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Autore: Meneme    16/02/2016    0 recensioni
In una lontana regione chiamata Kame, un ragazzino di nome Ryuki, inizia il suo viaggio alla ricerca del perdono di una ragazza, superando ostacoli e impervie, accompagnato da fedeli Pokèmon e amici stravaganti.
Scopriremo dove l'amore può condurre il cuore, svelando una terribile verità nascosta da molti anni e tentando di sventare i folli piani del temibile Team Magma.
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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-Avevo 10 anni. Quel giorno, ricordo che gli alberi erano in fiore, e che c'era un gradevole profumo nell'aria, proveniente dalle montagne, trasportato da una leggera brezza che accarezzava la pelle, il profumo inconfondibile delle gracidee. Era arrivata, dalla lontana Jotho, una vecchia e saggia signora, molto famosa al villaggio di Haru. Pare che ogni 10 anni venisse a regalare un pokèmon speciale al ragazzo o alla ragazza dal cuore più puro. Non ci credetti quando fui scelto io. In realtà non scelse solo me, ma anche una ragazza che abitava nella casa a fianco alla mia. Non sapevo molto di lei, non avevamo mai avuto conversazioni particolari apparte qualche "Ciao" o "Bella giornata, non trovi?", sapevo solo il suo nome: Aika. Tornando a noi, la signora decise di darci la stessa specie di Pokèmon, ma con alcune caratteristiche diverse. Io ricevetti un Dratini apparentemente normale, Aika invece, ne ricevette una rosa. Non riuscivo a capire perchè lei ottenne una Dratini cromatico, e io un semplice e comune Dratini. Lo chiesi alla vecchia, che mi rispose "Non devi mai perdere di vista il tuo obbiettivo. Nella tua vita entreranno e usciranno innumerevoli persone, ti farai degli amici, ma anche dei nemici, se comprenderai e difenderai ciò a cui tieni di più, capirai perchè il Pokèmon che ti ho dato è speciale", cosa voleva dire, non lo capisco nemmeno ora. Assieme ai Pokèmon, ci consegnò uno strano contenitore in legno a forma di spirale cava,  da lei rinominato Kedema, nel quale avremmo potuto lasciar riposare i nostri Dratini. Ci legai un laccio per poterlo portare come uno zaino a tracolla. "Io possiedo le Pokèball dei vostri nuovi amici. Tornerò qui fra 3 anni, e se loro non si saranno ancora affezionati a voi, me li riprenderò, se invece sarete diventati ottimi amici, vi lascerò le loro sfere pokè". Da quel giorno, strinsi un legame di amicizia con Aika, percorrevamo la stessa strada per andare a scuola, ci vedevamo finite le lezioni, facevamo compiti e giocavamo insieme. Aika ci sapeva davvero fare con i Pokèmon, e quella sua Dratini era davvero speciale, in un anno era riuscita a farla evolvere in una Dragonair senza farla lottare nemmeno una volta. Un giorno, decidemmo di andare in un posto dove ci sdraiavamo spesso fra le gracidee, la cima della montagna situata vicino al nostro villaggio. Per arrivarci, dovevamo percorrere un sentiero che saliva circondando la montagna, fino ad arrivare in un punto dove il sentiero era franato, e l'unico modo per attraversarlo era restando in equilibrio su un tronco d'albero che faceva da ponte. La Dragonair di Aika, non entrava più nel Kedema, e così, quando dovette attraversare il tronco caduto, il pokèmon si attorcigliò attorno a lei, permettendole comunque i movimenti. Lei lo attraversò per prima. All'inizio stava andando bene, lo avevamo fatto un sacco di volte e nonostante fosse una caduta di almeno 100 metri, non ci facevamo problemi ad attraversarlo, ma quel giorno qualcosa andò storto. All'improvviso, il cuore iniziò a battermi all'impazzata, mi venne un nodo alla gola e restai pietrificato. Aika era inciampata, lasciando un gridolino prima di cadere e sbattere addosso al tronco. Risucii a riprendermi e corsi subito verso di lei cautamente, per paura di inciampare anch'io. "Aika, non muoverti! Resta appesa, sto arrivando!" Si era aggrappata al tronco con le mani, cercando di tirarsi su con i piedi, senza alcun risultato, se non quello di incrementare la possibilità di cadere di sotto. Intanto Dragonair si era staccata