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Autore: Martina_Winchester    19/02/2016    7 recensioni
I giorni del lancio di YANA sono stati duri. Forse più di quanto lo stesso Misha voglia ammettere. Fortunatamente, con lui c'è sempre Jensen.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Angolo Autrice: buona sera! Questa è una OS nata dagli ultimi avvenimenti che hanno coinvolto (e stanno coinvolgendo) Jensen e Misha in occasione del lancio di You Are Not Alone, la loro ultima campagna di beneficenza. Non starò qui a farvi una tirata su quanto mi abbia fatto ribollire il sangue quello che ho letto in questi giorni. Sappiate che questo è più o meno quello che penso che potrebbe essere stato causato da qualche commento buttato lì senza rifletterci troppo. 
Siate gentili. Sempre.

Disclaimer: questa è una ff, una storia inventata di sana pianta. Misha e Jensen sono due uomini felicemente sposati (non tra di loro) e tutto ciò che leggerete è frutto solo della mia fantasia. Non intendo denigrare né offendere nessuno.
Buona lettura! 





2:00am

 

È incredibile come voli il tempo quando si è sul set, anche quando non si può esattamente dire in maniera piacevole. Dover ripetere ogni singola scena una volta, e poi un’altra e un’altra ancora, fino a quando il regista non si ritiene soddisfatto del risultato. E quello dell’episodio che state girando adesso è niente poco di meno che Robert Singer, decisamente uno che non si accontenta della prima prova che gli forniscono.

Lui si definisce un professionista, per Misha è piuttosto un rompiballe.

Con rispetto parlando.

Lo ha fatto anche lui, il regista, sa benissimo quanto possa essere difficile catturare esattamente quell’espressione che si vuole per quella specifica scena, ma farla ripetere sei volte solo per capire qual è la luce giusta e l’angolazione da cui riprenderla è decisamente eccessivo. I direttori della fotografia servono anche a questo, in fondo.

Comunque, Misha Collins è sempre stato uno che lavora duro, che ascolta, che dà il meglio di sé, non importa se è appena sceso da un aereo dopo una Convention, dopo tre giorni in cui ha dormito si e no dodici ore in totale, ha gestito tre diversi live streaming, tentato un altro e fatto implodere mezzo mondo con il video “rubato” nella Green Room della Convention di Houston in cui Jensen gli dà la sua Valentina glitterata, e tenuto a bada (male) un’orda di fan scatenate che si chiedevano il perché della sua nuova campagna di beneficenza con Jensen (come se per fare beneficenza servisse davvero un perché), e del perché e per come Jared non fosse coinvolto, e, seriamente, alle volte gli viene da chiedersi perché lo fa, considerato che c’è sempre gente che si lamenta.

 

In ogni caso, oggi, tornato di nuovo al suo vero lavoro, si sta facendo il culo per riempire le varie scene.

Peggio del solito.

 

Questa settimana Jared non c’è, impegnato nelle riprese di Una mamma per amica, per cui tutti si sono organizzati per fare in modo che lui e Jensen possano girare più scene possibili tra quelle in cui Sam non compare.

La scusa ufficiale è che lo si fa per ottimizzare i tempi, la verità è che se non se non avessero deciso per questa soluzione le riprese si sarebbero fermate per tutti e sette i giorni, tra Jared fuori e Mark ritornato a Vancouver, ma con la valigia sempre pronta per ripartire non appena Sarah lo avesse chiamato per dirgli che era arrivato il momento.

Jim Michaels li avrebbe ammazzati se almeno lui e Jensen non avessero portato i loro culi strapagati sul set.

 

Sia chiaro: non gli è mai dispiaciuto lavorare con Jensen, anzi, l’esatto contrario.

È solo che non recitavano così gomito a gomito dalla quinta stagione probabilmente, e lui è come se non ci fosse più abituato.

Un po’ gli fa strano voltarsi e vedere che ci sono solo loro due sul set. Un po’ è che i giorni in cui è stata lanciata You Are Not Alone sono stati densi di avvenimenti tra di loro: praticamente sono stati appiccicati per giorni interi, e lui sa benissimo che nel live streaming si sono comportati come due cretini, ma con Jensen va così. Lui ci prova, davvero, a darsi un’aria professionale, stanno facendo una cosa seria, porca miseria, ma poi se lo trova davanti con quella sua aria di grumpy cat, di quello che vuole fare il duro, e lui non può proprio esimersi dal metterlo in imbarazzo davanti al mondo.

