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Autore: erzsi    20/02/2016    8 recensioni
Hermione alzò gli occhi sul suo viso, scoprendolo meno ostile di quanto avesse sperato, formulando la domanda con velata innocenza. Fissò le labbra dell’uomo ancora una volta, richiamando alla mente le leggere sensazioni che le aveva prodotto il sfiorarle e, per la prima volta da quando si era innamorata di quegli occhi grigi, sorrise.
Prima classificata al contest “Age gap” indetto da Matilde di Shabran sul forum di EFP
Prima classificata a parimerito al contest “AAA cercasi crack pairing” indetto da Alexalovesmal e valutato da Jadis_ sul forum di EFP
Storia partecipante al contest "Diamo spazio alle crackpairing!" indetto da eleCorti sul forum di EFP
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Lucius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Contesto generale/vago
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Il peso della leggerezza













Il grigio era dappertutto.
Hermione lo vedeva nelle iridi dei passanti che incrociava per strada e in quelle dei suoi collaboratori al Ministero, sebbene fossero tutte di altri colori: alcune castane, altre nere, altre ancora azzurre; lo vedeva nelle crepe dei muri della sua casa, colorate di un acceso ma tranquillizzante celeste; persino il suo riflesso allo specchio, mattina dopo mattina, le mostrava occhi con quella tonalità.
Come il grigio degli occhi di lui quando li incrociava, una sfumatura appena più chiara del piombo ed infinitamente meno pesante, capace di stregarla con una tale leggerezza che mai avrebbe creduto possibile.
Occhi portatori di promesse infrante e alle quali mai sarebbe stato in grado d’adempiere, grigie come la più torbida delle menzogne; bugie lusinghiere che le rivolgeva sguardo dopo sguardo, lasciando che lei ingannasse sé stessa senza poterlo evitare.
Come potevano, quegli occhi di piombo dal peso sconosciuto, farla sentire così leggera? Quel grigio la confondeva, rendendo instabili e contraddittori i suoi pensieri.
Come sarebbe stato lasciarsi percorrere ancora da quello sguardo? Quale sensazione avrebbe provato nel vederli brillanti e lucidi d’eccitazione? Sarebbe stata in grado di smarrirsi dentro tutto quel grigio, lasciando che i pensieri si mescolassero a vicenda per poi annullarsi? Sarebbe stata capace di rinunciare a ciò che il suo sguardo su di lei le faceva provare?
Un peso leggero che sembrava scaldarle il cuore; sussurri di piombo e grida delicate, messaggeri di parole mai pronunciate ma comunque percepite, ecco cos’era lui ai suoi occhi: un insieme di sentimenti impliciti, volutamente nascosti per non turbare le persone che stavano loro accanto; emozioni celate agli sguardi degli altri, custodite come se davvero fossero state un segreto da condividere esclusivamente l’uno con l’altra. Qualcosa da stringere tra le mani, proteggendolo dai dubbi della loro stessa razionalità che ricordava, ogni volta, una delle poche differenze che sembravano rimanere insormontabili nonostante l’indifferenza di lei.
Ed Hermione sapeva quante volte ne aveva discusso con lui, cercando di fargli capire quanto poco le importasse, ma era un punto sul quale lui sembrava non transigere - forse per troppo orgoglio, forse per abitudine.


«Non definirmi vigliacco», pronunciò seccamente, riservandole uno sguardo pieno d’astio. Anche quell’improvviso odio sembrava fatto di piombo, pesando come un macigno sul cuore di lei, incapace però di cancellare con un colpo di spugna ciò che iniziava a sentire nei confronti di lui. «Esistono cose che non possono essere stravolte solo per la tua totale mancanza di giudizio, differenze insormontabili che non puoi eliminare».
«Non m’importa!», aveva replicato lei con fervore, prendendogli una mano per posarsela sopra il cuore che correva sempre più veloce, eco della colpevole leggerezza negli occhi di entrambi. «Lo senti, Lucius? Come puoi ignorarlo?».
Lui l’aveva letteralmente fulminata con lo sguardo, facendo sì che anche il respiro di lei si fermasse come rapito dalla sfumatura scura che ora poteva vedere dentro tutto quel grigio, nel quale avrebbe desiderato smarrirsi. «Ho il doppio dei tuoi anni, questo non ti dice niente? Potresti essere mia figlia, Sanguesporco».
«Non lo fare», la voce di lei risuonava scossa, disturbata dalle lacrime che cercava di trattenere senza risultato. «Non insultarmi solo per pulirti la coscienza».
«Coscienza? Credi davvero si tratti di questo? Sanguesporco, quelli come me l’hanno smarrita da tempo. O forse non l’hanno mai avuta».


