Fanfic su attori > Jamie Dornan
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Autore: gigicriss    19/02/2016    3 recensioni
«Conosci l’Inghilterra?» mi chiede, guardandosi attorno.
«No, in realtà no.»
«Beh, vieni. La visiteremo assieme» mi prende la mano e la stringe forte.
[…]
«Sai, io sono un tipo particolare. I baci, ad esempio. Io sono lento nei baci» dice, avvicinandosi sempre di più a me. «Mi piace godere del momento, non correre. Posare le mani sui fianchi della donna che amo, osservarle la bocca per una manciata di secondi e poi assaporarla lentamente.»
Le mie guance si colorano di rosso.
«Vuoi che te ne dia prova?» continua.
[…]
Jamie è davvero la persona che Adele si aspetta? Sesso, complicità e una scommessa.
Tutto questo è All That I’m Asking For.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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9 - Wedding
 
 
Jamie fissa i due signori che ci si presentano avanti senza dire una parola, è come se li stesse studiando, mentre io non ho idea di chi siano. Quindi guardo entrambe le parti: Jamie e loro, loro e Jamie.
«Posso sapere chi sono?» chiedo a bassa voce, ma sono sicura che mi abbiano sentito tutti.
La signora indossa una giacca lunga ed una sciarpa che le fa anche da coperta; un caschetto piuttosto giovanile le fascia la testa, un paio di occhiali che somigliano molto a quelli di Harry Potter, un rossetto a coprirle le labbra. Ha gli occhi chiari, però, quindi presumo che sia una parente di Jamie. «Piacere, Kate» mi porge la mano.
Io sorridendole la stringo e «Piacere mio, Adele» rispondo.
Poi si fa avanti il signore che l’ha accompagnata per tutto il viaggio, presumo. Anche lui è molto elegante, indossa un completo nero con tanto di cravatta. Tiene una valigia in mano, ma per stringermi la mano, educatamente la posa a terra. «Clark» sorride.
«Ed io sono Adele» annuisco. «Ma non riesco a capire chi siete, scusatemi» mi torturo le mani, aspettando che Jamie proferisca parola.
«Sono i miei zii, Adele, quelli di cui ti parlavo, ricordi?» si scioglie, schiarendosi subito dopo la voce. «Prego, entrate».
«Non pensavo che le belle ragazze ti facessero questo effetto disastroso» scherzò sua zia, varcando la soglia di casa. Si guardava attorno sorridendo, mentre suo marito prendeva posto affianco a lei facendo la stessa identica cosa.
«Zia, hai ragione. Scusami, non mi aspettavo di trovarvi qui proprio oggi!» i due signori inarcano le sopracciglia. «Voglio dire, pensavo veniste sabato come previsto…»
«Oh sì tesoro, hai ragione» ridacchia lei facendo un gesto con la mano. «Ma vedi, abbiamo pensato che ti facesse piacere vederci, perciò ci siamo detti: ‘perché non fermarci più tempo?’ anche per goderci Beth come vorremmo. Capisci cosa intendo?»
«Assolutamente» sorride, grattandosi la nuca. Io mi avvicino a lui e «Zia Kate, zio Clark, lei è la mia c-compagna, Adele» mi presenta, stringendomi sotto il suo braccio.
«Lo avevamo intuito» strizza l’occhio, suo zio. «E devo dire che i tuoi gusti sono ottimi, nipote, non come quella insignificante ragazza che ti portavi dietro fino a poco fa» indica con la testa la porta, credo si riferisca a Claire.
«Claire?» cerco conferme, non si sa mai.
Lo zio annuisce. «Proprio lei! Antipatica come poche!»
«Visto che ad Adele non piace sentire parlare di Claire, che ne dite se vi accompagnassimo nella vostra stanza e ve la mostrassimo?» svia Jamie, gli si legge in faccia che è imbarazzato.
«Certo, andiamo!»
 
