Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: toshinae    19/02/2016    4 recensioni
"Le poche bolle rimaste circondavano il corpo gelido del giovane.
La pelle bianca, un tempo perfetta, era pelle d'oca.
Ma i denti del ragazzo non battevano.
Sulle labbra si era dipinto un sorriso sereno."
Genere: Malinconico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[La song-fic è legata alla canzone "Soap" di melanie martinez. Enjoy :)]
Chiuso, in quella stanza, luce spenta.
 Circondato dall'oscuritá.
Teneva gli occhi socchiusi.
Si lasciava andare in quella vasca da bagno, riempita d'acqua ormai fredda.
Le poche bolle rimaste circondavano il corpo gelido del giovane.
La pelle bianca, un tempo perfetta, era pelle d'oca.
Ma i denti del ragazzo non battevano.
Sulle labbra si era dipinto un sorriso sereno.
E quelle stesse labbra intonavano parole, canzoni, minuscoli gemiti, che si inseguivano andando a tempo coi battiti del cuore sempre meno forti del ragazzo, che riempivano l'aria.

"Think I just remembered something
I think I left the faucet running
Now my words are filling up the tub"

E i ricordi passavano davanti ai suoi occhi come un film muto.
Le immagini delle sue azioni continuavano a restare ferme nel suo cervello, non si muovevano.
Non se ne andavano.
O forse Taehyung, non le voleva dimenticare.
Pare strano, che ricordi brutali come quelli, non volevano essere dimenticati dal giovane.
Ma non voleva dimenticare i pochi peccati che aveva compiuto.
E si.
Era impazzito completamente.
Gentile, allegro, un cuore d'oro.
E bum.
Spazzati via.
Tutti quei complimenti, spezzati via in un solo attimo.
Perchè in fondo ci vuole poco a perdere il nume della ragione*.
Ci voleva poco a ridurre tutto ciò che aveva creato, in una poltiglia.
In polvere.
Taehyung si odiava per questo.


"I'm tired of being careful, tiptoe, trying to keep the water warm"
 
E altri gemiti riempirono l'aria.
Sibili, la componevano.
E alzò la maniglia dell'acqua fredda.
Riempiendo fino all'orlo la vasca.
La parte superiore della maglia nera dei Nirvana galleggiava.
I denti presero a battere.
Dalla finestra aperta si sentiva la melodia del vento, che aggressivo, si abbatteva sugli alberi della zona.
E lui riprese in mano quei ricordi, riaffrontandoli.

Si ricordava quel giorno.
Era nuvoloso, faceva freddo.
Aveva indosso quella giacchetta di pelle rosa che tanto odiava.
I capelli con i riflessi blu si scontravano perennemente con le ciglia scure.
Si ricordava che amava camminare su dei sassolini vicino al passaggio dei treni, sotto a dei grandi ponti, deserti.
Si ricordava la puzza dei gas sottili nell'aria.
Si ricordava i cieli azzurri che spesso si coloravano di colori pastello.
Di rosa.
Di viola.
Di arancione.
Si ricordava persino il calore emanato dai treni sulla pelle.
Amava quella sensazione.
E si ricordava delle risate.
Delle voci.
Voci pesanti, chiare, alte.
Quelle voci che da anni erano il suo genere musicale preferito.
Sei voci.
Sei voci che lo accompagnavano da anni.

E sulle labbra il sorriso si accentuò quando anche fuori dalla sua mente sognante, quelle voci le sentiva anche in quel momento.
Gli stavano urlando.
Si disperavano, anche le loro, rincorrendosi tra di loro, come bimbi.
Erano fuori dalla porta di legno del ragazzo.
Gli chiedevano di uscire.
Gli chiedevano di sfogarsi sulle loro spalle.
Non da solo in una vasca da bagno.

Ma ormai le sue lacrime si erano giá mischiate all'acqua fredda.
E le appartenevano.

Aveva peccato, aveva sbagliato.
Sapeva che era normale.
Sapeva che le persone sbagliavano nella vita.
Ma per lui l'ossessione dell'essere perfetto, era troppo forte.
E prima o poi le persone scoppiano.
Come tante minuscole granate.
Le carichi, finchè non scoppiano.
Non le si può trattenere.
E Taehyung era scoppiato nel peggior dei modi.
Ferendo la sua stessa persona, a livello morale.
E ferendo le altre persone, a livello corporale.
E ora si rivedeva ancora vicino a quella ferrovia abbandonata, coi suoi amici.
Mentre il sangue altrui, sul suo corpo si mescolava con l'acqua fredda che aveva giá accolto le lacrime.