Hermione sapeva che non era vero.
Gliel’aveva dimostrato più e più volte, il fatto che ne possedesse anche lui una. Come poteva non averla, se era stata proprio quella a far sì che si allontanasse da lei, lasciandola in balìa del lieve peso della sua solitudine colorata di grigio?
Certo, c’erano Harry e Ron... come avrebbe lasciato che la presenza costante dei suoi due migliori amici mitigasse la pesante assenza di lui? Incontrarlo per Diagon Alley, in compagnia della sua adorata moglie, ora aveva un gusto diverso.
Non esisteva più l’innocente sensazione d’aspettativa dei primi tempi; non esisteva più il furioso battito del suo cuore non appena ammirava quegli occhi grigi su di sé, desiderando di perdervisi; non esisteva più l’emozione di sguardi timidi, gote arrossate ed occhi brillanti in attesa di un contatto che difficilmente sarebbe arrivato.
Esistevano solo coscienza e consapevolezza nel constatare quanto le sue sensazioni avessero subìto un cambiamento: l’età delle favole era terminata anni prima, e con essa l’illusione che quel per sempre tanto desiderato sarebbe stato riservato anche a lei. La verità era che, ora, il peso dei suoi sentimenti verso di lui non sembrava avere alcuna consistenza, lasciandola quasi fluttuare in una beatitudine talmente impercettibile che sarebbe potuta scomparire da un momento all’altro senza che lei quasi riuscisse ad accorgersene. Ed allora per quale motivo continuava a sentirsi così leggera ogni volta che incrociava il suo sguardo, di un grigio malinconico quando si posava su di lei? E perché quegli occhi sembravano essere l’unica cosa capace di farla sentire così bene con sé stessa? Cosa c’era che non andava in lei?
Arrivare ad innamorarsi di uno sguardo sembrava improvvisamente un atteggiamento del tutto infantile, eppure Hermione non riusciva a cancellare quel grigio dalla sua mente. Non voleva farlo, desiderando invece sentire nuovamente la bellissima sensazione che era l’avere quelle iridi su di sé.
L’ardore in quegli occhi grigi ogni volta che la guardava, trasmettendole ciò che non avrebbe mai detto a parole. Mani grandi e calde dalla pelle diafana che le percorrevano il corpo come se fosse stato di cristallo, troppo prezioso per essere trattato con ingordigia. Labbra sottili e arrossate che le sussurravano promesse che non sarebbe mai stato in grado d’adempiere, bugie affilate racchiuse in baci di velluto.


«Non trattarmi così, non te lo consento».
«Orgogliosa come sempre, Sanguesporco... mi chiedo cosa penserebbero di te i tuoi amici se ti vedessero ora, inginocchiata davanti un Mangiamorte pregandolo di amarti», la celiò con un sorriso che ricordava troppo quello che era sempre abituata a vedere sul volto del figlio. «Alzati, ti stai rendendo ridicola».
Hermione si lasciò sollevare, chiedendosi distrattamente che fine avesse fatto la sua vena battagliera. Dov’era finito l’orgoglio che lui le aveva appena ricordato di possedere? Non l’aveva più, spodestato ormai da ciò che quegli occhi grigi avevano cominciato a farle provare. Si sarebbe mai stancata di ammirarli, incapaci di essere altro che freddi e algidi?
Non con lei, però, non quando la guardava. D’un tratto divenivano caldi e luminosi, ben lontani dalla normalità, mostrandole davvero che tutto ciò che usciva da quella bocca severa non erano altro che bugie. Gli occhi non mentivano, non erano in grado di farlo, riflessi di ciò che vi era in quelli di Hermione: il peso leggero di un sentimento fin troppo simile all’amore, verso quelle iridi di ghiaccio improvvisamente sciolto. Come ogni volta che la guardava, caldi e sereni grazie all’emozione a cui non voleva dare un nome preferendo nasconderla dietro una fasulla freddezza.
Alzò il viso, scoprendosi osservata dagli occhi di Lucius. No, non la stava solo osservando... Hermione poté vedere un lampo d’indecisione sfrecciare in quelle iridi, illuminandogliele, e per lei fu più che sufficiente. Si alzò ancora di più, raggiungendolo meglio vista la differenza d’altezza che li separava - o era dell’età, quella che lui non voleva superare? - per fare finalmente ciò che aveva bramato da tempo senza tuttavia esserne mai riuscita.
Lo baciò.


Hermione ricordava ancora la sensazione che aveva provato in quel momento, labbra contro labbra, prima che lui riprendesse coscienza del gesto in cui lei l’aveva coinvolto e l’allontanasse rivolgendole uno sguardo sgomento e circospetto allo stesso tempo; ricordava come se lo stesse vivendo in quel momento il sapore della sua bocca, freddo come il Whisky Incendiario bevuto poco prima e caldo come solo il ricordo poteva renderlo; ricordava il lieve brivido che l’aveva attraversata all’istante, facendole socchiudere gli occhi per la soddisfazione provata nel compiere un gesto anelato da tempo.


