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Autore: little star    22/03/2009    2 recensioni
Draco rinasce dalle sue ceneri e compie la sua più grande vendetta: lasciarsi amare. Seguito di Tequila e Whiskey e capitolo conclusivo della serie.
Genere: Romantico, Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Blaise Zabini, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati due giorni da quando Draco aveva bevuto come una spugna, vomitato l’anima e Blaise l’aveva ritrovato in condizioni pietose steso sul letto della sua camera.

Il giorno dopo la sua sbornia, non aveva voglia di scendere a colazione, né di andare alle lezioni né tantomeno di vedere Harry e così era rimasto chiuso in camera, rannicchiato sotto le coperte.

Poi, quella mattina, mentre Harry stava addentando il suo cornetto con la marmellata, si era levato un sonoro chiacchiericcio. Hermione gli aveva battuto due colpetti sulla spalla e gli aveva indicato il portone.

Draco era entrato, più bello che mai.

Non c’era traccia, sul suo viso pallido e sorridente, della antica malinconia, e nessun cruccio a spegnere il suo sorriso. Era semplicemente Draco, quello vero, quello che emanava fascino dal respiro e desiderio dagli occhi, l’irraggiungibile, raffinato, aristocratico, stronzo ed egoista Draco. Quello che era prima di innamorarsi pazzamente di Harry.

Blaise gli mormorò qualcosa in un orecchio, e Draco rise, completamente rilassato e spontaneo. Harry lo fissò a bocca aperta la scena, e si sorprese di non stare catturando con lo sguardo ogni movimento di Blaise, ma di stare divorando la pelle di Draco pezzo per pezzo. Non riusciva a smettere di guardarlo.
Era così diverso dal Draco che conosceva, malinconico ed infelice, quello che aveva imparato essere la sua costante di vita quotidiana, senza ricordarsi ovviamente che Draco, quello vero, gli stava davanti in quel momento.

Anche Blaise rise.
Cristallino, bello, mentre scompigliava i capelli neri scuotendo leggermente la testa, ma così incredibilmente poco prezioso, come un grosso diamante falso. Ed Harry continuava a guardare Draco, come se fosse l’unica cosa in quella stanza, quel giorno.

“Harry!”
“Eh? Scusa, Hermione, non ho sentito.”
“Ti ho chiesto se volevi del caffè.”
“No… No, grazie.”
E senza ascoltarla si alzò e andò verso il tavolo dei Serpeverde.
Il cuore gli batteva forte, sentiva le mani sudate, la testa gli girava. Sentiva il sangue scorrere veloce nelle vene, e la sua vista si era ridotta ai soli capelli biondi e le labbra di Draco sui bordi del bicchiere che teneva in mano.
Quando fu ad alcuni metri da lui, Malfoy parve accorgersi della sua presenza, girò lentamente la testa, lo guardò con un’intensità spaventosa per alcuni secondi, fece cenno a Blaise di girarsi e ghignò trionfante mentre continuava a bere il suo bicchier d’acqua.
“Buongiorno, Harry.” Borbottò Blaise, infastidito.
“’giorno Blaise.” Ricambiò Harry con sguardo assente, sempre rivolto a Draco che, pacifico, continuava a fare colazione. “Ciao, Draco.” disse con voce morbida.
Il sopracciglio di Draco scattò verso l’alto.
“Buongiorno, Potter.”
Harry sentì un manto freddo calargli addosso e una sensazione di profondo disagio stringerlo come una morsa d’acciaio. Ma che razza di… Che cosa… Lui credeva che…
“Draco…?” La sensazione di smarrimento creata da quel rifiuto che Harry non avrebbe mai potuto credere tale lo disarmò a tal punto che non riusciva più a sentire le braccia, lasciate penzolare inerti e sconfitte ai lati del corpo.
Malfoy posò seccamente la forchetta sul piatto, producendo un suono metallico, poi si alzò velocemente, lo prese per una manica e lo trascinò via, sibilando:
“Posso parlarti un attimo?”
Arrivati fuori la Sala Grande, Draco lo strattonò in modo da costringere Harry a guardarlo negli occhi.
“Ma che ti salta in testa, cazzo? Cos’era quel tono?” ringhiò. Draco sospirò, come esasperato, ed Harry lo vide per la prima volta davvero sfinito. “Senti, se vuoi usare la gelosia con Blaise non funziona. E soprattutto, non funziona tirarmi in mezzo, capito Potter? Se lo vuoi davvero prenditelo. Sempre che tu sappia quello che vuoi.”

