Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: Lady Five    20/02/2016    6 recensioni
La proposta di Jack di posare per un calendario a scopi benefici un po' alletta e un po' preoccupa Harlock. Che cosa deciderà di fare? E se scoprisse come stanno davvero le cose? Qualcuno passerebbe un brutto quarto d'ora!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harlock, Miime, Yattaran, Yuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quasi due anni dopo la prima parte, un possibile sviluppo della proposta fatta ad Harlock di dare il suo contributo a un'opera di bene… (e questa volta non posso nemmeno dare la colpa al caldo!)

 

 

PER UNA BUONA CAUSA II - COME (FORSE) È ANDATA A FINIRE

 

Foto artistiche... foto artistiche...chissà che cosa diavolo avrà voluto dire, quel vecchio filibustiere?

Harlock aveva promesso a Jack una risposta rapida alla sua proposta, ma i giorni passavano e lui non si decideva. Qualcosa non gli tornava. Da quando dei pirati si preoccupavano tanto dei propri simili? E in quel modo così complicato, poi! Se ci tenevano così tanto, non potevano organizzare, che so... un torneo intergalattico di poker... un giro di scommesse... una gara di space-wolf... una lotteria? Dovevano rompere le scatole proprio a lui?
Quella stupida storia gli stava togliendo il sonno. Prima di accettare o rifiutare, stabilì che doveva saperne di più.
Una notte raggiunse in plancia Yattaran, che era di turno. Si accomodò sul suo scranno, si assicurò che non ci fosse nessun altro nei paraggi e, dopo qualche frase di circostanza, la prese alla larga.
“Yattaran, tu sai che cos'è un calendario?”
“Mmmh, sì, più o meno... ne ho sentito parlare, più che altro. Era un sistema rudimentale per contare i giorni e i mesi dell'anno. A seconda delle epoche, erano in pietra, metallo o carta. Ormai sono reperti archeologici.”
“Già...”
Seguì qualche minuto di silenzio, in cui il primo ufficiale tornò a pensare ai fatti suoi.
“E... hai mai sentito parlare di foto artistiche?”
Harlock era piuttosto imbarazzato, ma non sapeva proprio a chi altri rivolgersi.
Da parte sua, Yattaran cominciava a chiedersi il senso di quelle bizzarre domande, soprattutto così insolite per il capitano.
“Non saprei... foto di opere d'arte? Che so, statue, quadri, palazzi...”
“No... intendo foto artistiche di persone...”
A quel punto nella testa del pirata si accese una lampadina. Si voltò verso Harlock con un sorriso malizioso stampato in faccia.
“Ah, capitano, adesso ho capito! Ma perché non l'ha detto subito? Guardi, io non ne dispongo al momento, ma sono sicuro che qualcuno dei ragazzi gliele presterebbe volentieri da vedere... poi, se è interessato, troveremo il modo di procurarle anche a lei... Naturalmente oggigiorno non sono stampate, ma digitali o addirittura in 3D, le migliori, a mio avviso!”
“Grazie, Yattaran. Ci pensi tu, per favore? Con discrezione, mi raccomando! E... ne avrei bisogno con una certa urgenza...”
L'uomo strizzò l'occhio a un Harlock sempre più perplesso.
“Ma certo, capitano, stia tranquillo. Siamo tra uomini, no?”

