«Non
definirmi vigliacco»,
pronunciò seccamente, riservandole uno sguardo pieno
d’astio. Anche
quell’improvviso odio sembrava fatto di piombo, pesando come
un macigno sul
cuore di lei, incapace però di cancellare con un colpo di
spugna ciò che
iniziava a sentire nei confronti di lui. «Esistono
cose che non possono essere stravolte solo per la tua totale
mancanza di giudizio, differenze insormontabili che non puoi
eliminare». Hermione sapeva che non era vero. «Non
trattarmi così, non te lo consento». Hermione ricordava ancora la sensazione che
aveva provato in quel momento, labbra contro labbra, prima che lui
riprendesse
coscienza del gesto in cui lei l’aveva coinvolto e
l’allontanasse rivolgendole
uno sguardo sgomento e circospetto allo stesso tempo; ricordava come se
lo
stesse vivendo in quel momento il sapore della sua bocca, freddo come
il Whisky
Incendiario bevuto poco prima e caldo come solo il ricordo poteva
renderlo;
ricordava il lieve brivido che l’aveva attraversata
all’istante, facendole
socchiudere gli occhi per la soddisfazione provata nel compiere un
gesto
anelato da tempo. «Cosa
pensavi di fare?», le domandò, soffiando fuori le
parole sulla sua bocca ancora
troppo vicina, stringendole i polsi in una stretta morsa tuttavia
affatto
dolorosa. Lucius le rivolse uno sguardo sprezzante ma Hermione sapeva
che
nulla, nella sua espressione, era verità: riusciva a mentire
anche con lei,
ora? Hermione si domandò, perdendosi nella grigia
illusione del suo appartamento, come sarebbe stato vedere la percezione
del
giusto e sbagliato venir spodestata da una carezza. Un nuovo sentimento
si era
affacciato nella sua vita, contrastando il buonsenso che si era sempre
vantata
di possedere e al quale però non era stata in grado di
resistere, la necessità
di sentirsi di nuovo viva troppo forte per essere ignorata o relegata
in
qualche angolo remoto della sua mente. Note. Ammetto
di essere quasi sempre in imbarazzo quando giungo alle note finali,
perché non so mai cosa scrivere.
Il peso della leggerezza
Il
grigio era dappertutto.
Hermione lo vedeva nelle iridi dei passanti che
incrociava per strada e in quelle dei suoi collaboratori al Ministero,
sebbene
fossero tutte di altri colori: alcune castane, altre nere, altre ancora
azzurre; lo vedeva nelle crepe dei muri della sua casa, colorate di un
acceso ma
tranquillizzante celeste; persino il suo riflesso allo specchio,
mattina dopo
mattina, le mostrava occhi con quella tonalità.
Come il grigio degli occhi di lui quando li
incrociava, una sfumatura appena più chiara del piombo ed
infinitamente meno
pesante, capace di stregarla con una tale leggerezza che mai avrebbe
creduto
possibile.
Occhi portatori di promesse infrante e alle
quali mai sarebbe stato in grado d’adempiere, grigie come la
più torbida delle
menzogne; bugie lusinghiere che le rivolgeva sguardo dopo sguardo,
lasciando
che lei ingannasse sé stessa senza poterlo evitare.
Come potevano, quegli occhi di piombo dal peso
sconosciuto, farla sentire così leggera? Quel grigio la
confondeva, rendendo
instabili e contraddittori i suoi pensieri.
Come sarebbe stato lasciarsi percorrere ancora da
quello sguardo? Quale sensazione avrebbe provato nel vederli brillanti
e lucidi
d’eccitazione? Sarebbe stata in grado di smarrirsi dentro
tutto quel grigio,
lasciando che i pensieri si mescolassero a vicenda per poi annullarsi?
Sarebbe
stata capace di rinunciare a ciò che il suo sguardo su di
lei le faceva
provare?
Un peso leggero che sembrava scaldarle il cuore;
sussurri di piombo e grida delicate, messaggeri di parole mai
pronunciate ma
comunque percepite, ecco cos’era lui ai suoi occhi: un
insieme di sentimenti
impliciti, volutamente nascosti per non turbare le persone che stavano
loro
accanto; emozioni celate agli sguardi degli altri, custodite come se
davvero
fossero state un segreto da condividere esclusivamente l’uno
con l’altra.
Qualcosa da stringere tra le mani, proteggendolo dai dubbi della loro
stessa
razionalità che ricordava, ogni volta, una delle poche
differenze che
sembravano rimanere insormontabili nonostante l’indifferenza
di lei.
Ed Hermione sapeva quante volte ne aveva
discusso con lui, cercando di fargli capire quanto poco le importasse,
ma era
un punto sul quale lui sembrava non transigere - forse per troppo
orgoglio,
forse per abitudine.
«Non
m’importa!», aveva replicato lei con fervore,
prendendogli una mano per
posarsela sopra il cuore che correva sempre più veloce, eco
della colpevole leggerezza
negli occhi di entrambi. «Lo senti, Lucius? Come puoi
ignorarlo?».
