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Autore: Seth_    19/02/2016    0 recensioni
Dal testo:
"Lety aveva parlato di come le cose fossero rimaste le stesse anche durante la mia assenza. Di come tutti si erano fatti una ragione del mio improvviso trasferimento. Compreso lui.
Lui, che credevo disperato per la mia perdita, ora stava con una ragazza che nessuno aveva mai visto prima d’ora. Si chiamava Thaira, e secondo la mia "amica", non mi faceva onore. Diceva che si aspettava di meglio, del resto Victor, aveva sempre puntato in alto. A detta sua, lui aveva trovato me, e mi aveva presa. Senza nemmeno chiedere il permesso.
Io smisi di ascoltare a quel punto. Non credevo ad una sola parola di ciò che diceva, ed allo stesso tempo,mi sembrava troppo vero perfino da far male. Sapevo che lui lo avrebbe fatto, prima o poi, ma avevo sempre nascosto a me stessa il perché. Ora mi era chiaro.
Io non ero abbastanza.
E non lo sarei mai stata."
.
.
.
"And everything you love will burn up in the light
And every time I look inside your eyes
You make me wanna die"
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Castiel, La zia/La fata, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
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Show me all the things that I shouldn't know.
 
"Il senso di colpa è un fenomeno assurdo: non sono mai i colpevoli a soffrirne. Spesso sono le vittime a farsene carico, solo perché occorre che qualcuno se ne faccia carico."
 
Amélie Nothomb
  





Le settimane erano poi volate leggiadre come una petroliera.

Mi sembrava di morire.

Alla fine della prima settimana, in particolare, mi sentivo sgonfia, come se tutta la poca energia che mi era rimasta, fosse volata via.

Questo credo fosse dovuto alle cinque ore passate a rincorrere il Corgi della preside, o forse a conoscere maggior parte dei miei compagni di classe e ritrovare un anello di nonhocapitocosa per far riappacificare nonohocapitochi a Rosalya, una ragazza del quinto anno dai lunghi capelli decolorati di bianco.
-Fault!-

E così la quarta settimana di scuola era ricominciata.

-ciao Nathaniel- non ero neanche arrivata a scuola, e già c’era Nathaniel con il fiatone ed i capelli tutti spettinati dal vento.
i solito occhi ambra brillavano di preoccupazione e gioia, e mi chiedevo seriamente, perché fossero le uniche due emozioni che trapelavano sul suo viso.

Buon dio, cos’aveva quel tipo contro la sacrosanta pace interiore?

Da quando ero arrivata non aveva fatto altro che affibbiarmi tutti i compitini che a lui non andava di fare, o “non aveva tempo” di fare..
Nemmeno glielo avessi chiesto!

Sbuffai, ed eccolo la:
Il sorriso colpevole e l’arrossamento del volto, principalmente verso le tempie, poteva benissimo essere vista la vena sul collo gonfiarsi, e la classica goccia di sudore cadere dalla fronte.
Come faceva a sudare così tanto e non puzzare mai?

C’era un bagno di servizio nell’ufficio delegati?

Non me lo spiegavo.
 -c’è qualcosa che non va?- chiesi già sapendo che la risposta sarebbe stata affermativa.
-volevo chiederti un favore- sputò fuori nemmeno si trattasse di un peso enorme.
In effetti, disse quella frase talmente tanto velocemente che faticai a capire cosa volesse dirmi.
Si aggiustò la cravattina blu al collo, e poi espirò.
-Tranquillo Nathaniel, respira.- bofonchiai, mi mostrò un foglio da compilare, senza però darmelo o farmi capire di cosa si trattasse.
-ma prima devi accettare- disse
Io, da brava stupida quale sono, sorrisi.
 
In verità non mi dispiaceva affatto essere d’aiuto, ogni volta avevo la speranza vana che sarei stata premiata. Che qualcuno mi avrebbe ammirata, che si
sarebbero congratularsi con me.

In quella scuola era possibile.

Quindi perché non provare? Mi chiedevo sempre, ed anche se alla fine mi ritrovavo con la schiena spezzata ed i compiti arretrati, ero felice.

Come fosse “tutto al suo posto”.