da lei per andare ad aggrovigliarsi ad un ramo. Tutto quello che ricordo è che cercai di tirarla su, e quando finalmente ci riuscii la accompagnai dolcemente verso terra, e una volta arrivati lei si sedette tremante, tenendosi la gamba, e con un volto pallido e spaventato mi guardò fisso negli occhie mi disse "Dragonair...". Mi girai rapidamente e tornai sul tronco, cercando con lo sguardo il pokèmon sul ramo dove lo avevamo lasciato, e dopo qualche secondo vidi una cosa che mi lasciò perplesso, c'erano due Dragonair dello stesso colore, uno di questi stava sibilando infuriato, quasi volesse aggredire l'altro che indietreggiava lentamente verso la fine della ramificazione, sempre più vicino alla possibilità di cadere nel vuoto. Ci misi un attimo per capire cosa stava succedendo. Quello che mi sembrava un Dragonair aggressivo, era un Ekans che evidentemente stava dormendo nel tronco, quando fu svegliato dai passi di Aika, la quale venne morsa e inciampò. A quanto pare quell'Ekans furioso non voleva saperne di farla passare liscia a Dragonair, che stava cercando di mettersi in salvo allontanandosi il più possibile. "Se non smette di scappare finirà per cascare di sotto" pensai. Cercai di allungare un braccio ma non ci arrivai, l'unica cosa che avrei potuto fare era combattere contro Ekans e avrei dovuto farlo io, il mio Dratini non era in grado di combattere, avevo tutti i requisiti per farlo, avrei potuto prenderlo e lanciarlo a terra, per poi andare a prendere Dragonair e riportarla da Aika, Ekans avrebbe potuto mordermi, ma almeno avrei salvato la vita di quello che era il pokèmon della mia migliore amica, sì, avevo decisamente tutti i requisiti per farlo, mi mancava solo una cosa: il coraggio. Avevo paura di combatterlo, avevo paura di cadere di sotto, avevo paura di poter essere colpito da un velenospina che mi avrebbe avvelenato fino a togliermi la vita. Mi girai verso Aika scuotendo la testa "Mi... mi dispiace Aika" gli dissi con un filo di voce. Lei urlò, cercò di alzarsi ma la gamba gli faceva male a tal punto da non permettergli di muoversi, allora cercò  di strisciare verso il tronco, sapeva anche lei che non avrebbe fatto tanta strada in quelle condizioni, ma Aika era speciale, non aveva limiti, in quel momento più che mai cercò di spingersi oltre a quello che appariva impossibile. Io la trattenni, non la feci continuare. "Cadrai di sotto, morirai! E' troppo pericoloso Aika!" gli ripetevo queste parole più volte, ma lei non voleva darmi ascolto e continuava a gridare, cercando di avvicinarsi al tronco. Era una scena angosciante, chiunque ne sarebbe uscito pazzo. "Ti prego Ryuki, lasciami andare!" gridava fra le lacrime "Farò tutto quello che vuoi, ma lasciami andare, ti prego! Ti prego Ryuki! Devo salvare Dragonair... ti prego!" Fu dolorosissimo, il suo pokèmon stava per morire, e io mi limitavo a trattenerla ed evitare che lei potesse fare la stessa fine. Tutto mi ripassò velocemente nella testa come un film velocizzato, le grida, le immagini, le lacrime, tutto si sommava nella mia mente a ripetizione, creando scompiglio e dolore nel mio cuore. All'improvviso... CRACK! E poi solo silenzio, come se la scena venisse messa in pausa. Il ramo si era staccato, cadendo di sotto, accompagnato dai lamenti addolorati di Dragonair ed Ekans che si facevano sempre più lontani. Un anno di momenti felici, una possibile vita di allegria assieme ad un pokèmon speciale, unico nel suo tipo, furono andati buttati in un dirupo, quel giorno. Il pianto addolorato di Aika in quel momento... il triste verso del mio Dratini che aveva appena perso la migliore amica pokèmon che si potesse desiderare... non si cancelleranno mai dai miei ricordi. Se solo avessi avuto il coraggio di sfidare quell'Ekans, la Dragonair di Aika non sarebbe caduta, si sarebbe salvata, e tutto sarebbe continuato come prima, ci saremmo dimenticati quella storia, saremmo andati avanti, come se non fosse successo nulla. Ma purtroppo la fortuna è cieca, mentre la sfortuna ci impiega un attimo a stanarti. Tornati al villaggio, Aika fu trattenuta per un giorno al piccolo ospedale