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Autore: RurouniHime    17/02/2016    1 recensioni
Sopravvivere; lo si fa momento dopo momento.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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Traduzione: Questa storia appartiene a RurouniHime, che mi ha gentilmente concesso di tradurla e pubblicarla. Qui la storia originale.

Traduttrice: poldina.

Beta-reader: Sarah. Grazie.

Disclaimer: I personaggi e i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a JKR e a chi ne detiene i diritti. Questa storia non è stata scritta per scopi di lucro, ma per puro divertimento; nessuna violazione del copyright è peraltro intesa.

Per me, perché le sbarre prima o poi si aprono.

 

“Once Spoken” by RurouniHime

 

«Ricordi quella promessa che ti ho fatto?»

«Promessa? Tu fai promesse?»

«Quella nella cella, durante la guerra.»

«Me ne ero dimenticato.»

~~~~~~~~

Era sopportabile solo quando c’era Harry. Altrimenti l’oscurità, l’odore di muffa e di marciume nascosto, e l’umidità costante che gli infradiciava i vestiti lo facevano tremare, gli facevano sentire prurito e pensare di fare cose ridicole e pazzesche come fare un balzo in avanti e sbattere contro la porta di ferro. Affondare le dita nelle cavità che separavano le pietre e arrampicarsi sui muri. Gridare fino a perdere la voce.

Se il corpo non gli avesse fatto tanto male, avrebbe fatto tutte e tre le cose.

Quando la porta si aprì e buttarono dentro Harry e per poco non gli mozzarono i piedi nel richiuderla, Draco si rese conto che era meglio non pensare ai dettagli. Altrimenti era probabile che, senza saperlo, si sarebbe messo ad arrampicarsi sui muri per ritrovarsi incastrato in mezzo alle inferriate della finestra più alta prima di accorgersi di quello che stava facendo. Ma non appena lo pensò, diventò impossibile non chiedersi dove fosse stato Harry nelle ultime due ore – se avesse potuto essere sicuro dello scorrere del tempo.

Una fitta di dolore pungente gli attraversò le costole quando si alzò in ginocchio e poi in piedi, appoggiandosi al muro. Si avvicinò a Harry con passi cauti. L’uomo dai capelli neri si muoveva lentamente, stringendosi la testa con una mano. Il quadrante infranto del suo orologio brillava nella luce fioca, lanciando deboli barlumi irreali sulle pareti. Harry si girò e si mise carponi, proprio quando Draco passò le braccia sotto le sue e lo aiutò ad alzarsi.

«Riesci a camminare?» Domanda standard. Harry annuì come sempre, e Draco ne fu grato. Non sapeva se sarebbe stato in grado di sopportarlo, quando Harry gli avrebbe risposto no. Le gambe di Harry erano traballanti, ma i passi erano sicuri. Draco lo condusse alla panca di pietra e lo aiutò a sedersi, poi riuscì a fatica a sollevare anche le proprie gambe e appoggiò la testa contro le pietre fredde del muro.

«Cazzo» fu tutto quello che disse Harry.

Draco annuì, un po’ distrattamente. Era iniziato il suo conto alla rovescia.

«Sono già… Draco?»

«No.» Scosse lentamente la testa, tenendo gli occhi chiusi. L’umidità della cella gli aderiva alla nuca. «Oggi non sono ancora venuti a prendermi.»

Il suono che sfuggì dalle labbra di Harry gli fece aprire gli occhi e mettersi a sedere più dritto, sussultando alle fitte che gli attraversarono i muscoli della schiena.

Harry si teneva la testa tra le mani. «Perché non possono…»

«Prenderci contemporaneamente?»

«Sì.»

Draco non rispose. Lo sapevano entrambi il motivo. Altrimenti perché tenerli nella stessa cella? I lunghi minuti di Cruciatus – quello che Draco aveva subìto fino a quel momento – non erano nulla in confronto al dover stare nella stessa cella di Harry. Draco non l’avrebbe mai ammesso a Harry per paura di cosa sarebbe successo alla sua determinazione, ma guardare l’altro cercare di muoversi ogni volta che lo risbattevano in cella lo distruggeva più di qualunque tortura avesse patito. Draco non aveva idea di cosa facessero a Harry quando lo trascinavano via. Sapeva solo cosa succedeva quando prendevano lui: un’agonia talmente accecante da fargli tossire sangue dalla gola martoriata dalle urla, la paralisi di ogni arto che gli dava abbastanza tempo da capire che non poteva muoversi, non poteva scappare, prima che la parola fosse pronunciata di nuovo e che lui fosse trafitto dal quel dolore un’altra volta.