«Cosa pensavi di fare?», le domandò, soffiando fuori le parole sulla sua bocca ancora troppo vicina, stringendole i polsi in una stretta morsa tuttavia affatto dolorosa. Lucius le rivolse uno sguardo sprezzante ma Hermione sapeva che nulla, nella sua espressione, era verità: riusciva a mentire anche con lei, ora?
«Credi davvero che questo possa riuscire a farmi dimenticare chi sei, o chi sono io? Sei davvero così ingenua?», proseguì ancora, dandole le spalle. Hermione lo seguì con lo sguardo, preferendo il silenzio alle accuse che gli avrebbe sicuramente rivolto se avesse deciso di aprir bocca.
Possibile che non capisse quanto non riuscisse a fare a meno di lui, dei suoi occhi, delle sue mani ed ora anche delle sue labbra? Si domandò distrattamente chi fosse, tra loro due, il vero ingenuo.
«Sono sposato. Certe leggerezze dovrei averle scordate da tempo», mormorò deglutendo il senso di colpa che sembrava aver sostituito la sorpresa nei suoi occhi.
«Sei umano, Lucius, forse più di quanto pensi».
Hermione lo vide stringere le palpebre, regalandole l’ennesima occhiata astiosa, e lei si chiese se fosse dovuta al suo comportamento o al fatto che lo avesse condotto a cederle. Aveva ottenuto ciò che aveva desiderato per lungo tempo, seppur tramite un lieve contatto; non riusciva a pensare ad altro che non fosse la sensazione di leggerezza che il peso del suo gesto le stava facendo provare, il cui significato venne prontamente spazzato via dal freddo e istantaneo grigio dei suoi occhi.
«Amo Narcissa», sillabò lentamente, forse per convincersi lui stesso. «Niente potrà cambiare questo, tantomeno non una debolezza che mai sarebbe dovuta avvenire e che, mi auguro, non si ripeta più. Dovresti davvero ricordarti chi sei».
«La tua debolezza?», Hermione alzò gli occhi sul suo viso, scoprendolo meno ostile di quanto avesse sperato, formulando la domanda con velata innocenza. Peccato che non lo fosse più nulla, in lei. Lucius espirò a fatica e lei vide chiaramente l’esatto momento in cui scese a patti con sé stesso, mostrando un’umanità che mai gli aveva visto palesare. Fissò le labbra dell’uomo ancora una volta, richiamando alla mente le leggere sensazioni che le aveva prodotto il sfiorarle e, per la prima volta da quando si era innamorata di quegli occhi grigi, sorrise. Sorriso d’amore sincero, a lungo trattenuto ed ora libero di manifestarsi illuminandole il volto e gli occhi, sorriso complice e lieve come poteva esserlo una carezza donata con affetto.
«Sì».


Hermione si domandò, perdendosi nella grigia illusione del suo appartamento, come sarebbe stato vedere la percezione del giusto e sbagliato venir spodestata da una carezza. Un nuovo sentimento si era affacciato nella sua vita, contrastando il buonsenso che si era sempre vantata di possedere e al quale però non era stata in grado di resistere, la necessità di sentirsi di nuovo viva troppo forte per essere ignorata o relegata in qualche angolo remoto della sua mente.
Quanto sarebbe stato bello sognare, ancora una volta, capelli biondi e occhi grigi? Cos’avrebbe provato, nel percepire quelle mani grandi che a lungo aveva ammirato in silenzio percorrerla con brama? Quale nuovo sapore avrebbero avuto quelle labbra perennemente tirate in una sottile linea di disapprovazione? Con quali occhi l’avrebbe guardata?
Hermione avrebbe voluto sentire ancora una volta il leggero peso di quelle iridi su di sé, le uniche capaci di scaldarla nonostante la freddezza del loro colore e le sole in grado di farla sentire finalmente viva.
Innamorata di uno sguardo che non riusciva a togliersi dalla mente, di cui non desiderava disfarsi ma anzi circondarsi. Aveva a lungo desiderato che lui la stringesse in un abbraccio, magari mormorandole parole fin troppo estranee per lui.
No, Lucius Malfoy non sarebbe mai stato in grado di essere gentile, né di amarla nel modo che meritava e che gli aveva inutilmente chiesto, Hermione lo sapeva e non riusciva a fargliene una colpa.
Era stato grazie al freddo calore dei suoi occhi grigi che si era innamorata di lui, solo dopo giorni e giorni era riuscita a riconoscerlo. Ora lo sapeva, tuttavia, e questo le permetteva di essere finalmente sincera con il suo riflesso allo specchio, permettendole di non ingannarsi più con quel dolce e leggero peso che sentiva avvolgerle il cuore.
Il peso della leggerezza era grigio.
Come gli occhi di Lucius Malfoy.












Note.

Ammetto di essere quasi sempre in imbarazzo quando giungo alle note finali, perché non so mai cosa scrivere.
Ad ogni modo, il pairing Lucius/Hermione purtroppo è poco utilizzato qui in Italia, forse per la differenza d'età tra i due personaggi... non so, ma confesso che è uno dei pochi su cui ho iniziato a scrivere volentieri, forse proprio per quella differenza accennata sopra. Chissà.
Storia partecipante al contest "Age gap" indetto da Matilde di Shabran sul forum di efp.

   
 
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