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Autore: ___Page    21/02/2016    1 recensioni
La luce si accese.
Merda!
Che diavolo…?!
-Esattamente, cosa stai cercando di fare?- domandò una voce asciutta e calma solo in apparenza.
E Meldy conosceva bene quella voce, la voce di Rogue Cheney, perché era davvero molto difficile non notare uno come Rogue Cheney o dimenticarsi del suo timbro basso, caldo e vibrante, anche se lo aveva sentito solo due volte nell’arco di quelle prime quattro settimane di università.
-Devo prendere in prestito il tuo gatto- rispose, incrociando le braccia sotto il seno e sollevando appena il mento con fierezza.
*FF partecipante al Crack's Day indetto dal forum Fairypiece-fanfiction&images*
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Meredy, Rogue Cheney
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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THE INITIATION


 
Si lasciò scivolare nella stanza buia, muovendosi rasente al muro, aspettando pazientemente che gli occhi si abituassero alla penombra. Ciò che si apprestava a fare era già abbastanza difficile così, usare la torcia non era nemmeno contemplabile.
Respirando impercettibilmente, Meldy si mosse a tentoni, imponendosi di mantenere la calma.
Non poteva cedere alla tensione, doveva rimanere calma, quella era la notte più importante della sua vita universitaria e solo una certezza aveva. Non poteva fallire.
Per questo aveva scelto un obbiettivo tanto difficile ma che gli avrebbe assicurato l’accesso alla Kappa Sigma, senza se e senza ma. Sorrise nel buio quando si accorse che riusciva a distinguere le sagome dei mobili della camera, individuando con facilità la scrivania con il computer, l’armadio, il comodino e il letto.
Era bastato chiedere un po’ in giro ed osservare la sua vittima per un paio di giorni per sapere come muoversi e cosa aspettarsi. Ed era matematicamente certa che ciò per cui si era infiltrata nella sede della Sigma Theta Tau si trovasse acciambellato ai piedi del letto del ragazzo che dormiva, beatamente ignaro dell’intrusa.
Muovendo le dita nell’aria, come se stesse minacciando qualcuno di fargli il solletico, Meldy si staccò dal muro, avanzando cauta ed elettrizzata. Fremeva e tremava, eccitata e spaventata al tempo stesso e si immobilizzò, trattenendo il fiato quando una lista di legno cigolò sotto il suo piede. Rimase in ascolto qualche istante, alla ricerca di qualche indizio che il ragazzo si fosse svegliato per colpa del rumore ma la sola cosa che percepì fu un respiro regolare e si impedì di sospirare di sollievo, mordendosi il labbro inferiore.
Tornò a sorridere mentre copriva gli ultimi passi verso il letto e allungò le mani per afferrare la piccola palla di pelo verde che dormiva acciambellata a metà del materasso.
La luce si accese.
Merda!
Che diavolo…?!
-Esattamente, cosa stai cercando di fare?- domandò una voce asciutta e calma solo in apparenza.
E Meldy conosceva bene quella voce, la voce di Rogue Cheney, perché era davvero molto difficile non notare uno come Rogue Cheney o dimenticarsi del suo timbro basso, caldo e vibrante, anche se lo aveva sentito solo due volte nell’arco di quelle prime quattro settimane di università.
Sudando freddo, non sapeva se per essere stata colta in flagrante o se per il fatto di trovarsi nella stessa stanza da sola con un Rogue Cheney vigile e non addormentato, Meldy si voltò lentamente verso di lui. Si concesse di studiarlo qualche breve istante, vestito con i pantaloni morbidi e una maglietta di cotone un po’ aderente, la sua tenuta notturna, ma non si lasciò incantare dal suo sguardo di fuoco così penetrante o dai tratti assolutamente perfetti e simmetrici del suo volto.
Aveva una missione da compiere, lei!
-Devo prendere in prestito il tuo gatto- rispose, incrociando le braccia sotto il seno e sollevando appena il mento con fierezza.
Rogue sgranò gli occhi, strozzandosi quasi con la saliva.