Harlock si augurò con tutto il cuore di essersi affidato alle mani giuste. Chissà perché, ma sentiva la sua reputazione in grave pericolo.
Intanto, per prendere tempo, sollecitò a Jack l'invio del contratto, ripromettendosi di leggerlo da cima a fondo.
Yattaran fu di parola. Il giorno dopo gli consegnò una chiavetta.
“Ecco quanto mi ha chiesto, capitano. Mi sono permesso di selezionare, secondo il mio giudizio, le più... artistiche. Mi faccia sapere.”
Il primo ufficiale si allontanò ridacchiando, lasciando il capitano alquanto disorientato. Tutte quelle scene per delle semplici foto?
Gli fu tutto molto più chiaro appena ebbe inserito la chiavetta nel suo computer, in cabina, e in un baleno si trovò circondato da... innumerevoli fanciulle in pose artistiche... molto attraenti... e soprattutto molto poco vestite! Anzi, in alcuni casi, niente affatto vestite!
Tolse freneticamente la chiavetta, terrorizzato all'idea che qualcuno potesse entrare e sorprenderlo impegnato in quel passatempo poco consono alla sua persona.
A quel punto, finalmente realizzò che cosa implicasse essere il soggetto di queste famigerate foto artistiche... e gli montò un'ira funesta.
Come si permetteva Jack di coinvolgerlo in una cosa del genere? Come gli era venuto in mente, poi? O aveva improvvisamente cambiato gusti in fatto di... partner o... c'era di mezzo qualcun altro!
Afferrò il contratto, che aveva stampato per maggiore comodità, e lo rilesse. Soprattutto, esaminò attentamente le clausole a piè pagina, quelle che di solito sono scritte in caratteri minuscoli, e finalmente trovò quello che cercava e che spiegava quella assurda storia.
Batté un pugno sul tavolo. Si era allevato delle serpi in seno! Se credevano di avergliela fatta, si sbagliavano, e di grosso! Con chi credevano di avere a che fare, con un ragazzino o, peggio, con un vecchio rimbambito? Li avrebbe sistemati lui, tutti quanti! Avrebbero avuto ciò che si meritavano!

Iniziò subito a pianificare la sua vendetta. Per prima cosa, convocò in gran segreto Yattaran e gli spiegò la situazione. Aveva bisogno della sua collaborazione per sistemare un paio di cosette, per il resto se la sarebbe vista lui.
Poi chiamò Jack e gli comunicò che accettava di prestarsi alla sua buona causa. Gli parve che in realtà il pirata non ne fosse poi così entusiasta come voleva dare a intendere, ma da un certo punto di vista lo capiva. E faceva bene, a essere preoccupato!
“Ti ho già inviato il contratto firmato.”
“Bene, ti ringrazio. Io ho già contattato un ottimo fotografo.”
“Immagino che vorrà essere retribuito...”
“Non ti preoccupare di questo, è uno che mi deve più di un favore. Hai preferenze per il giorno?”
“No, ma prima facciamo e meglio è.”
“D'accordo, allora ti farò sapere.”
Harlock chiuse la comunicazione e sorrise sornione.

Il giorno stabilito ci fu un gran trambusto sull'Arcadia. Ai pirati della ciurma fu dato un giorno di libertà, che avrebbero trascorso come al solito nel settore degli alloggi, quindi la sala comando e la zona della poppa, dove si trovava la cabina del capitano, sarebbero state tranquille.
Il fotografo, un tipo piuttosto eccentrico e anche vagamente isterico, dall'improbabile nome di Apollonio, arrivò su una navetta rosa shocking, con la sua attrezzatura e un giovane assistente. Le prime foto sarebbero state scattate in plancia e i due si misero subito all'opera per preparare la location.
Intanto, Yattaran andò a chiamare Kei e Meeme, entrambe su di giri per essere sul punto di realizzare finalmente il loro sogno proibito. Nei giorni precedenti, il capitano non aveva mai affrontato l'argomento direttamente con loro, e le due donne si erano ben guardate dal farlo a loro volta. Era stato Yattaran a comunicare loro la data stabilita.
“Venite con me, ragazze.”
“Ehi, ma... dove stiamo andando?”
“Alla doccia antigravitazionale....”
Le due si scambiarono un'occhiata complice... Mmmh, interessante!
“Ma... qui non c'è nessuno!”
“Il capitano prima vuole finire di scattare le foto in plancia, poi vi raggiungerà qui per posare con voi due. Intanto potete cominciare a... ehm, prepararvi.”
Le due ragazze euforiche entrarono nello spogliatoio. Yattaran attese fuori qualche minuto, poi con un gesto fulmineo ma delicato, soprattutto per uno della sua stazza, sbarrò la porta dall'esterno. Controllò che fosse ben chiusa, digitò qualcosa sulla tastiera del congegno che ne regolava l'apertura e infine si recò in plancia fischiettando, per godersi il resto dello spettacolo.