Kate sistema i vestiti nell’armadio, mentre io - da dietro - glieli passo uno ad uno. Non somiglia molto a suo nipote, ma non mi aspettavo che avesse qualche suo particolare. È così precisa! Raggruppa maglie e pantaloni secondo i loro colori, mette saponette profumate tra i panni perché dice che così si disinfettano, ma io questa storia, in trent’anni d’età, non l’ho mai sentita. Effettivamente è una donna particolare, muove spesso la testa per far sì che il caschetto non si annodi si poggi bene sulle sue spalle. Poi non gesticola affatto, quando parla tiene le mani incrociate all’altezza dello stomaco. E ti osserva, come per studiarti, come se sapesse se stai dicendo la verità o meno.
Fino a poco fa mi ha raccontato il modo in cui lei e suo marito si sono conosciuti: in ospedale.
“Che felicità!”
Io non vorrei mai conoscere l’uomo della mia vita in ospedale. Non per qualcosa, ma preferirei conoscerlo in un locale, intrattenermi con lui, o in un parco. In un luogo di divertimento, non di ansia!
«Lui si era rotto una gamba, io un braccio» ride come se fosse una barzelletta, ripetendo i passi della loro conoscenza.
“Capirai, di due non ne facevano uno!”
«Dev’essere stato strano» gesticolo. «Voglio dire, non si va in ospedale per conoscere la propria metà».
«Ci mancherebbe, carina. Diciamo che è successo».
«Oh sì, questo lo credo bene» ridacchio.
Nel frattempo lei si preoccupa di “testare” il letto. Ha detto che non lo vorrebbe né troppo morbido, né troppo duro. Una via di mezzo. Perciò adesso ci saltella col sedere sopra, guardandosi intorno come se fosse in un museo d’arte.
“Questo pensiero è alquanto ambiguo…”
Io la osservo perché, a guardarla, mi ricorda la nonna di Sid nel film “L’era glaciale 4”. Non so se avete presente, ma è molto simile. Occhiali a parte.
«Le aggrada questo letto?» chiedo, poggiandomi con la spalla allo stipite della porta.
«Sì, non ti preoccupare» sorride.
Qualcosa di lei m’inquieta, non so esattamente cosa. I suoi occhi. Sono spettrali. Grigi, sembrano quasi vuoti.
«Adele, hai mostr- come non detto» mi sorride Jamie, entrando in stanza. Mi posa un bacio sulla guancia e appoggia il suo braccio sulle mie spalle, stringendomi a sé. «Allora zia, è comodo il letto?»
«Assolutamente».
Jamie annuisce sorridente. «Ne sono felice».
Ovviamente Kate non si accorge di quanto sia nervoso suo nipote per la bugia che sta dicendo; si alza dal letto e continua a guardarsi attorno come se si aspettasse chissà cosa da una semplice camera degli ospiti.
«Cosa mangeremo questa sera?» chiede, incrociando le braccia al petto, muovendosi in avanti. «Mi hai detto che Cora è un’ottima cuoca».
«Credo che ci siano cotolette, insalata e patate. Vi piacciono?»
«Ma certo!» spunta Clark all’improvviso, attirando l’attenzione di tutti. «Saranno secoli che non mangio delle patatine fritte».
«Certo» ribatte Kate. «Le patate sono fritte, il fritto fa male e bisogna mangiar sano».
«Ma ogni tanto si può trasgredire, no?» alza le spalle, Jamie, guardandola.
 