-Tu cosa?!!- esclamò mentre avanzava di un passo, i pugni serrati -Stai lontana da Frosch!-
Frosch, intanto, continuava a dormire, beatamente ignaro di ciò che stava accadendo intorno a lui.
-Oh andiamo, è solo un prestito!- protestò Meldy, spostando le mani sui fianchi.
-Ma non se ne parla proprio! Levatelo dalla testa!-
-Cosa ci fai in piedi comunque?!- domandò scocciata.
-Ero in bagn… Ma scusa saranno anche affari miei cosa IO faccio e a che ore nella sede della MIA confraternita eh!!!- ribatté, rendendosi conto che non le doveva proprio nessuna spiegazione.
Meldy infossò lo sguardo nel pavimento, indurendo la mascella.
-Saresti dovuto essere a letto a quest’ora. Avevo studiato tutto nei minimi dettagli- mormorò delusa e un po’ arrabbiata, senza neanche realizzare di avere parlato ad alta voce.
 Rogue sobbalzò appena, colpito dalla sua espressione così determinata. La studiò con attenzione, i capelli rosa raccolti in una coda di cavallo alta, a cui due ciocce erano sfuggite, incorniciandole il viso, gli occhi verdi e un po’ a mandorla, le labbra carnose.
Aveva già visto quella ragazza, se n’era accorto subito quando si era girata. Era una delle matricole e l’aveva notata alla caffetteria qualche giorno prima, mentre chiedeva informazioni per trovare Gerard Fernandez. Sting non gli aveva dato tregua per giorni, sostenendo che si era incantato a guardarlo e ostinandosi a definirla la sua Frosch umana. Trattenne un sospiro nel ripensare a quanto era imbecille a volte il suo migliore amico.
-Perché vuoi prendere Frosch?!- le chiese, più calmo e Meldy alzò di scatto la testa, illuminandosi.
-Hai intenzione di lasciarmelo?!-
-Nemmeno morto- sibilò Rogue, tornando mortalmente serio.
Meldy s’imbronciò, arricciando il naso come una bambina e poco ci mancò che il moro si mettesse a ridacchiare.
-Ma che ti costa?! È solo un prestito! Stanotte dorme con me e domani te lo riporto!- protestò e Rogue la fissò sconvolto.
Si comportava come se le stesse negando degli appunti anziché una creatura vivente. Era il suo gatto ed era un gatto in carne e ossa, dannazione! Non un peluche!
-È pieno di gatti là fuori! Vai a prendertene un altro e lascia in pace il mio!-
-Ma a me serve il tuo!-
-Perché?!-
-Per entrare alla Kappa Sigma!-  buttò fuori finalmente e Rogue spalancò gli occhi.
Ecco cosa c’era sotto!
Di nuovo?! Di nuovo quella dannata confraternita?!?!
Avrebbe dovuto immaginarlo, in effetti, dato che la ragazza cercava Fernandez pochi giorni prima e Fernandez era a capo della Kappa Sigma. Però, seriamente, quella tradizione stava diventando a dir poco ridicola.
-E per entrare nella Kappa Sigma devo…-
-Portare alla sede della confraternita qualcosa che sia molto molto importante per un membro della Sigma Theta Tau. Lo so-
Grugnì passandosi una mano sul viso. Ogni anno la stessa storia, ogni anno in quel periodo era  sempre la stessa dannata storia. E tutto perché il fondatore della Kappa Sigma ce l’aveva con quello della Sigma Theta Tau per via della stessa lettera greca nel nome delle due confraternite. E dire che quei due tizi all’epoca erano pure amici e per un motivo tanto ridicolo avevano dato il via a una guerra che durava da decenni.
Chissà se lui e Sting fossero stati più rancorosi di carattere che razza di assurdità si sarebbero inventati ogni volta che discutevano.
-Allora mi aiuterai?!?!-
La voce di Meldy, intrisa di speranza quanto i suoi occhi, lo riscossero dalle proprie riflessioni. La scrutò qualche attimo e non riuscì più a reprimere un piccolo sorriso nel vederla quasi saltellare sul posto per l’impazienza.
