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Autore: LaMusaCalliope    17/02/2016    10 recensioni
DAL TESTO: "Mentre combatteva contro i suoi nemici, mentre li uccideva, li feriva, li schivava, cercava il suo amore, colui che era pronto a donare la vita pur di tenerla al sicuro. [...] Il respiro di lei divenne irregolare, gli occhi le si riempirono di lacrime e il cuore cessò per un istante lunghissimo di battere, perché l’uomo che era appena stato decapitato era lo stesso che lei aveva amato per anni." Partecipa al concorso "un'idea, diversi autori" indetto dal gruppo Facebook EFP famiglia. La mia storia ha una traccia che condivido con crateide e NatalieRiver182. Buona lettura!!
Genere: Azione, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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VENDETTA D’AMORE

Scrivere una storia che parli di una persona che compie una vendetta, e spiega le ragioni, per lui/lei, valide.
La battaglia infuriava da ore ormai, ai piedi di quel colle un tempo ricoperto d’erba bagnata dalla rugiada, ora invece rosso per il sangue dei guerrieri feriti. Il cielo era livido di pioggia che cadeva a terra, rendendo la collina più scivolosa, la vista appannata, l’aria irrespirabile. Le urla intorno si confondevano, quelle di dolore, di vittoria, di sconfitta, tutto in un miscuglio di suoni indistinguibili; le spade cozzavano le une contro le altre, le lance si spezzavano, le frecce volavano sulle loro teste per poi conficcarsi senza alcuna pietà nei corpi di coraggiosi combattenti, di codardi fuggitori.
In quella confusione di suoni e movimenti combatteva anche lei, Virginia, una donna che in realtà sarebbe dovuta rimanere a casa, a preoccuparsi per la sorte del suo amato guerriero e che, invece, era armata di spada di un solido acciaio non molto pesante per la sua mano piccola ma veloce e abile. Mentre combatteva contro i suoi nemici, mentre li uccideva, li feriva, li schivava, cercava il suo amore, colui che era pronto a donare la vita pur di tenerla al sicuro; un pensiero che la fece sentire in colpa e che la distrasse da un affondo da parte del cavaliere che stava affrontando. Virginia si scansò quasi all’ultimo secondo ma ciò non le risparmiò un piccolo graffio sul braccio, dal quale iniziò a fluire caldo un rivolo di sangue vermiglio.
Poi lo sentì, l’urlo quasi disumano che si distaccava dagli altri, così diverso e profondo, carico di dolore: a qualche metro da lei un uomo enorme era chino su un altro decisamente più piccolo che si teneva una mano sul volto sanguinante. L’energumeno alzò in alto la spada e la calò con terribile precisione, mozzando di netto la testa al mingherlino, che rotolò per diversi metri fino a sfiorare i piedi di Virginia. Il respiro di lei divenne irregolare, gli occhi le si riempirono di lacrime e il cuore cessò per un istante lunghissimo di battere, perché l’uomo che era appena stato decapitato era lo stesso che la sera prima della battaglia l’aveva sfiorata con mani delicate, pronunciando parole dolci e rassicuranti, lo stesso che l’aveva stretta in un abbraccio che sapeva della promessa di una vita migliore e di speranza, lo stesso che lei aveva amato per anni. Ai suoi piedi, gli occhi azzurri del suo amato la guardavano con dolore, poi notò che al lato della testa mancava qualcosa, compensata da un fiume rosso di sangue; l’orecchio infatti si trovava tra le mani del suo assassino che la guardava con sfida come a dire: ‘Fatti sotto!’. E Virginia non se lo fece ripetere. Quell’uomo le aveva portato via la felicità in un solo gesto dettato dalla foga della battaglia, quell’uomo che la guardava con sfida le stava facendo provare una rabbia del tutto nuova. Si asciugò con disinvoltura le lacrime che le avevano bagnato il volto sporco di sangue e, con un grido di battaglia, si lanciò contro l’energumeno.