-cos’è?- chiesi, lui alzò le sopracciglia speranzoso, ed io sbuffai -okay, ci posso provare-
-bene, dovresti far firmare questa assenza a Castiel-

Castiel.

Quel nome mi fece sorridere.

Avrei dovuto correre da Castiel, vederlo, passarci del tempo…e fargli firmare un’assenza.

Per i primi due secondi fui euforica, ero incredibilmente felice.

Poi tutto cessò, quando ripensai alle parole di Castiel.

E sapevo che lui odiava portare le giustificazioni delle assenze.

-perché io?- dissi, non volevo suonasse come un “no, scordatelo!” ma forse era l’impressione che avevo fatto, data la sua faccia contrariata.
-ieri vi ho visti assieme e pensavo andaste d’accordo- spiegò, io annuii.
In effetti passavamo molto tempo assieme, dopo il mio primo giorno di scuola.

Castiel si era rivelato essere un buon ascoltatore, sebbene non facesse domande, ed io una persona…interessante, a detta sua.

Sentivo ancora le stupide farfalle nello stomaco dopo quella confessione.

Interessante, Castiel Earst mi trovava interessante.

Scrollai le spalle -mi sopporta-
-è già tanto- rispose, ed io seppi che quella risposta stava per un faticoso “non sopporta nessuno e nessuno lo sopporta”. Capii che Nathaniel, per quanto si sforzasse, non sarebbe mai andato d’accordo con lui. In cuor mio, questo mi rallegrò. Mi sentivo speciale. Mi sentivo importante, ed unica, come avessi il mio posto da qualche parte –io e lui non andiamo esattamente d’accordo, per questo non vuole proprio sentir ragione di giustificare- spiegò, io annuii. Troppo gonfia nel mio ego per dire di no. Per fare la parte della ragazza disponibile. Per fare la bella che avrebbe trasformato la bestia.
-bene, ci parlerò- dissi prendendo il foglietto. Nathaniel sorrise, dirigendosi all’interno della scuola
-sei un angelo- urlò prima di entrare nella scuola, io ridacchiai
-deve ancora firmarla!-
Nathaniel mi fece cenno di “okay” con il pollice ed io scossi la testa.

Ero largamente in anticipo quel giorno. Praticamente io e Nathaniel eravamo arrivati insieme ai bidelli per aprire la scuola, entrai anche io, andando verso la zona che sapevo fosse frequentata quasi esclusivamente solo da Castiel.

Con mia enorme sorpresa era già li.

Perché Castiel era già lì?

Era seduto sulle gradinate in cemento e non appena mi vide nascose un giornale dal vecchio aspetto.
-Castiel- provai a dire, lui mi guardò di sbiego, accendendosi rapidamente una sigaretta, sorrisi, prendendo aria e coraggio. Gli mostrai il pezzo di carta –Nathaniel mi ha chiesto se-
-no-
-ma-
-no.-

Fu la conversazione più chiara, completa e veloce che ebbi nell’arco della mia vita.

-almeno dimmi perché! Ho fatto tanta strada solo per uno stupido pezzo di carta infondo- dissi sospirando, e sventolai il suddetto pezzo di carta davanti ai suoi occhi. Lui guardò me, il pezzo di carta e poi di nuovo me. Tutto in lui gridava noia e stanchezza.

Si, ma stanco di cosa?

-fammi un favore, fatti i cazzi tuoi, e dì a Nathaniel che non firmo la sua cazzo di giustificazione- sputò fuori con astio. Io lo guardai sorpresa, ferita, avvilita.

Perché si comportava così con me?

Guardai verso il basso in cerca di un appiglio, qualcosa a cui appendermi, una scusa qualsiasi per potergli parlare ancora..magari convincerlo a firmare.
Ma fu una doccia fredda.

Guardai i suoi occhi grigi.

Non mi stavano chiedendo scusa, mi stavano chiedendo di lasciarlo solo, per non lasciarmi ferire più.

Sospirando, me ne andai.

 
Mi sentivo sconfitta. Era come se tutti i miei castelli di sabbia fossero crollati. Castiel li aveva demoliti. Castiel aveva preso le mie illusioni e non gli aveva dato tempo di radicarsi. Le aveva estirpate.