Ma non li prendevano mai contemporaneamente. Draco era sempre al massimo delle sue condizioni mentali – e al massimo dell’impotenza – quando riportavano nella cella il corpo abbattuto di Harry e lo scaricavano in mezzo alla pozza d’acqua formatasi vicino alla porta. E poi il terrore di Draco si riaccendeva, tremolante, e cresceva e cresceva e cresceva finché–

La mano di Harry trovò la sua in un improvviso movimento spasmodico. Draco si irrigidì e gemette.

«Stavolta non gli permetterò di portarti via» disse Harry a bassa voce.

«Non è così male» riuscì a dire Draco debolmente. Ma lo sguardo sul volto di Harry lo affliggeva tanto che dovette smettere di parlare. Osservò Harry girarsi e cercare di spostarsi lungo la panca, per poi urlare e piegarsi in due dal dolore, stringendosi la vita. Draco gli appoggiò una mano sulla schiena e rimase ad aspettare.

Alla fine la voce di Harry fluttuò dalle vicinanze delle sue ginocchia, dove aveva appoggiato la testa. «Mi distrai?»

Draco annuì e si avvicinò lentamente a Harry, centimetro dopo doloroso centimetro. Sollevò gli occhi verso il soffitto gocciolante e rimase un momento a pensare. «C’era una volta una bambina che viveva al limitare di una grande foresta–»

«Questa l’hai raccontata l’ultima volta.»

Draco sbatté le palpebre. «Ok… bene. Al quinto anno, stavo facendo un progetto per–»

Harry scosse la testa debolmente. Il suo corpo tremò violentemente. La bocca di Draco diventò secca. «Cosa vuoi ascoltare?»

«Dimmi qualcosa che… che ancora non mi hai raccontato» disse Harry con voce debole, le parole separate da ansimi rauchi.

Draco fece scorrere una mano delicatamente tra i capelli di Harry e osservò la sua nuca, le macchie di sporcizia spalmate sul colletto della maglietta non più bianca. Toccò la pelle appena dietro l’orecchio di Harry, e la trovò ancora morbida.

Draco sorrise. «Quando usciremo da qua, ti prometto che ti scoperò per tutta la notte.»

La testa di Harry si sollevò di scatto. I suoi occhi verdi erano spalancati. Fissò Draco per mezzo secondo, poi una risata gorgogliò e uscì fuori dalle sue labbra. «Cosa?»

Draco gli fece un sorriso stanco e annuì. Le labbra di Harry si allargarono in un lento sorriso sghembo. «Ma… ancora non abbiamo mai fatto sesso. Vuoi davvero che la nostra prima volta duri tutta la notte?»

Il sorriso di Draco si stava allargando. «Certo. Consideralo un titolo di credito.»

«Sei impazzito?»

«Be’, ha funzionato, no?»

Harry sbatté le palpebre, poi abbassò gli occhi verso il proprio corpo e iniziò a ridere. Draco si unì a lui, sentendosi piuttosto delirante. Tirò delicatamente Harry verso di sé sopra la panca, finché l’altro non fu appoggiato al suo petto, e iniziò a massaggiargli le spalle.

Erano ancora seduti in quel modo quando i passi iniziarono a risuonare nel corridoio. Harry si mise in piedi, barcollando, tutto il suo corpo irrigidito. Lanciò un’occhiata a Draco. «Oh no.»

Draco lottò contro l’impulso di andarsi a rannicchiare nell’angolo. «Harry, ti scoperò per tutta la notte quando usciremo da qua.»

«Smettila.»

«Inizierò dal tuo petto e scenderò piano piano.»

«Draco, sta’ zitto, ti pre–»

«Ti leccherò dappertutto» disse Draco a bassa voce. I passi si fermarono appena fuori della loro cella. Draco si alzò lentamente in piedi.

«Draco, non gli permetterò di portarti via!» Gli occhi di Harry erano spiritati, le sue spalle tremavano. Draco scosse la testa. Sentì le barriere intorno alla porta della cella che si abbassavano. Gli si rivoltò lo stomaco.

«Harry, non muoverti.»

«Draco–»

Scosse la testa. Si sentiva la bile in gola, sentiva di nuovo le fitte di dolore fantasma. La porta si aprì dietro di lui e una mano gli afferrò il braccio. Harry scattò in avanti ma Draco agitò la mano libera a mezz’aria. «Non farlo

Lasciò che lo trascinassero fuori dalla cella, osservando le mani di Harry che si contraevano e si rilassavano finché anche gli avambracci non diventarono bianchi, pregando che non si muovesse. Perché solo una cosa era peggiore di vedere Harry tornare dalla tortura: vedere loro che lo torturavano davanti agli occhi di Draco.

La porta si chiuse, bloccando l’immagine di Harry, e le barriere si rialzarono con un ronzio. Credette di sentire qualcosa sbattere contro la porta, ma non ne fu sicuro.

