Traduzione:
Questa storia
appartiene a RurouniHime, che mi ha gentilmente concesso
di tradurla e pubblicarla. Qui
la storia originale.
Traduttrice:
poldina.
Beta-reader:
Sarah.
Grazie.
Disclaimer:
I
personaggi e i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me
bensì,
prevalentemente, a JKR e a chi ne detiene i diritti. Questa storia non
è stata
scritta per scopi di lucro, ma per puro divertimento; nessuna
violazione del
copyright è peraltro intesa.
Per me,
perché le sbarre prima o poi si aprono.
“Once
Spoken” by RurouniHime
«Ricordi
quella promessa che ti ho fatto?»
«Promessa?
Tu fai promesse?»
«Quella nella
cella, durante la guerra.»
«Me ne ero
dimenticato.»
~~~~~~~~
Era
sopportabile solo quando c’era Harry. Altrimenti
l’oscurità,
l’odore di muffa e di marciume nascosto, e
l’umidità costante che gli
infradiciava i vestiti lo facevano tremare, gli facevano sentire
prurito e
pensare di fare cose ridicole e pazzesche come fare un balzo in avanti
e
sbattere contro la porta di ferro. Affondare le dita nelle
cavità che separavano
le pietre e arrampicarsi sui muri. Gridare fino a perdere la voce.
Se il
corpo non gli avesse fatto tanto male, avrebbe fatto tutte e tre
le cose.
Quando la
porta si aprì e buttarono dentro Harry e per poco non gli
mozzarono i piedi nel richiuderla, Draco si rese conto che era meglio
non
pensare ai dettagli. Altrimenti era probabile che, senza saperlo, si
sarebbe
messo ad arrampicarsi sui muri per ritrovarsi incastrato in mezzo alle
inferriate della finestra più alta prima di accorgersi di
quello che stava
facendo. Ma non appena lo pensò, diventò
impossibile non chiedersi dove fosse
stato Harry nelle ultime due ore – se avesse potuto essere
sicuro dello
scorrere del tempo.
Una fitta
di dolore pungente gli attraversò le costole quando si
alzò
in ginocchio e poi in piedi, appoggiandosi al muro. Si
avvicinò a Harry con
passi cauti. L’uomo dai capelli neri si muoveva lentamente,
stringendosi la
testa con una mano. Il quadrante infranto del suo orologio brillava
nella luce
fioca, lanciando deboli barlumi irreali sulle pareti. Harry si
girò e si mise
carponi, proprio quando Draco passò le braccia sotto le sue
e lo aiutò ad
alzarsi.
«Riesci
a camminare?» Domanda standard. Harry annuì come
sempre, e
Draco ne fu grato. Non sapeva se sarebbe stato in grado di sopportarlo,
quando
Harry gli avrebbe risposto no. Le
gambe di Harry erano traballanti, ma i passi erano sicuri. Draco lo
condusse
alla panca di pietra e lo aiutò a sedersi, poi
riuscì a fatica a sollevare
anche le proprie gambe e appoggiò la testa contro le pietre
fredde del muro.
«Cazzo»
fu tutto quello che disse Harry.
Draco
annuì, un po’ distrattamente. Era iniziato il suo
conto alla
rovescia.
«Sono
già… Draco?»
«No.»
Scosse lentamente la testa, tenendo gli occhi chiusi.
L’umidità della
cella gli aderiva alla nuca. «Oggi non sono ancora venuti a
prendermi.»
Il suono
che sfuggì dalle labbra di Harry gli fece aprire gli occhi e
mettersi a sedere più dritto, sussultando alle fitte che gli
attraversarono i
muscoli della schiena.
Harry si
teneva la testa tra le mani. «Perché non
possono…»
«Prenderci
contemporaneamente?»
«Sì.»
Draco non
rispose. Lo sapevano entrambi il motivo. Altrimenti perché
tenerli
nella stessa cella? I lunghi minuti di Cruciatus – quello che
Draco aveva
subìto fino a quel momento – non erano nulla in
confronto al dover stare nella
stessa cella di Harry. Draco non l’avrebbe mai ammesso a
Harry per paura di
cosa sarebbe successo alla sua determinazione, ma guardare
l’altro cercare di
muoversi ogni volta che lo risbattevano in cella lo distruggeva
più di qualunque
tortura avesse patito. Draco non aveva idea di cosa facessero a Harry
quando lo
trascinavano via. Sapeva solo cosa succedeva quando prendevano lui:
un’agonia
talmente accecante da fargli tossire sangue dalla gola martoriata dalle
urla,
la paralisi di ogni arto che gli dava abbastanza tempo da capire che
non poteva
muoversi, non poteva scappare, prima che la parola fosse pronunciata di
nuovo e
che lui fosse trafitto dal quel dolore un’altra volta.
