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Autore: ValeDowney    19/02/2016    1 recensioni
"Storybrooke sembra una cittadina come tutte le altre, se non fosse per il fatto che non è sulle carte, nessuno sa della sua esistenza e i cittadini sembrano nascondere qualcosa. Rose, una bambina dolce ma curiosa e sempre in cerca di guai, scoprirà, insieme al suo amico Henry, che qualcosa di magico si aggira per quella città"
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Rose of true Love


 
 
  Capitolo XVII: Affari di famiglia -  Prima Parte
 

I mesi trascorsero tranquillamente. Non accadde nulla di particolare. Suonò la campanella e le lezioni, anche per quel giorno, finirono. Gli studenti corsero fuori dalla scuola, contenti di ritornare finalmente ognuno nella propria casa.
Anche Rose e Paige stavano rimettendo libri e quaderni nelle loro cartelle. Videro Henry, qualche banco più in là del loro, chiudere la cartella e uscire dalla classe, prima che le amiche potessero fermarlo.
“Si comporta così da giorni. Tu, per caso, sai cosa possa avere?” domandò Paige.
“Non credi che, se lo sapessi, non avrei già risolto la faccenda diverso tempo fa? Non vorrei che finisse come l’ultima volta, dove abbiamo quasi rischiato di rimanere in quella miniera per sempre e a mio padre è quasi venuto un infarto” rispose Rose e, dopo che ebbero chiuso la cartella, uscirono dalla classe. Camminarono per il corridoio e Paige disse: “E’ nostro amico. Dovremmo aiutarlo.”
“Ho paura, aiutandolo, di cacciarmi nei guai” disse Rose. Si fermarono e Paige propose: “Potremmo sempre seguirlo e scoprire cosa abbia in mente.”
Rose scosse negativamente la testa, per poi dire: “Mi dispiace, ma papà mi ha detto che, dopo scuola, sarei dovuta andare subito in negozio. Ho capito che meno gli disubbidisco e meno finisco in punizione.”
“Concordo. Allora facciamo così: lo seguirò solo io e ti chiamerò tramite la sua ricetrasmittente se mai dovesse succedere qualcosa di brutto” propose Paige.
“Ottimo. Così mentre tu cerchi di capire cosa abbia il nostro amico, io mi occupo di Mary Margaret” disse Rose e videro la loro maestra uscire dall’aula, passando loro accanto. La guardarono, seppur lei dava loro di schiena.
“Sai, non dovrei dirlo, ma mi fa pena vederla così. Tutti gli abitanti la vedono come un mostro. Io, invece, non la penso così. Dovrebbero andare al di là delle semplici dicerie e fidarsi solo di loro stessi” disse Rose.
“Non le definirei semplici dicerie. Purtroppo, gli abitanti ci vanno giù pesante con lei dopo ciò che ha fatto” disse Paige.
“Ci sono persone che hanno fatto cose ben più peggiori di ciò che ha fatto lei. E poi non è mica la fine del mondo” disse Rose. Paige scosse negativamente la testa, per poi dirle: “Segui il mio consiglio: non ti immischiare in questa faccenda o finirai per non uscirne più. E poi chi lo sente, tuo padre. Ha già fin troppi problemi a gestire i clienti isterici nel negozio; gli affitti incompleti di alcuni cittadini e una figlia che adora con tutto il cuore, ma che ama cacciarsi costantemente nei guai. La sua vita non è di certo semplice.”
“So che sono io la causa di tutti quei capelli bianchi. Ma mi sento di dover aiutare Mary Margaret. Non merita tutto questo odio” disse Rose. Voltarono lo sguardo non appena sentirono pronunciare il nome Kathryn dalla loro maestra. L’altra donna schiaffeggiò Mary Margaret. Chi era presente si fermò a osservare la scena.
“Che cosa vuoi me ne importi?!” replicò Kathryn.
“Sei sconvolta. Lo capisco. Ne hai il diritto” disse Mary Margaret.