Il problema non era tanto questo, però. Aveva fatto bene, infondo, era giusto che io non mi illudessi più di tanto…volevo giocare alla bella che avrebbe salvato
la bestia…

Quando la bestia ero io.

Senza forze, mi trascinai per i corridoi, speravo di risparmiare energie per la sgridata del signor delegato. Alla fine però, arrivai davanti a lui, senza forze, senza coraggio.

Sconfitta.

Sconfitta da uno stupido "no".

Si, ma quanti ne avevo sentiti nella mia vita?

Ecco. Quel retrogusto amaro e pungente della negazione. Quel “no”. Che avevo sentito tante di quelle volte da voler poter fare indigestione.
Ricordavo quegli occhi verdi trafiggermi tante di quelle volte…non solo nella carne, anche nello spirito.

Guardavo Nathaniel parlare con una ragazza poco più bassa di lui –che voleva dire più alta di me-, magra, capelli lisci lunghi e castani. Occhi azzurri ed un look elegante. Vestiva come Nathaniel, stessi vestiti stirati alla perfezione, stessi occhi diligenti…

Mi avvicinai a loro, cercando di fare la faccia più dispiaciuta che possedessi nel mio repertorio, lui mi guardò, poi vide il foglio bianco, e si fece scuro in volto.
-ha detto di no- spiegai, lui con tono poco gentile cercò di strapparmelo di mano, ma io, lo portai lontano da lui -prima dimmi perché lui è così ostinato a non firmarla-
Nathaniel era combattuto. Mi guardava con occhi colmi d’astio e chiedendo, invece, gentilmente, a Melody di lasciarci soli, mi trascinò poco delicatamente dentro la sala delegati.
-è entrato in ritardo per colpa mia, gli avevo detto che non avrei segnato l’assenza ma ho dovuto farlo- spiegò.

Capii tutto.

Non era una coincidenza che Castiel si sentisse così solo, fosse diventato così scorbutico.

Castiel aveva cercato un approccio pacifico, aveva aiutato il suo opposto.

E questo aveva tradito la sua fiducia.

Fiducia.

-eh, ma allora sei un po’ uno stronzo- gli risposi io. Nathaniel divenne rosso di rabbia
-se non la firma la preside lo sospenderà, alla fine è per il suo bene- commentò. Io sbuffai. Stupide stronzate burocratiche.
Anche se Nathaniel era in torto, Castiel avrebbe dovuto allo stesso modo giustificare il ritardo -ora me la dai?- il biondo si avvicinò prendendo il foglio, che gli strappai di mano indietreggiando
-ho detto che ci penso io- sibilai.
Il delegato abbassò lo sguardo, chiudendo poi gli occhi ed aggiustandosi la cravatta celeste
-fa’ come vuoi- disse. Io mi girai e me ne andai.

Trionfante?

Forse.

Avevo comunque scoperto cosa affliggeva Castiel.

Non era arrabbiato con me.

Ero tornata nel luogo di prima, ma Castiel non c’era. Avrei dovuto aspettarmelo, sapeva sarei tornata a cercarlo, per questo se n’era andato.

Sospirai, e feci per andarmene, ero stanca di girare come una trottola.
Mi ero appena girata, quando una macchia scura catturò al mia attenzione-
Prima di uscire, mi chinai a raccogliere un taccuino scuro, di quelli con la molla, tutti scarabocchiati. Era così.

Non lo lessi, poteva essere qualcosa di molto privato, come un diarietto a caso, ma sapevo che comunque, apparteneva a qualcuno.
Mi dissi che se qualcuno avesse mai trovato un mio taccuino e l’avesse letto senza il mio consenso, mi sarei piuttosto inferocita, quindi non lo lessi.
Chiamatela paura del Karma, ma non mi andava che qualcuno facesse lo stesso con me.
Ci mancava anche quello..del resto.

Chiusi la pesante porta dietro di me, ed iniziai a cercare Castiel. Eravamo vicini di banco, quindi lo avrei visto comunque appena entrata in classe, ma preferivo parlargli di cose private prima dell’inizio delle lezioni.
Lo trovai in classe, infatti, intendo a giocare con il suo accendino, mentre se ne stava beatamente seduto con la schiena appoggiata al muro ed i piedi sulla mia sedia.

