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Autore: Amorcaecus    17/02/2016    1 recensioni
E' il 20 agosto 1955: In un quartiere di Bologna si festeggia: è nata Livia, la quarta figlia di un ricco imprenditore. La piccola cresce dunque in un ambiente sfrazoso con determinate regole e una certa educazione. Un giorno, all'età di sedici anni, si imbatte in un uomo, che al momento sta facendo molto parlare di sè. Livia capisce di aver sbagliato tutto. Contro la sua famiglia e contro ogni previsione, ingaggerà una battaglia che la portrà a legarsi indissolubilmente a quell'uomo. Non potrà più tornare indietro.
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Sorrise, mentre scriveva il suo discorso. Mi guardò, sempre sorridendo. "Hai capito tutto, sei troppo intelligente. Te lo dico sempre." Lo guardai, un po' confusa. "Invece non ho capito un bel niente! Mi spieghi?" La mia domanda non trovò risposta, continuò a scrivere e scrivere, con un espressione concentratissima. "Non stai bene?" gli chiesi. "Sembri triste." Alzò il capo dal foglio, mi scrutò per un secondo, e sorrise ancora. "Noi non siamo tristi."
Genere: Malinconico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Il Novecento
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[Bologna, 13 novembre 1971] "Bene bene, Vizzani, un altro ritardo!" sbraita la professoressa, notando che ancora una volta sono le 8:15 e sono in tremendo ritardo. "Mi scusi, non accadrà più!" rispondo, a testa bassa. Se penso a quello che potrebbe farmi mio padre se scoprisse l'ennesima ramazina... Mi siedo silenziosamente al mio posto, tra le occhiate e i sussurri generali. La mia compagna di banco come al solito non mi degna di uno sguardo. Sarà perché lei è tra quelli calcolati come "poveri" e io tra quelli considerati "ricchi.", e dunque mi odia. "Buongiorno Betta..." provo a salutarla, ma lei si limita ad un "Giorno". Ormai sono abituata a non avere amici o ad essere ignorata. Mo padre dice che devo ignorarli, merito molto di meglio e loro non sono niente in confronto a me. Sarà, ma loro sembrano così felici nella loro povertà, come la chiama mia mamma. "Scusa Bett-" "Non chiamarmi Betta, Livia. Così mi ci chiamano solo le mie amiche." risponde ferma, senza neanche guardarmi. "Elisabetta." "Dimmi." "Prestami il vocabolario per favore." me lo passa, continuando a ignorarmi. "Vizzani e Fabbri, in presidenza! Ora basta, non tollero mi si disturbi durante la mia lezione." "Ma professoressa...!" prova a dissentire Elisabetta, probabilmente annoiata dal fatto di trovarsi sola con me. "Subito!" con un tono che non ammette repliche, siamo costrette ad uscire. Durante il tragitto, ho la testa bassa, un po' per la rabbia e un po' per l'umiliazione. Vorrei rivolgere la parola a Elisabetta, ma so già che non mi risponderebbe. "So cosa stai pensando." dice ad un tratto. "Io?" "Non fare la finta tonta, Livia. Ti stai chiedendo perchè ti odiano tutti, perchè ti ignoriamo eccetera eccetera. " D'un tratto si volta, e mi guarda dritta in faccia, con un espressione seria. "Sai come faccio di cognome, Livia? Fabbri. Sono Elisabetta Fabbri, e mio padre lavorava in una di quelle tue stramaledettissime miniere, quelle di tuo padre. Tuo padre Gaetano Vizzani. E sa cos'è accaduto, per colpa di tuo padre? Pochi controlli, sicurezza scarsa, un incidente. Un banale, assurdo, stupido incidente che è costato la vita al mio, di padre. E a quello di tanta altra gente. Capisci, Livia? Capisci perchè non riesco a guardarti o a parlarti? Io in te vedo solo l'assassino di mio padre." La voce le si spezza in gola, le lacrime iniziano a rigarle il viso. Sento una morsa nello stomaco. Ignoravo tutto questo. "Ora lo sai." conclude, asciugandosi le lacrime. "Ora andiamo dal preside, o saranno guai." Appena torno a casa, non sento neanche i rimproveri dei miei. Ho in testa l'immagine del padre di Elisabetta che muore, schiacciato dai sassi e dalla miniera. Ho in testa la faccia dei figli appena scoperta la notizia. Ho in testa cose che non sapevo, che mi hanno tenuto nascoste. "Livia, tesoro mio..." mia madre mi guarda, con i suoi occhi dolci da mamma, preoccupati e straniti. "Mamma, credo di non sentirmi bene." dico. "Cosa è successo? O Dio mio..." I miei fratelli maggiori fanno irruzione nella stanza, guardandoci. "Madre, esci un attimo." lei è costretta, ma non prima di lanciarmi delle occhiate preoccupate. "Hai discusso con Elisabetta Fabbri oggi?" mi chiede Maurizio, serio. "S-sì." sono tentata di piangere ma non davanti ai miei fratelli, non davanti a loro. "Qualsiasi cosa ti abbia detto, ignorala. E' una poveraccia che aizza gente." Guido prende la parola. "Sai cosa vota quella? PCI, come quel brigante di suo padre." "Padre morto in miniera però. La nostr-" Attilio mi tira uno schiaffo, inaspettatamente. Inizio a piangere, massaggiandomi la guancia. Non l'aveva mai fatto prima. "Cosa cazzo fai, idiota? Ora la meni anche!? Sai tuo padre cosa ti fa?" Attilio mi fissa, dritto e impassibile. "Non voglio più sentir parlare di comunisti, comunismo e stronzate varie in questa casa. MI SONO SPIEGATO, LIVIA?" "Non ho detto niente." rispondo. "Meglio. Domani non vai a scuola. Starai con tua madre a cucire, lavare e stirare. Questo è il tuo posto." Sono le ultime parole di Attilio, che lascia la stanza. Maurizio e Guido si guardano e annuiscono, poi se ne vanno anche loro. Una parte di me dice che hanno ragione. Sono stata stupida. Qual è il mio posto? Devo ignorare Elisabetta? Le sue parole mi rimbombano in testa per tutto il pomeriggio. Mi stendo sul letto, con la testa tra le mani a pensare e ripensare. E' la prima volta che mi succede, che mi sta accadendo? Perchè sembra tutto sbagliato, sembra che io non abbia mai capito niente? Di chi devo fidarmi? Mi hanno mentito fin'ora? Non capisco più. Mi affaccio alla finestra, guardo dei ragazzi che corrono per la strada urlando un nome, con gioia. "E' QUI, E' QUI! CORRETE VELOCI!" Cosa hanno da urlare tutti? Mi chiedo, curiosa. E questa curiosità è troppo forte. Mi appoggio alla finestra, sapendo che sono al primo piano, mi butto di sotto. "So che mi ammazzeranno, ma devo vedere." detto questo, scappo in direzione di quei ragazzi. Angolo autrice Ehhh ed ecco il secondo capitolo! Non so quanto può esservi chiaro, ma almeno spero di aver incuriosito. :) Come sempre, se volete recensire, ne sarò felice! § Amorcaecus
   
 
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