-Potrei…- mormorò, esibendo il suo solito modo di fare, sempre controllato in quasi ogni situazione.
Almeno finché non si ritrovò Meldy aggrappata al collo che lo baciava a risucchio sulla guancia continuando a ripetere “grazie, grazie, grazie”. Strabuzzò gli occhi, circondando la schiena della rosa con le braccia per potersi ribilanciare e non cadere trascinandosela dietro.
Mavis, quanto era esuberante quella ragazzina?!
Fece appena in tempo a ritrovare l’equilibrio che si ritrovò nuovamente sbilanciato dalla mancanza di Meldy tra le sue braccia. La vide tornare a grandi passi verso il proprio letto e il gelo gli penetrò nelle vene.
-Bene, allora siamo d’accordo che te lo riporto domattina! Per stanotte lo farò dormire con me nella mia nuova camera alla sede della Kappa Sigma!- snocciolò emozionata, già pronta ad afferrare Frosch.
Fu il suo turno di strabuzzare gli occhi quando due mani grandi e forti si posarono sui suoi fianchi e la trascinarono all’indietro con tanta, troppa forza. Stavolta caddero a terra, la schiena di Meldy contro il torace di Rogue, ritrovandosi bloccati in un groviglio di arti difficile da districare. Non appena ci riuscì, la matricola si girò furente verso il moro, schiacciando il senso contro il suo torace, neanche lontanamente consapevole di quanto i loro volti fossero vicini.
-Ma che ti è preso?!?- protestò, furente.
-Cosa è preso a te?!?!-
-Hai detto che mi aiutavi!!!-
-Non ho mai detto che potevi prendere Frosch!!!-
-E allora come pensi di aiutarmi, sentiamo!!!-
-Beh puoi prendere Lector se vuoi!!!- ribatté, indicando a palmo pieno e braccio teso verso il letto del suo compagno di stanza, occupato solo dal suo gatto marrone, che dormiva pacifico quanto quello verde.
Meldy osservò attentamente il felino qualche istante, solleticando la guancia di Rogue con i suoi boccoli rosa e facendo realizzare almeno al ragazzo quanto fossero pericolosamente vicini. Una sensazione di calore lo pervase e sentì l’imbarazzo crescere.
-Ehm scusa…- cominciò ma Meldy era su tutt’altro pianeta.
-Dovrai fare di meglio, lui non va bene!- sentenziò, girandosi di nuovo verso Rogue, senza accennare a sposarti da sopra il suo corpo.
Bastò quell’affermazione per far dimenticare al moro cosa stava per domandarle.
-Cosa?! E perché lui non va bene?! Perché vuoi Frosch a tutti i costi?!- domandò così sospettoso da sembrare paranoico.
-Ma l’hai guardato bene il tuo gatto?!? È verde!!! Tutti sanno che Rogue Cheney ha un gatto verde!!!-
-Come tutti sanno che Sting Eucliffe ha un gatto marrone!!!-
-Sì ma come hai detto tu, là fuori è pieno di gatti! Come faccio a dimostrare che è proprio quello di Sting Eucliffe?!? Ce ne sono milioni di gatti marroni!!!-
-Beh allora non so cosa dirti!!! Però Frosch non va da nessuna parte!!!- concluse e non poté credere ai suoi occhi quando Meldy gonfiò le guance e spalancò gli occhi indignata.
Sembrava una mocciosa così ed era assolutamente adorabile. Ma per quanto adorabile, restava sempre la tizia che voleva portarsi via Frosch.
-Sei un guastafeste- si lamentò a mezzavoce la rosa, alzandosi con agilità e spostandosi verso il letto di Sting.
Come poco prima, una sensazione di mancanza colse Rogue nel ritrovarsi senza più il caldo e morbido corpo della giovane matricola schiacciato addosso. Scosse la testa per scacciare quel pensiero e si girò, puntellandosi sull’avambraccio destro per guardarla mentre si sedeva sul bordo del materasso e prendeva a coccolare Lector in mezzo alle orecchie a punta.