“Bene, noi siamo pronti” esclamò il fotografo, osservando la scena con occhio critico. In realtà - notò il capitano - si era limitato a spostare di qualche centimetro il suo amato scranno e a sistemare sopra la seduta, con suo sommo disgusto, un drappo rosso, mentre l'assistente aveva già posizionato le luci di scena.
“Si prepari pure” disse poi rivolto ad Harlock.
“Io sono già pronto, non vede?”
“No no, assolutamente! - sbuffò quello contrariato - Guardi che io non ho tempo da perdere...”
“Nemmeno io. E le ripeto che sono già pronto.”
L'uomo sgranò gli occhi, interdetto.
“Ma... - iniziò a balbettare - Non glielo hanno detto? Il contratto parlava chiaro...”
“Sì, infatti” rispose gelido.
Harlock aveva sfoderato l'aria più truce e lo sguardo più severo del suo repertorio, che, uniti alla sua naturale imponenza fisica, avrebbero intimidito gente molto più coraggiosa. Apollonio sembrò farsi piccolo piccolo.
“Ma... - tentò di aggiungere, con voce sempre più flebile - Le foto artistiche...”
“È lei l'artista, no? È suo compito rendere artistiche le mie pose.”
L'uomo deglutì.
“Le foto artistiche, dicevo, prevedono che lei... insomma, il modello... posi... senza vestiti, ecco!”
“Il contratto non diceva assolutamente questo.”
“Come no?” strillò quello, ormai in preda al terrore.
“Guardi lei stesso...”
Yattaran mise i fogli nelle mani tremebonde del malcapitato, che li guardò appena, ormai incapace di connettere.
“Da nessuna parte si fa accenno a foto del genere, come vede.”
Il documento, inutile dirlo, era stato modificato adeguatamente da Yattaran stesso, prima che Harlock lo rispedisse a Jack.
“Quindi, io non mi toglierò nemmeno un guanto. Se le va bene, è così, se no non se ne fa niente...”
“No, no, per carità... Se le cose stanno così, per me non c'è nessun problema. Faremo come vuole lei!”
“Ehm - intervenne con un filo di voce l'assistente - Non dovevano esserci altre due persone?”
“Ah già, è vero! - esclamò Harlock - Yattaran, non eri andato a chiamare Kei e Meeme?”
“Sì, ma non le ho trovate da nessuna parte... Le ho cercate dappertutto!” rispose il primo ufficiale con l'aria più innocente dell'universo.
“Beh, abbiamo perso anche troppo tempo per i miei gusti - tuonò il capitano - Se quelle due non si presentano, non è certo colpa mia! Procediamo!”
“Sissignore!” esclamarono all'unisono i due fotografi.

Harlock in realtà si sottopose a quella tortura con ammirevole pazienza. Aveva promesso che avrebbe fatto da testimonial per una buona causa e così sarebbe stato, anche se con le sue regole. Avrebbe provveduto lui affinché il piano di quei tre furbacchioni servisse davvero a qualche cosa di buono.
Apollonio ci sapeva fare e i provini che gli sottoponeva da visionare dopo ogni scatto non erano affatto male. Non avrebbe mai sospettato di essere così fotogenico, dopo tutto!
Una volta concluso lo shooting, i due fotografi si congedarono, con la promessa che gli avrebbero mandato il prima possibile una copia di prova, prima di procedere alla stampa definitiva.
Rimasti soli in plancia, Yattaran e Harlock si guardarono con aria complice. Il primo ufficiale scoppiò a ridere.
“Gliel'abbiamo fatta! Darei qualsiasi cosa per vedere a faccia di Jack quando si accorgerà che l'abbiamo raggirato!”
“Sì, ma scommetto che non oserà protestare. Senti, non è il caso di liberare quelle due povere disgraziate?”
“Beh, povere mica tanto, visto quello che hanno architettato...”
“Credo che abbiano imparato la lezione. Con me non bisogna ricorrere a certi trucchetti, se qualcuno vuole qualcosa, me lo deve chiedere direttamente!”
Sì, certo, e come avrebbero potuto chiederti direttamente una cosa simile? considerò il primo ufficiale tra sé.
Tirò fuori di tasca una specie di minuscolo telecomando e premette un pulsante.