Odiavo quando lo faceva, e lui apposta, lo faceva di nuovo.
Aveva le cuffiette al massimo, sentivo chiaramente la musica dei Green Day pompare oltre il suo cervello ed arrivare fino alle mie orecchie, quasi nitidamente. Mi avvicinai, e gliene tolsi una di cattiveria.
-Nathaniel mi ha detto perché non la vuoi firmare- incominciai io.

Castiel bestemmiò, rimettendosi la cuffietta e se possibile, alzando il volume, allora gli strappai il cellulare dalle mani con tanto di cuffietta.

Ora avevo l’attenzione di un toro inferocito.

-ma non sai farti i cazzi tuoi??- sbraitò lui allungandosi per riprendersi le sue cose, io mi allontanai, sorridendo
-no- ridacchiai, lui rimase crucciato, ed io mi misi il cellulare con tanto di cuffiette nella tasca posteriore dei jeans. Lo guardai sospirando.

Castiel era un misto tra un leone ed un toro.
I leoni sono giocherelloni, placidi, ma ammalianti e pericolosi…i tori invece sono tranquilli fino a quando non li stuzzichi, dopo che li hai stuzzicati per bene, preparati a morire, perché loro ti calpestano senza pietà.

Castiel non sapeva gestire la rabbia.

Vorace ed indomabile, come il fuoco, non sapeva fermarsi quando era il momento.

Sospirai.

-ha detto che la preside ti sospenderà se non la porti..io una firma la farei, infondo sei maggiorenne- dissi. Castiel era combattuto.

Penso fosse indeciso se spaccarmi una sedia in faccia o dirmi la verità.

Per mia fortuna optò per la seconda.

-non doveva segnarmi quel ritardo. Ha sbagliato lui-

Mi passai una mano sul volto.

Cosa fare?

Insistere?

Non insistere?

Castiel era un osso duro, forse avrei fatto meglio a lasciare stare.

Sbuffai tirando fuori dalla tasca il suo cellulare e glie lo porsi, lui alzò un sopracciglio
-okay, non insisto- dissi
-davvero?- sembrava sorpreso.

Ero molto più sorpresa io di lui.

-hai ragione tu, lui doveva prendersi la responsabilità-

Da quando facevo pensieri così profondi?

Determinata, mai arresa..che stessi cambiando?

Impossibile, la Fault che conoscevo sarebbe andata fino in fondo a quella storia, a costo di inchiodare Castiel al muro e fargli firmare con il sangue quella stramaledettissima giustificazione.

Ma forse non avevo più le forze.

Castiel mi guardò perplesso, forse più dal mio silenzio che dalla mia decisione, eppure, ne sembrava sollevato.

Prese il telefono, ma non riaccese la musica, gli sorrisi timidamente, prima di girarmi ed andarmene, avevo un piede fuori dalla porta quando lo sentii sospirare sereno
-sapevo che avresti capito, piccoletta-

Mi concessi di guardarlo ed alzare un sopracciglio, insieme ad un angolo della mia bocca.

Che fine aveva fatto il mio completo e sincero sorriso?

Ero poi tornata da Nathaniel, non l’aveva affatto presa bene, infatti, quando gli avevo spiegato perché non era firmata la carta, si era alzato energicamente dalla sua sedia, e grugnando aveva preso il foglio, brontolando che ci avrebbe parlato da solo.

Alzai le mani al cielo, in segno di resa.

Un po’ mi dispiaceva, un po’ troppo a dire il vero, eppure una parte di me sogghignava vittoriosamente.

Mi sentivo in colpa, certo, ma nemmeno troppo.

Per una volta, non era così male essere me.

Quando rientrai nella mia classe, Nathaniel stava uscendo per tornare nel suo ufficio a fare ‘roba da delegati’, e quando posai lo sguardo sul rosso in primo banco, mi venne da ridere.
-l’hai mangiato vivo?- ridacchiai, lui mi seguì in una risatina strafottente, prima che il professore di lettere entrasse in classe, e tutti ci alzassimo come da prassi.
 