“Grazie per la comprensione!” disse sarcasticamente Kathryn.
“Possiamo parlarne in privato” propose Mary Margaret, guardandosi intorno e vedendo i presenti che le osservavano.
“In privato?! Perché dovrei trattarti con rispetto?! Tu non ne hai avuto per me! E neanche David! Avete mentito in continuazione!” replicò Kathryn.
“Avremmo dovuto dirtelo prima. Ma siamo stati completamente sinceri. Non ti abbiamo mentito” disse Mary Margaret.
“Davvero?! Tu lo hai sedotto! Hai distrutto il nostro matrimonio con un mucchio di bugie! Con delle stupidaggini sul non essere capace di legarsi a me! Non ha avuto problemi a legarsi a te, a quanto pare” replicò Kathryn.
“Ma non è stato David a parlarti di noi?” chiese Mary Margaret.
“No. Certo che no! Sarebbe stato un comportamento responsabile” rispose l’altra.
“Ma lui mi ha detto che te lo avrebbe raccontato” disse Mary Margaret alquanto confusa.
“Be', allora ha mentito anche a te. Non mi sembra un buon modo per iniziare una storia. Voi due vi meritate a vicenda” disse Kathyrn e, voltandosi, se ne andò, lasciando Mary Margaret senza parole.
“Credi ancora che non debba aiutare la nostra maestra?” domandò Rose.
“Se ti dicessi di no, so che farai lo stesso di testa tua. Vado a capire cos’ha Henry. Ci rivediamo o al negozio o alla villa” rispose Paige e se ne andò per la sua strada. Rose guardò Mary Margaret che se ne andava sotto lo sguardo di tutti i curiosi. La bambina si sentiva triste per lei. Ma, per il momento, decise di andare semplicemente al negozio del padre. Mentre però usciva da scuola, più di una persona la stava osservando. Una si trattava di Lucy, che non aveva perso il suo odio nei confronti della giovane Gold. Stava ancora pianificando un modo per fargliela pagare da quella volta dell’attacco nella foresta. E l’altra si trattava di un uomo con la barba e un giubbotto di pelle. Era il nuovo arrivato in città da qualche giorno. Diceva di fare lo scrittore. Ma Rose non gli aveva dato molta importanza, e poi suo padre le aveva detto di non dare troppa confidenza agli stranieri.
All’uomo si affiancò Lucy, che chiese: “Come mai così tanto interesse per Goldie? Ovvio, tutti ne hanno per lei.”
“Non so a cosa alludi” disse l’uomo continuando a guardare dove era appena uscita Rose.
“Ah, già, lei è quello nuovo. Quello appena arrivato in città” disse Lucy e, dopo che l’uomo ebbe l’attenzione su di lei, continuò: “Si chiama Rose ed è la figlia del signor Gold. Tutti le devono portare rispetto o il suo caro papà aumenta loro l’affitto. È una persona spregevole e senza cuore e sua figlia è uguale a lui. Continua a portarmi via la popolarità qua a scuola. Proprio non la sopporto. Dia retta a me: ci giri alla larga. Da lei e quei due suoi strambi amici. Ok che Henry è il figlio del sindaco. Ma è pazzo. E pazza è anche Paige, la loro migliore amica. È scappata dai suoi genitori adottivi per essere presa in custodia dal signor Gold. Piuttosto che andare a vivere con un uomo come lui, preferisco buttarmi nel fiume. Si fidi, è meglio che frequenti altri tipi di persone. Persone come me” e sorrise.
“Ci penserò” disse semplicemente l’uomo e uscì. Il sorriso di Lucy scomparve e la bambina lo guardò malamente. Doveva tenere quell’uomo lontano da Rose.
