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Autore: TheLittleOnion    17/02/2016    2 recensioni
Peter Parker incontra Wade Wilson in un reparto oncologico. I due impareranno a conoscersi e si innamoreranno ma la malattia si fa largo prepotentemente nelle loro vite e spezza l'incantesimo.
Quello che non sanno é che-a volte- la vita da un'altra possibilità.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Deadpool, Peter Parker
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Peter aveva accompagnato da un'amica sua Zia May, unico membro ancora in vita della sua famiglia. Si erano recati all'ospedale specializzato in oncologia più famoso dello Stato per recarsi dalla vecchietta di cui il giovane ricordava l'abilità nel fare dolci. La sua torta di mele accompagnata dall'immancabile gelato alla vaniglia era famosa tra i ragazzi di tutto il quartiere e la donna che le preparava era sempre apparsa elegante anche con un grembiule rosa shocking a balze.

Di quella donna bella nonostante l'età restava solo un'ombra curva ma piena di entusiasmo per la vita. Si presentava sempre con un berrettino in testa per sopperire alla mancanza di capelli causata dalla chemioterapia. Peter ascoltava volentieri i discorsi di quella donna che si profumava nonostante fosse in una camera d'ospedale e che spettegolava con una certa avidità. 

《Oh, Peter! So bene che qui ti annoi da morire! Credo che dovresti andare a trovare un ragazzo qui vicino! É un militare, molto bello, che é affetto da un cancro alla pelle...! Nessuno viene mai a trovarlo perché la povera creatura ha perso la famiglia e la sua ragazza lo ha lasciato quando ha scoperto della malattia...!》

Peter era uscito dalla stanza salutando cortesemente. Poi si era recato dalle infermiere per farsi indicare la stanza. Sapeva che quel ragazzo-Wade- era un po' più grande di lui, sicuramente doveva aver superato la maggiore età e doveva essere stato addestrato per qualche anno, Peter era un diciassettenne sfigato ed un bersaglio per i bulli. Anche se essere picchiato in un ospedale sembrava improbabile Peter era un pò teso. Così, era rimasto fermo di fronte alla porta della camera 34 per qualche minuto, dopo aver fatto un respiro profondo aveva bussato ed era entrato.

Il giovane uomo stava voltato verso la porta ed aveva posato il più bel paio d'occhi azzurro intenso che Peter avesse mai visto sulla sua persona. Il viso pallido era incorniciato da dei capelli biondi tagliati a spazzola-come quelli dei militari- ed una barba rada cresceva sulle sue guance. 

《Mi mandano un ospite così carino e non mi dicono nulla?!?! Che bastardi! Se lo avessi saputo mi sarei almeno fatto la barba! In queste occasioni é necessario presentarsi al meglio ed un idiota a letto avvolto in un sacco non fa una bellissima impressione!》

Peter aveva riso, di cuore. Era la prima volta che lo faceva da quando era morta Gwen.

Wade-come Peter aveva scoperto facendo la sua conoscenza-non lo riteneva uno sfigato. Anzi, nonostante non avesse finito la scuola superiore, adorava raccontare fatti banali riguardo alla scienza e alla cultura in generale. Sapeva dire quanto durasse la gravidanza di un'orca assassina o quella di un elefante, come era morto Tizio e Caio, conosceva un sacco di aneddoti divertenti riguardo ai più svariati personaggi storici e poi ADORAVA le vecchie serie TV ed i film di nicchia che-solitamente-erano considerati da nerdoni. La cosa migliore in assoluto - però- era il fatto che mandassero avanti intere conversazioni citando continuamente serie TV, fumetti, libri e film. Mai una volta Wade si era lamentato della propria situazione o pianto addosso, rideva in faccia alla malattia e parlava di cibo messicano e pancakes aveva le sue ricette e ne andava fiero. Conosceva un sacco di lingue perché era vissuto in posti diversi ed aveva delle parole che ripeteva ossessivamente perché il loro suono aveva per lui qualcosa di soddisfacente.

Dopo la chemio lui aveva iniziato ad indossare il berretto, ma solamente quando usciva dalla sua stanza in cui la temperatura era praticamente estiva. Peter si recava da lui tre volte alla settimana- studio permettendo- più la domenica quando accompagnava sua nonna.

In uno dei suoi giorni peggiori aveva imprecato e lasciato trapelare la propria frustraziine visto che non era riuscito a mettersi a sedere. Peter non aveva detto nulla e si era limitato a trafficare con la rete in modo da inclinare il letto per permettergli di stare seduto. Aveva poi poggiato la mano sulla sua in un gesto spontaneo simile ad un "Non ti preoccupare capisco che stai da schifo e sono qui per te." Wade aveva stretto la sua mano e Peter aveva sentito il proprio stomaco stringersi in una morsa dolcissima mentre aveva la sensazione che il resto del suo corpo fosse diventato un palloncino colmo d'elio libero di librarsi nel cielo che stava sul punto di scoppiare per la gioia. Non era così felice da mesi.

Wade gli aveva rivolto il più bel sorriso sghembo del mondo ed aveva carezzato le sue nocche con il proprio pollice.

《Hey, sai che sei tenero quando arrossisci? 》

Peter non se n'era accorto.