Il micio sollevò la testa, socchiudendo appena gli occhi gialli, e allungando il musino verso Meldy. Rogue riusciva a sentire benissimo le sue fusa e trovò assolutamente splendido quando Meldy si chinò a sua volta verso il gatto e la punta del suo naso toccò quello a triangolo di Lector.
Sembrava avere una buona affinità coi gatti, una caratteristica che Rogue apprezzava moltissimo nelle persone, e per un attimo considerò che in fondo Frosch avrebbe anche potuto lasciarglielo, era certo che lo avrebbe trattato bene e che non sarebbe stato male con lei.
Si strozzò quasi con la propria saliva.
Ma cosa andava pensando?!?!
Stava perdendo la testa per caso?!?!
Eppure sapeva di non essersi sbagliato, era proprio delusione quel lampo che aveva attraversato per un attimo gli occhi di Meldy un attimo prima che si rimettesse in piedi e non gli piaceva per niente sapere che era colpa sua e della sua possessività nei confronti del proprio gatto.
Ma Frosch era Frosch, dannazione! Non lo avrebbe lasciato a nessuno, tantomeno a un’invasata che voleva usarlo come trofeo di caccia per accedere a una confraternita con un rito di iniziazione tanto idiota!
Ma perché poi Meldy voleva entrare a fare parte di quel gruppo di folli della Kappa Sigma?!
-Sai se è solo per entrare in una confraternita…- cominciò Rogue, facendola voltare verso di sé -…l’iniziazione della Sigma Theta Tau è settimana prossima e non prevede furti con scasso- le disse, finendo di rimettersi in piedi e alzando le sopracciglia, eloquente.
Meldy lo osservò per un attimo, presa alla sprovvista.
Certo, entrare nella stessa confraternita di Rogue Cheney era molto allettante però…
-Sei gentile- rispose con un sorriso, prima di sospirare e voltarsi verso la finestra senza smettere di coccolare Lector -Ma mia sorella Ultear è stata la punta di diamante della Kappa Sigma per tutta l’università ed entrare a farne parte è il mio sogno da sempre- spiegò e una luce di determinazione le accese improvvisamente gli occhi -Non importa, ritenterò il prossimo semestre e mi preparò un piano migliore e infallibile!- decisa, annuendo motivata.
Rogue la osservò, colpito, davvero molto colpito da quella ragazza.
Avrebbe voluto aiutarla, fare di più, trovare un’alternativa per lei ma proprio…
-E tu come mai sei tutto solo soletto?! Dov’è il tuo padrone?!- la sentì chiedere a Lector e grugnì.
-Sting è al piano di sotto, dove dormono le ragazze- spiegò, atono -Stasera Minerva non c’è e quindi lui e Yukino “dormono” ins…- si bloccò, colpito da un pensiero, mentre Meldy si accigliava per quella brusca interruzione.
Lo osservò perdere lo sguardo nel vuoto, riflettendo febbrile.
-Ehi stai bene?!- s’informò, preoccupata e aggrottò ancora di più le sopracciglia quando Rogue tornò a focalizzarsi su di lei, ghignando trionfante.
-Forse so come aiutarti-
 

 
§

 
L’esterno della sede della Kappa Sigma era illuminato a giorno per quell’importante occasione.
L’iniziazione era un rito che veniva preso molto seriamente dai membri di quella confraternita, non un banale metodo per mettere in imbarazzo le matricole e divertirsi un po’.
Chi voleva entrare a farne parte doveva dimostrare lealtà, abnegazione, coraggio e furbizia. Non era un luogo per tutti la Kappa Sigma.
Mentre parlava, ripetendo a memoria quel discorso che riciclava ormai da due anni, Gerard Fernandez scrutò attentamente le matricole schierate di fronte a lui, sopprimendo un sospiro.
Chi glielo faceva fare, non lo aveva ancora capito.
Doveva essere onesto, avrebbe preferito di gran lunga essere insieme a Erza che lì fuori a quell’ora improponibile a blaterare quelle assurdità. Ma quello era il suo ruolo, un ruolo che aveva accettato in piena coscienza e non poteva né voleva tirarsi indietro.
