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Autore: Blackrose_Demonia    18/02/2016    0 recensioni
Era rientrata in modo ponderante e del tutto inaspettato a far parte della sua vita, se avrebbe potuto paragonare quella ragazza a qualche elemento naturale avrebbe potuto paragonarla ad un uragano.
Genere: Generale, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atsushi Murasakibara, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era stato terribile dopo la morte di mia madre veder andarsene anche mio padre e io essendo rimasta senza alcun famigliare che si potesse prendere cura di me, ero stata costretta a un trasloco.

I miei pochi averi erano già stati spediti in Giappone con un corriere e ora stavo salutando l’appartamento nel quale avevo a lungo vissuto con mio padre, un'altra parte della mia vita se ne era andata con lui.

Presi la borsa e il piccolo bagaglio a mano per poi prendere il primo taxi e farmi portare in aeroporto, pronta ad andare incontro alla mia nuova vita, nella mia patria di nascita, il Giappone.

Non avendo altri parenti, mio padre conoscendo la sua malattia, aveva scritto al suo vecchio amico per chiedere se si sarebbe preso cura di me.
In fondo non andavo a casa di perfetti estranei, da piccola frequentavo molto la loro casa dato che io e uno dei figli avendo la stessa età giocavamo spesso insieme dato che oltretutto andavamo nella stessa scuola.

Da allora erano passati dieci lunghi anni, nei quali io avevo vissuto in America, chissà come era diventato ora quel bambino con cui giocavo.

Arrivata in aeroporto avevo dovuto aspettare quasi un’ora prima d’imbarcarmi e quando finalmente salì sull’aereo non feci in tempo a sedermi che mi addormentai, avevo passato dei mesi infernali avanti e indietro dagli ospedali, con mio padre che con le sue ultime forze continuava a firmare carte a far trasferire i soldi sul conto appena aperto in Giappone, per assicurarmi un futuro anche dopo che lui se ne sarebbe andato. Era stato davvero terribile vederlo sparire goccia a goccia, mia madre per lo meno era morta sul colpo in un incidente, non aveva sofferto come lui, e io forse anche per l’età ero riuscita a risollevarmi meglio, mi sentivo sola, senza più nessuno, mi mancavano così tanto.

Quando riaprì gli occhi era notte tutti dormivano tranne me, dato che avevo dormito per il restante tempo del viaggio, presi in mano un libro e misi un po’ di musica nelle orecchie avevo voglia di piangere, ma non ci riuscivo.

Mi persi nelle pagine del libro e mi distolsi solo per consumare il pasto e quando il volo atterò.

All’aeroporto trovai ad accogliermi con un grosso sorriso il signor Murasakibara, se c’era una cosa che ricordavo bene era l’affetto con cui mi aveva sempre trattata, quasi fossi come una sua figlia e mi faceva piacere rivedere un viso cordiale e un po’ di calore in mezzo a tutta la sofferenza e ai volti sconosciuti che avevano recentemente segnato la mia vita. Evidentemente mio padre nella lettera aveva inviato anche delle mie foto recenti, dato che dall’ultima volta che mi aveva visto erano passati dieci anni.

“Eleonore cara, come stai, è stato duro il viaggio?”

“Non eccessivamente, sono felice di vedere un volto famigliare, sono stati mesi davvero orribili”

“Posso immaginare, ti confesso che sono profondamente ferito per la scomparsa di tuo padre, non ostante non ci vedessimo da anni lui era il mio migliore amico, fin dall’infanzia.”

“Vi ringrazio ancora per aver accettato di accogliermi e mi scuso per il disturbo.”
Dissi porgendo un piccolo inchino

“Non devi scusarti, non è alcun disturbo, è un piacere averti con noi. “

Il signor Murasakibara mi fece strada fino all’auto e insieme poi partimmo alla volta di casa sua.
Intanto altrove…

“Oggi devo uscire prima, sta venendo a casa mia una mia vecchia amica d’infanzia.”

“E’ quella bambina di cui a volte hai parlato?”

“Si, ha appena perso anche il padre. Si trasferirà a vivere da noi, arriva dall’America”

“Accidenti che brutta storia, vedi di non essere scortese come tuo solito”

“Non credo che potrei esserlo con lei”

Non quando sai che l’anima gemella alla tua sta tornando.