~~~~~~~~

Il corpo di Draco era una massa in fiamme. Se ne stava seduto rigidamente sulla sedia, senza toccare nulla. Ogni volta che si muoveva, aveva la sensazione che la sua pelle venisse perforata da minuscoli aghi. Draco si passò una mano davanti agli occhi, trasalendo alla fitta pungente di dolore. Era tutto grigio, le ombre erano troppo scure. Non sapeva cosa avessero usato, ma la Cruciatus era stata abbandonata ormai da tempo. Le sessioni non erano più la parte peggiore; no, il motivo di quelle maledizioni più leggere veniva fuori dopo, durante le ore tra una sessione e un’altra. In quei momenti quello che gli avevano fatto tornava furtivamente a galla e lo attraversava con ondate nauseabonde.

Il calore di Harry lo bruciava, nonostante mantenesse una cauta distanza. Draco riusciva a sentire ogni spiffero gelido, ogni vibrazione dell’acqua che gocciolava sul pavimento di pietra. La voce rauca e distrutta di Harry arrivò in tono basso, ma fece comunque male alle sue orecchie.

«Draco, dimmelo di nuovo.»

Costrinse le parole a uscire, muovendo a malapena le labbra. «Ti… scoperò per tutta la notte… quando…»

«Quando usciremo da qui.»

«S-sì.»

«Nel mio letto o nel tuo?»

«Tuo.»

«Che tipo di lenzuola?»

«Celeste. C-cotone.»

«Dove voglio farmi toccare?»

«Me lo dirai.»

Harry annuì. La lingua di Draco gli bruciava il palato e lui lasciò che la mascella si aprisse.

«Non ci vedo molto bene, Harry.»

«Lo so» sospirò Harry. «L’hanno fatto anche a me la settimana scorsa. Passerà.»

Draco deglutì ed ebbe la sensazione di frammenti di vetro che gli scendevano lungo la gola. Harry si mise di nuovo disteso e Draco provò a non pensare a quanto Harry stesse cominciando a trovare difficile muoversi.

~~~~~~~~

Il corpo di Harry sobbalzava e tremava sul pavimento, e Draco non sapeva se toccandolo l’avrebbe aiutato o meno. Sentiva delle risate dal corridoio, acute. Le ginocchia di Draco erano una massa informe di dolore arancione, i pantaloni erano zuppi, le mani fluttuavano sopra il corpo di Harry.

«Shh… shh, Harry…»

L’altro si agitava, i suoi occhi ruotavano all’indietro. Draco gli afferrò la spalla senza pensare e l’urlo che uscì dalla bocca di Harry gli tracciò un solco sanguinoso nella mente. Draco allontanò di scatto le mani, perse l’equilibrio e cadde sul pavimento. Un’intensa agonia devastò il suo corpo, ma la rabbia era ancora più forte. Barcollando, si alzò in piedi e si lanciò sulla porta, afferrando le sbarre, scagliando imprecazioni alle risate echeggianti e risonanti che morirono molto prima delle sue parole.

Si accasciò a terra e si chinò sopra il corpo di Harry, che ancora sussultava. Da giorni una cosa era diventata chiara: a Draco facevano male, certo, lo lasciavano incapace di camminare dritto, senza voce a forza di farlo urlare. Ma le volte che tornava Harry erano di gran lunga peggiori, piene di convulsioni e ferite improvvise. Gli facevano venire voglia di urlare e urlare e urlare.

E quando lo portavano via prima che Harry si fosse ripreso, Draco aveva voglia di strapparsi i suoi stessi occhi dalle orbite.

Draco abbassò la bocca a un centimetro di distanza dall’orecchio di Harry. L’altro si era calmato, ma i suoi respiri erano aspri, disperati. «Harry… mi senti?»

Un cenno minuscolo della testa.

«Harry, non pensarci. Ascolta la mia voce. Ascoltami, ti prometto che ti scoperò per tutta la notte quando usciremo da qui. Ricordi? Per tutta la notte. Prova a immaginarlo.»

Harry rabbrividì e gli afferrò le braccia con dita tremanti. La sua pelle era pallida e umidiccia. Girò gli occhi incavati verso Draco. «Lo immagino. Ogni momento che sono cosciente.»

Draco annuì, troppo violentemente. Ma il corpo di Harry si rilassò visibilmente, così continuò ad annuire.

