Storie originali > Horror
Segui la storia  |      
Autore: Fanhorve    20/02/2016    1 recensioni
"Lascio vivere loro gli ultimi attimi nel divertimento. Affinché il rosso del loro sangue possa irradiare di colore la scacchiera della mia vita, è tutta questione di tintura."
~Questione di tintura~
Raccolta di one shot Horror e Dark Fantasy scritte da me.
Genere: Fantasy, Horror, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

1. Questione di tintura


 


-Su, venga avanti caro amico- 

pronunciarono quelle labbra cremisi
in grado di addolcire anche le parole più rozze.

-Non abbia paura, mica la mangio- dischiuse le labbra in un sorriso candido, mentre sulle guance si formavano due piccole fossette. 
Ricambiai con un debole sorriso, 
e seguii la donna dal bizzarro abito rosso dai dettagli ottocenteschi.
Arrivammo in un salottino, 
ove ella si sedette su una poltroncina attendendo ch'io facessi lo stesso.

-Beh, devo ammettere che ha una grande e graziosa dimora- dissi sedendomi adeguatamente sul divanetto di fronte.

-La ringrazio. Apparteneva ai miei avi, peccato non abbia una persona con cui condividerla.- si tolse i sottili guanti d'organza che adagiò sul tavolino, ma un particolare catturò la mia attenzione, da essi cadde un minuscolo spillo luccicante. 
Ella schioccó le dita, e un cameriere venne a portare il tè.

-Oh, lei è sola?-

-Già, la mia prozia è morta sette mesi fa, da quel dì nessun estraneo ha più messo piede qui dentro. Eccetto lei ovviamente.-
Il cameriere mi porse una tazzina di porcellana riempiendola di un liquido rossastro.

-È tè ai lamponi, non riesco proprio a farne a meno. Spero lo apprezzi anche lei.- disse la donna.
Mi portai la tazza alle labbra, e lasciai che il liquido mi pervase la bocca, la sua dolcezza era unica e non provai mai una calma totale come quella che mi prese subito dopo aver terminato quell'elisir di piacere.

-Si sente bene?- mi chiese. 
Alzai lo sguardo, e feci uno dei miei migliori sorrisi.

-Mai stato meglio, mi sento...non so, rilassato.-
Ella si sedette al mio fianco e prese la mia mano, accarezzandone le nocche.

-Bene, non le andrebbe...- fece una pausa e la curiosità prese le redini delle mie sinapsi.

-Si?-

-...un gioco?-
Non avevo mai adorato i giochi in generale, 
anche in questi regnavano sovrane le regole. 
Inutili tasselli che si basavano sull'aiutare o mettere in difficoltà il giocatore.

-Che tipo di gioco?- 
Sorrise compiaciuta, mentre si aggiustava una bionda ciocca di capelli.

-Una partita a scacchi.- 
Annuii debolmente, solitamente chi offriva una partita a scacchi aveva sempre il suo secondo fine. 
Una vittoria avrebbe significato un guadagnoso profitto nei miei interessi. 
La sconfitta non mi interessava, non mi sarei mai lasciato battere da una donna dalle mani lisce come la seta.

-Qual è il tuo scopo?-

-Iniziamo a darci del tu? Oh beh le cose allora cambiano.-

-Allora? Cosa ci guadagno?-
Abbandonò la mia mano e successivamente si alzò in piedi con un'aria corrucciata in viso.

-Credi ci sia un profitto su tutto?-

-Ebbene si.- 
Il suo viso si riaccese in un sorriso suggestivo.

-In questo caso...se vinci, avrai me.-

-Chi ti dice io voglia te?-

-Puoi sempre rifiutare l'offerta.-
Il silenzio prese il sopravvento per lunghi attimi; infine mi decisi a parlare.

-In caso perdessi?-

-Beh, in quel caso lo vedrai.-

L'ignoto la faceva da padrone, e di certo non avevo intenzione di rifiutare il brivido del dubbio.

-Accetto cara donzella.-

-Molto bene. Edward, va a preparare la scacchiera per favore. Si preannuncia una bella partita.- 
L'inserviente che mi servì il tè accenò con il capo e lasciò la stanza.


 


 


 

Mi ritrovai in un enorme camerata la quale non lasciava molta disposizione ai colori. 
Regnavano sovrani il nero e il bianco; ma non nei dipinti, essi contenevano immagini di bellissime donne a colori, ovviamente sempre rinchiuse in grossolane cornici nere. 
Le pareti bianche si opponevano al nero delle tende, e queste erano in armonia con il pavimento. 
Esso separava il bianco dal nero, limitando i due opposti in quadrati lunghi una quarantina di centimetri, le parti nere delimitavano quelle bianche quasi fosse...una scacchiera.
In quel momento la donna prese posto dietro le mie spalle accarezzandole e rilassandole. 
Mi scostai rapidamente girandomi verso di lei.