Atsushi salutò Himuro per poi incamminarsi verso casa, voleva rivederla, quella promessa che si erano fatti da bambini, ancora batteva in modo ponderante dentro di lui…


Ero appena entrata in casa, quel profumo così famigliare, finalmente un posto caldo e accogliente.
La casa semplice eppure finemente curata, come voleva la tradizione giapponese, seppur l’abitazione essendo un complesso di vilette a schiera era in stile europeo.

“Le tue cose sono già arrivate e ti abbiamo già preparato una camera tutta per te”

“Vi ringrazio, spero di potermi sdebitare per tutto questo”

“Ripeto, ora fai parte di questa famiglia, non ci devi nulla, sentiti come a casa tua”

Tolsi le scarpe per infilarmi delle pantofole, preparatemi apposta per me, e mi diressi in salotto appoggiando la borsa e il piccolo bagaglio a mano per terra e inizia a guardarmi in giro, la casa era come la ricordavo, salvo per alcuni mobili che erano stati cambiati.

“Torneranno tutti stasera, mentre Atsushi dovrebbe arrivare fra poco”

A quelle parole il cuore prese a battermi per l’eccitazione, la realtà era che non vedevo l’ora di rivederlo.

“Sali pure in camera, quando arriva te lo mando così puoi riposarti se vuoi”

“Effettivamente risento un po’ del fuso orario di differenza”

Così ringrazio e mi dirigo in camera, l’avevano arredata molto bene, di sicuro c’era lo zampino della sorella, mi avevano anche lasciato un messaggio con scritto che avrei potuto personalizzarla, ma già così era perfetta. Guardo nell’armadio e ritrovo alcune mie cose ancora imballate, evidentemente avevano preferito che mi sistemassi io i miei oggetti personali, i vestiti invece erano già appesi in ordine nell’armadio.

Sistemo le ultime cose, mi metto una maglia che usavo in casa, e mi sdraio sul letto mentre lentamente mi lascio cullare fra le braccia di morfeo…



Avevo messo più tempo del previsto ad arrivare a casa, dato che mi ero fermato a comprare alcuni dolci che erano in offerta, e quando la vidi rimasi senza parole, era davvero diventata una splendida ragazza.

I capelli una volta corti erano morbide onde lunghe, imbrunite, e la frangia era stata sostituita da un ciuffo, le labbra carnose e la carnagione chiara, le ciglia lunghe e un corpo formoso, aveva preso i tratti migliori di entrambi i genitori.

Senza pensarci mi venne voglia di accarezzarle il volto, e basta quel tocco leggero a svegliarla.

I suoi occhi verde acqua si aprirono finalmente catapultandolo nel passato, mentre le gote di lei si colorivano di un vivace rosso.

“Atsushi-kun!!”

Dico per poi abbracciarlo come meglio potevo, non aveva più il profumo che ricordavo, era qualcosa di più maturo, ma era sempre piacevole.

“Ele-chin, finalmente ti rivedo, mi sei mancata in questi anni!”

“Anche tu, scusami per la reazione improvvisa ma ero troppo felice di rivederti!”

Era diventato davvero un bel ragazzo, i capelli erano più lunghi e lo sguardo ormai da adulto, fisicamente si era irrobustito di molto, ma se c’era una cosa che non era cambiata era la sua golosità famelica per i dolci, dedussi vedendo le sportine stracolme di dolci.

“Non sei cambiato in quello”

Dissi ridendo per poi indicare le sportine a terra

“Offerta”
Dicemmo insieme mentre ci scappò una risata, ne avevo bisogno.

Passammo qualche ora a parlare del più e del meno, lui seduto per terra e io sul letto, mentre non potevo far a meno di guardarlo era così cambiato eppure mi continuava a piacere, eh già avevo una cotta per lui fin da piccola, ma ora…

“Atsushi, vieni ho bisogno un secondo, fai venire anche Eleonore è quasi pronto”

“ok…”

Dice sbuffando per poi alzarsi e quando lo fa rimango senza fiato, era… gigantesco quanto diamine era cresciuto?? Io in piedi li arrivo giusto all’inizio del torace. In quel tempo era diventato proprio un uomo.

“Sei diventato un gigante lo sai?”

Lui se la rise sotto i baffi mentre mi prendeva per mano e mi obbligava a seguirlo giù per le scale, mentre insieme preparavamo il tavolo per la prima volta il dolore che portavo dentro lasciava spazio a una piccola felicità.
   
 
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