Avrebbe significato tradire la fiducia di Ultear che gli aveva passato il testimone quando aveva finito il suo percorso universitario e Gerard non ne aveva la benché minima intenzione.
Anche se significava rinunciare a Erza una sera che avevano la camera della ragazza libera. Anche se questo, probabilmente, conoscendo l’indole vendicativa della rossa, gli sarebbe costato caro.
Deglutì a vuoto, nascondendo il panico e ripetendosi mentalmente che era giusto così. Era stata una persona pessima al liceo e solo all’università, proprio grazie a Ultear e alla Kappa Sigma, aveva trovato il proprio riscatto e la propria redenzione. Non importava se questo significava rinunciare a Erza quella notte e incorrere nella sua ira il giorno dopo. Lui era il capo di quella confraternita e fiero di esserlo e Erza meritava non ciò che era stato ma ciò che era diventato – anche se probabilmente in quel momento la rossa non l’avrebbe pensata esattamente come lui, ma erano gli ormoni a obnubilarla, lo sapeva Gerard –.
Con un ritorno di responsabilità e di orgoglio per la propria confraternita, Gerard procedette a esaminare gli oggetti che i nuovi adepti avevano sottratto, nei giorni precedenti o quella notte stessa, ai membri della Sigma Theta Tau, con la tacita promessa di restituirli ai proprietari il giorno seguente, rendendosi conto solo in quel momento che Meldy  non era presente.
Si guardò intorno un po’ in apprensione.
Avevano dei grandi candidati quell’anno, lo leggeva nei loro occhi e ghigni soddisfatti che poteva aspettarsi una collezione di oggetti rubati senza eguali quell’anno – o comunque al pari solo di quando erano entrati nella confraternita lui, Sorano ed Erik – e si rifiutava di credere che proprio il sangue del sangue di Ultear Milkovich avesse fallito quella missione. Semplicemente non era possibile.
Si avvicinò al ragazzo con il nasone, Sawyer, esaminando l’oggetto che gli stava mostrando, di proprietà di Orga Nanagear. Aveva fegato il ragazzo.
Con un solenne cenno del capo, Gerard approvò il coraggio della matricola che esultò prima di lanciarsi verso il portico della sede, dove Erik e Sorano attendevano, per smistarli nelle camere.
Ma che fine aveva fatto Meldy?!
-Ehiiiii!!!-
Gerard sollevò il capo di scatto, sorridendo sollevato nel riconoscere la ragazza che correva verso di loro, agitando un braccio, anche se la sua andatura sembrava un po’ goffa e storta.
-Meldy! Finalmente!- esclamò il blu, avanzando verso di lei, prima di bloccarsi sconvolto.
Ma… che… diavolo…
-Meldy ma cosa…?!- provò a domandare, sotto shock mentre la rosa spingeva avanti un ragazzo che si agitava e mugugnava da sotto il cappuccio che qualcuno gli aveva infilato in testa, i polsi legati dietro la schiena.
Non poteva essere che Meldy avesse… davvero… che avesse sequestrato qualcuno! Giusto?!?
Sempre più incredulo, la vide dare una lieve ginocchiata al retro delle rotule del povero malcapitato, aiutandolo a mettersi in ginocchio tra l’erba perché non si facesse male, prima di sfilargli il cappuccio.
Da sotto la stoffa scura, una testa bionda, imbavagliata e lievemente spaesata, fece capolino.
-Sting?!- domandò in un soffio Gerard, senza parole.
Sting lo osservò, prima di spostare gli occhi sulla fila di matricole schierate fuori dalla sede della confraternita, su Meldy che sorrideva trionfante alle sue spalle e di nuovo su Gerard, stavolta emettendo un rassegnato grugnito, soffocato dal bavaglio, segno che aveva finalmente capito cosa stesse succedendo.
Si calmò del tutto e si sedette sui talloni, in paziente attese che tutta quella messa in scena avesse fine.