Harry lo guardò andare via con la sensazione insistente di vuoto addosso. Pensò che Draco era bello da levare il fiato, a come diavolo aveva fatto a non accorgersene prima.
Si avviò con passo lento verso la Sala Grande, tenendo lo sguardo basso. Hermione lo accolse con uno sguardo incuriosito e per metà accusatorio.
“Che è successo?”
“Niente.”
“Harry…”
“Non è successo niente, Hermione. Dov’è Blaise?”
“Si è alzato qualche secondo fa, penso stia andando nei sotterranei.”
“Lo raggiungo, voi finite di fare colazione.”
Hermione sbuffò un assenso infastidito. Aveva visto dai primi secondi dell’amicizia con Draco, la sofferenza di Malfoy sciogliersi in calde lacrime invisibili, ogni volta che Harry nominava Blaise. Non era nemmeno colpa di Zabini, se quel cretino del suo amico era troppo ottuso per lasciare perdere, se non riusciva a vedere lo scempio che stava commettendo. Draco era sfiorito velocemente, perdendo un petalo ogni volta che capiva quanto quell’amore sincero gli fosse negato; allo stesso tempo, però, si nutriva proprio di questo: aiutare Harry e Blaise ad essere felici, in un atto folle di altruismo a lui totalmente estraneo.
Ed ora, finalmente, quando Draco si era risvegliato dal suo torpore malinconico, perché doveva essere successo qualcosa – Harry che puzzava di alcol e che non si reggeva in piedi, gli occhi feriti di Draco il giorno dopo che piangevano silenziosi - per fare in modo che si ribellasse ai soprusi del cuore, Harry sembrava volerlo. Glielo aveva letto negli occhi: il desiderio, la voglia di toccare quei capelli biondi e quella pelle bianca, lo sguardo che scendeva su qual corpo come a volerlo spogliare per poi farlo suo, solo per soddisfare le sue voglie.
A giudicare dall’atteggiamento frustrato del suo amico, sorrise Hermione, non gli era andata poi tanto bene.

***



Draco tornò in stanza, si buttò sul suo letto a pancia in su e iniziò a ridere. Rise fino a farsi mancare il fiato, rotolandosi sul letto.
Oh Dio, la faccia di Potter, che cosa impagabile… E quella di Blaise, porca miseria! Si sentiva rinato, un bambino che ha fatto il miglior dispetto della sua vita. Stava riscoprendo l’antico piacere di preoccuparsi solo del suo tornaconto personale, di alzarsi la mattina senza pensare a Harry, di curare il suo aspetto come una volta.
Rise di nuovo.
Com’è dolce la vendetta.
“Draco…”
Malfoy si tirò su di scatto.
“Che c’è, Pansy?”
La ragazza avanzò verso di lui con passo lento per poi sedersi sul letto accanto a lui, con fare amorevole.
“È successo qualcosa? Con Potter?”
Draco la guardò fisso negli occhi. Rise di nuovo.