«Mi piace questo vestito» gira su se stessa, Beth, facendone dondolare la gonna ovunque. È turchese e le arriva fino alle ginocchia, riprende il colore del cerchietto che ha scelto per stasera. Mi aveva chiesto di essere truccata, ma io non l’avrei mai fatto, in più Jamie me l’ha vietato severamente.
«Ricorda che dobbiamo dormire assieme, stanotte. Se farai una cosa del genere mi vendicherò» ha detto.
Meglio non provocarlo, magari mi uccide nel sonno o qualcosa del genere.
I capelli di Beth sono cresciuti tanto, sono belli, lisci e lunghi. La guardo mentre si pavoneggia allo specchio, prende la gonna e la scuote, poi muove i fianchi agitando anche le braccia. E sorrido, vedendola sistemarsi i capelli nel modo in cui lei vuole.
«Andiamo?» mi chiede, porgendomi la sua piccola manina.
Io la stringo subito. «Andiamo!»
«Splendori, siete pron-» si blocca, Jamie, guardandomi interamente.
«Cosa succede?» gli chiedo, portandomi la mano libera sul cuore. «E, soprattutto, da dove sbuchi? Non ti ho visto arrivare!»
«Sei b-bellissima!» sorride e non risponde mica alla mia domanda.
Per l’occasione ho deciso di indossare un semplice abito nero, aderente e lungo. Ha le spalline, qualche ricamo sulla gonna, ma niente di particolare.
«Beh» lo guardo bene. «Anche tu lo sei!»
Lui mi porge una mano, ma prima che io la stringa, Jamie dice a Beth di mettersi tra di noi. Perciò io tengo una mano a Beth e lei ne tiene una a lui. Sembriamo una famiglia felice, peccato che non sia mia figlia. Questo credo sia un dettaglio inutile, anche se a volte rimango a pensarci.
Scendiamo le scale in questo modo, ogni tanto tiriamo su Beth come se avesse due anni e la piccola ride, stringendo gli occhi e spalancando la bocca. Mi si stringe il cuore a vederla così, merita tutta la spensieratezza che l’età le impone.
Ci sediamo a tavola, mentre gli zii di Jamie ci guardano sorridenti. Jamie si siede al mio fianco, poi prende la mia mano e la intreccia alla sua, poggiandola sul tavolo.
«Sapevi già che sarebbe stata una serata entusiasmante, per questo hai scelto un vestito nero, vero?» mi sussurra all’orecchio.
Io rido, dandogli una lieve spinta, dopodiché ride anche lui.
«Allora, ragazzi, raccontateci come vi siete conosciuti» si sistema il tovagliolo sulle gambe, sua zia, osservandoci entrambi.
«E’ una storia troppo lunga da raccontare, lasciamo perdere» arriccia il naso, Jamie, beccandosi un’occhiataccia da parte sua.
«Eravamo in ascensore» invento al momento una storia nella mia testa che potrebbe funzionare, sperando che se la bevano. «Si è bloccato mentre eravamo entrambi dentro, così siamo dovuti restare insieme per circa un’ora. Non potevamo non parlare e stabilire un qualsiasi rapporto, perciò abbiamo cominciato ed eccoci qui, ora» faccio spallucce, mentre Jamie annuisce convinto.
«Se io fossi rimasto chiuso in ascensore con tua zia per un’ora, credo che l’avrei soppressa» alza le sopracciglia, Clark, poggiando sul tavolo il bicchiere a cui sta bevendo. «Le donne sono particolari. Però voi due siete bellissimi, credo proprio che Adele sia adatta sia a te che a Beth».
Kate lo guarda male per l’affermazione di prima, mentre noi tutti ridiamo sotto i baffi. «Comunque» sbotta lei, sistemandosi sulla sedia. «Io direi di cominciare con i preparativi!»
“Un momento, credo di aver frainteso…”
Io e Jamie ci guardiamo a vicenda, poi entrambi ci giriamo verso Cora la quale fa spallucce.
«Q-quali zia?» chiede il signor Dornan qui presente, inarcando le sopracciglia.
Stringe più forte la mia mano, mentre io credo di star morendo lentamente, perché è una morsa più che una presa.
«Le nozze, no? È ovvio!» scatta, sorridendo felice.
«No che non lo è» sussurro.
«Come scusa, gioia?»
«No, intendevo dire che è presto ancora. Non crede?» gesticolo, cercando di mantenere la calma.
“Ci sta sfuggendo di mano la situazione.”
«No che non credo! Avete trent’anni a testa, io direi che è già troppo tardi!» ci spiega. «Siete giovani e proprio per questo dovete farlo ora, subito! A tal proposito…» da sotto il tavolo tira fuori una rivista, la quale spiega come organizzare un matrimonio da sogno.
Me la porge, io la prendo e, insieme a Jamie, comincio a sfogliarla.
«Questo ovviamente non è il momento adatto, domani ne riparleremo con più calma» afferma Kate, sistemandosi sulla sedia.
Io guardo la donna che mi siede avanti senza dire una parola, mentre Jamie poggia sulle sue gambe la rivista, imbarazzato come poche volte nella sua vita.
«Porto qui la cena, torno subito» salva la situazione, Cora, alzandosi da tavola e sviando questo discorso alquanto inappropriato.
«Cosa succede a Parigi da voi, zio?» chiede il signor Dornan, prendendomi la mano, incrociandola con la sua.
“Parigi?”
«Beh, l’azienda va alla grande, stiamo crescendo sempre di più anche se i lavoratori sono pochi» gesticola, bevendo un sorso di vino rosso.
Beth, in tutto questo, si alza e viene a sedersi sulle mie gambe. Io le tocco i capelli cullandola tra le mie braccia, le poso un bacio sulla fronte nel momento in cui poggia la testa sul mio petto.
«Cos’hai?» sussurro al suo orecchio.
«Ho sonno» sbiascica, strofinandosi l’occhio con una mano.
Sorrido e «Facciamo così: adesso mangiamo velocemente, poi andiamo subito a letto a riposarci. Ci stai?» le consiglio.
Lei annuisce.
«Brava, piccola. Ora va’ a sederti!» le scocco un altro bacio sulla fronte e lei scende, ma prima di andare, si gira verso di me e mi chiede il posto in cui io dormirò stanotte.
Fortunatamente nessuno la sente, sono tutti impegnati a parlare di affari, film e tempi che continuano a cambiare.
«Dormirò con te, va bene?»
Sorride, annuisce e scappa via.
 