-Che significa tutto questo?-

-Ti facevo più loquace. Non lo vedi da solo? Siamo sul campo da gioco, siamo sulla nostra scacchiera, siamo in procinto di scontrarci l'uno contro l'altro. Bianco contro nero, opposto contro opposto. Non la trovi una cosa eccitante?-

-Devo ammettere...che lei è una donna davvero ricca di sorprese. Ma mi dica la prego, le pedine? Qualcosa dovrà pur muoversi su questo terreno maledetto.-

-Oh, torniamo a darci del lei? Giusta osservazione, ma la domanda da fare è diversa. Qualcosa o qualcuno dovrà muoversi? Beh le dico solo che le nostre pedine stanno per arrivare, dia tempo al tempo.-

Attendemmo ancora qualche attimo e successivamente una porticina secondaria si aprì, ecco entrare nel salone le pedine. 
Ma non erano pedine...erano persone, camerieri ed inservienti, i quali indossavano sfarzosi abiti neri e bianchi. Sui loro sterni si trovavano degli spilli, che segnavano la forma di quel che dovevano essere i loro simboli, torri, figure di cavalli ed alfieri. 
Un pensiero mi balenò in testa, chi avrebbe occupato il posto dei pedoni? 
E subito un'altra porta si aprì, altri visi inanimati occuparono la mia vista, visi prosciugati di vita con un'espressione di indifferenza dipinta in volto... erano bambini.
Spostai la vista sull'indecifrabile sguardo di lei, mostrava un sorriso a trentadue denti e attendeva una mia parola.

-È forse uno scherzo?-

Dischiuse i suoi enormi occhi blu e andò a posizionarsi sul lato opposto della scacchiera.

-Quale scherzo? Io non vedo l'ora di cominciare. Allora, pronto o devo rinfrescarle le regole? Lei occupa la posizione del Re dei Neri, mentre io...-
disse posandosi una corona bianca sul capo.

-...sarò la sovrana dei Bianchi.-

Nei suoi occhi regnava la scintilla della follia, grande e immensa nella fragilità di quel corpo grazioso e minuto.
Andai a posizionarmi nell'unica casella restante dei Neri, io sovrano di essi, avrei deciso ogni loro mossa.

-I Bianchi muovono per primi o sbaglio, Madame?-

-Non sbaglia affatto Signore, sposto quindi il mio pedone in D4.-

Un bambino interamente vestito di bianco andò a spostarsi sulla fatidica casella. 
Era il mio turno. 
-Pedone in H5.-

Successivamente un mio pedone era in procinto di essere mangiato da un altro, tremava e io non capivo il perché, in fondo era solo un gioco che prevedeva un'eliminazione.
Subito dopo i miei dubbi svanirono del tutto, il pedone bianco sguainó dalla sua manica uno spillo lungo una ventina di centimetri, 
chiuse gli occhi e infilzò il petto del bambino, lasciandolo accasciato a terra. 
Una risata rieccheggiò nel salone,
essa conteneva divertimento e sadismo, un enorme desiderio di sadismo compiuto davanti ai miei occhi. Poi la sua voce rieccheggiò nuovamente:

- Edward, la prima pedina è stata fatta fuori, non dubitavo affatto che sarebbe stata del nostro caro Ospite, è il momento che paghi, non trovi?-

Edward si avvicinò a me, e prese ad esaminarmi il corpo.

-Inizia pure con il polpaccio destro, Edward.-

-Che avete intenzione di fare?- iniziai a gridare ed ad allontanarmi dalla mia postazione.

-Oh già che sbadata, ho dimenticato di dirti una regola banalissima. Ogni volta che un tuo giocatore viene mangiato, in questo caso ammazzato, tu ne subisci le conseguenze. Quindi in questo caso, riceverai anche tu uno spillo, non nel cuore ovviamente...direi che possiamo iniziare benissimo dalle gambe, non trovi?-

-Tu sei pazza!-

Ella riprese a ridere ed io non aspettai altro che quel momento per correre, non avrei permesso di mettere nuovamente in pericolo la vita di persone innocenti solo per il suo divertimento. Se ne fosse andata al diavolo anche lei. Corsi fino al portone cercando di aprirlo, ma esso ormai era chiuso lasciando uscire solo la mia speranza di fuga.