~~~~~~~~

Aprirono la porta e gettarono Harry nella pozza d’acqua stagnante come un sacco floscio pieno d’ossa. Draco strizzò gli occhi, cercando di vedere. «Harry?»

Nessuna risposta. Draco rotolò giù dalla panca e atterrò sul pavimento con un tonfo che gli scosse tutte le ossa. La sua mente turbinò alle schegge di dolore che lo pungolarono lungo tutto il corpo, e lui lottò contro il capogiro. Lentamente, strisciò sul pavimento verso il punto in cui giaceva Harry. «Harry.»

Era a faccia in giù, la bocca parzialmente aperta, immersa per metà nell’acqua torbida. I capelli arruffati erano appiccicati alla fronte dal sudore, e la sporcizia si era seccata in rivoli sulle guance. Esitante, Draco lo toccò con la punta delle dita. Il viso di Harry era bianco come quello di un cadavere, ombre profonde macchiavano la pelle sotto le palpebre semichiuse.

«Harry.»

Draco lo scosse, cercando di tirarlo fuori dall’acqua, ma le sue braccia tremarono e minacciarono di cedere. Chiuse gli occhi, inspirò, e fece uso di tutta l’energia che aveva in corpo. Una nausea fluttuante lo attraversò come una nuvola opaca, ma dopo quell’ultimo sforzo il corpo di Harry gli finì tra le braccia. Draco ricadde contro la porta, tenendo l’altro per metà sulle ginocchia, stringendolo tra le braccia. Le palpebre di Harry si mossero.

«Harry?» sussurrò Draco. L’uomo tra le sue braccia tossì raucamente e del sangue gli macchiò le labbra. Le mani di Draco iniziarono a tremare.

«Draco?» così debole, quasi una domanda. Occhi vitrei si aprirono, cerchiati di rosso e pieni di lacrime. Draco annuì, cercando di metterlo a fuoco con occhi che vedevano poco più che ombre. Le labbra secche di Harry si spaccarono e lui tremò.

«Non provare a parlare.»

Harry mosse la testa, una scossa minuscola. «Scusa…»

«No.»

Draco fece scorrere le dita sul viso di Harry, lungo la sua gola. La pelle di Harry era più bianca della sua. Bluastra. Per un momento Draco rimase soffocato dal suo stesso respiro.

Harry deglutì. La sua voce cadde come vetro in frantumi sulla pietra. «Cosa… vogliono

Draco combatté le lacrime, combatté l’oppressione nel petto. Strinse Harry a sé, gli accarezzò la pelle, i vestiti bagnati. La pesantezza del corpo tra le sue braccia era spaventosa, il viso innaturalmente disteso, e Draco lottò per non cadere a pezzi e abbandonarsi alle urla irrazionali che tormentavano i suoi sogni.

«Harry… quando usciremo da qui, ti prometto… ti prometto che faremo l’amore per tutta la notte.»

Le labbra di Harry provarono a formare un sorriso. «Questa è nuova» gracchiò.