Il primo affondo non andò a segno, il ragazzo si scansò con tranquillità e la attaccò con un colpo diretto verso le gambe per metterla al tappeto. Il corpo della ragazza chiedeva di muoversi, voleva agire e il suo cuore aveva sete di vendetta, doveva vendicare il suo amato, doveva dimostrare a lui – e a se stessa – che non era morto invano, che la sua vita era stata data affinché loro potessero vivere liberi e felici.
Virginia prese agilità nel movimento, stoccata dopo stoccata, affondo dopo affondo, lo schema di combattimento dell’avversario le si faceva sempre più chiaro: colpo in basso, parata, colpo in alto, parata, stoccata. I suoni della battaglia si affievolivano mentre i loro corpi danzavano in un ballo mortale, il terreno sparì, tanto che a lei sembrò quasi di star volando. Tutto aveva perso significato, tranne la sua sete di vendetta, i colpi che si ripetevano sempre uguali e il vuoto lasciato dalla morte del suo amato. Sentì che era il momento giusto per attaccare. Il suo avversario mise un piede in fallo, inciampando su un avvallamento del terreno, lei lo colpì al fianco sinistro con tutta la forza di cui era capace, quel briciolo che le era rimasta lo usò per vendicare il suo amore perduto. La lama d’acciaio perforò l’armatura sottile e sentì sotto le dita l’attrito provocato dai muscoli e dalla pelle, i polpastrelli le si tinsero di un rosso cremisi mentre la spada affondava fino all’elsa. Con uno strattone la estrasse dal corpo che pareva sgonfiarsi dell’uomo, il sangue si riversò come un fiume fino al terreno, l’aria sembrò quasi felice di uscire da quell’insieme di organi e ossa che la teneva prigioniera da troppo tempo. Non appena il guerriero esalò l’ultimo respiro, Virginia si sentì vuota, aveva perso tutto in pochi attimi: l’uomo che amava era stato portato via dalle braccia della Morte, lasciandola da sola a vivere una vita in cui avrebbe sempre sentito la sua mancanza, dei suoi occhi chiarissimi che le sorridevano anche quando erano tristi, delle sue labbra che la baciavano teneramente o con passione e la sua voce che la chiamava. La vendetta non era servito ad affievolire il dolore che provava, il cuore sembrava sul punto di cessare di battere, come se non riuscisse più a trovare il motivo per cui doveva continuare a fare quella cosa insulsa come pulsare per vivere. Vivere, era lì il punto. Virginia aveva ucciso un uomo che aveva ucciso un altro uomo, la vita non si rispettava su quel campo di battaglia, a nessuno importava che le persone che avevano ucciso avessero qualcuno che le aspettava a casa. Perché aveva deciso di vendicarsi, perché non aveva lasciato correre le cose? Ma era stato necessario, lei ora era sola senza più nessuno; sapeva che la vendetta su quell’uomo non le avrebbe riportato indietro il suo amore, sapeva perfettamente che le sue braccia non sarebbero mai tornate a stringerla forte come erano solite fare, lo sentiva perché se il suo destino era quello di tornare, lo avrebbe fatto nell’istante stesso in cui il corpo del guerriero aveva cessato di vivere. Ma lui non era tornato e lei era sola su quella collina, si sentiva vulnerabile senza più l’amore e la vendetta che l’avevano portata a vivere fino a qualche attimo fa. Fu quasi con sollievo che accolse il dolore tremendo che la attraversò non appena una freccia nemica la colpì al petto, proprio dove il cuore avrebbe dovuto battere ma che aveva smesso di farlo dopo aver visto quegli occhi azzurri che la guardavano distanti. La vita la abbandonò e in quello stesso istante, l’amore che pensava di aver perduto per sempre, la circondò con braccia muscolose e pallide, e la voce profonda che tanto adorava le sussurrò: “Adesso staremo insieme per sempre.”
   
 
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