Perché è giusto che tutti sappiano che il vero Jensen Ackles non è quello che sta appollaiato su uno sgabello su un palco a rispondere alle domande, quasi con la testa da un’altra parte, o che fa lo splendido su un red carpet senza nemmeno doversi impegnare più di tanto, ma è quello che lo guarda e ride, che ride alle sue battute idiote e che sa benissimo essere idiote (“La prossima volta tu puoi fare il live streaming da tuo cellulare mentre io lo faccio dal mio, così poi potremmo, sai, incrociare i flussi” ma come diavolo gli era venuta?) che litiga con la tecnologia peggio di un nonno, e che gli fa scherzi di continuo.

Che lo chiama Mish davanti a tutti e che è sempre presente quando ha bisogno di lui.

 

C’è sempre stata questa cosa strana tra di loro, all’inizio pensava fosse una semplice amicizia, stretta, forte, ma pur sempre amicizia, come forse non l’aveva mai avuta con nessuno.

Poi, però, qualcosa era cambiato: si cercavano ovunque, letteralmente, anche a chilometri di distanza, anche quando non stavano sul set, le sere in hotel durante le Convention avevano preso a passarle insieme, perché era decisamente più piacevole per entrambi, e una volta, un po’ sbronzi dopo il karaoke con Richard, Rob e gli altri, beh… si erano baciati.

Jensen era come rinsavito immediatamente dopo ed era andato via.

Avevano litigato. Tanto. Non si erano davvero parlati per mesi.

Jensen si era sposato, lui era diventato papà per la prima volta, e Castiel, poco dopo, era stato tolto di mezzo in Supernatural. Certo, partecipava ancora alle Convention, ma si evitavano, si comportavano in maniera fredda tra di loro, come se nemmeno si conoscessero.

La visita che gli fece a casa alla nascita di West fu una delle cose più forzate che avesse mai visto fare a Jensen, che si era illuminato in volto solo quando Vicky gli aveva presentato quel piccolo fagottino. E sapeva benissimo che dietro c’era Danneel.

Era stato male in quel periodo, terribilmente male, e se non fosse stato per quel piccolo esserino appena nato e per quella santa donna di sua moglie, probabilmente non si sarebbe mai più ripreso.

 

Poi, un giorno, lo avevano richiamato dalla produzione: “Ti va di vestire di nuovo i panni di Castiel? Non sappiamo ancora quanto durerà, ma ti vorremmo nuovamente nello show.”

Aveva detto sì senza nemmeno pensarci.

In qualche modo, quelle poche scene lo avevano fatto rinascere: Jensen lo cercava di nuovo, gli stava accanto, si dimenticava del cellulare, cambiava sedia per stare accanto a lui a parlare. Si era anche scusato quando Misha finalmente aveva trovato il coraggio e gli aveva detto di aver sofferto tanto in quel periodo per la situazione che si era creata tra di loro, scoprendo, con sua somma sorpresa, che nonostante la gioia per il matrimonio, per il fatto di aver finalmente messo l’anello al dito alla donna della sua vita, lo stesso Jensen sentiva mancargli qualcosa a causa della sua lontananza.

 

Avevano ripreso a frequentarsi, e ricominciato esattamente come avevano terminato: con un bacio. E nonostante l’imbarazzo iniziale, nessuno dei due avrebbe potuto dire che era sbagliato, lo avevano capito, in quei mesi.

Avevano bisogno l’uno dell’altro e non avrebbero potuto stare di nuovo lontani.

 

Era arrivato anche il sesso alla fine, ed era stato spettacolare: neanche nelle peggiori fantasie partorite dalla mente sperimentatrice di sua moglie avrebbe immaginato che stare con Jensen potesse essere così straordinario, così forte e dolce nello stesso tempo.

Era stata in una di queste occasioni che gli aveva detto: “Per favore, non lasciarmi mai più” e Jensen lo aveva guardato negli occhi prima di giurare che no, non lo avrebbe fatto.

 

E infatti, ora che è arrivato davanti alla porta del trailer, stanco morto, sente delle dita familiari stringergli la spalla, e una voce che riconoscerebbe tra mille: “Mish”

Misha si gira e gli sorride, nessuna fatica gli avrebbe mai impedito di sorridere per lui, bello come il sole anche dopo quasi dieci ore di lavoro: “Posso fare qualcosa per te, Jackles?”