E Draco lasciò che le lacrime lo travolgessero.

~~~~~~~~

Non era tanto una questione di promesse mantenute o infrante; era molto più una questione di imparare di nuovo a vivere. Imparare che il mondo conteneva ancora calore invece del gelo di quella cella, radicato fin nelle ossa… Imparare a parlare di nuovo attraverso una gola lacerata e abrasa. La cosa più difficile era imparare che non tutte le visioni di salvataggio finivano con un risveglio circondato da pietre gocciolanti e muschio nero e viscido, da capelli arruffati e sporcizia inzuppata fin dentro la pelle, dalle proprie urla risonanti in mezzo al granito freddo e solido, e da un corpo tremante tra le braccia.

Ma Draco aveva scoperto che una volta, solo una volta, quando quel sogno era finito, all’improvviso si trovava solo, e non sapeva dove fosse.

La luce gli bruciava gli occhi. Non riusciva a vedere niente. Persino una cosa semplice come respirare gli scuoteva il corpo e lo faceva tossire e tremare. Era caldo, circondato da qualcosa di morbido. Ma era solo, e per un momento infinito, quello era peggio.

Il sonno non gli dava tregua; lo faceva sprofondare volta dopo volta, allentando la presa solo abbastanza a lungo da svelare quello che ricordava come la luce dell’alba, tenue e rosea, o la coltre blu della notte. Per quanto fossero oscure, le ombre erano pur sempre più calde della malsana luce color ardesia della cella. Ma, ogni volta, si risvegliava da solo. Quel fatto scuoteva costantemente il suo corpo deperito. Due volte fu trattenuto da mani invisibili, che gli impedivano di dibattersi, di rotolarsi. Voleva liberarsi della presa calda di chiunque fosse, per strisciare, per usare le unghie e trascinarsi lungo il pavimento, se avesse dovuto, per trovare Harry. Ma non era abbastanza forte da sbarazzarsi di quelle mani, e poi… poi il sonno, inevitabilmente, gli strappava via i sensi.

E poi una volta si svegliò e sentì la voce di Harry. Ed era molto peggio perché quella voce stava urlando.

Quindi Draco lo fece di nuovo, si dibatté ed emise suoni agonizzati che non ricordavano bene come essere parole. Ma non riuscì a vedere Harry. La luce era ancora troppo brillante; c’erano troppe sagome scure, troppo movimento. La testa gli girava ed ebbe dei conati di vomito. Di nuovo mani sulle spalle, parole senza senso sussurrate, e si lasciò trasportare un’altra volta nell’oscurità, continuando a urlare per ribellarsi.

Passarono giorni, o forse settimane. Non sapeva più come mantenere la cognizione del tempo, neanche con la luce che cambiava dietro le finestre. Alla fine riuscì a sbattere le palpebre e vedere di nuovo, ma passarono altri secoli prima che finalmente vide Harry.

Quella volta si svegliò in un silenziò quasi totale, ma ancora solo. Tutto ciò che sentiva era un respiro, da qualche parte alla sua destra. Draco si girò, riempì d’aria i polmoni con un suono raspante, e quasi si morse la lingua quando lo vide. Una macchia scura e indistinta nella luce accecante, distesa, fuori della sua portata. Ma Draco sapeva che era Harry. Forse perché sembrava che appartenesse all’oscurità, non a quel bagliore lacerante e a quel calore. Draco allungò il braccio finché non gli diventò insensibile dal dolore.

Gli occhi di Harry erano aperti, e lui lo stava fissando; una foschia spenta gli catturava il colore dalle iridi. Aveva il volto incavato, macchiato da un’età che non gli apparteneva. Sbatté lentamente le palpebre. Draco allungò le dita verso di lui, separando le labbra secche, secche, per parlare.

Harry, ti prometto che… prometto…

Le parole non vennero. Deglutì e provò ancora, e ancora. Ma Harry lo guardò e basta, col corpo arrotolato su se stesso, e Draco riusciva a sentire la propria voce solo nella sua testa.