Lui
l’aveva letteralmente fulminata con lo sguardo, facendo
sì che anche il respiro
di lei si fermasse come rapito dalla sfumatura scura che ora poteva
vedere
dentro tutto quel grigio, nel quale avrebbe desiderato smarrirsi.
«Ho il doppio
dei tuoi anni, questo non ti dice niente? Potresti essere mia figlia,
Sanguesporco».
«Non
lo fare», la voce di lei risuonava scossa, disturbata dalle
lacrime che cercava
di trattenere senza risultato. «Non insultarmi solo per
pulirti la coscienza».
«Coscienza?
Credi davvero si tratti di questo? Sanguesporco, quelli come me
l’hanno
smarrita da tempo. O forse non l’hanno mai avuta».
Gliel’aveva dimostrato più e più volte,
il fatto che ne possedesse anche lui una. Come poteva non averla, se
era stata
proprio quella a far sì che si allontanasse da lei,
lasciandola in balìa del
lieve peso della sua solitudine colorata di grigio?
Certo, c’erano Harry e Ron... come
avrebbe lasciato che la presenza costante dei suoi due migliori amici
mitigasse
la pesante assenza di lui? Incontrarlo per Diagon Alley, in compagnia
della sua
adorata moglie, ora aveva un gusto diverso.
Non esisteva più l’innocente sensazione
d’aspettativa dei primi tempi; non esisteva più il
furioso battito del suo
cuore non appena ammirava quegli occhi grigi su di sé,
desiderando di
perdervisi; non esisteva più l’emozione di sguardi
timidi, gote arrossate ed
occhi brillanti in attesa di un contatto che difficilmente sarebbe
arrivato.
Esistevano solo coscienza e consapevolezza
nel constatare quanto le sue sensazioni avessero subìto un
cambiamento: l’età
delle favole era terminata anni prima, e con essa l’illusione
che quel per sempre tanto
desiderato sarebbe
stato riservato anche a lei. La verità era che, ora, il peso
dei suoi
sentimenti verso di lui non sembrava avere alcuna consistenza,
lasciandola
quasi fluttuare in una beatitudine talmente impercettibile che sarebbe
potuta
scomparire da un momento all’altro senza che lei quasi
riuscisse ad
accorgersene. Ed allora per quale motivo continuava a sentirsi
così leggera ogni
volta che incrociava il suo sguardo, di un grigio malinconico quando si
posava
su di lei? E perché quegli occhi sembravano essere
l’unica cosa capace di farla
sentire così bene con sé stessa? Cosa
c’era che non andava in lei?
Arrivare ad innamorarsi di uno sguardo
sembrava improvvisamente un atteggiamento del tutto infantile, eppure
Hermione
non riusciva a cancellare quel grigio dalla sua mente. Non voleva
farlo,
desiderando invece sentire nuovamente la bellissima sensazione che era
l’avere
quelle iridi su di sé.
L’ardore in quegli occhi grigi ogni volta che la
guardava, trasmettendole ciò che non avrebbe mai detto a
parole. Mani grandi e
calde dalla pelle diafana che le percorrevano il corpo come se fosse
stato di
cristallo, troppo prezioso per essere trattato con ingordigia. Labbra
sottili e
arrossate che le sussurravano promesse che non sarebbe mai stato in
grado d’adempiere,
bugie affilate racchiuse in baci di velluto.
«Orgogliosa
come sempre, Sanguesporco... mi chiedo cosa penserebbero di te i tuoi
amici se
ti vedessero ora, inginocchiata davanti un Mangiamorte pregandolo di
amarti»,
la celiò con un sorriso che ricordava troppo quello che era
sempre abituata a
vedere sul volto del figlio. «Alzati, ti stai rendendo
ridicola».
Hermione
si lasciò sollevare, chiedendosi distrattamente che fine
avesse fatto la sua
vena battagliera. Dov’era finito l’orgoglio che lui
le aveva appena ricordato
di possedere? Non l’aveva più, spodestato ormai da
ciò che quegli occhi grigi
avevano cominciato a farle provare. Si sarebbe mai stancata di
ammirarli,
incapaci di essere altro che freddi e algidi?
Non
con lei, però, non quando la guardava. D’un tratto
divenivano caldi e luminosi,
ben lontani dalla normalità, mostrandole davvero che tutto
ciò che usciva da
quella bocca severa non erano altro che bugie. Gli occhi non mentivano,
non
erano in grado di farlo, riflessi di ciò che vi era in
quelli di Hermione: il
peso leggero di un sentimento fin troppo simile all’amore,
verso quelle iridi
di ghiaccio improvvisamente sciolto. Come ogni volta che la guardava,
caldi e
sereni grazie all’emozione a cui non voleva dare un nome
preferendo nasconderla
dietro una fasulla freddezza.
Alzò
il viso, scoprendosi osservata dagli occhi di Lucius. No, non la stava
solo
osservando... Hermione poté vedere un lampo
d’indecisione sfrecciare in quelle
iridi, illuminandogliele, e per lei fu più che sufficiente.