-Tu hai…- chiese Gerard, continuando a spostare lo sguardo da Sting a Meldy, ancora a Sting e ancora a Meldy  -…rapito Sting Eucliffe?!-
Meldy annuì soddisfatta, conscia dei sorrisi orgogliosi di Erik e Sorano e degli sguardi tra l’incredulo e l’ammirato delle altre matricole. Ma non era lì per l’ammirazione di nessuno, lei, e decise di mettere subito in chiaro che non stava affatto barando.
-Lui è la cosa molto molto importante di Yukino Aguria- affermò, preoccupandosi di farsi sentire da tutti.
-Cosa?!?!- si irrigidì Sorano, lanciando un’occhiata di fuoco al biondo che la sostenne con fierezza.
-Mmnggggg!- mugugnò, rivolto chiaramente all’albina.
-Chiarissimo- fu il commento atono di Erik che riscosse Meldy dal suo momento di trionfo.
-Oh! Scusa!- sobbalzò, chinandosi rapida ad abbassare il bavaglio per permettergli di parlare.
Sting tossicchi, smuovendo la mascella come a volerla sgranchire prima di parlare di nuovo.
-Ho detto che confermo- disse, rivolgendosi soprattutto a Sorano -E la cosa è assolutamente reciproca- aggiunse poi, continuando a sfidarla con gli occhi.
Rimasero in silenzio alcuni interminabili secondi prima che Sorano scuotesse le spalle con finta noncuranza.
-Sarà meglio per te-
-Allora Gerard! È valido vero?! Voglio dire, non è contro le regole né niente, no?!- saltellò intorno al ragazzo Meldy.
-Beh io… ecco io… Non credo che sia… contro…- balbettò in evidente difficoltà, girandosi a cercare il consenso di Erik che annuì quasi immediatamente, provocando un’esplosione di gioia nella matricola in fervente attesa.
-Evvai!!!- esultò Meldy, lanciando un pugno al cielo, prima di aggrapparsi a Gerard e baciarlo sulla guancia -Grazie, grazie, grazie!- cominciò a esclamare, correndo sul portico per abbracciare anche Erik e Sorano e di nuovo giù ancora verso Gerard e verso le altre matricole che erano riuscite a entrare nella confraternita, come una trottola fuori controllo.
-Come le è venuto in mente- stava mormorando Gerard, parlando più che altro con se stesso, gli occhi ancora sgranati che seguivano i movimenti di Meldy.
-A-ehm!-
Un suono raschioso alle sue spalle, attirò l’attenzione del blu. Si girò verso Sting che lo stava fissando con un sopracciglio alzato, in attesa.
-Posso andare ora?!- domandò, mettendolo di nuovo in difficoltà.
-Uh! Beh ecco… Teoricamente la tradizione vorrebbe che le cose rubate passino una notte nella stanza della nuova matricola per venire restituite il giorno dopo…- cominciò a spiegarsi ma lo sguardo omicida di Sorano lo trapassò facendogli prendere una decisione molto più rapidamente di quel che normalmente ci avrebbe messo -Ma dal momento che una situazione del genere non si è mai verificata prima, direi che possiamo fare uno strappo alla regola e lasciarti andare! Vai! Torna da Yukino!- lo ammonì per buona misura mentre il biondo si rimetteva in piedi, barcollando appena.
Meldy si affrettò verso di lui per slegarlo, ancora su di giri ed elettrizzata per avercela fatta.
-Felice?!- le chiese sorridente Sting, guardandola da sopra la propria spalla mentre lei trafficava con il nodo. Meldy annuì energicamente, finendo di liberarlo -Bene! Sono contento!- commentò, massaggiandosi i polsi, prima di girarsi verso la sede della propria confraternita, imitato dalla matricola.
Solo allora Meldy si accorse di una figura, che osservava la scena a pochi metri, con le braccia incrociate al petto e un sorriso storto sul volto.
Il cuore le accelerò appena nel riconoscerlo e la sua cristallina risata si liberò nell’aria mentre correva verso di lui, saltandogli in braccio, le braccia intorno al suo collo e le gambe avvinghiate al suo costato. Rogue sgranò gli occhi sentendo l’equilibrio venire meno e si preparò ad atterrare di schiena tra l’erba, con Meldy addosso, sorridendo stavolta a labbra piene, inevitabilmente contagiato dalla sua felicità, mentre la ragazza continuava a ringraziarlo, stringendosi a lui e scoccandogli un bacio sulla guancia.