Ma non li
prendevano mai contemporaneamente. Draco era sempre al
massimo delle sue condizioni mentali – e al massimo
dell’impotenza – quando
riportavano nella cella il corpo abbattuto di Harry e lo scaricavano in
mezzo
alla pozza d’acqua formatasi vicino alla porta. E poi il
terrore di Draco si
riaccendeva, tremolante, e cresceva e cresceva e cresceva
finché–
La mano
di Harry trovò la sua in un improvviso movimento spasmodico.
Draco si irrigidì e gemette.
«Stavolta
non gli permetterò di portarti via» disse Harry a
bassa
voce.
«Non
è così male» riuscì a dire
Draco debolmente. Ma lo sguardo sul
volto di Harry lo affliggeva tanto che dovette smettere di parlare.
Osservò
Harry girarsi e cercare di spostarsi lungo la panca, per poi urlare e
piegarsi
in due dal dolore, stringendosi la vita. Draco gli appoggiò
una mano sulla
schiena e rimase ad aspettare.
Alla fine
la voce di Harry fluttuò dalle vicinanze delle sue
ginocchia, dove aveva appoggiato la testa. «Mi
distrai?»
Draco
annuì e si avvicinò lentamente a Harry,
centimetro dopo doloroso
centimetro. Sollevò gli occhi verso il soffitto gocciolante
e rimase un momento
a pensare. «C’era una volta una bambina che viveva
al limitare di una grande
foresta–»
«Questa
l’hai raccontata l’ultima volta.»
Draco
sbatté le palpebre. «Ok… bene. Al
quinto anno, stavo facendo un
progetto per–»
Harry
scosse la testa debolmente. Il suo corpo tremò
violentemente. La
bocca di Draco diventò secca. «Cosa vuoi
ascoltare?»
«Dimmi
qualcosa che… che ancora non mi hai raccontato»
disse Harry con
voce debole, le parole separate da ansimi rauchi.
Draco
fece scorrere una mano delicatamente tra i capelli di Harry e
osservò la sua nuca, le macchie di sporcizia spalmate sul
colletto della
maglietta non più bianca. Toccò la pelle appena
dietro l’orecchio di Harry, e
la trovò ancora morbida.
Draco
sorrise. «Quando usciremo da qua, ti prometto che ti
scoperò per
tutta la notte.»
La testa
di Harry si sollevò di scatto. I suoi occhi verdi erano
spalancati.
Fissò Draco per mezzo secondo, poi una risata
gorgogliò e uscì fuori dalle sue
labbra. «Cosa?»
Draco gli
fece un sorriso stanco e annuì. Le labbra di Harry si
allargarono in un lento sorriso sghembo. «Ma…
ancora non abbiamo mai fatto
sesso. Vuoi davvero che la nostra prima volta duri tutta la
notte?»
Il
sorriso di Draco si stava allargando. «Certo. Consideralo un
titolo
di credito.»
«Sei
impazzito?»
«Be’,
ha funzionato, no?»
Harry
sbatté le palpebre, poi abbassò gli occhi verso
il proprio corpo
e iniziò a ridere. Draco si unì a lui, sentendosi
piuttosto delirante. Tirò
delicatamente Harry verso di sé sopra la panca,
finché l’altro non fu
appoggiato al suo petto, e iniziò a massaggiargli le spalle.
Erano
ancora seduti in quel modo quando i passi iniziarono a risuonare
nel corridoio. Harry si mise in piedi, barcollando, tutto il suo corpo
irrigidito. Lanciò un’occhiata a Draco.
«Oh no.»
Draco
lottò contro l’impulso di andarsi a rannicchiare
nell’angolo. «Harry,
ti scoperò per tutta la notte quando usciremo da
qua.»
«Smettila.»
«Inizierò
dal tuo petto e scenderò piano piano.»
«Draco,
sta’ zitto, ti pre–»
«Ti
leccherò dappertutto» disse Draco a bassa voce. I
passi si fermarono
appena fuori della loro cella. Draco si alzò lentamente in
piedi.
«Draco,
non gli permetterò di portarti via!» Gli occhi di
Harry erano
spiritati, le sue spalle tremavano. Draco scosse la testa.