~~~~~~~~

Arrivò il momento in cui la voce di Draco tornò, in cui gli occhi di Harry persero la loro patina appannata. Ma non fu per quasi un anno.

~~~~~~~~

«Ricordi quella promessa che ti ho fatto?»

Erano nel loro letto, nell’oscurità immobile di una notte d’estate. La finestra era aperta e l’aria era afosa, soffocante. Draco si sollevò su un gomito e fece scorrere pigramente le dita tra i capelli di Harry. L’altro uomo strinse gli occhi verdi e li girò verso di lui.

«Promessa? Tu fai promesse?» Era una domanda scherzosa, posta insieme a un sorrisetto e a una scintilla di divertimento in un occhio. Ma Draco fece semplicemente scorrere la propria mano tra i capelli di Harry, sentendone la consistenza.

«Quella promessa. Quella nella cella durante la guerra.»

Harry aggrottò la fronte. Non era una cosa di cui parlavano, mai. Draco continuò.

«Avevo detto che, semmai ne fossimo usciti, ti avrei scopato per tutta la notte.»

Harry annuì, i suoi occhi si allargarono al ricordo. «Me ne ero dimenticato.»

Draco accarezzò col pollice la pelle morbida del mento di Harry. Finalmente poteva sussurrare, e urlare, e ridere, e quello era un sollievo che ancora non aveva imparato a dare per scontato. Ma in quel momento parlò e basta. «Ti hanno fatto così tanto male.»

Il volto di Harry si adombrò e lui si girò. «Io… Dobbiamo proprio parlarne?»

«Non voglio scoparti per tutta la notte, Harry.»

Occhi verdi incrociarono i suoi, appesantiti dai quasi e dalle incertezze. Cosa stai dicendo, esattamente? Harry si leccò le labbra. Draco lo baciò. Allontanò il viso e toccò il naso di Harry col proprio, ascoltando i respiri corti e deboli dalla bocca aperta sotto la sua. «Ma quell’altra cosa che ho detto… Se me lo permetti…»

Il singhiozzo irruppe da Harry prima che lo potesse fermare e Draco si sollevò per vedere più chiaramente il suo amante. L’altro uomo si coprì la bocca con una mano e chiuse gli occhi, scuotendo la testa. «Scusa» disse, con la voce smorzata. «Mi dispiace, non so perché sto…»

Le lacrime gli scivolarono lungo le guance e Harry iniziò a ridere con brevi singhiozzi frenetici. «Draco, sei – oh dio…»

Draco percorse il petto di Harry con la mano, in cerca del calore del suo corpo, del battito forte e regolare del suo cuore. «Shh, ti amo.»

~~~~~~~~

Alla fine di tutto, quella notte fecero l’amore quattro volte. Ma quando è mai la fine di tutto?

~

Quando Draco penetrò Harry per la prima volta, Harry rimase senza fiato e sbatté rapidamente le palpebre. «Quella notte volevo morire, Draco.»

Draco annuì, risucchiando un respiro. «Lo so. Lo so che lo volevi.»

~

La seconda volta che fecero l’amore Harry appoggiò la testa all’indietro sulla spalla di Draco e gli bisbigliò in un orecchio: «Non la nostra prima volta».

«Non credo che ci sarei riuscito, quella volta» gli sussurrò in risposta Draco. «E tu non… volevi essere toccato.»

Passò il braccio intorno al corpo di Harry, accarezzandogli il petto, e Harry ricadde su di lui e lo baciò forte, fino a lasciarlo senza fiato.

~

Sonno.

~

La terza volta, Harry lo penetrò, una strana luce negli occhi. «Ti amo.»

Draco annuì, passando le dita tra i capelli di Harry, e cercò di chiudere gli occhi. Ma Harry si chinò su di lui e disse con voce spaventata. «No, non sai quanto, non è possibile che tu–»

E poi si morse il labbro e chiuse gli occhi, e accarezzò Draco finché l’altro non si inarcò sul letto.

~

La quarta volta la pelle sudata di Harry brillava alla luce del mattino. Draco gli percorse il petto con la lingua e guidò i movimenti del fianco di Harry con una mano, e notò per la prima volta quanto fossero indolenziti i suoi muscoli. Ma la testa di Harry ricadde sul cuscino, lui aprì la bocca, e Draco lo baciò con tutta la profondità che il suo fiato gli permetteva, e dimenticò i piccoli dolori. Le mani di Harry trovarono le sue spalle e lui alzò gli occhi luminosi verso di lui. Draco gli toccò la guancia con dita tremanti.

«Non piangere.»

Harry scosse la testa. «Solo se non piangi neanche tu.»

~fin~

 

  
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