 

 
§

 
L’esterno della sede della Kappa Sigma era illuminato a giorno per quell’importante occasione.
L’iniziazione era un rito che veniva preso molto seriamente dai membri di quella confraternita, non un banale metodo per mettere in imbarazzo le matricole e divertirsi un po’.
Chi voleva entrare a farne parte doveva dimostrare lealtà, abnegazione, coraggio e furbizia. Non era un luogo per tutti la Kappa Sigma.
Mentre parlava, ripetendo a memoria quel discorso che riciclava ormai da due anni e mezzo, Gerard Fernandez scrutò attentamente le matricole schierate di fronte a lui aggrottando le sopracciglia per un attimo, prima di sospirare rassegnato.
Non poteva dire che non se lo fosse aspettato.
La geniale trovata di Meldy di sequestrare Sting Eucliffe a ottobre aveva fatto il giro dell’università suscitando scalpore e ammirazione tra tutti gli studenti. Quindi no, non si stupiva che uno dei nuovi adepti al giro di iniziazione del secondo semestre avesse sequestrato una persona. Semmai si stupiva che fosse l’unico.
Ora, considerato che era febbraio e faceva freddo e a essere stata rapita era una ragazza che, nonostante il clima, indossava solo una maglietta a maniche corte e pantaloni di cotone, Gerard considerò che forse era meglio procedere subito a scoprirne l’identità e lasciarla andare.
Si avvicinò, chiedendosi chi fosse la povera malcapitata.
-Macbeth, giusto?!- chiese al ragazzo che attendeva seduto a gambe incrociate accanto alla propria vittima con uno sguardo sornione e un sorriso beffardo. Annuì a conferma del proprio nome -Okay, vediamo cos… chi hai portato- si corresse, passandosi una mano sul volto, esausto.
Macbeth si rimise agilmente in piedi, sfilando con unico fluido gesto il cappuccio dalla testa della ragazza, liberando una cascata di boccoli rosa che andarono a incorniciare un volto candido illuminato da due grandi, allungati occhi verdi.
La ragazza sorrise da sotto il bavaglio di fronte allo sguardo incredulo di Gerard.
-Meldy?!- domandò incredulo il blu, sbattendo più volte le palpebre.
Ma che diavolo…
-Lei è la cosa molto molto importante di Rogue Cheney- affermò Macbeth, soddisfatto, esibendosi poi in un piccolo inchino.
-Cosa?!?- sibilò Gerard, interdetto.
Okay, lo sapevano tutti che Rogue e Meldy si… frequenticchiavano ecco. Perché non si poteva definire una vera e propria frequentazione, insomma Meldy era ancora una bambina ed era così candida e pura e non poteva certo essere diventata COSÌ importante in COSÌ poco tempo, a meno che non avessero bruciato le tappe, il che era del tutto impensabile perché Meldy era, appunto, ancora troppo piccola per certe cose e…
-Confermo!-
Gerard abbassò gli occhi su quella che considerava la propria sorellina adottiva, trovandola libera dal bavaglio e con il capo piegato di lato.
Un fremito omicida percorse la schiena di Gerard che sembrava diventato incapace di parlare o muoversi e si limitava a osservare Meldy come fosse stata una creatura mitologica.
-Ehm… Gerard?!- provò a chiamarlo la ragazza, senza ottenere risposta.
-Macbeth, sei dentro- mormorò asciutto Erik da sotto il portico e il ragazzo sorrise con arroganza mentre si dirigeva verso la sede della confraternita, dopo aver slegato i polsi della rosa.
Meldy si rimise in piedi, spazzolandosi appena i pantaloni e lanciando un’occhiata perplessa a Gerard. Attese qualche istante prima di emettere un sonoro sospiro e scuotere la testa, conscia che il ragazzo sarebbe rimasto immobile e scioccato ancora per un po’.