Sentì le barriere
intorno alla porta della cella che si abbassavano. Gli si
rivoltò lo stomaco.
«Harry,
non muoverti.»
«Draco–»
Scosse la
testa. Si sentiva la bile in gola, sentiva di nuovo le fitte
di dolore fantasma. La porta si aprì dietro di lui e una
mano gli afferrò il
braccio. Harry scattò in avanti ma Draco agitò la
mano libera a mezz’aria. «Non
farlo.»
Lasciò
che lo trascinassero fuori dalla cella, osservando le mani di
Harry che si contraevano e si rilassavano finché anche gli
avambracci non diventarono
bianchi, pregando che non si muovesse. Perché solo una cosa
era peggiore di
vedere Harry tornare dalla tortura: vedere loro che lo torturavano
davanti agli
occhi di Draco.
La porta
si chiuse, bloccando l’immagine di Harry, e le barriere si
rialzarono con un ronzio. Credette di sentire qualcosa sbattere contro
la
porta, ma non ne fu sicuro.
~~~~~~~~
Il corpo
di Draco era una massa in fiamme. Se ne stava seduto
rigidamente sulla sedia, senza toccare nulla. Ogni volta che si
muoveva, aveva
la sensazione che la sua pelle venisse perforata da minuscoli aghi.
Draco si
passò una mano davanti agli occhi, trasalendo alla fitta
pungente di dolore.
Era tutto grigio, le ombre erano troppo scure. Non sapeva cosa avessero
usato,
ma la Cruciatus era stata abbandonata ormai da tempo. Le sessioni non
erano più
la parte peggiore; no, il motivo di quelle maledizioni più
leggere veniva fuori
dopo, durante le ore tra una sessione e un’altra. In quei
momenti quello che gli
avevano fatto tornava furtivamente a galla e lo attraversava con ondate
nauseabonde.
Il calore
di Harry lo bruciava, nonostante mantenesse una cauta
distanza. Draco riusciva a sentire ogni spiffero gelido, ogni
vibrazione
dell’acqua che gocciolava sul pavimento di pietra. La voce
rauca e distrutta di
Harry arrivò in tono basso, ma fece comunque male alle sue
orecchie.
«Draco,
dimmelo di nuovo.»
Costrinse
le parole a uscire, muovendo a malapena le labbra.
«Ti… scoperò
per tutta la notte… quando…»
«Quando
usciremo da qui.»
«S-sì.»
«Nel
mio letto o nel tuo?»
«Tuo.»
«Che
tipo di lenzuola?»
«Celeste.
C-cotone.»
«Dove
voglio farmi toccare?»
«Me
lo dirai.»
Harry
annuì. La lingua di Draco gli bruciava il palato e lui
lasciò
che la mascella si aprisse.
«Non
ci vedo molto bene, Harry.»
«Lo
so» sospirò Harry. «L’hanno
fatto anche a me la settimana scorsa.
Passerà.»
Draco
deglutì ed ebbe la sensazione di frammenti di vetro che gli
scendevano lungo la gola. Harry si mise di nuovo disteso e Draco
provò a non
pensare a quanto Harry stesse cominciando a trovare difficile muoversi.
~~~~~~~~
Il corpo
di Harry sobbalzava e tremava sul pavimento, e Draco non
sapeva se toccandolo l’avrebbe aiutato o meno. Sentiva delle
risate dal
corridoio, acute. Le ginocchia di Draco erano una massa informe di
dolore
arancione, i pantaloni erano zuppi, le mani fluttuavano sopra il corpo
di
Harry.
«Shh…
shh, Harry…»
L’altro
si agitava, i suoi occhi ruotavano all’indietro. Draco gli
afferrò la spalla senza pensare e l’urlo che
uscì dalla bocca di Harry gli tracciò
un solco sanguinoso nella mente. Draco allontanò di scatto
le mani, perse
l’equilibrio e cadde sul pavimento. Un’intensa
agonia devastò il suo corpo, ma
la rabbia era ancora più forte. Barcollando, si
alzò in piedi e si lanciò sulla
porta, afferrando le sbarre, scagliando imprecazioni alle risate
echeggianti e
risonanti che morirono molto prima delle sue parole.
Si
accasciò a terra e si chinò sopra il corpo di
Harry, che ancora
sussultava. Da giorni una cosa era diventata chiara: a Draco facevano
male,
certo, lo lasciavano incapace di camminare dritto, senza voce a forza
di farlo urlare.