di Haru. Ci dissero che il morso di un Ekans non era velenoso, e che era stata molto fortunata. Da quel giorno però, Aika non mi rivolse più la parola. Passarono giorni... settimane... mesi... anni... Aika non aveva la benchè minima intenzione di perdonarmi, avevo lasciato morire la cosa a cui più teneva al mondo, in un certo senso era come se anche una parte di lei morì quel giorno. Col tempo divenne fredda, sempre più infelice, non la vidi più sorridere. Entrò perfino a far parte dei Dark Gengar, una banda del villaggio, composta da ragazzi che andavano in giro di notte, trasgredendo ogni regola e commettendo varie malefatte. Il capo, Dokuno, 3 anni più grande di me, mi aveva sempre visto di cattivo occhio, e da quando Aika entrò a far parte del gruppo iniziò a darmi fastidio ogni giorno, rinfacciandomi ciò che avevo fatto, prendendomi in giro perchè non ebbi il coraggio di salvare Dragonair, fui anche vittima di bullismo qualche volta. Ma a me non importava, l'unica cosa che mi interessava era vedere Aika, ero disposto a farmi picchiare da loro pur di vederla lì, che mi guardava triste mentre venivo pestato, ma non intervenne mai per aiutarmi, era arrabbiata con me. Io e Aika viviamo vicini, e le finestre delle nostre camere si affacciano l'una sull'altra, quindi capitava, a volte, che ci fossero risvegli imbarazzanti, ad esempio ci svegliavamo nello stesso momento, per poi osservarci a vicenda dalla finestra, in pigiama, scena che si concludeva spesso con lei che mi fulminava con un'occhiata gelida e abbassava le tapparelle. Facevamo ancora la stessa strada per andare a scuola, ma lei passeggiava spesso con Dokuno, e io mi spostavo dall'altra parte della strada, così da evitare possibili interazioni con lui. Ricordo un giorno che ci scelsero come compagni di progetto, dovevamo scrivere una relazione relativa alle diverse evoluzioni degli Eevee. Tutto quel che ricordo è che prendemmo una B, e che solo io lavorai. Insomma, qualsiasi tipo di conversazione fra me e lei era da considerarsi impossibile. Questa storia andò avanti per tre anni, fino ad arrivare ad oggi. Ho scoperto che Aika fra due giorni inizierà il suo viaggio, e quindi ho deciso di partire anch'io, così da poterle stare vicino, e magari un giorno ritornare ad essere amici. Oggi sono venuto qui ad Hanalopoli per fare acquisti, così da essere preparato per l'avventura- Il ragazzo guardò la ragazza che gli stava seduta davanti, e lo ascoltava masticando un chewingum
-Scusa, che diavolo vuoi da me?- Intervenne lei scocciata
-Hem... io... volevo solo raccontarti la mia storia... mi sembravi annoiata, così ho pensato ti importasse- Iniziò ad arrossire imbarazzato
-Hai pensato che mi importasse? Ti mostro quanto mi è importato- Disse lei con un tono freddo, per poi alzarsi e cambiare posto, lasciando il ragazzo deluso e solo
"Non ci posso credere... ma da queste sono tutti così simpatici?" Il Pokègear del ragazzò squillò, e lui rispose prontamente
-Pronto? Mamma? Sì... ho gia mangiato, tranquilla... sto tornando ad Haru, sono gia in Autobus... dovrei essere lì per dieci minuti, non ti preoccupare, ci vediamo dopo... ok, a dopo mamma- Concluse attaccando, per poi riporre il Pokègear nella tasca e guardare fuori dal finestrino del bus, sospirando.
Dunque, per iniziare ringrazio davero taaaanto tutti quelli che si sono cimentati nella lettura di PCO (Pokèmon: Chronicles of Love).
Detto questo, piccolo appunto per alcuni di voi che potrebbero non aver capito: La storia inizia narrata in prima persona da Ryuki, il protagonista, per poi cambiare in terza, questo cambiamento è dovuto dal fatto che Ryuki stava raccontando la sua storia ad una ragazza seduta sul bus insieme a lui (Una perfetta sconosciuta, insomma), ho pensato fosse un bel modo per fare un prologo, fatemi sapere se vi è piaciuta l'idea o se crea troppa confusione, grazie in anticipo.
Poi... vi sarei grato se faceste una recensione con il nome della forma base del vostro Pokèmon preferito (Non leggendario), ho bisogno di idee per la futura squadra di Ryuki, e mi farebbe davvero molto piacere un aiuto da parte vostra.