Rose era ormai arrivata davanti al negozio di suo padre. Quindi si fermò e voltò lo sguardo verso la strada, per vedere passare a tutta velocità quello straniero sulla moto. Proprio costui la guardò per un istante per poi riportare lo sguardo sulla strada. Rose non si fidava molto di lui. Ma ora aveva altro a cui pensare. Entrò nel negozio, per vedere suo padre dietro al bancone e al cellulare. Dal tono della voce che stava usando, sembrava molto arrabbiato.
“Il terreno è mio. Quindi decido io! Avevamo un accordo, e lei lo sa benissimo come sono i miei accordi. Quindi veda di rispettarlo. Niente accordo, niente terreno” replicava Gold. Rose gli passò accanto, salutandolo semplicemente con il capo. Il padre fece lo stesso e, mentre continuava a controbattere al cellulare, Rose si avvicinò alla cesta posta dietro all’altro bancone dove dormiva Excalibur. La volpe si svegliò non appena sentì la mano della padroncina accarezzarle la testa.
“Papà è alquanto arrabbiato, vero? Forse non è il caso di farlo arrabbiare di più, raccontandogli anche di quell’altra cosa che voglio fare. Tu che cosa mi consigli?” disse Rose. Di tutta risposta, Excalibur sbadigliò. Rose roteò gli occhi per poi dire: “Lo sai: così non mi sei affatto di grande aiuto. Sei proprio una pigrona” e ritornò di fronte al padre, quando quest’ultimo disse: “Se ciò non le va bene, allora si faccia dare il terreno da qualcun altro. E questa è la mia ultima parola” e riattaccò.
“Giornataccia?” domandò Rose.
“Da mal di testa” rispose Gold chiudendo gli occhi e massaggiandosi la fronte.
“Bene. Allora ti lascerò stare. Non sentirai neanche un rumore da me” disse Rose. Stava per andare nel retro del negozio quando il padre la fermò, dicendole: “Ma posso sempre sopportare le richieste di mia figlia” e riaprì gli occhi, guardandola.
“Cosa ti fa pensare che abbia qualche richiesta da proporti?” chiese Rose.
“Sono tuo padre: mi basta guardarti negli occhi per capire che hai qualcosa da chiedermi. Se hai bisogno di una paghetta, potresti sempre ricominciare a lavorare dopo scuola qua da me. Se hai bisogno di altro, spero non riguardi qualcosa in cui ti metterai nei guai con i tuoi amichetti” rispose Gold, mettendo il cellulare in tasca.
“Ho smesso di mettermi nei guai con i miei amici” disse Rose. Ma dopo che Gold ebbe inarcato un sopracciglio – poco convinto da ciò che aveva appena detto la figlia – aggiunse: “Hai presente Mary Margaret? Hai presente tutto quello che le sta accadendo? Be', vorrei aiutarla. Per me le persone giudicano troppo presto qualcuno senza prima prendere in considerazione eventuali difese.”
“E suppongo che queste difese dovrebbero venire da te, vero?” domandò Gold.
“Nessuno vuole aiutarla. Ti prego, papà” rispose Rose.
“No” rispose semplicemente Gold.
“Papà, ti prometto che, nell’aiutarla, non mi caccerò nei guai” disse Rose.
“E’ proprio aiutandola che ti caccerai nei guai. È una storia troppo complicata per una bambina della tua età e io non voglio che tu ne faccia parte. Tu non aiuterai quella donna. Sicuramente ci sarà già la signorina Swan al suo fianco” disse Gold, mentre si allontanava dal bancone.
“Non credi che, invece, la signorina Swan non stia già pensando al nuovo arrivato? Dopotutto, potrebbe trattarsi di un pericoloso serial killer” disse Rose dopo che il padre si fermò di fronte a lei.
“Devi smetterla di guardare certi film. Te l’ho detto già parecchie volte e poi ti vengono anche gli incubi. Da oggi stesso, appena ritorneremo a casa, metterò il blocco ad alcuni canali” disse Gold.