“Veramente, credo di essere io a poter fare qualcosa per te.” gli risponde Jensen.

“Mi dispiace deluderti, ma stasera non credo di avere la forza per fare le nostre acrobazie notturne.”

“Oh, andiamo, ma è possibile che pensi sempre al sesso?” gli dice, alzando gli occhi al cielo, prima di guardarsi furtivamente intorno per sincerarsi che nessuno lo abbia sentito, per poi poggiare entrambe le mani sulle spalle di Misha e fargli: “Apri la porta, parliamone dentro” alludendo con lo sguardo alla porta alle spalle del moro.

Misha annuisce ed entra nel trailer, immediatamente seguito da Jensen, che si toglie la giacca nera non appena varcata la soglia.

“Via il trench, non siamo Dean e Cas, ora”

“Appunto, non usare il tono di Dean con me, Jens”

Jensen sorride, imbarazzato: “Hai ragione, scusa, alle volte mi faccio prendere la mano. Me lo dice spesso anche Dee”

“Non ha torto, povera donna. La metà del tempo deve cercare di capire se sta parlando con te o col tizio che fingi di essere da undici anni ormai” gli risponde Misha, ridendo, mentre si toglie trench e giacca e si accorcia le maniche della camicia: “Ti va una birra?”

“Diavolo, sì!” replica il biondo, andandosi immediatamente a sedere sul divano, poggiando la testa alla spalliera e sospirando.

“Cazzo, saranno più di 24 ore che non mi siedo sul qualcosa di così comodo”

“Se quello lo definisci comodo” lo prende in giro Misha, allungandogli una birra gelata e sedendosi accanto a lui, con un sorriso appena accennato sulle labbra.

“Allora, di cosa volevi parlarmi?” gli chiede, prendendo un sorso.

“In realtà…” risponde Jensen, rigirandosi la bottiglia tra le dita, “Volevo sapere come ti sentivi tu…”

“In che senso?” gli fa Misha, aggrottando le sopracciglia.

“Mish, lo so che ci sei rimasto male per la storia di You Are Not Alone e per le cose orribili che hanno detto su di te. A me puoi dirlo.” gli dice, voltandosi a guardarlo negli occhi.

 

Misha lo fissa per un attimo. A quanto pare è vero che a Mister Ackles non sfugge nulla.

Certo che ci è rimasto male, non pensava che ci potesse essere tanta gente nel mondo che dubitava della sua buona fede, non dopo tutto quello che lui fa tutti i giorni e che sa benissimo essere comunque poca roba rispetto alle esigenze di chi davvero vive una situazione di disagio.

Non dopo che avevano lavorato loro due insieme a quel progetto, silenziosamente, per sei mesi, prima di lanciarlo davvero.

 

“Sono proprio un libro aperto per te, eh?”

Jensen accenna ad un sorriso con un angolo della bocca: “Diciamo che ho imparato a conoscerti. Non serve che ti dica che tu non sei affatto quello che hanno descritto quelle persone sotto quei post, vero?”

Misha distoglie lo sguardo da quello dell’altro, concentrandosi sulla bottiglia che stringe tra le mani.

“È solo che…  mi chiedo perché. Perché delle persone devono dire delle cose orribili di un’altra. Non… sanno davvero cosa c’è dietro. Non hanno idea… eppure sono sempre pronti a criticarmi. Io…. è che a volte non capisco davvero dove sbaglio.” risponde, con un sospiro.

“Forse è perché non sbagli.” gli fa Jensen, calmo, continuando a guardarlo.

Misha non risponde, continuando a guardare davanti a sé, le labbra strette in una linea sottile, pensieroso.

“Ehi…” Jensen gli poggia una mano sul ginocchio, sentendolo rilassarsi appena al tocco, “Mish, guardami.” lo chiama, riuscendo ad attirare l’attenzione del moro, che si volta finalmente a guardarlo.