Per eventuali chiarimenti o informazioni, scrivete una recensione, sarò disponibile e risponderò ad ognuno di voi ^-^

-Avevo 10 anni. Quel giorno, ricordo che gli alberi erano in fiore, e che c'era un gradevole profumo nell'aria, proveniente dalle montagne, trasportato da una leggera brezza che accarezzava la pelle, il profumo inconfondibile delle gracidee. Era arrivata, dalla lontana Jotho, una vecchia e saggia signora, molto famosa al villaggio di Haru. Pare che ogni 10 anni venisse a regalare un pokèmon speciale al ragazzo o alla ragazza dal cuore più puro. Non ci credetti quando fui scelto io. In realtà non scelse solo me, ma anche una ragazza che abitava nella casa a fianco alla mia. Non sapevo molto di lei, non avevamo mai avuto conversazioni particolari apparte qualche "Ciao" o "Bella giornata, non trovi?", sapevo solo il suo nome: Aika. Tornando a noi, la signora decise di darci la stessa specie di Pokèmon, ma con alcune caratteristiche diverse. Io ricevetti un Dratini apparentemente normale, Aika invece, ne ricevette una rosa. Non riuscivo a capire perchè lei ottenne una Dratini cromatico, e io un semplice e comune Dratini. Lo chiesi alla vecchia, che mi rispose "Non devi mai perdere di vista il tuo obbiettivo. Nella tua vita entreranno e usciranno innumerevoli persone, ti farai degli amici, ma anche dei nemici, se comprenderai e difenderai ciò a cui tieni di più, capirai perchè il Pokèmon che ti ho dato è speciale", cosa voleva dire, non lo capisco nemmeno ora. Assieme ai Pokèmon, ci consegnò uno strano contenitore in legno a forma di spirale cava,  da lei rinominato Kedema, nel quale avremmo potuto lasciar riposare i nostri Dratini. Ci legai un laccio per poterlo portare come uno zaino a tracolla. "Io possiedo le Pokèball dei vostri nuovi amici. Tornerò qui fra 5 anni, e se loro non si saranno ancora affezionati a voi, me li riprenderò, se invece sarete diventati ottimi amici, vi lascerò le loro sfere pokè". Da quel giorno, strinsi un legame di amicizia con Aika, percorrevamo la stessa strada per andare a scuola, ci vedevamo finite le lezioni, facevamo compiti e giocavamo insieme. Aika ci sapeva davvero fare con i Pokèmon, e quella sua Dratini era davvero speciale, in un anno era riuscita a farla evolvere in una Dragonair senza farla lottare nemmeno una volta. Un giorno, decidemmo di andare in un posto dove ci sdraiavamo spesso fra le gracidee, la cima della montagna situata vicino al nostro villaggio. Per arrivarci, dovevamo percorrere un sentiero che saliva circondando la montagna, fino ad arrivare in un punto dove il sentiero era franato, e l'unico modo per attraversarlo era restando in equilibrio su un tronco d'albero che faceva da ponte. La Dragonair di Aika, non entrava più nel Kedema, e così, quando dovette attraversare il tronco caduto, il pokèmon si attorcigliò attorno a lei, permettendole comunque i movimenti. Lei lo attraversò per prima. All'inizio stava andando bene, lo avevamo fatto un sacco di volte e nonostante fosse una caduta di almeno 100 metri, non ci facevamo problemi ad attraversarlo, ma quel giorno qualcosa andò storto. All'improvviso, il cuore iniziò a battermi all'impazzata, mi venne un nodo alla gola e restai pietrificato. Aika era inciampata, lasciando un gridolino prima di cadere e sbattere addosso al tronco. Risucii a riprendermi e corsi subito verso di lei cautamente, per paura di inciampare anch'io. "Aika, non muoverti! Resta appesa, sto arrivando!" Si era aggrappata al tronco con le mani, cercando di tirarsi su con i piedi, senza alcun risultato, se non quello di incrementare la possibilità di cadere di sotto. Intanto Dragonair si era staccata da lei per andare ad aggrovigliarsi ad un ramo. Tutto quello che ricordo è che cercai di tirarla su, e quando finalmente ci riuscii la accompagnai dolcemente verso terra, e una volta arrivati lei si sedette tremante, tenendosi la gamba, e con un volto pallido e spaventato mi guardò fisso negli occhie mi disse "Dragonair...". Mi girai rapidamente e tornai sul