“Ok, probabile che non sia un serial killer, anche perché se no Henry non ci parlerebbe – anche se lui parlerebbe persino con il più cattivo dei cattivi. Però, ti prego, fammi almeno dare una piccola, piccolissima mano a Mary Margaret e ti prometto che, dopo scuola, verrò qua e ti pulirò il negozio” disse Rose.
“Stai cercando di fare un patto con me?” chiese Gold.
“Più o meno sì” rispose Rose.
“Mi garba l’idea della tua spontanea offerta di venire qua tutti i giorni dopo scuola e aiutarmi. Ma le pene d’amore che affliggono la signorina Blanchard non riguardano te. Lei stessa deve decidere come reagire e preferirei che tu non ne facessi parte. Non è un argomento da bambina della tua età e preferisco che dedichi il tuo tempo allo studio. La scuola sta per finire e lo sai che voglio una pagella perfetta da te” spiegò Gold mentre camminava verso l’altro bancone.
“Lo so, papà, ma non mi sembra che, ultimamente, ti abbia portato a casa voti brutti” disse Rose, seguendolo con lo sguardo.
“E di cosa mi dici di quel quattro che hai preso il mese scorso in matematica? Seguito da quel quattro in latino” disse Gold aprendo la credenza.
“Guardala dal lato positivo: somma i due e otterrai un bell’otto” disse Rose. Gold la guardò poco convinto e, mentre camminava verso il bancone, tenendo in mano un cofanetto, la bambina aggiunse: “E va bene, ti confesso che matematica e latino non mi piacciono. Ma a chi piace matematica? E poi latino è noioso e, secondo me, non fa bene insegnarlo a dei bambini delle elementari. È roba più da grandi.”
“Dici sempre di essere ormai grande. Quindi latino fa per te” disse Gold, mettendo il cofanetto sul bancone. Rose roteò gli occhi. Poi si avvicinò al bancone dopo che il padre la chiamò e le domandò: “Ti ricordi di questo?” Rose guardò attentamente il cofanetto e, notando il cigno dorato posto in alto, rispose: “Certo. È quel cofanetto del quale volevo scoprire cosa contenesse. Ma prima dovevo cercare la chiave.”
Sorridendo, Gold estrasse una chiave dorata dalla tasca della giacca. Rose sgranò gli occhi e esclamò: “Ehi, non è giusto! L’hai sempre avuta tu per tutto questo tempo! Avresti potuto aiutarmi!”
“E allora che divertimento ci sarebbe stato? E poi, se ben ricordi, avevamo stretto un accordo. E di certo non aiuto chi fa un accordo con me. Se no, mi dici cosa ci guadagno?” disse Gold e, mentre inseriva la chiave nella serratura del cofanetto, Rose disse: “Nei confronti degli altri. Ma almeno ne miei confronti avresti potuto comportarti diversamente.”
“Un accordo è un accordo, mia cara. E nemmeno con te faccio differenze” disse Gold e, dopo che il cofanetto si aprì, ne estrasse qualcosa. Rose cercò di vedere cosa fosse. Poi il padre le disse: “Voltati.” La figlia si voltò. Gold le spostò una ciocca di capelli per poi metterle qualcosa al collo. Rose abbassò lo sguardo per vedere un medaglione con un arcolaio e una rosa. Entrambi erano dorati. Rose si voltò e Gold spiegò: “Lo avevi quando Graham ti trovò nella foresta. Fu un mio regalo per tua madre, dicendole che questo oggetto l’avrebbe protetta sia esternamente che internamente. Tua madre deve avertelo donato prima che… che…” e abbassò lo sguardo, non riuscendo a finire la frase. Rose lo sentì come singhiozzare: che suo padre stesse piangendo? Lui era un uomo forte. Almeno esternamente. Ma internamente era pur sempre un essere umano e un uomo che aveva perso la donna che amava. Si avvicinò e lo abbracciò. Poi gli disse: “E’ un bellissimo regalo e ti prometto che lo porterò dovunque io vada. Così è come se avessi sempre la mamma con me. Non ti preoccupare, papà: io ci sarò sempre per te.” A Gold scesero alcune lacrime e avvolse le sue braccia intorno alla figlia, stringendola forte a sé. Excalibur, uscita dalla sua cesta, li guardò standosene accanto a loro. Per poi sedersi e spostare di lato lo sguardo.