«In genere tu dove dormi?» mi chiede Jamie, sbottonandosi la camicia. «Intendo, lato sinistro o destro?»
«In genere io dormo al centro» incrocio le braccia al petto.
Lui ghigna e «Già, lo credo bene, ma in questo caso sarai costretta a decidere se dormire al lato destro o sinistro del mio letto, Adele» si toglie la camicia, appendendola.
Quasi mi manca il respiro, osservando il suo corpo etereo. Sembra un Dio greco.
«Dai, lato destro» sorrido, sedendomi sul letto.
«Sei stata bene stasera?» cambia completamente discorso, abbassando i pantaloni.
Si sta cambiando in mia presenza, non so fino a che punto sia normale, ma lo sta facendo. Io mi giro dalla parte opposta alla sua, quindi comincio a fissare il televisore che tra l’altro è spento, non sono manco credibile.
«E’ interessante il programma?» ridacchia. «Cos’è, ti vergogni di avere un uomo in boxer avanti? Dovresti averla superata questa fase!»
«Smettila e vestiti, Jamie!»
«Eh, impossibile. Perché, vedi, io dormo in boxer.»
“Ditemi che si sta prendendo gioco di me, per favore…”
«Ti crea problemi la cosa?» mi chiede, sedendosi sul letto affianco a me.
«No, affatto» mi sistemo i capelli su una spalla, fingendomi forte e temeraria. Ma la verità è che, se potessi, in questo momento sverrei.
«Perfetto, allora» si alza e lo vedo scomparire dalla mia visuale, quando sento la zip del mio vestito scendere.
«Ci stiamo per sposare, ergo si presume che siamo fidanzati. Ergo si presume che certe cose possiamo farle, non credi?» mi sussurra all’orecchio, lasciandomi un bacio sulla spalla.
«Ma noi stiamo fingendo» ribatto. Non riesco a connettere bene, mi tremano le gambe e il cervello credo che abbia smesso di funzionare. Socchiudo gli occhi, mentre sento le spalline del vestito abbassarsi sotto il suo sotto tutt’altro che rude.
Prende a baciarmi il collo, mentre io butto la testa all’indietro, poggiandola sulla sua spalla. Mi beo del suo profumo, mi sfiora le braccia e mi trascina sul letto con lui.
Sale su di me, io attorciglio le braccia attorno al suo collo e lui riprende a baciarmi, accarezzandomi la gamba con una mano.
Ma, proprio in questo momento, un momento un po’ particolare sia per me che per lui, qualcuno decide bene di bussare alla porta.
«Ragazzi, state dormendo?»
“Cazzo.”
Io e Jamie ci guardiamo negli occhi, lui assottiglia i suoi e sospira rumorosamente.
«N-non proprio.»
«Ah, no perché mi chiedevo dove fosse il bagno» spiega sua zia. «Ma stai bene, caro? Sembri strano!»
Jamie alza gli occhi al cielo, lasciandomi un bacio sul collo. Prende un respiro profondo e «No, è che mi fanno male le gambe, ma Adele dorme, quindi dovrò mettermi la crema da solo. Comunque al piano di sotto trovi il bagno, zia. Ultima porta a destra».
Mi sussurra uno “shhh” all’orecchio, sghignazzando per l’assurdità che ha appena detto. Io sorrido, scuotendo la testa. Quando vuole, sa essere parecchio bugiardo. Dopotutto è un attore.
«Ah, capisco… Sicuro che puoi fare da solo?» continua lei.
“Sì, per l’amor di Dio, sì, ora vai via!”
«Certo» risponde, stringendo gli occhi.
«Okay allora, buonanotte tesoro» e sentiamo i suoi passi allontanarsi sempre di più.
Rimango a guardarlo, mentre si stropiccia con la mano un occhio. È così bello che quasi mi manca il fiato; strofina il suo naso sul mio collo, lentamente, soffiandoci sopra.
«Dov’eravamo rimasti?» sussurra con malizia. Poi si posiziona bene fra le mie gambe, ricominciando a baciarmi.
 
 
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Abbelle de casa!
Scusate se faccio pena a scrivere scene che dovrebbero essere quantomeno sensuali, ma ho paura di diventare volgare e cerco sempre di contenermi. Non so datare la mia fantasia, non so se avete notato ahah
Questo, comunque, è l’inizio di una lunga serie di effusioni, accadranno sempre più cose di questo tipo. Quindi non temete, gente ahah
Detto ciò, so che come capito fa un po’ schifo, ma mi serve per il prossimo. Poi capirete perché.
 
Un bacione, belle, ve se ama.
 
 
G. 
   
 
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