Ma le volte che tornava Harry erano di gran lunga peggiori, piene di
convulsioni e ferite improvvise. Gli facevano venire voglia di urlare e
urlare
e urlare.
E quando
lo portavano via prima che Harry si fosse ripreso, Draco aveva
voglia di strapparsi i suoi stessi occhi dalle orbite.
Draco
abbassò la bocca a un centimetro di distanza
dall’orecchio di
Harry. L’altro si era calmato, ma i suoi respiri erano aspri,
disperati. «Harry…
mi senti?»
Un cenno
minuscolo della testa.
«Harry,
non pensarci. Ascolta la mia voce. Ascoltami, ti prometto che
ti scoperò per tutta la notte quando usciremo da qui.
Ricordi? Per tutta la
notte. Prova a immaginarlo.»
Harry
rabbrividì e gli afferrò le braccia con dita
tremanti. La sua
pelle era pallida e umidiccia. Girò gli occhi incavati verso
Draco. «Lo
immagino. Ogni momento che sono cosciente.»
Draco
annuì, troppo violentemente. Ma il corpo di Harry si
rilassò
visibilmente, così continuò ad annuire.
~~~~~~~~
Aprirono
la porta e gettarono Harry nella pozza d’acqua stagnante come
un sacco floscio pieno d’ossa. Draco strizzò gli
occhi, cercando di vedere.
«Harry?»
Nessuna
risposta. Draco rotolò giù dalla panca e
atterrò sul pavimento
con un tonfo che gli scosse tutte le ossa. La sua mente
turbinò alle schegge di
dolore che lo pungolarono lungo tutto il corpo, e lui lottò
contro il capogiro.
Lentamente, strisciò sul pavimento verso il punto in cui
giaceva Harry.
«Harry.»
Era a
faccia in giù, la bocca parzialmente aperta, immersa per
metà nell’acqua
torbida. I capelli arruffati erano appiccicati alla fronte dal sudore,
e la
sporcizia si era seccata in rivoli sulle guance. Esitante, Draco lo
toccò con
la punta delle dita. Il viso di Harry era bianco come quello di un
cadavere,
ombre profonde macchiavano la pelle sotto le palpebre semichiuse.
«Harry.»
Draco lo
scosse, cercando di tirarlo fuori dall’acqua, ma le sue
braccia tremarono e minacciarono di cedere. Chiuse gli occhi,
inspirò, e fece
uso di tutta l’energia che aveva in corpo. Una nausea
fluttuante lo attraversò
come una nuvola opaca, ma dopo quell’ultimo sforzo il corpo
di Harry gli finì
tra le braccia. Draco ricadde contro la porta, tenendo
l’altro per metà sulle
ginocchia, stringendolo tra le braccia. Le palpebre di Harry si mossero.
«Harry?»
sussurrò Draco. L’uomo tra le sue braccia
tossì raucamente e
del sangue gli macchiò le labbra. Le mani di Draco
iniziarono a tremare.
«Draco?»
così debole, quasi una domanda. Occhi vitrei si aprirono,
cerchiati
di rosso e pieni di lacrime. Draco annuì, cercando di
metterlo a fuoco con
occhi che vedevano poco più che ombre. Le labbra secche di
Harry si spaccarono
e lui tremò.
«Non
provare a parlare.»
Harry
mosse la testa, una scossa minuscola.
«Scusa…»
«No.»
Draco
fece scorrere le dita sul viso di Harry, lungo la sua gola. La
pelle di Harry era più bianca della sua. Bluastra. Per un
momento Draco rimase
soffocato dal suo stesso respiro.
Harry
deglutì. La sua voce cadde come vetro in frantumi sulla
pietra.
«Cosa… vogliono?»
Draco
combatté le lacrime, combatté
l’oppressione nel petto. Strinse
Harry a sé, gli accarezzò la pelle, i vestiti
bagnati. La pesantezza del corpo
tra le sue braccia era spaventosa, il viso innaturalmente disteso, e
Draco
lottò per non cadere a pezzi e abbandonarsi alle urla
irrazionali che
tormentavano i suoi sogni.
«Harry…
quando usciremo da qui, ti prometto… ti prometto che faremo
l’amore per tutta la notte.»
Le labbra
di Harry provarono a formare un sorriso. «Questa è
nuova»
gracchiò.
E Draco
lasciò che le lacrime lo travolgessero.
~~~~~~~~
Non era
tanto una questione di promesse mantenute o infrante; era
molto più una questione di imparare di nuovo a vivere.