Quel dolce momento venne però interrotto da un suono a intermittenza ma insistente. Padre e figlia si staccarono dall’abbraccio e Rose, accorgendosi che il suono proveniva dalla sua cartella, da essa ne estrasse la ricetrasmittente. L’accese sulla frequenza giusta e dall’altra parte provenne la voce di Paige: “Qui parla Alice. Mi ricevi, Nala?” chiese.
“Qui Nala. Dimmi pure” rispose Rose. Gold inarcò un sopracciglio. Rose lo guardò e, sottovoce gli disse: “E’ una lunga storia. Poi ti spiego” e concentrò l’attenzione sulla ricetrasmittente.
“Abbiamo un problema alla spiaggia e con Simba. Riesci a venire immediatamente qua?” domandò Paige. Rose riguardò Gold, il quale annuì semplicemente. Quindi rispose: “Arrivo subito” e chiuse la chiamata. Mentre Rose rimetteva via la ricetrasmittente nella cartella, disse: “Scusami, papà, ma i miei amici hanno bisogno di me. Vorrei rimanere, ma…” Gold la interruppe: “Non ti preoccupare per me. Tu va’ pure da loro.” Rose lo guardò. Dalla sua voce aveva capito che il padre si trovava in un momento in cui avrebbe voluto stare da solo, ma non voleva che la figlia se ne andasse. Quindi propose: “Potresti sempre venire con me. Così mi tieni anche d’occhio” e Gold fece un piccolo sorriso.
Poco dopo, arrivarono alla spiaggia. Rose fu la prima a uscire dalla macchina e, correndo, si affiancò a Paige e Henry. Sul posto c'erano anche Emma, Regina e una squadra di uomini con ruspe e badili.
“Che diavolo sta succedendo?” chiese stupita Rose.
“Meno male che sei arrivata” disse Paige guardandola. Ma spostò lo sguardo quando vide sopraggiungere anche Gold e Excalibur. Quindi aggiunse, riguardando l’amica: “Come mai ci sono anche tuo padre ed Excalibur?”
“Storia lunga. Ma mi volete spiegare che sta accadendo?” disse Rose.
“Mia madre sta facendo abbattere il castello” disse Henry e, mentre si avvicinava a una buca, Rose disse: “La nostra base segreta. E ora dove andremo?” Poi guardò furente Regina e aggiunse: “Quella donna la pagherà” e, per un attimo, il suo medaglione si illuminò. Paige batté un paio di volte gli occhi, incredula per ciò che aveva appena visto. Poi però scosse negativamente la testa e riguardò avanti non appena Henry disse: “Il mio libro. È scomparso.” Le amiche si avvicinarono a lui, così come Emma. Ma poi la ragazza andò da Regina, replicando: “Congratulazioni, signor sindaco: ha distrutto le cose che Henry ama di più.”
“E’ un luogo pericoloso dove chiunque poteva farsi male” disse Regina.
“Era la nostra base segreta. Il nostro posto dove giocare e lei non aveva alcun diritto di distruggercelo” replicò Rose, avvicinandosi a Emma, mentre i suoi amici rimasero un po’ più indietro. Regina la guardò, dicendole: “Forse non lo sai, ma tuo padre era d’accordo con me.” Tutti guardarono Gold, che rimase impassibile nella posizione in cui era, con Excalibur accanto a lui. Guardò la figlia senza proferire parola. Rose riguardò Regina che, facendo un sorriso malizioso, disse: “Vedo che tuo padre continua a tenerti nascoste le cose. Be', non che la cosa mi interessi visto che, al momento, ho altro a cui pensare. Ma signorina Gold, come le ho detto anche tempo fa, le consiglio di non immischiarsi troppo in faccende che non la riguardano” e se ne andò.