Quel pomeriggio stavano guardando un vecchio film muto, dato che avevano esaurito le puntate di Cuori senza età. Si trattava della primissima versione cinematografica della mummia. Gli effetti scenici erano poverissimi così come la scenografia, le musiche erano un tantino tendenti al melodramma e le battute recitate dai personaggi avevano un linguaggio ampolloso. Tutto l'insieme provocava un effetto piuttosto buffo, quasi comico. Nella stanza immersa nel profumo proveniente dal bicchierone di spremuta d'arancia piazzato di fronte al biondo che ne mordicchiava la cannuccia tra un commento e l'altro. Infatti Wade si stava sganasciando dalle risate e la sua voce profonda-ma calda- stava mettendo in seria difficoltà il povero Peter che invece di guardare l'attore avvolto da bende che parevano carta igienica che si muoveva sulla povera scena accompagnatonato da una musica esageraramente drammatica, aveva fissato il proprio sguardo sul canadese seduto di fianco a lui. 

《Cazzo! Ma ti rendi conto!?!?! Cioè, dai, questa gente se la faceva addosso guardando un idiota che sembra lo spot della Kleenex! Questo era considerato horror perché é dannatamente orribile!》

Il castano aveva realizzato troppo tardi di essere stato beccato a guardare l'altro e per lo spavento aveva fatto un salto sulla sedia. Aveva rischiato di cadere a terra ma, con un abile movimento, aveva evitato a sé stesso e alla sedia di cadere facendo un rumore infernale. Solo gli occhiali dalla montatura spessa erano caduti al loro propietario scivolando sul letto e lasciandolo ancora più indifeso. Così, nonostante l'imbarazzo, Peter aveva iniziato a cercare le lenti a tentoni con il viso in fiamme e l'ansia a mille per la paura della reazione di lui di cui non poteva vedere l'espressione. Ad un tratto aveva sentito due dita sfiorargli una guancia e costringerlo ad alzare lo sguardo. Si era reso conto degli occhi azzurri puntati su di lui che mai come in quel momento gli erano stati vicini. 

《Sai, cucciolo, penso che dovresti portare le lenti a contatto: hai gli occhi più belli che io abbia mai visto.》

Poi aveva sentito i loro respiri confondersi l'uno con l'altro, le labbra di lui premere contro le sue ed il sapore intenso delle arance assieme al suo profumo aveva invaso i suoi sensi.

Quello era il primo di una troppo breve serie di baci.

I baci tra loro due - però- non erano stati abbastanza. Infatti, come tutte le cose belle anche quella doveva finire.

Un giorno Wade gli aveva preso la mano, l'aveva stretta con forza nella sua guardando gli uccelli che volavano nella luce del tramonto. Peter quel giorno era venuto per svelargli il suo segreto più grande, voleva dirgli che lui era Spider-Man ma quegli occhi lucidi gliel'avevano impedito. Dopo qualche minuto-che gli era parso infinito- Wade aveva aperto la bocca e poi l'aveva richiusa come qualcuno che sta affogando sotto il peso delle parole che sta per pronunciare.

《Cenere. Sto per diventare cenere.》

Gli restavano tre mesi.

Per la terza volta nella volta sua vita Peter Parker si era sentito crollare il mondo addosso.

Era rimasto con lui fino alla fine dell'orario delle visite senza dire nulla, limitandosi a stringere la sua mano nel disperato tentativo di ricordarne ogni dettaglio, ogni minuscola imperfezione. Poi si era chinato su di lui, aveva posato un bacio sulle sue labbra che presto si era trasformato in una ricerca disperata dell'altro dettata dalla paura di perdersi. Poi era uscito dalla stanza-promettendo di tornare- ma non ce l'aveva fatta. 

Se n'era andato senza nemmeno dirgli addio. 

Nove mesi dopo Spider-Man se ne stava nascosto tra i rami di un albero ed osservava dall'alto uno dei cimiteri di New York City. Le lapidi di marmo freddo si stagliavano sul prato verde in file regolari: l'una di fronte all'altra ed equidistanti come se fossero state dei soldati. Solo qualche statua e qualche mausoleo interrompevano quella distesa regolare. Peter li immaginava come delle persone in carne ed ossa e la cosa lo spronava a continuare a vivere nonostante tutto: voleva aiutare la gente là fuori servendosi dei propri poteri. Al momento l'Uomo Ragno stava scandagliando i cimiteri della città nella speranza di trovare la tomba di Wade Winston Wilson. Voleva rivedere la sua fotografia nonostante sapesse che la terribile sensazione che lo rodeva da dentro sicuramente sarebbe aumentata terribilmente. Il suo scatto migliore, però, era custodito da Peter nel suo PC ed ogni volta che il giovane lo riguardava si sentiva morire per essere stato codardo e non aver affrontato quell'agonia assieme all'uomo di cui si era innamorato.

Sperava che affrontare ciò che restava di lui lo avrebbe aiutato a sopportare il senso di colpa che gli rendeva impossibile il sonno. Alle volte pensava che restare al suo fianco lo avrebbe spronato a continuare a vivere, a stringere i denti. Si sentiva anche colpevole della sua morte oltre che di quella di suo Zio Ben e di quella di Gwen. Nonostante lui fosse un eroe sembrava che tutti coloro che lo circondavano fossero destinati a morire per colpa sua.

Si era accorto solo in quell'istante che le sue mani avevano sgualcito il rametto di fiori d'arancio. Quel profumo era tanto forte da riuscire a distoglierlo dai suoi pensieri. Ora che se n'era acccorto era stato come se avesse ricevuto una stillettata al petto e gli era venuta la nausea. Con una smorfia invisibile sotto alla maschera Peter -con un movimenro brusco- aveva lasciato andare i fiori e-dopo aver controllato di essere solo- era balzato giù dall'albero e si era allontanato.

Sull'erba verde giacevano i fiori bianchi e sgualciti.
  
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