In quello stesso istante, la porta dello spogliatoio della doccia antigravitazionale si sbloccò.
Kei e Meeme si erano sgolate per un tempo infinito, battendo i pugni sulla porta, ma senza risultato. Alla ciurma era stato dato ordine di non avvicinarsi a quel settore e tutti avevano eseguito. Del resto, la doccia non era certo il loro principale interesse, soprattutto in un giorno di libertà.
Dopo un po', si erano rese conto che non sarebbero uscite da lì tanto presto. E anche che molto probabilmente il loro gioco era stato scoperto. Già, cosa si erano messe in testa? Dovevano essere impazzite, se davvero pensavano di imbrogliare Harlock in quel modo tanto puerile. E ora dovevano di sicuro aspettarsi una punizione esemplare... Come se la pessima figura che avevano fatto davanti a lui non lo fosse già abbastanza!
Lo scatto della serratura che finalmente annunciava la loro liberazione le distolse da quelle amare considerazioni. Si recarono mogie mogie in plancia, determinate a chiedere scusa e a prendersi una memorabile lavata di capo.
Ma, al loro ingresso, Harlock, che sedeva finalmente rilassato sul suo scranno, si girò verso di loro.
“Oh, eccovi qua, ragazze! - esclamò con voce quasi gioviale - Ma dove vi eravate cacciate? Vi abbiamo aspettato per un po', ma poi il fotografo ha voluto cominciare... sapete, il tempo è denaro per gente come quella!”
“Scusaci, Harlock... - disse Kei con un filo di voce - Abbiamo avuto... un contrattempo.”
“Poco male, credo che sia venuto lo stesso un bel lavoro, lo vedrete presto! Beh, ho dato la giornata libera a tutti, quindi anche a voi... Se volete ritirarvi... resterò io qui di vedetta.”
Le due colpevoli, incredule di essersela cavata con così poco, non si fecero pregare e in un attimo si dileguarono, sotto lo sguardo divertito del capitano.
Appena furono nella cabina di Kei, però, chiamarono Jack.
“Jack, Harlock ha scoperto tutto!”
Videro chiaramente la faccia barbuta del pirata impallidire.
“Co... come ha scoperto tutto?”
Gli raccontarono in breve che cosa fosse successo.
“Ma... le foto le ha fatte lo stesso, però.”
“Sì... pare di sì.”
“Allora non è detto che abbia capito. Forse era semplicemente troppo imbarazzato all'idea di posare con voi...”
“Può darsi che sia andata così... in effetti, non ci ha rimproverato. Ma c'è lo stesso qualcosa che non mi convince. Perché non l'ha detto subito? Ti consiglio di stare in campana. Jack, visto che ci sei dentro fino al collo anche tu.”
In campana? Io me la batto! Se davvero Harlock ha mangiato la foglia, io parto per una vacanza di minimo sei mesi in un'altra galassia!