Eravamo in pausa, quando feci questa riflessione.

Castiel aveva un buon odore.

Non profumava certo come Nathaniel, ma non era male. Il suo profumo lo si poteva distinguere chiaramente.

Castiel sapeva di pioggia sull’asfalto, di sapone di Marsiglia, e dopobarba.

Mi ricordava tanto i pomeriggi passati sulle gradinate della villetta a schiera di mia nonna, durante i pomeriggi di pioggia.

Era tranquillo, relativamente tranquillo.
-la smetti di sbavare?- mi disse ridacchiando mentre cambiava canzone sul telefono.

Io e lui condividevamo le sue cuffiette, avendo in comune abbastanza artisti, e quindi ne approfittavamo per ascoltare musica durante le pause.

Sbuffai.
-non sto sbavando-

Castiel mi lanciò un’occhiata scettica, prima di ghignare
-ah no? Pulisciti il mento- la mia mano corse al mento.

Avevo davvero sbavato?

Pensano a lui ed al suo buon profumo?

Immediatamente mi tirai dritta con la schiena, mentre constatavo che il mio mento e la mia bocca fossero perfettamente asciutti
-ci sei cascata-
-figlio di-
-Fault?- il professore era tornato in classe, all’inizio pensai si trattasse del mio quasi insulto verso Castiel, ma quando vidi la crocchia della preside spuntare da dietro il professore, ebbi da ricredermi
-che hai fatto?- chiese Castiel in tono scherzoso, io mi alzai dalla sedia, scrollando le spalle.
Cosa voleva la preside da me? -ieri mi sono dimenticata una carta importantissima da farle firmare- disse non appena mi vide. Sospirai.

Non avevo fatto niente.

Ma perché me ne preoccupavo?

Ero lontana da Parigi, ero lontana da tutto ciò che avrebbe potuto farmi del male…perché quindi avere paura di una conseguenza?

Cos’avevo fatto?

La verità è che sentivo ancora su di me la sensazione di avere qualcosa in sospeso con qualcuno, e nel profondo, sapevo anche di cosa si trattasse.

Spalancai gli occhi, quando mi resi conto che la preside stava parlando, ed io non la stavo affatto ascoltando -nella nostra scuola, ogni studente dal terzo anno in su ha l’obbligo di iscriversi ad un corso, nella sua vecchia scuola aveva questa opportunità?- quella domanda era un tantino stretta, era come se stesse chiedendo “sa cos’è un corso?” ma poteva benissimo essere inteso come un elogio alla sua bravura di direttrice, lo si poteva dedurre dal sorrisetto fiero, nemmeno stesse dicendomi “scommetto che nelle altre scuole non si fa perché siete tutti plebei”.
Nel dubbio, annuii –i corsi erano facoltativi, e..pomeridiani solitamente-
-molto bene, noi abbiamo il corso di musica, di pittura, di calcolo, di basket, di giardinaggio, e per finire di chimica- spiegò. Io avevo già in meno il corso di musica, ma anche il disegno mi intrigava parecchio. Da piccola avevo sempre sognato di dipingere grandi tele, affinare la mia piccola dote…  -purtroppo lei, essendo nuova, ha possibilità di entrare solo o nel club di basket, o in quello di giardinaggio- disse.

Avrei tanto voluto picchiarla.

Perché elencarmi tutti i corsi se ne potevo scegliere solo due?
-basket- risposi seccata, lei, con il mio stesso tono, mi allungò un formulario
-firmi qui -
 
Quando ero tornata a casa, in largo anticipo, ero corsa in camera mia, ad accendere il computer portatile, unica fonte di tecnologia, oltre il cellulare, che mia zia aveva il consenso dei miei genitori di farmi usare. Ora che ci pensavo però, era davvero tanto tempo che non sentivo i miei genitori, non che mi dispiacesse, ma mi sentivo…sola.

Abbandonata.

Cercai di respirare, e ragionare lucidamente.

Perché avevo acceso il computer?

Facebook.

Dovevo mettermi in contatto con uno dei miei carnefici, avevo lasciato in sospeso un debito che avrei dovuto consegnare il prima possibile, e quel prima
possibile, purtroppo per me, era già passato.

