leggano questi...cosi."
"Il test è positivo, sono incinta."
Logan fissa sbalordito le linee e non dice nulla, così la sua fidanzata emmette un singhiozzo.
"Avanti, non mi chiedi se ti ho mentito sulla mia sterilità e se è tuo?"
"E' ovviamente mio, Mylene! Non dire stronzate, per favore. E ci sono stati parecchi casi in cui donne sterili hanno avuto figli."
"Io non ci speravo più."
Logan l'abbraccia e sente la sua camicia bagnarsi e macchiarsi di mascara, le bacia la testa e la stringe. Ha sempre saputo quanto fosse doloroso per lei non poter avere figli ed è ovvio che adesso le sembrava qualcosa di impossibile.
"Non ho idea di come sia successo."
"Se vuoi ti spiego come nascono i bambini."
Mylene scoppia a ridere e gli dà uno schiaffo sul petto.
"Lo so come nascono, cretino! Solo..."
"Tesoro, basta farsi domande. Diventeremo genitori, e sicuramente non saremo una famiglia normale, e va bene così. Anzi, è perfetto. Ti amo e sono davvero onorato che tu sia la madre di mio figlio, di meglio non potevo chiedere."
Lei sorride e arrossisce a quelle parole, poi sente la mano di Logan poggiarsi sulla sua pancia e il cuore quasi le esplode. Lui si avvicina e la bacia lentamente con amore, senza irruenza, perchè la vuole rassicurare e vuole farla sentire protetta. Lui ci sarà sempre per lei.
 
 
 
"Si chiamano 'Sueños de la muerte' in spagnolo, ossia i Sogni della morte."
Sono le 23.00 e dopo una serata abbastanza agitata sono stati convocati dal Professor X. Logan solleva le sopracciglia e fissa il suo amico incredulo.
"Sogni della morte? Cos'è, il titolo di un film horror?"
"No, erano un mito durante il regno di Filippo V il Bello durante il '500. Il sovrano faceva incubi strani: sognava di uccidere la donna che amava, quindi la Regina, e effettivamente é successo. Pare che una notte, in preda a questi Sogni della morte, abbia accoltellato sua moglie. Ma Filippo ha sempre sostenuto di non avere mai preso quel pugnale e che non avrebbe mai ucciso la sua amata." dice Mylene con il suo dottorato in Storia. Charles annuisce e le sorride leggermente.
"Mylene ha perfettamente ragione. Ad un certo punto si é creduto che fosse una maledizione sulla casata spagnola, poi si è detto che il sovrano abbia mentito e ancora oggi la storia non é chiara. É certo che sia un fattore psicologico: alcuni neuro scienziati e psicologici ritengono che Filippo V abbia assassinato sua moglie proprio perché l'amava, il loro era un legame forte. É normale che non si vuole ferire la persona che si ama ma che proprio su questa linea avviene un processo al rovescio: si arriva persino ad uccidere pur di salvare chi si ama dal dolore."
Logan sbarra gli occhi e quelle parole gli arrivano dritte allo stomaco come un proiettile, dirette e dolore.
"Mi stai dicendo che sarei arrivato ad uccidere Mylene per evitare che soffra?"
"Esattamente." afferma il Professore.
"Quando ho letto le vostre menti, e mi scuso per averlo fatto, ho sentito un legame troppo forte tra voi due. E legami del genere possono portare ad alterazioni psicologiche."
"Il problema non sono le tue abilità, Logan. Io te lo avevo detto!" sorride Mylene al suo fidanzato con entusiasmo, ma lui é sbiancato.
"Ti avrei uccisa. A questo non pensi?"
"Non lo hai fatto, ed é questo che conta." ribatte la donna con tono risoluto e fermo.
"C'è una soluzione, ma é dolorosa."
"Va bene qualsiasi cosa."
"Vieni con me, Logan. Tu, Mylene, resta con Tempesta."
"Non ci penso proprio, io vengo con voi."
 
