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Autore: Veritas89    18/02/2016    0 recensioni
Un cristallo nero, un ragazzo, ed un viaggio verso i confini dell'universo. La scoperta dell'impossibile, di nuove razze, di amicizie ed inimicizie. È una storia che parte da Latveria, il paese di Victor Von Doom, da molti conosciuto come Destino, ma che si incontrerà su un Virgil Abel Lockwell, un giovane ragazzo con un grande talento per la tecnologia, la storia non seguirà il fumetto, usa come spunto solo la città del super criminale ma nulla più. Le razze aliene nella mia storia sono prodotti della mia fantasia.
Ho scelto la città per un motivo futile, che non sto a raccontarvi, ma spero comunque possiate aprezzare.
P.S. Il personaggio di Ruby, appartiene alla mia cara amica Ruby Mira Duchannes.
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO La pietra nera ed il viaggio ai confini dell'universo. *Latveria, una nazione che confina con l'Ungheria, la Serbia, la Romania e la Symkaria. Una nazione che grazie al governante Victor Von Doom, è rimasta fuori dai vari conflitti delle nazioni confinanti. La capitale, Doomstadt è il luogo dove sono cresciuto, e questa è la mia storia. La mia, era una normale famiglia, ne povera ne ricca, ce la cavavamo. Io e mia sorella Ruby, eravamo inseparabili, e spesso la portavo con me nella discarica. Un luogo sporco e privo di utilità per molti, ma per me era il paradiso. In esso, potevo trovare vari componenti meccanici, utili per le mie piccole invenzioni. All'epoca avevo dodici anni, con i pezzi trovati, riuscì a creare un piccolo robot aspira polvere e un forno microonde con capacità superiori alle normali. Con il passare del tempo, grazie alla mia enorme curiosità, divenni il miglior studente della mia scuola, le mie doti inventive ben presto attirarono l'attenzione di varie scuole e associazioni nel campo tecnologico, non potevo desiderare di più, era tutto perfetto. Passarono gli anni, avevo sedici anni, era un periodo molto importante per me, si stava avvicinando la fiera delle scienza e della tecnologia, e dovevo creare qualcosa di diverso e speciale per l'occasione, dovevo farmi notare. Cadde dal cielo come una cometa, un piccolo pezzo di cristallo nero ricolmo di energia, in mezzo alla discarica, nello stesso momento in cui io, stavo raccogliendo materiale per la mia prossima invenzione. La vidi, non ne capì l'utilità, ma decisi di prenderla e portarla con me. Portandola nel laboratorio della scuola, la analizzai al microscopio e feci varie analisi chimiche. La composizione di quel cristallo era a dir poco strana, le molecole al suo interno, si comportavano in modo strano ed ambiguo, inoltre era totalmente resistente ad ogni acido e composto chimico usato su di esso. E poi provando ad attaccare degli elettrodi su di essa, potei misurarne l'enorme energia. In quel momento mi venne in mente, la più straordinaria ed errata fra tutte le idee. Decisi di usarla come nucleo energetico per la mia invenzione. Il mio intento, era creare un trasmissore di onde gravitazionali. Attraverso essa, in teoria avrei creato una piccola zona senza gravità. Per crearlo avevo utilizzato un forno a microonde, un cellulare e vari componenti meccanici e tecnologici. Avevo riposto tutte le mie speranze in quell'affare, ma alla fine quella dannata cosa, mi portò via tutto. Per evitare incidenti, decisi di utilizzare l'invenzione nella discarica. Era tutto pronto, ma appena avviai il congegno, la pietra nera incominciò a surriscaldarsi, ed il congegno esplose. Esplodendo esso creò uno squarcio dimensionale simile ad un buco nero, un vortice oscuro che attirava verso di sè ogni cosa nei suoi dintorni, me compreso. Lottai con tutto me stesso per evitare di essere trascinato al suo interno, ma tutto fu invano, venni trascinato al suo interno. Tutto girava attorno a me, era buio e più cercavo di resistere, più venivo teascinato via, lontano, con estrema velocità, fino a poi perdere i sensi. Mi risvegliai a fatica, sentivo come un enorme peso in tutto il corpo, c'era vento e sabbia. Appena aperti gli occhi, un po' di quella sabbia finì nei miei occhi. Mi guardai intorno, era un deserto. La sabbia e le rocce erano nere, la pressione gravitazionale era più forte che sulla terra, non sapevo ancora dove fossi finito, ma una cosa era certa, non ero più a casa, non ero più a Latveria.*
   
 
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