Sospirando, digitai il sito sulla cache di google, ma questa si bloccò, mostrandomi il volto di un cane poliziotto stilizzato.

Il sito era bloccato.

-merda.- imprecai.

Se non potevo convincerlo a darmi più tempo..come potevo saldare il mio debito?

Purtroppo per me non si trattava di qualche centesimo che Iris doveva a Ambra per i soldi delle macchinette, ne’ di qualche favore che Kentin doveva a Peggy.

Iniziai a sudare.

Stava andando tutto a rotoli, lentamente, ed inesorabilmente.

Ero bloccata in casa di mia zia, e tristemente, mi ero giocata il mio unico biglietto di sola andata per la libertà..

Non me l’avrebbe mai fatta passare liscia.

Come si era preso la mia purezza.

Si sarebbe preso la mia vita.



Bestemmiai ripetutamente.

Le labbra pulsavano, bramavano nicotina ed il vetroso sapore di una bottiglia.

Le mani pulsavano, volevano dilaniare, fare del male, distruggere.

Mi passai quelle piccole armi tra i capelli ricci, sentendo la frustrazione salire, sentendo il cuore pompare più lentamente ma con più forza.

Quella era follia.
 

Era una lettera certificata dal diavolo per un’esornabile condanna a morte.




Angolo della scrittrice:
BUENOS TARDES! -Si scrive così, no?-
 Anyway, ciao a tutti!
Chiedo scusa per la mia assenza, ma mia mamma è rimasta bloccata a letto dalla pubblicazione del secondo capitolo a pochi giorni fa (le sono uscite due ernie), ed ho dovuto badare a cinque persone  (si, siamo davvero tanti..) e gestire un po’ casa.. (non è vero, non ero sola, ma comuqneu sono stata davvero brava!) e indovinate un po’? Ho ANCHE preso l’influenza!
Ave me!
Allora..Com’è? Piace? Schifa?
 
-lo ammetto, amo mettere le cose in corsivo (ecco, l'ho fatto di nuovo) amo mettere doppi sensi o sottilneare particolarmente una parola che me ha una valenza ambigua.. :3 -

Fino ad adesso ho ricevuto recensioni positive, quindi…deduco vada tutto bene ^^ comunque, chiedo scusa a tutti quelli che hanno recensito ma che non hanno avuto mai risposta, ma come scritto prima..sono un disastro..
Allora, intanto ringrazierei un paio di personcine :3
Tra cui Sabrii_Lewis (arrenditi, non smetterò MAI di ringraziarti), BerriesTart_LilacSweete e  ScribbleScrawl..che dire…sono commossa XD
Non mi aspettavo affatto recensioni positive, bensì critiche…o negative…insomma, so di non essere poi una grande scrittrice, ma…addirittura solo positive?? *^*
Comunque, prometto che tornerò a rispondere alla recensioni il PRIMA possibile (se scuola, lavoro e famiglia permettono..) e....niente! Vi lascio alla presentazione dei personaggi!

Melody Bell: Capelli lisci e marroni, occhi azzurri, di statura nella norma..è innamorata "segretamente" di Nathaniel e fa di tutto per conquistarlo, anche passare molto tempo con lui e dargli una mano nel suo ufficio. La sua migliore amica è Violet anche se spesso la considera quasi autistica ed incredibilmente immatura...spesso parla alle spalle delle persone, e per questo motivo, ha avuto problemi a socializzare al primo anno al Dolce Amoris.




p.s. c'è una non remota possibilità che la storia diventi una rossa..perchè...uhm...il mio ragazzo mi ha lasciata (a San Valentino. Perchè ve lo dico? Perchè così capite che razza di sfigata sono io e vi mettete il cuore in pace.. u.u ..davvero..c'è di peggio, e forse sono proprio io) e..tutti i miei ricordi più brutti sono spuntati fuori come funghi...o come insufficienze a matematica...COMUNQUE, essendo particolarmente depressa ho già scritto alcuni capitoli della "mia vita" parecchio duri e..non me la sento di lasciarli arancioni..
Ci vediamo prossimamente..



Seth_
   
 
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