tronco, cercando con lo sguardo il pokèmon sul ramo dove lo avevamo lasciato, e dopo qualche secondo vidi una cosa che mi lasciò perplesso, c'erano due Dragonair dello stesso colore, uno di questi stava sibilando infuriato, quasi volesse aggredire l'altro che indietreggiava lentamente verso la fine della ramificazione, sempre più vicino alla possibilità di cadere nel vuoto. Ci misi un attimo per capire cosa stava succedendo. Quello che mi sembrava un Dragonair aggressivo, era un Ekans che evidentemente stava dormendo nel tronco, quando fu svegliato dai passi di Aika, la quale venne morsa e inciampò. A quanto pare quell'Ekans furioso non voleva saperne di farla passare liscia a Dragonair, che stava cercando di mettersi in salvo allontanandosi il più possibile. "Se non smette di scappare finirà per cascare di sotto" pensai. Cercai di allungare un braccio ma non ci arrivai, l'unica cosa che avrei potuto fare era combattere contro Ekans e avrei dovuto farlo io, il mio Dratini non era in grado di combattere, avevo tutti i requisiti per farlo, avrei potuto prenderlo e lanciarlo a terra, per poi andare a prendere Dragonair e riportarla da Aika, Ekans avrebbe potuto mordermi, ma almeno avrei salvato la vita di quello che era il pokèmon della mia migliore amica, sì, avevo decisamente tutti i requisiti per farlo, mi mancava solo una cosa: il coraggio. Avevo paura di combatterlo, avevo paura di cadere di sotto, avevo paura di poter essere colpito da un velenospina che mi avrebbe avvelenato fino a togliermi la vita. Mi girai verso Aika scuotendo la testa "Mi... mi dispiace Aika" gli dissi con un filo di voce. Lei urlò, cercò di alzarsi ma la gamba gli faceva male a tal punto da non permettergli di muoversi, allora cercò  di strisciare verso il tronco, sapeva anche lei che non avrebbe fatto tanta strada in quelle condizioni, ma Aika era speciale, non aveva limiti, in quel momento più che mai cercò di spingersi oltre a quello che appariva impossibile. Io la trattenni, non la feci continuare. "Cadrai di sotto, morirai! E' troppo pericoloso Aika!" gli ripetevo queste parole più volte, ma lei non voleva darmi ascolto e continuava a gridare, cercando di avvicinarsi al tronco. Era una scena angosciante, chiunque ne sarebbe uscito pazzo. "Ti prego Ryuki, lasciami andare!" gridava fra le lacrime "Farò tutto quello che vuoi, ma lasciami andare, ti prego! Ti prego Ryuki! Devo salvare Dragonair... ti prego!" Fu dolorosissimo, il suo pokèmon stava per morire, e io mi limitavo a trattenerla ed evitare che lei potesse fare la stessa fine. Tutto mi ripassò velocemente nella testa come un film velocizzato, le grida, le immagini, le lacrime, tutto si sommava nella mia mente a ripetizione, creando scompiglio e dolore nel mio cuore. All'improvviso... CRACK! E poi solo silenzio, come se la scena venisse messa in pausa. Il ramo si era staccato, cadendo di sotto, accompagnato dai lamenti addolorati di Dragonair ed Ekans che si facevano sempre più lontani. Un anno di momenti felici, una possibile vita di allegria assieme ad un pokèmon speciale, unico nel suo tipo, furono andati buttati in un dirupo, quel giorno. Il pianto addolorato di Aika in quel momento... il triste verso del mio Dratini che aveva appena perso la migliore amica pokèmon che si potesse desiderare... non si cancelleranno mai dai miei ricordi. Se solo avessi avuto il coraggio di sfidare quell'Ekans, la Dragonair di Aika non sarebbe caduta, si sarebbe salvata, e tutto sarebbe continuato come prima, ci saremmo dimenticati quella storia, saremmo andati avanti, come se non fosse successo nulla. Ma purtroppo la fortuna è cieca, mentre la sfortuna ci impiega un attimo a stanarti. Tornati al villaggio, Aika fu trattenuta per un giorno al piccolo ospedale di Haru. Ci dissero che il morso di un Ekans non era velenoso, e che era stata molto fortunata. Da quel giorno però, Aika non mi rivolse più la parola. Passarono giorni... settimane... mesi... anni... Aika non aveva la benchè minima intenzione di perdonarmi, avevo lasciato