***



Harry era stato con Blaise ogni singolo secondo, il giorno prima, e non aveva sentito nemmeno una scossa elettrica attraversargli la schiena. Invece Draco, con il suo ostentato non volergli parlare, stava diventando sempre più una cosa proibita, che Harry si era riscoperto volere disperatamente. Arrivava con il suo fare tipicamente Malfoy, un miscuglio di arroganza e seduzione, si sedeva al suo solito posto in Sala Grande, esattamente di fronte al suo e rideva di lui. Non lo faceva apertamente, ma lo leggeva nei suoi occhi metallici che non gli si staccavano di dosso, il suo fare beffardo.
Lo stava facendo impazzire. Non sapeva nemmeno più se era giusto volerlo, perché Blaise… lui… Draco, la Tequila, il bacio e di nuovo Blaise, una serie di motivi e immagini insensate per giustificare l’una o l’altra parte del suo desiderio. Sempre che fosse solo desiderio. Malfoy gli era entrato dentro, i primi tempi, come una pioggia di malinconia, di tristezza ed autocommiserazione che non gli aveva mai visto addosso in tutti quegli anni. Aveva iniziato ad infiltrarsi nel terreno della sua pelle, goccia dopo goccia, parola dopo parola. Poi una tempesta si era abbattuta su di lui, portando con sé il sapore di Tequila, facendo in modo che si accorgesse finalmente dei suoi occhi tormentati. Ora era lì: in preda ad un tornado di emozioni che non si era aspettato di provare e una gran voglia di saltare addosso a Draco non appena ne avesse potuto di nuovo.

L’occasione si presentò una giornata insolitamente tiepida delle vacanze di Natale. Blaise era tornato a casa e rimanevano davvero in pochi nel castello: Ron, Draco, Pansy e lui erano gli unici del loro anno, in mezzo a qualche altro studente del primo anno, cinque Tassorosso del terzo e una quindicina di altri ragazzi di tutte le case tra il quarto e il sesto anno.
Harry aveva incrociato Draco per i corridoi e gli aveva chiesto come stava. Draco aveva sorriso mordace e aveva risposto con un’altra domanda:

“E tu, Potter? Come va con Blaise?”
“Bene. Cioè… Io… È un po’ che non ci sentiamo, Draco.”
Draco rise.
“Così pare, Potter.”
Harry si schiarì la voce e chiese:
“Vuoi venire a Hogsmeade con me, uno di questi giorni? Solo noi due. Senza Blaise.”
Draco lo fissò, per accertarsi che fosse serio.
“Non credo proprio, Potter.”
“E perché?”
“Devo studiare con Pansy.”
“Studiare? Durante le vacanze di Natale? E cosa?”
“Oh, non lo so. Qualunque cosa riesca a farmi liberare di te, presuppongo.”

Harry smise di camminare, come colpito in testa da un mattone. Draco non gli diede peso e proseguì da solo per il corridoio, ridendo.

***



Harry non era un tipo che demordeva tanto in fretta, e non demorse nemmeno quella volta. Continuò a cercare Draco per ogni stanza del castello, faceva finta di non sentire le battutine acide che lui gli rivolgeva e lo inseguiva appena lo trovava a camminare in compagnia di Pansy. L’ennesima volta che accadde, che finalmente l’aveva trovato solo per i corridoi e l’altro aveva accelerato il passo, Harry non ce la fece più e urlò:

“Ti piace tanto, scappare, non è vero? Cos’è hai paura che ti possa baciare di nuovo? E aspettami, cazzo!”

Draco al solo menzionare il disgustoso e triste bacio alla Tequila si fermò di colpo.

“Cosa cazzo vuoi, Potter, eh? Se vuoi proprio saperlo, si, cazzo, ho paura! Ho paura che tu mi possa baciare di nuovo, con quell’orrendo sapore di Tequila in quella tua fottuta bocca, ho paura che tu possa considerarlo solo come una cosa fatta da ubriaco di sui pentirsi il giorno dopo, ho paura di dover stare a sentire un’altra volta le tue stronzate su Blaise senza che te ne importi niente di me, ho paura che mi butterai via di nuovo come uno straccio, ho paura che sia di nuovo perché Blaise non è qui e tu hai bisogno di un cazzo di sfogo sessuale, e, soprattutto, ho paura che tu non mi ami.”

Harry lo guardò per qualche secondo, scompigliato, la pelle bianca colorata di un rosa tenue, i grandi occhi argentati e tristi che si poggiavano solo sul muro dietro di lui.

E lo baciò.