 
 
"Sappi che farà male, molto male. L'importante é che tu resti fermo, non lasciarti trascinare dalle immagini che vedi e ricorda che non reali ma è la tua mente che le realizza."
La voce di Charles arriva ovattata a Mylene a causa del vetro dietro al quale é stata obbligata a stare con Tempesta. Logan é sdraiato sul tavolo del laboratorio di fisica dell'istituto situato in cantina, ha indosso solo i jeans e sul petto luccicano le medagliette.
"Bene, adesso concentrati su qualcosa o qualcuno e aggrappati a quella immagine per tenere duro."
Il Professore ed un'altra ragazza si dispongono ai lati del banco e premono le mani sulla fronte di Logan.
"Ma a che serve di preciso tutto questo?" domanda Mylene alla Mutante che tranquillamente se ne sta seduta a limarsi le unghia.
"Charles e Kitty scaveranno nella sua mente e cercheranno di distruggere i Sogni della morte sostituendoli con ricordi falsi ma felici che metteranno a tacere il suo lato oscuro."
"Oh figo." mormora l'umana mentre tiene gli occhi fissi oltre il vetro. Logan improvvisamente prende a muoversi come in preda alle convulsioni e sfodera gli artigli. Charles l'ha avvisata, potrebbe fallire il tentativo e Logan potrebbe morire.
 
 
 
Un anno dopo.
Alla fine tutto é andato per il meglio: Logan é guarito, Mylene ha dato alla luce un bellissimo bambino di nome Brandon e si sono trasferiti a Londra per un nuovo inizio.
"Credi che abbia delle abilità?" esordisce Mylene mentre, seduta in braccio a Logan, guarda loro figlio giocare con un peluche a forma di pulcino.
"Non credo. Sicuramente non ha gli artigli, né di ossa né di adamantio."
"A te sono spuntati a dieci anni, Logan!"
Lui ride e manda giù un sorso di birra.
"Il Professore ha detto che il gene umano dovrebbe aver prevalso all'85%, perciò non credo ci siano problemi."
"E se fosse un telepate? O volasse?" rincara la donna con lo stupore dipinto sul volto.
"Questo vorrebbe dire che il padre o é Charles o Pietro, tesoro." ribatte lui con voce divertita e schernitrice.
"Credi che i poteri siano trasmettibili?"
"Mylene, non lo so! E adesso smettila con questa curiosità infantile. Se avrà ereditato il gene X lo sapremo, sta tranquilla."
"Oh okay, la smetto."
Il suono del campanello interrompe quel momento di pace e Mylene si alza per andare ad aprire.
"Vado io."
Logan le sorride e le dà una pacca sul sedere a cui lei risponde con uno sguardo fulminante.
"Amore, vieni!" grida dal salotto Mylene. Wolverine si solleva dalla poltrona della veranda, prende in braccio suo figlio e raggiunge la sua compagna. Sulla soglia di casa ci sono tutti i suoi amici con pacchi regalo e una torta enorme.
"Che ci fate voi qui?"
"Il mio nipotino compie un anno e ti pare che ce lo saremmo perso?!" risponde Tempesta prendendo il piccolo Brandon dalle sue braccia. Tutta la compagnia entra in casa e si reca in giardino.
"Beh devo dire che avremo una serata impegnativa!" esclama Logan con un sorriso sbieco, cinge le palle di Mylene con un braccio e raggiungono gli altri.
"Secondo me avrà i poteri."
"Mylene!"
 
 
Morale: alle volte quella che credi una maledizione non é altro un elemento che ti distingue dal resto del mondo.
 
 
 
Salve a tutti! :)
Sono tornata con una OS su uno dei miei supereroi preferiti, il mio Wolverine adorato.
Come si può ben notare ho deciso di mescolare diversi contesti e situazioni per dare un’altra prospettiva al personaggio. Spero che possiate apprezzare questo rovescio.
Recensite e ditemi la vostra.
Alla prossima,
Baci xxx
 
Ps. Scusate eventuali errori.
  
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