Imparare che il mondo
conteneva ancora calore invece del gelo di quella cella, radicato fin
nelle
ossa… Imparare a parlare di nuovo attraverso una gola
lacerata e abrasa. La
cosa più difficile era imparare che non tutte le visioni di
salvataggio finivano
con un risveglio circondato da pietre gocciolanti e muschio nero e
viscido, da
capelli arruffati e sporcizia inzuppata fin dentro la pelle, dalle
proprie urla
risonanti in mezzo al granito freddo e solido, e da un corpo tremante
tra le
braccia.
Ma Draco
aveva scoperto che una volta, solo una volta, quando quel
sogno era finito, all’improvviso si trovava solo, e non
sapeva dove fosse.
La luce
gli bruciava gli occhi. Non riusciva a vedere niente. Persino
una cosa semplice come respirare gli scuoteva il corpo e lo faceva
tossire e
tremare. Era caldo, circondato da qualcosa di morbido. Ma era solo, e per un momento infinito, quello
era peggio.
Il sonno
non gli dava tregua; lo faceva sprofondare volta dopo volta,
allentando la presa solo abbastanza a lungo da svelare quello che
ricordava
come la luce dell’alba, tenue e rosea, o la coltre blu della
notte. Per quanto
fossero oscure, le ombre erano pur sempre più calde della
malsana luce color
ardesia della cella. Ma, ogni volta, si risvegliava da solo. Quel fatto
scuoteva costantemente il suo corpo deperito. Due volte fu trattenuto
da mani
invisibili, che gli impedivano di dibattersi, di rotolarsi. Voleva
liberarsi
della presa calda di chiunque fosse, per strisciare, per usare le
unghie e
trascinarsi lungo il pavimento, se avesse dovuto, per trovare Harry. Ma
non era
abbastanza forte da sbarazzarsi di quelle mani, e poi… poi
il sonno,
inevitabilmente, gli strappava via i sensi.
E poi una
volta si svegliò e sentì la voce di Harry. Ed era
molto
peggio perché quella voce stava urlando.
Quindi
Draco lo fece di nuovo, si dibatté ed emise suoni agonizzati
che non ricordavano bene come essere parole. Ma non riuscì a
vedere Harry. La
luce era ancora troppo brillante; c’erano troppe sagome
scure, troppo
movimento. La testa gli girava ed ebbe dei conati di vomito. Di nuovo
mani
sulle spalle, parole senza senso sussurrate, e si lasciò
trasportare un’altra
volta nell’oscurità, continuando a urlare per
ribellarsi.
Passarono
giorni, o forse settimane. Non sapeva più come mantenere la
cognizione del tempo, neanche con la luce che cambiava dietro le
finestre. Alla
fine riuscì a sbattere le palpebre e vedere di nuovo, ma
passarono altri secoli
prima che finalmente vide Harry.
Quella
volta si svegliò in un silenziò quasi totale, ma
ancora solo.
Tutto ciò che sentiva era un respiro, da qualche parte alla
sua destra. Draco
si girò, riempì d’aria i polmoni con un
suono raspante, e quasi si morse la
lingua quando lo vide. Una macchia scura e indistinta nella luce
accecante,
distesa, fuori della sua portata. Ma Draco sapeva che era Harry. Forse
perché
sembrava che appartenesse all’oscurità, non a quel
bagliore lacerante e a quel
calore. Draco allungò il braccio finché non gli
diventò insensibile dal dolore.
Gli occhi
di Harry erano aperti, e lui lo stava fissando; una foschia
spenta gli catturava il colore dalle iridi. Aveva il volto incavato,
macchiato
da un’età che non gli apparteneva.
Sbatté lentamente le palpebre. Draco allungò
le dita verso di lui, separando le labbra secche, secche, per parlare.
Harry, ti prometto
che… prometto…
Le parole
non vennero. Deglutì e provò ancora, e ancora. Ma
Harry lo
guardò e basta, col corpo arrotolato su se stesso, e Draco
riusciva a sentire la
propria voce solo nella sua testa.
~~~~~~~~
Arrivò
il momento in cui la voce di Draco tornò, in cui gli occhi
di
Harry persero la loro patina appannata. Ma non fu per quasi un anno.
~~~~~~~~
«Ricordi
quella promessa che ti ho fatto?»
Erano nel
loro letto, nell’oscurità immobile di una notte
d’estate. La
finestra era aperta e l’aria era afosa, soffocante. Draco si
sollevò su un
gomito e fece scorrere pigramente le dita tra i capelli di Harry.