Poté sentire la disperazione sulla bocca di Draco, la voglia tenuta a freno di prenderlo a pugni, gli tremavano le braccia, le lacrime di disperazione tenute a freno, gli occhi chiusi a forza, come a volersi risvegliare da un momento all’altro da un brutto sogno. Lo baciò intensamente per molto, molto tempo, per farlo calmare, in modo che, se si fosse staccato, non sarebbe scappato via.

Draco sentiva un enorme groppo in gola e la prepotente e violenta sensazione di vomitare. Stava succedendo di nuovo?
Perché era stanco di essere trattato come una puttana.
Cazzo, Harry non sarebbe durato nemmeno fino al giorno dopo.

***



Incredibilmente, e contro ogni aspettativa, il giorno dopo Harry lo salutò con un bacio a colazione e gli sorrise. Draco si alzò dalla tavola buttando via il tovagliolo e rifugiandosi in una delle aule in disuso, incazzato nero e disperato di poter essere inghiottito nella più dolce illusione di amore sincero che avesse mai sognato.

Era stanco di lottare per non essere felice.

Qualche giorno dopo Harry non l’aveva ancora lasciato vagare disperato in solitudine per i corridoi, ma era sempre lì, accanto a lui, sempre con quel suo sorriso tranquillo e rassicurante a dimostrargli che era lì per lui. Draco stimò che se ne sarebbe andato presto e cercava di dargli il più possibile di se stesso, si baciavano, toccavano, levavano i vestiti e scopavano tutto il giorno tutti i giorni come se fossero stati ad un minuto dall’ora della morte, perché tanto sarebbe durato solo finché Harry non fosse rinsavito.

***



Blaise tornò.
Harry gli gettò un’occhiata distratta e tornò a guardare Draco, che sedeva rigido, regale ed infelice come non lo vedeva da tempo. Draco pensava che quello sarebbe stato il giorno in cui la sua sottile fetta di felicità sarebbe svanita per sempre, ed Harry lo sapeva.

Sapeva anche che non aveva intenzione di lasciare Draco. Mai più.

Basta con la bugie, basta con i fraintendimenti, basta con il chiedersi il perché di un sogno erotico coronato da capelli biondi invece che mori, basta con le stronzate, basta col cercare di salvare qualcosa che non era mai esistito.
Draco lo amava.
Sentiva ogni giorno di più il bruciare di quell’amore sulla pelle e si sentiva rinascere ogni volta che Draco lo spogliava con gli occhi, senza risparmiarsi niente, convinto che sarebbe finito tutto di lì a poco. Quello che era l’attrazione, quello che era il desiderio puro, semplice, fugace, non era niente in confronto al reinventarsi in ogni momento dell’amore duraturo e ricambiato, e se prima Harry era convinto che sarebbe cambiato ogni giorno solo per Blaise, adesso sentiva che questo non sarebbe mai potuto avvenire perché c’era un difetto di quantità del sentimento. Amare ed essere amati era la cosa più appagante e completa che fosse mai esistita, che regalava finalmente una tavolozza di colori d’amore completa dal viola al rosso, con tutte le sfumature comprese, per farne il quadro più strabiliante di tutti i tempi.

Era bastato così poco per capire che lui e Draco, nella paura, che sapeva non si sarebbe mai cancellata nel compagno, che il buon amore sarebbe prima o poi svanito, sarebbero stati infelicemente felici per sempre.

***



Quel pomeriggio, stesi in un letto dopo aver fatto l’amore, Harry guardava il soffitto. Draco aveva voluto saltare tutte le lezioni per godersi le ultime ore di illusione che gli erano concesse e si erano infilati nella Stanza delle Necessità da quella mattina presto.