morire la cosa a cui più teneva al mondo, in un certo senso era come se anche una parte di lei morì quel giorno. Col tempo divenne fredda, sempre più infelice, non la vidi più sorridere. Entrò perfino a far parte dei Dark Gengar, una banda del villaggio, composta da ragazzi che andavano in giro di notte, trasgredendo ogni regola e commettendo varie malefatte. Il capo, Dokuno, 3 anni più grande di me, mi aveva sempre visto di cattivo occhio, e da quando Aika entrò a far parte del gruppo iniziò a darmi fastidio ogni giorno, rinfacciandomi ciò che avevo fatto, prendendomi in giro perchè non ebbi il coraggio di salvare Dragonair, fui anche vittima di bullismo qualche volta. Ma a me non importava, l'unica cosa che mi interessava era vedere Aika, ero disposto a farmi picchiare da loro pur di vederla lì, che mi guardava triste mentre venivo pestato, ma non intervenne mai per aiutarmi, era arrabbiata con me. Io e Aika viviamo vicini, e le finestre delle nostre camere si affacciano l'una sull'altra, quindi capitava, a volte, che ci fossero risvegli imbarazzanti, ad esempio ci svegliavamo nello stesso momento, per poi osservarci a vicenda dalla finestra, in pigiama, scena che si concludeva spesso con lei che mi fulminava con un'occhiata gelida e abbassava le tapparelle. Facevamo ancora la stessa strada per andare a scuola, ma lei passeggiava spesso con Dokuno, e io mi spostavo dall'altra parte della strada, così da evitare possibili interazioni con lui. Ricordo un giorno che ci scelsero come compagni di progetto, dovevamo scrivere una relazione relativa alle diverse evoluzioni degli Eevee. Tutto quel che ricordo è che prendemmo una B, e che solo io lavorai. Insomma, qualsiasi tipo di conversazione fra me e lei era da considerarsi impossibile. Questa storia andò avanti per tre anni, fino ad arrivare ad oggi. Ho scoperto che Aika fra due giorni inizierà il suo viaggio, e quindi ho deciso di partire anch'io, così da poterle stare vicino, e magari un giorno ritornare ad essere amici. Oggi sono venuto qui ad Hanalopoli per fare acquisti, così da essere preparato per l'avventura- Il ragazzo guardò la ragazza che gli stava seduta davanti, e lo ascoltava masticando un chewingum

-Scusa, che diavolo vuoi da me?- Intervenne lei scocciata

-Hem... io... volevo solo raccontarti la mia storia... mi sembravi annoiata, così ho pensato ti importasse- Iniziò ad arrossire imbarazzato

-Hai pensato che mi importasse? Ti mostro quanto mi è importato- Disse lei con un tono freddo, per poi alzarsi e cambiare posto, lasciando il ragazzo deluso e solo

"Non ci posso credere... ma da queste sono tutti così simpatici?" Il Pokègear del ragazzò squillò, e lui rispose prontamente

-Pronto? Mamma? Sì... ho gia mangiato, tranquilla... sto tornando ad Haru, sono gia in Autobus... dovrei essere lì per dieci minuti, non ti preoccupare, ci vediamo dopo... ok, a dopo mamma- Concluse attaccando, per poi riporre il Pokègear nella tasca e guardare fuori dal finestrino del bus, sospirando.


Dunque, per iniziare ringrazio davero taaaanto tutti quelli che si sono cimentati nella lettura di PCO (Pokèmon: Chronicles of Love).Detto questo, piccolo appunto per alcuni di voi che potrebbero non aver capito: La storia inizia narrata in prima persona da Ryuki, il protagonista, per poi cambiare in terza, questo cambiamento è dovuto dal fatto che Ryuki stava raccontando la sua storia ad una ragazza seduta sul bus insieme a lui (Una perfetta sconosciuta, insomma), ho pensato fosse un bel modo per fare un prologo, fatemi sapere se vi è piaciuta l'idea o se crea troppa confusione, grazie in anticipo.Poi... vi sarei grato se faceste una recensione con il nome della forma base del vostro Pokèmon preferito (Non leggendario), ho bisogno di idee per la futura squadra di Ryuki, e mi farebbe davvero molto piacere un aiuto da parte vostra.Per eventuali chiarimenti o informazioni, scrivete una recensione, sarò disponibile e risponderò ad ognuno di voi ^-^

 

   
 
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