Jensen lascia la bottiglia a terra accanto al divano, e poggia la mano sulla guancia di Misha, che lo fissa triste: “Tu sei la persona più straordinaria che io abbia mai conosciuto, Mish. Hai riempito la mia vita, l’hai cambiata come mai avrei pensato che potesse succedere, e hai un cuore enorme. Se ci fossero più persone come te, il mondo sarebbe un posto migliore, e lo dico sul serio. Le persone cattive esistono, purtroppo, e non possiamo farci nulla, dovremo conviverci sempre, ma non pensare, neanche per un attimo, che tu sia quello che loro dicono. Tu sei molto meglio. Anche se hai bisogno che ogni tanto qualcuno ti ricordi che bella persona sei. E io… non smetterò mai, mai di starti accanto per questo.”

 

Misha si perde un attimo negli occhi verdi dell’amico. Sa benissimo che Jensen è una persona sensibile, molto più di quello che vuole dare a vedere, ma sinceramente non crede si abituerà mai al fatto che riesca ad aprirgli il cuore così, come probabilmente non fa con nessuno altro.

 

Bello, bravo e con un cuore enorme. Non c’è da stupirsi che Danneel lo abbia sposato.

E che lui, forse, sotto sotto, se ne sia innamorato.

 

Gli occhi di Jensen scendono per un attimo sulle labbra dell’amico, prima di ritornare sugli occhi blu di Misha, che solo in quel momento si rende conto di quanto i loro visi siano davvero vicini, le labbra a pochi millimetri le une dalle altre.

“Fallo” mormora.

E Jensen azzera totalmente la distanza tra di loro, poggiando delicatamente le sue labbra su quelle screpolate del compagno, e baciandolo, lentamente, cercando di lavare via le insicurezze di quella persona straordinaria che ha la fortuna di poter stringere tra le braccia.

Misha molla a sua volta la birra a terra e stringe il viso di Jensen tra le mani, approfondendo il bacio, sempre senza correre: non c’è bisogno di interrompere la dolcezza del momento. Non c’è passione, non c’è irruenza.

Ci sono solo due uomini che si amano e che si sostengono a vicenda. Il resto può aspettare.

 

È un bussare alla porta senza troppa grazia a interromperli.

“Jensen?”

 

Si guardano per un attimo, Misha con le sopracciglia aggrottate: “Come fa Clif a sapere che sei qui?”

“Gli ho detto che passavo da te per una decina di minuti per discutere di alcuni dettagli delle scene di domani. Credo che mi sia fatto prendere un po’ troppo la mano.” gli risponde Jensen, accennando un sorriso sbieco. “Mi fai questo effetto.” fa, alzandosi a malincuore.

Misha lo segue con lo sguardo, un sorriso idiota stampato sulle labbra gonfie dai baci e il viso leggermente arrossato.

“Clif!” dice Jensen aprendo la porta, “Scusa, stavamo cercando di capire come fare delle scene, e…”

L’uomo guarda Jensen, alzando un sopracciglio.

Non si è mai immischiato in quello che fanno  loro due e non gli interessa, il suo lavoro è piuttosto evitare che lo capiscano gli altri.

Il fatto però che Jensen continui ad accampare scuse davanti a lui ogni volta, è ormai diventato alquanto ridicolo: “Jay, non sono tuo padre. Non devi raccontare balle a me. Non sono affari miei. Voglio solo sapere se passi la notte qui o se ti devo riaccompagnare all’appartamento.” gli dice lui, in maniera molto schietta e pratica.

 

Jensen improvvisamente sente il suo viso avvampare, è la prima volta che Clif gli dice piuttosto esplicitamente che… sa.

 

Si gratta la nuca con fare imbarazzato, cercando di ritornare il più neutrale possibile:

“No… ehm… torno in appartamento, almeno dormo comodo.” fa, voltandosi verso Misha che lo guarda dal divano, ed è lì, in quel momento, che decide che no, non l’avrebbe lasciato solo quella notte.

“Misha viene da me, però, stanotte. Quindi ci lasci entrambi all’appartamento.” aggiunge, guardando di nuovo Clif.

“Sei tu il capo.” gli risponde la guardia del corpo, alzando le mani davanti a sé. “Vado a mettere in moto il SUV.”

 

Quando Jensen si richiude la porta alle spalle, Misha è ormai in piedi, le braccia incrociate e un sorriso strano sulle labbra: “Perché vengo da te, stanotte?”

Il biondo sorride a sua volta: “Te l’ho detto prima, io non smetterò mai di starti accanto. Tu non sei solo, Mish.” 

   
 
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