“Scommetto un galeone sui tuoi pensieri.” Esordì Draco.
“Scommetto che perderesti.”
“Scommetto di no. Stavi pensando a Blaise, vero?”
Harry corrugò la fronte e restò in silenzio.
“Mi rivesto.”
Fece per scivolare via dal letto, ma Harry lo bloccava con una presa salda intorno alla sua vita. Draco inarcò un sopracciglio.
“Per rivestirmi è necessario che scenda dal letto per recuperare i miei vestiti, Potter, idiota.”
“Allora non rivestirti.”
Dopo alcuni attimi di silenzio, Draco sentì il suo battito rimbombagli nelle orecchie, la gola chiudersi e le parole che erano bloccate nella sua gola tentare disperatamente di uscire. Aveva sempre la buona abitudine di non chiedere cose di cui non voleva sapere la risposta, ma quella volta, quella volta era diverso. Non aveva più voglia di farsi prendere in giro.
Si girò verso Harry, che continuava a guardare il soffitto con sguardo vacuo e chiese:

“Tu mi ami davvero, Harry?”

***



Draco appoggiò le labbra alla flûte di cristallo che aveva in mano e bevve.

Il sapore frizzante e leggero dello Champagne lo inebriò per un attimo, e lo colse il paragone curioso e tardivo che bere quell’oro nel suo bicchiere fosse un po’ come inghiottire felicità a piccoli, ponderati ed eleganti sorsi. Non che avesse bisogno di felicità. Non che ne avesse bisogno proprio quel giorno.

Ci aveva creduto davvero, fino all’ultimo, che Harry lo reputasse solo un ripiego. Ci aveva creduto quando gli aveva risposto, quel giorno che si, lo amava davvero. Quando lo aveva aiutato a traslocare nella loro nuova casa, e quando, una volta che Blaise era rimasto a cena e lo aveva visto irrigidirsi ad ogni parola che si scambiavano, Harry gli aveva sussurrato nell’orecchio che non l’aveva mai amato come in quel momento, spaventato e rigido, e che non aveva mai amato nessun altro più di lui. Perfino quando gli aveva chiesto di sposarlo aveva creduto che fosse dovuto al fatto che stavano insieme da due anni e che facevano del sesso grandioso. Anche quella mattina, mentre si stava vestendo, aveva pensato che gli avrebbe mandato un gufo e gli avrebbe gentilmente chiesto di disdire il matrimonio. Aveva perfino tenuto tutte le finestre aperte per fare entrare Edwige, ma la civetta bianca di Harry non era mai arrivata, e lui era arrivato al Ministero agitato ed innervosito, con Pansy che cercava di tenerlo calmo urlandogli: “E smettila! Sono due anni che continui con questa storia ridicola, ma non ti sei accorto di quanto ti ama? Non vorrai farti paranoie inutili anche il giorno del tuo matrimonio, spero! E che cazzo!”

Anche e soprattutto quando gli avevano posto la fatidica domanda: “Vuoi tu Harry James Potter, sposare il qui presente Draco Lucius Malfoy?”, Harry si era girato, lo aveva guardato dritto negli occhi con un’intensità spaventosa e serio come non l’aveva mai visto, aveva sorriso e aveva detto:

“Si. Lo voglio.”

Poi Harry lo aveva tirato in una delle stanze senza ospiti e avevano fatto l’amore per una, due, tre, quattro ore, un giorno, un mese, una vita… Ma che importanza aveva? Era felice, felice come non mai, e nella felicità non c’è colpa né tempo.

Ecco, Harry si stava proprio in quel momento avvicinando a lui. Aveva anche lui una flûte di Champagne nella mano destra. Si mise accostato a lui, sfiorandolo solo leggermente. Poi sorrise per motivi che sapeva solo lui e disse, con fare noncurante:

“Ah, Draco, mi devi un galeone. Quel giorno di due anni fa stavo pensando a oggi.”



SPAZIETTO!
Eccoci qui, con il lieto fine! Devo ammettere che mi è piaciuto molto scriverlo nonostante il mio *leggero* ritardo ehm ehm…
antote: Accontentata! Lieto fine non previsto ma comunque pare che un po’ di fortuna l’abbia portata!
tesar: grazie mille^^! Si, è cotto e stracotto, ma in questo “capitolo” conclusivo sono stracotti tutti e due!
  
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