"I feel it coming out my throat
Guess I better wash my mouth out with soap
God, I wish I never spoke
Now I gotta wash my mouth out with soap"
Think I got myself in trouble
So I fill the bath with bubbles"

Di nuovo.
Altri sibili uscirono dalla sua bocca.
Sussurò le altre parole.
In lui scaturì il pensiero di lavarsi la bocca con del sapone.
Ma la bocca sua non aveva commesso peccato, non aveva creato tutto ciò.
No.
Le sue mani lo avevano fatto.
Di sapone non ne aveva più, lo aveva sprecato per il suo bagno gelido.
Portò le mani ancora sporche, e si leccò la pelle.
Quasi si stesse leccando le ferite che aveva inflitto alla propria mente.
Quasi volesse trovare un metodo per uscirne.
Ma non funzionó.

"Then I'll put the towels all away
Threw a toaster in the bathtub."

Altre parole.
Dette debolmente.
Sempre più piano.

Le urla degli amici fuori dalla porta erano sempre più forti.
Fino a quando si calmarono.
Sentì uno struscio sulla porta di legno.
Qualcuno si era lasciato cadere.

Il giovane riconobbe i minuscoli gemiti dell'amico.
"Perfavore"
Mormorò, anche lui, debole.
Sembrava che la forza che aveva il suo amico fosse sparita.
Non gli rispose.
L'acqua toccava i capelli corti, bagnandoli.
E prese un respiro.
"grazie."
Una parola semplice, la cui conclusione venne affidata agli urli e all'ennesimo tentativo di aprire la porta.
Chiuse gli occhi.
E si lasciò andare.
Abbandonò quel sorriso quadrato, abbandonò quegli occhi espressivi, abbandonò quell'infantilitá tanto dolce.
Abbandonò i suoi amici.
Abbandonò lui.
Lui che era rimasto li su quella porta, in lacrime.
Quel lui che aveva riempito il suo vivere più degli altri.
Lo aveva amato, adorato.
E lo stava abbandonando.
Si lasciò cullare dall'acqua gelata.
Fino a smettere di sentire il fondo della vasca.

Buttandosi in uno spazio molto più ampio.
L'acqua che gli comprimeva le orecchie, recandogli dolore.
E bruciava.
Si chiese se era l'inferno questo. 
Ma si rese conto che non era nell'inferno.
Era immerso in un oceano, forse in un lago o forse in un fiume.
Era immenso.
Lui era la fermo in mezzo al nulla.
La sensazione di vuoto gli faceva da padrone.
Aria comprssa nei polmoni.
E il suono del nulla si nutriva delle sue orecchie.
 E ci ripensò.
Ripensò alle persone.
Ripensò a quanto la vita può essere allegra.
E paragonò i suoi amici come medicinali, e lui come a delle ferite.
E vide altro.
Era pazzo ormai.
Ma voleva provare di nuovo le sensazioni, vere, quelle umane.
Quei pochi secondi gli servirono a fargli capire che non sarebbe resistito un minuto in più senza tutto ciò.
E ci provó.
A lottare.
Si muoveva, si agitava.
Urlava in acqua.
Urlava di voler uscire.
Uscire dal vuoto puro.

Lottò tanto.
Ma nulla cambiò.
La maglia nera dei Nirvana, che gli copriva buona parte del viso, al suo movimento si rimise apposto.

E di nuovo, l'acqua stava accogliendo le sue lacrime.
Si confondevano.
Il viso si girò, con occhi aperti ti stava fissando, mentre i capelli lisci, vagavano in acqua, il tutto ricordava una melodia.
"Soap."




[*sono sola a casa e non ho la minima idea se si scrive così lel.
Allur~
Sono tornata con una songfic uah.
Come avrete notato Tae interagisce solo con un personaggio, di cui non ho fatto il nome, questo perchè voglio che voi abbiniate tae con chi vi piace di più! c:
La canzone a cui è legato il testo è Soap di Melanie Martínez.
L'idea è nata rivedendo semplicemente il video musicale :3
La canzone trovò che si abbini molto bene al contesto, e si, il tutto è chiaramente ambientato in un mix tra il m/v di I Need you, il prologue e Run.
E nulla spero che questa breve songfic vi abbia fatto piacere, goodbye!~
-Toshinae
   
 
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