“Il mio libro. E ora dove sarà finito?” disse Henry.
“Smettila di preoccuparti del libro. Lo ritroveremo, promesso. Ora ho altri problemi a cui pensare” disse Rose e guardò suo padre.
“Non trarre subito delle conclusioni affrettate” disse Paige.
“Paige, è sotto gli occhi di tutti. Mio padre è in combutta con Regina. Quando sono ritornata al negozio, era al telefono e ci scommetto che stava parlando con lei. Discutevano di un terreno da cedere e penso proprio si riferisse alla spiaggia” spiegò Rose.
“Tuo padre è il proprietario di tutta la città: magari si riferiva a un altro terreno” disse Paige.
“Che sia la spiaggia o no, non fa differenza: mio padre continua a nascondermi le cose. E questo significa che non si fida ancora di me” disse Rose.
Fu sera e, a Villa Gold, quest’ultimo stava cenando con la figlia, Paige ee Excalibur – anche se la volpe mangiava nella sua ciotola standosene in un angolino. Nessuno aveva proferito parola da quando erano ritornati a casa. Finché Rose non disse, guardando il padre: “Credevo avessi più fiducia in me. Invece continui a nascondermi le cose. Ora capisco perché tu non abbia fatto obiezione quando dovevo andare alla spiaggia: già sapevi cosa stava accadendo. Come hai potuto far distruggere il nostro castello? Hai sempre detto di non fidarti di Regina e tu sei persino in combutta con lei. Perché non me ne hai parlato?”
“Perché non ti riguarda. E ora finisci la cena” disse Gold, bevendo un po’ di vino.
“Non mi riguarda?! Mi riguarda eccome! Hai permesso a quella strega di distruggere l’unico posto dove io e miei amici potevano incontrarci senza che venissimo disturbati ogni minuto” replicò Rose.
“Era instabile ed io l’ho sempre ritenuto pericoloso. Lo sai che non approvavo che tu andassi lì” disse Gold.
“Eppure mi lasciavi andare senza battere ciglio” disse Rose.
“Se lo facevo era solamente perché faceva parte della nostra Operazione, della quale ultimamente non ho più ricevuto notizia” disse Gold.
“Sta procedendo bene. Ma non cambiare discorso. Ora Henry è disperato. Lo sono anche io e tu non dovevi” disse Rose.
“E’ stata una faccenda che avrei dovuto prendere in considerazione diverso tempo fa. Ma poi, non avendo avuto il tempo necessario, ho messo da parte. Ma grazie al sindaco si è ripresentata l’occasione. Una firma e tutto si sistemerà” spiegò Gold.
“Certo, così tutti gli abitanti loderanno Regina ma, al contempo, il cuore di Henry sarà spezzato. E tutto perché sua madre rivuole la città ai suoi piedi” disse Rose.
“Finisci la tua cena, ché si sta raffreddando” disse semplicemente Gold.
“Perché non vuoi ammettere che ho ragione? È per questo che Regina lo ha fatto? Per i soldi e per riavere gli abitanti dalla sua parte? O c’è altro sotto?” domandò Rose. Gold sospirò. Poi rispose: “Il castello è l’ultimo dei miei problemi. Al momento c’è qualcos’altro di più importante e riguarda la signorina Grace” ed entrambi guardarono Paige, che stupita disse: “Io?! Cosa c’entro io, ora?”
“Da domani mattina e per tutti i giorni seguenti, vorrei portarla da un mio conoscente. È un tipo molto solitario, ma è una brava persona. E sono sicuro che sarà molto felice di vederla e trascorrere un po’ di tempo con lei” disse Gold.
“No, no, un momento! Tutto questo cosa sta a significare?!” chiese stupita Rose.
“Ho alcuni accordi ancora in sospeso che vorrei portare a termine. E quello che riguarda la signorina Grace è uno di questi” rispose Gold.