Si alzò ancora di
più, raggiungendolo meglio vista la differenza
d’altezza che li separava - o
era dell’età, quella che lui non voleva superare?
- per fare finalmente ciò che
aveva bramato da tempo senza tuttavia esserne mai riuscita.
Lo
baciò.
«Credi
davvero che questo possa riuscire a farmi dimenticare chi sei, o chi
sono io?
Sei davvero così ingenua?», proseguì
ancora, dandole le spalle. Hermione lo seguì
con lo sguardo, preferendo il silenzio alle accuse che gli avrebbe
sicuramente
rivolto se avesse deciso di aprir bocca.
Possibile
che non capisse quanto non riuscisse a fare a meno di lui, dei suoi
occhi,
delle sue mani ed ora anche delle sue labbra? Si domandò
distrattamente chi
fosse, tra loro due, il vero ingenuo.
«Sono
sposato. Certe leggerezze dovrei averle scordate da tempo»,
mormorò deglutendo
il senso di colpa che sembrava aver sostituito la sorpresa nei suoi
occhi.
«Sei
umano, Lucius, forse più di quanto pensi».
Hermione
lo vide stringere le palpebre, regalandole l’ennesima
occhiata astiosa, e lei
si chiese se fosse dovuta al suo comportamento o al fatto che lo avesse
condotto a cederle. Aveva ottenuto ciò che aveva desiderato
per lungo tempo,
seppur tramite un lieve contatto; non riusciva a pensare ad altro che
non fosse
la sensazione di leggerezza che il peso del suo gesto le stava facendo
provare,
il cui significato venne prontamente spazzato via dal freddo e
istantaneo
grigio dei suoi occhi.
«Amo
Narcissa», sillabò lentamente, forse per
convincersi lui stesso. «Niente potrà
cambiare questo, tantomeno non una debolezza che mai sarebbe dovuta
avvenire e
che, mi auguro, non si ripeta più. Dovresti davvero
ricordarti chi sei».
«La
tua debolezza?», Hermione alzò gli occhi sul suo
viso, scoprendolo meno ostile
di quanto avesse sperato, formulando la domanda con velata innocenza.
Peccato
che non lo fosse più nulla, in lei. Lucius espirò
a fatica e lei vide
chiaramente l’esatto momento in cui scese a patti con
sé stesso, mostrando
un’umanità che mai gli aveva visto palesare.
Fissò le labbra dell’uomo ancora
una volta, richiamando alla mente le leggere sensazioni che le aveva
prodotto
il sfiorarle e, per la prima volta da quando si era innamorata di
quegli occhi
grigi, sorrise. Sorriso d’amore sincero, a lungo trattenuto
ed ora libero di
manifestarsi illuminandole il volto e gli occhi, sorriso complice e
lieve come
poteva esserlo una carezza donata con affetto.
«Sì».
Quanto sarebbe stato bello sognare, ancora
una volta, capelli biondi e occhi grigi? Cos’avrebbe provato,
nel percepire
quelle mani grandi che a lungo aveva ammirato in silenzio percorrerla
con
brama? Quale nuovo sapore avrebbero avuto quelle labbra perennemente
tirate in
una sottile linea di disapprovazione? Con quali occhi
l’avrebbe guardata?
Hermione avrebbe voluto sentire ancora
una volta il leggero peso di quelle iridi su di sé, le
uniche capaci di
scaldarla nonostante la freddezza del loro colore e le sole in grado di
farla
sentire finalmente viva.
Innamorata di uno sguardo che non riusciva
a togliersi dalla mente, di cui non desiderava disfarsi ma anzi
circondarsi.
Aveva a lungo desiderato che lui la stringesse in un abbraccio, magari
mormorandole parole fin troppo estranee per lui.
No, Lucius Malfoy non sarebbe mai stato
in grado di essere gentile, né di amarla nel modo che
meritava e che gli aveva
inutilmente chiesto, Hermione lo sapeva e non riusciva a fargliene una
colpa.
Era stato grazie al freddo calore dei
suoi occhi grigi che si era innamorata di lui, solo dopo giorni e
giorni era
riuscita a riconoscerlo. Ora lo sapeva, tuttavia, e questo le
permetteva di
essere finalmente sincera con il suo riflesso allo specchio,
permettendole di non
ingannarsi più con quel dolce e leggero peso che sentiva
avvolgerle il cuore.
Il peso della leggerezza era grigio.
Come
gli occhi di Lucius Malfoy.
Ad ogni modo, il pairing Lucius/Hermione purtroppo è poco
utilizzato qui in Italia, forse per la differenza d'età tra
i due personaggi... non so, ma confesso che è uno dei pochi
su cui ho iniziato a scrivere volentieri, forse proprio per quella
differenza accennata sopra. Chissà.
Storia
partecipante al contest "Age
gap" indetto da Matilde di Shabran sul forum di efp.