-Oh caro, hai già intenzione di andartene? Vedi, ormai non si sofferma più solo sul fatto di avere me... Si tratta del fatto della tua libertà. Insomma, ovviamente non mi aspettavo che tu accettassi subito di partecipare, ma ora va tutto oltre a Me, si parla della tua unica possibilità di fuga. Ormai questa partita è stata iniziata, e sinceramente non vedo l'ora di terminarla.-

Ammiccò tenacemente, ora non notavo più il suo viso grazioso ma solo la sua voglia di cruenza. Il viso mi si contorse in una smorfia di tristezza.

-Chi sono quelle persone? Perché le lasci perdere la loro vita così inutilmente?-

-Sono per lo più orfani senza speranza e malati terminali, lascio vivere loro gli ultimi attimi nel divertimento. Affinché il rosso del loro sangue possa irradiare di colore la scacchiera della mia vita, è tutta questione di tintura.
Ora per piacere riprendiamo la partita, inizio ad annoiarmi.-

Un bruciore lancinante mi colpì il polpaccio destro, lo spillo era stato immesso nella carne; era giunto il momento di terminare quella partita ed andarmene. Un'idea mi surclassò la mente: nelle regole degli Scacchi il Re non poteva venir mangiato da nessuno ma solo minacciato, di conseguenza non avrei rischiato del tutto la morte. Dovevo solo convincermi che quelle che stavo comandando erano solo innocue pedine e non persone reali.

Con la voce rotta dal dolore provocato dalla ferita, continuai la partita. Per lunghi momenti vidi versare sangue, ascoltai i lamenti delle anime dannate e sentii sulla mia stessa pelle il sapore delle ferite. 
Rimanevano solo il Re dei Bianchi, la loro Regina, un alfiere, una torre e due pedoni. 
Mentre a me restava la Regina, un cavallo, le due torri e un pedone. 
Le mosse successive mi avrebbero portato al mio stesso Scacco Matto, avrei perso e riempito di contentezza quella donna. 
Mossi il mio cavallo in prossimità del Sovrano Bianco, a me restava una sola casella di fuga che sarebbe stata ben presto occupata dall'alfiere.

-Re, mangia il cavallo in C7- disse la sua voce mielosa. 
Un altro spillo mi entrò nella clavicola sinistra, portando il mio fiato a divenire ancora più corto, quella donna mi stava portando alla rovina e lasciava che mi uccidessi con le mie stesse mani. Non avevo nessuna intenzione di mollare, avrei finito quella partita, in fondo vedere il suo stesso sangue colarle sul corpo non mi dispiaceva, le faceva assumere un aspetto ancora più diabolico del necessario. In quel momento nelle profondità più vaste della mia mente, si accese una piccola scintilla di genio. 
Avrei potuto benissimo portare in due turni distinti il mio pedone dietro al Re e obbligarlo allo Scacco Matto, la mia salvezza si stava nuovamente ricreando.

-Sposto il mio pedone in G4.- dissi più convinto che mai.

-Bella mossa mio caro, mi lasci in difficoltà.-

-Non potevo desiderare di meglio.-

-Beh...peccato che in fondo neanche io posso controllare il caso. Il destino ha deciso un fine diverso, non trovi mia cara torre? Spostati in D6.-

In quel momento mi voltai, rendendomi finalmente conto della mia vera posizione, ero in gabbia non essendomi reso conto della seconda torre che restava in agguato in attesa di un mio passo falso. Lei uscì dalla sua casella e mi venne incontro con passo adagiato, quasi non sentisse le lame che le segnavano le braccia. Portò il suo viso vicino al mio e sussurrò la mia condanna.

-Scacco Matto.-

Crollai per terra in attesa di un suo ordine, la vidi giocherellare con le sue labbra e sedersi di fronte a me.

-Direi che alla fine hai perso.- disse

-Non sprecare fiato e dimmi cosa vuoi da me.-

-Mh, ci siamo alterati eh? Beh io direi che un bacio mi basta.-

Alzai il viso di colpo fissandola negli occhi, non scherzava o aveva solo voglia di prendersi ancora un po' gioco di me? 
Si sporse in avanti e adagiò le labbra sulle mie, l'aroma di tè ai lamponi mi impregnò nuovamente la bocca facendomi rilassare, mi abbandonai al tocco della sua lingua...
Finché non lo sentii, liscio e pungente mi scivolò sulla lingua bloccandosi nell'epiglottide...l'ennesimo spillo. 
Il fiato si affaticò ulteriormente, sentii le sue labbra togliere il contatto dalle mie e ricominciare a ridere. 
Il buio prese il sopravvento, e mi rimase solo il dolce sapore di lamponi accompagnato da quella voce così intonata da risultare micidiale. 



 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Fanhorve