“Riguarda quel contratto che facesti con i suoi genitori adottivi, vero?” domandò Rose e Gold annuì.
“Che cosa significa? Quale contratto?” chiese Paige volendoci capire di più.
“E’ un contratto che mio padre ha fatto firmare ai tuoi genitori adottivi. Lui sarebbe diventato e rimasto il tuo guardiano fino all’arrivo del padre biologico” spiegò Rose guardandola.
“Cioè mio padre sarebbe vivo e vivrebbe qua in città?” domandò stupita Paige.
“Ma certo che è vivo. Credevi fosse morto?” disse Gold.
“Be'… sì… considerando quello che mi avevano detto i miei genitori adottivi” rispose Paige.
“Ora non ti dovrai più preoccupare di loro e nemmeno pensarci. Da domani le cose cambieranno” disse Gold.
“Credevo fossero già cambiate da quando mi avete presa qua con voi. Io mi trovo bene. Siete la mia famiglia” disse Paige. Rose sorrise. Ma il suo sorriso scomparve quando Gold disse: “Sono molto felice di sentire ciò. Ma credo che la tua permanenza qua da noi stia per finire. Dopotutto, io non vengo mai a meno in un mio accordo.”
Rose lo guardò malamente e, alzandosi, replicò: “A te non importa nulla di Paige o di come si sentirà andandosene con uno sconosciuto! A te non importa nemmeno di me. Ma solo di te stesso!” e, con le lacrime agli occhi, corse al piano superiore, dove sentirono sbattere una porta. Excalibur abbassò tristemente le orecchie e tra Gold e Paige calò il silenzio. Era evidente che, ormai, la cena era rovinata.
Poco dopo, Rose sentì bussare alla porta. La bambina non disse nemmeno un “avanti”. Non voleva parlare con nessuno. Preferiva rimanersene da sola e sola con i suoi pensieri. Pensava di aver instaurato una pace duratura con suo padre. Invece c’erano ancora molte cose che lui le teneva nascosto. Perché lo faceva? Di sicuro le avrebbe detto che era per proteggerla. Ma lei credeva che fosse per altro e, molto probabilmente, era così.
Gold entrò nella camera della figlia. Quest’ultima alzò di poco la testa dal cuscino, guardandolo. L’uomo si fermò di fronte a lei. Poi Rose gli chiese: “Per quanto ancora pensavi di tenermi nascosto il fatto che Paige se ne sarebbe dovuta andare via?”
Gold sospirò. Poi rispose: “Ti vedevo felice. Non volevo renderti triste.” Rose si sedette – con la schiena contro lo schienale del letto – e guardandolo domandò: “E dicendomelo dopo, non credi di avermi fatto diventare lo stesso triste?”
“Rose, non ho altra scelta: Paige non è la mia vera figlia e io, in quanto suo guardiano, devo rispettare l’accordo stipulato” disse Gold.
“Hai stipulato quell’accordo solo con i suoi genitori adottivi. Potresti cambiare qualcosa” disse Rose.
“Non è così semplice. E poi quell’accordo…” iniziò col dire Gold. Ma si fermò.
“Papà, quell’accordo riguarda altro, vero?” chiese Rose. Il padre non rispose. La figlia aggiunse: “Cos’altro mi stai ancora nascondendo? Ci avevamo dato reciproca fiducia. Perché ti comporti così?”
“Ciò che riguarda il mio lavoro non ti interessa. E poi ho tutto sotto controllo: la signorina Grace starà bene” disse Gold.
“Paige sta già bene. Lo ha detto anche lei prima. Ma perché vuoi cacciarla? Credevo le volessi bene” disse Rose.
“Le voglio bene! E’ solo che glielo avevo promesso” replicò Gold.