La vita continuò a scorrere come sempre sull'Arcadia. Per diversi giorni nessuno tornò più sull'argomento “calendario”. Kei e Meeme a poco a poco si convinsero che forse Harlock non aveva capito proprio tutto tutto. Si consolarono pensando che almeno avrebbero avuto le loro copie e si sarebbero potute lustrare gli occhi con quelle.
Quando finalmente venne recapitata loro una cassa da un corriere spaziale, si chiusero tutte giulive nella cabina di Kei. La aprirono febbrilmente: come si aspettavano, dentro, ben ordinati e confezionati, c'erano diversi calendari. Ognuna si impadronì di una copia e cominciò a sfogliarla con avidità... Il sorriso sparì immediatamente dal loro viso (anche da quello di Meeme... se avesse avuto la bocca).
“Ma che cos'è questa roba?”
In ognuna delle 12 immagini, il capitano era ritratto ora sullo scranno, ora al timone, ora davanti alla vetrata, ora nella sua cabina... ma sempre completamente vestito, come al solito!
“Ehi, non erano questi i patti!”
Kei sopratutto era delusa e arrabbiata. Chiamò Jack e gli mostrò il calendario. L'uomo strabuzzò gli occhi.
“Non poteva fare così! Ha violato i termini del contratto! Bisogna rifare tutto!” strillò la bionda.
“Sì, certo, e glielo dirai tu?”
“No, tu! Sei tu ufficialmente il promotore dell'iniziativa!”
Femmine! Lo sapevo che a dar retta a queste qua mi sarei messo nei guai...Maledetto il giorno...!
“Sentite, ci è andata bene fino ad ora, Harlock non si è arrabbiato, anche se chiaramente ha subodorato qualcosa. Perché sfidare la sorte? Accontentatevi! Oppure inventatevi qualcos'altro, ma non coinvolgetemi più nelle vostre brillanti iniziative. Vorrei mantenere buoni rapporti con il vostro capo e vi consiglio di fare altrettanto.”
“Ma il contratto parlava chiaro! Non è da lui venir meno a un accordo...!”
Preso da un dubbio improvviso, Jack prese la copia controfirmata da Harlock. E fu solo in quel momento che si accorse che alcune clausole erano state modificate quasi impercettibilmente, ma in modo che non emergesse mai con chiarezza di che tipo di foto si stesse trattando.
Deglutì. Harlock aveva capito tutto, eccome! E qualcosa gli diceva che non gliel'avrebbe fatta passare liscia.
Come se non bastasse, in quel preciso istante ricevette un avviso di chiamata... dall'Arcadia! Dal capitano dell'Arcadia, per la precisione. Dovette chiudere la comunicazione con le due ragazze.
“Harlock, vecchio mio, come va?” chiese con la sua migliore faccia da poker.
“Benissimo! A proposito, hai per caso già visto l'opera compiuta?”
“L'opera...? Ah già, il tuo calendario! Ehm, no... non ancora. È... di tuo gradimento?”
“Sì, direi di sì. Quel tipo.... come si chiamava... Apollonio... è un bravo professionista. A tal proposito avrei una richiesta...”
“Sì... tutto quello che vuoi, Harlock!”
Però, guarda come la coscienza sporca cambia la gente! pensò il capitano.
“Quando avrete istituito questo fondo per pirati bisognosi... vorrei ricevere un rendiconto di come sono stati impiegati i ricavati della vendita... sempre che qualcuno se lo compri, 'sto calendario, cosa su cui io continuo a essere scettico!”
“Ssssì... certo, nessun problema.”
“Un'ultima cosa... Ho intenzione di venire presto su Tortuga, così passo a trovarti, ti regalo una copia autografata e ci facciamo quattro chiacchiere davanti a una bottiglia del tuo pessimo whisky!”
Jack si sentì perduto.
“Ehm... ti vedrei molto volentieri, davvero... ma... ho appena saputo che mia nonna è gravemente malata e quindi vorrei andare a trovarla, prima che... e non so quanto starò via...”
“Tua nonna? - Harlock dovette fare uno sforzo sovrumano per non scoppiare a ridergli in faccia - Capisco, povera vecchietta... Va bene, sarà per un'altra volta. Ti saluto, Jack, stammi bene!”
Harlock chiuse la comunicazione, scuotendo la testa.
Era certo che i tre avessero capito la lezione.
Tornò a sfogliare il calendario, non senza compiacimento. Niente male davvero. Forse dopotutto qualche copia l'avrebbero venduta!
Lo appese a un gancio all'interno dell'armadio e lo contemplò un'ultima volta, prima di richiudere l'anta.

Quasi quasi lo faccio anche l'anno prossimo... dopotutto, se è per una buona causa...

 

 

 

 

Nota dell'autrice

Forse Harlock sembra un po' troppo ingenuo, se non tonto: un maschio adulto che non sa (e nemmeno immagina) che cosa siano delle foto artistiche? Ma, a parte che lui sembra del tutto immune da questi interessi, quello che secondo me lo mette fuori pista è che sia stato chiesto a lui di fare delle foto così... almeno, io la vedo in questo modo.


 

I personaggi di questa storia, scritta senza scopo di lucro, appartengono al loro creatore Leiji Matsumoto.

  
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