L’altro uomo
strinse gli occhi verdi e li girò verso di lui.
«Promessa?
Tu fai promesse?»
Era una domanda scherzosa, posta insieme a un sorrisetto e a una
scintilla di
divertimento in un occhio. Ma Draco fece semplicemente scorrere la
propria mano
tra i capelli di Harry, sentendone la consistenza.
«Quella
promessa. Quella nella cella durante la guerra.»
Harry
aggrottò la fronte. Non era una cosa di cui parlavano, mai.
Draco continuò.
«Avevo
detto che, semmai ne fossimo usciti, ti avrei scopato per tutta
la notte.»
Harry
annuì, i suoi occhi si allargarono al ricordo. «Me
ne ero
dimenticato.»
Draco
accarezzò col pollice la pelle morbida del mento di Harry.
Finalmente poteva sussurrare, e urlare, e ridere, e quello era un
sollievo che
ancora non aveva imparato a dare per scontato. Ma in quel momento
parlò e basta.
«Ti hanno fatto così tanto male.»
Il volto
di Harry si adombrò e lui si girò.
«Io… Dobbiamo proprio
parlarne?»
«Non
voglio scoparti per tutta la notte, Harry.»
Occhi
verdi incrociarono i suoi, appesantiti dai quasi
e dalle incertezze. Cosa
stai dicendo, esattamente? Harry si leccò le
labbra. Draco lo baciò.
Allontanò il viso e toccò il naso di Harry col
proprio, ascoltando i respiri
corti e deboli dalla bocca aperta sotto la sua. «Ma
quell’altra cosa che ho
detto… Se me lo permetti…»
Il
singhiozzo irruppe da Harry prima che lo potesse fermare e Draco si
sollevò per vedere più chiaramente il suo amante.
L’altro uomo si coprì la
bocca con una mano e chiuse gli occhi, scuotendo la testa.
«Scusa» disse, con la
voce smorzata. «Mi dispiace, non so perché
sto…»
Le
lacrime gli scivolarono lungo le guance e Harry iniziò a
ridere con
brevi singhiozzi frenetici. «Draco, sei – oh
dio…»
Draco
percorse il petto di Harry con la mano, in cerca del calore del
suo corpo, del battito forte e regolare del suo cuore. «Shh,
ti amo.»
~~~~~~~~
Alla fine
di tutto, quella notte fecero l’amore quattro volte. Ma
quando è mai la fine di tutto?
~
Quando
Draco penetrò Harry per la prima volta, Harry rimase senza
fiato e sbatté rapidamente le palpebre. «Quella
notte volevo morire, Draco.»
Draco
annuì, risucchiando un respiro. «Lo so. Lo so che
lo volevi.»
~
La
seconda volta che fecero l’amore Harry appoggiò la
testa
all’indietro sulla spalla di Draco e gli bisbigliò
in un orecchio: «Non la
nostra prima volta».
«Non
credo che ci sarei riuscito, quella volta» gli
sussurrò in
risposta Draco. «E tu non… volevi essere
toccato.»
Passò
il braccio intorno al corpo di Harry, accarezzandogli il petto,
e Harry ricadde su di lui e lo baciò forte, fino a lasciarlo
senza fiato.
~
Sonno.
~
La terza
volta, Harry lo penetrò, una strana luce negli occhi.
«Ti
amo.»
Draco
annuì, passando le dita tra i capelli di Harry, e
cercò di
chiudere gli occhi. Ma Harry si chinò su di lui e disse con
voce spaventata. «No,
non sai quanto, non è possibile che tu–»
E poi si
morse il labbro e chiuse gli occhi, e accarezzò Draco
finché
l’altro non si inarcò sul letto.
~
La quarta
volta la pelle sudata di Harry brillava alla luce del
mattino. Draco gli percorse il petto con la lingua e guidò i
movimenti del
fianco di Harry con una mano, e notò per la prima volta
quanto fossero
indolenziti i suoi muscoli. Ma la testa di Harry ricadde sul cuscino,
lui aprì
la bocca, e Draco lo baciò con tutta la
profondità che il suo fiato gli
permetteva, e dimenticò i piccoli dolori. Le mani di Harry
trovarono le sue
spalle e lui alzò gli occhi luminosi verso di lui. Draco gli
toccò la guancia
con dita tremanti.
«Non
piangere.»
Harry
scosse la testa. «Solo se non piangi neanche tu.»
~fin~