“Promesso che cosa? E a chi?” domandò Rose. Gold voltò lo sguardo lateralmente. Diglielo o non diglielo. Riguardò la figlia, rispondendole: “Starà bene. Devi solo avere fiducia in me. Non chiedo altro. La signorina Grace ha già sofferto troppo in passato. Non soffrirà ancora. E poi, anche se non vivrà più qua con noi, potrai continuarla a vedere quando vorrai.” Rose abbassò lo sguardo e Gold, avvicinandosi a lei, la baciò sulla testa per poi dirle: “Ora cerca di riposare, mio piccolo fiore. Se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi. Buonanotte, Rose” e uscì, lasciando un po’ aperta la porta. Rose sospirò. Alzò lo sguardo verso la porta quando sulla soglia comparve Paigem che le chiese: “Posso entrare?” La giovane Gold annuì.
Paige si andò a sedere sul letto, opposta all’amica. Poi le domandò: “Allora, come ti senti?”
“Dovrei fare io questa domanda a te” disse Rose.
“Ho un po’ di paura, ma confido nel Signor Gold. Da quando è diventato il mio guardiano mi ha sempre trattata bene. Non penso mi mandi da un uomo cattivo. I miei genitori adottivi erano cattivi” spiegò Paige. Ci fu silenzio. Poi Rose disse: “La casa sarà vuota senza di te.”
“Lo sai anche tu che non è vero. Avrai pur sempre tuo padre, Dove e Excalibur. Questa casa non sarà mai vuota” disse Paige.
“Mi mancherai molto” disse Rose. Paige sorrise e, dopo aver stretto le mani di Rose nelle sue, disse: “Anche tu. Ma potremmo vederci quando lo vorremo. E io verrò sempre a trovarvi. Dopotutto, siete stati la mia famiglia. Mi avete amata come se fossi stata parte di voi. Nessuno si era mai comportato così con me.”
“Promettimi che non ti dimenticherai di noi” disse Rose.
“Non vivremo più sotto lo stesso tetto, ma come potrei mai dimenticare la mia migliore amica e l’uomo che mi salvata? Tu, però, promettimi che quando tu, io e Henry staremo insieme, non ci farai cacciare ancora nei guai.”
“Questo sarà difficile da promettere. Ricordati che stai pur sempre parlando a una Gold: gli accordi vanno solo con mio padre. Mentre i guai con me” disse Rose.
“L’importante è che rimarremo amiche per sempre” disse Paige.
“Sì. Per sempre” disse Rose e le due sorrisero. Da fuori la camera, Gold sbirciò le due bambine. Poi si mise con la schiena contro il muro e sorrise. Era contento che la sua adorata figlia avesse trovato una valida amica in Paige e sperava che la sua idea di portarla da quel suo conoscente finisse bene per entrambi. Dopotutto, aveva un accordo da rispettare. Un accordo che si protraeva da molto tempo. Da ancora prima della maledizione.



Note dell'autrice: Buona sera miei cari Oncers. Sempre meno al ritorno al ritorno della nostra amata serie. Eccomi qua con la prima parte del nuovo capitolo. Le cose si stanno facendo interessanti. Qua cercherò di includere ben tre episodi in uno (spero ahahah). Come avrete letto si è parlato di fiducia: gold ancora nn si fida della figlia. Vorrebbe raccontarle un sacco di cose ma secondo lui la vuole proteggere. Proteggere , probabile, dalla verità? Verità di cosa? Lo scopriremo ....forse sì o forse no. E Paige si troverà bene con questo conoscente di Gold? Vedremo. Nella prossima parte di capitolo si scoprirà anche questo accordo che Gold fece ancora prima della maledizione (ma con già Rose nata)
Passiamo ai ringraziamenti. Ringrazio tutti coloro che recensiscono e che continuano a seguire la storia (sperando di non annoiarvi). Grazie anche a coloro che la stanno seguendo in silenzio e che l'hanno messa tra le preferite o seguite. Grazie immensamente alla mia amica Lucia. Con ciò vi aspetto alla prossima parte di capitolo. Buona serata, dearies

 
 

 

  
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