en or, en marbre, en rêve Senza di lui non ha nome.
Non ha anima, non ha forma; esiste dove nulla è vero e
niente ha senso.
Ha un volto splendido, come il sole: ridente, doloroso a
guardarsi, illuminato da una fiamma sotto l'incarnato di marmo privo di
consistenza.
Ha vita poiché lui ha vita; esiste poiché lui esiste – e
spera, e brama.
É un sogno che gli sfugge, ma gli sfugge lentamente: si lascia
carezzare e persino, per qualche breve istante, afferrare e possedere; è sempre un passo avanti a lui, nella danza
per quei giardini veri solo a metà: nel mondo reale, non sono che fango, ghiaia e
erbacce quelle che egli da sveglio calpesta, su cui i suoi piedi lasciano impronta.
La stessa terra che oltre il confine dell'illusione ancora
non si piega al giogo di operai e giardinieri, nel sonno non osa sfiorarla e sporcarle la pelle nuda.
Oro prezioso e bianco niveo che
feriscono gli occhi non avvezzi alla vera grandezza; ed è facile che l’animo del Re si perda nel vagheggiarla.
Quando ha nome, è lui a gridarlo nell’estasi esasperata, teso
verso lei e lei sola nell'esplosione di mente, corpo e cuore.
Versailles. |