-Va beh, io torno a dormire!- avvisò, cominciando a camminare per allontanarsi da lì, salutando con la mano Sorano, Erik e Macbeth che risposero con dei laconici “buonanotte”.
Solo allora, finalmente, Gerard riacquistò l’uso della parola.
-Ehi! Ma dove vai?!- domandò, stringendo i pugni e avanzando di un passo nel notare che Meldy si stava allontanando dalla loro confraternita.
La ragazza si voltò di un quarto, con un malizioso sorriso, e chinò appena il capo all’indietro.
-Non ho mai detto che stavo dormendo in camera mia quando Macbeth è venuto a prendermi- gli fece notare, dandogli il colpo di grazia, prima di tornare sui propri passi.

 
§

 
Scivolò sotto le coperte morbide e calde, riaccomodandosi sul materasso e accanto al suo corpo che si incastrava al proprio alla perfezione, dandole un indescrivibile senso di sicurezza. Lo sentì muoversi in dormiveglia e gli posò una mano sul viso mentre Rogue le avvolgeva un braccio intorno alla vita per trascinarsela contro, praticamente in automatico.
Si era offerto di andare con lei ma Meldy aveva insistito che restasse e continuasse a dormire, visto che aveva sostenuto un esame molto pesante quella mattina e aveva davvero bisogno di riposo.
Sospirò nel sentire che i piedi stavano riprendendo sensibilità grazie al calore emanato da Frosch, acciambellato in fondo al letto e beatamente addormentato. Rogue aprì un occhio, scrutandola assonnato.
-Ciao- lo salutò subito Meldy, passando leggera e delicata il pollice sulla sua guancia appena un po’ ispida.
-Ciao- grugnì in risposta il moro, affondando il viso tra i suoi capelli -Hai fatto presto?!- s’informò, nemmeno consapevole del tempo che era passato.
Sarebbero potute essere ore come minuti perché, anche se era così stanco da essersi riaddormentato nonostante tutto, si era sentito incredibilmente freddo e solo senza la calda e morbida presenza di Meldy incastrata accanto a lui.
-Ci ho messo il giusto- si limitò a rispondere, passandogli una mano tra i capelli, prima di baciarlo sulla testa, lasciandogli immergere il viso nel suo collo.
Lo sentì respirarla a pieni polmoni, mentre strusciava il naso sulla sua clavicola, mugugnando di piacere e sonno.
-Grazie…- mormorò, la voce ancora un po’ impastata.
-E di che?!- chiese la rosa, sgranando gli occhi un po’ stupita.
-Di esserti offerta per andare con Macbeth- mugugnò, già in dormiveglia.
Meldy addolcì lo sguardo, continuando ad accarezzarlo.
-Non gli avrei mai lasciato portare via Frosch- soffiò mentre chiudeva gli occhi per rimettersi a dormire.
Si lasciò cullare dal respiro regolare del suo ragazzo, mischiato alle fusa di Frosch, e dal caldo che il suo corpo emanava e stava già per addormentarsi tra le sue braccia quando un altro mugugno la raggiunse.
Due parole.
Dette più da addormentato che da sveglio ma che le fecero sgranare gli occhi come se avesse preso la scossa.
-Che hai detto?!- chiese in preda all’agitazione, allontanandosi da lui.
Rogue aprì gli occhi di scatto, inorridito e lievemente scioccato.
-Niente!- esclamò, con troppa verve.
-Non è vero!!! Hai detto… io ho sentito che hai detto…-
-Stavi sognando Meldy!- insistette, per niente convincente il moro.
-Tu…- si fermò, puntando per un attimo gli occhi nel vuoto e aggrottando le sopracciglia nel realizzare pienamente cos’era successo -Tu mi ami!-
-Non ho mai detto niente del genere!- ribatté troppo agitato.
Ringraziò il buio che mascherava il colore di cui stava diventando la sua faccia.
Merda! Non era certo così che aveva in programma di dirglielo!
-Sì invece! Ammettilo!!!- continuò imperterrita la rosa, saltellando quasi sul letto e sorridendo felice come non mai -Ti ho sentito! Non stavo sognando!-
Un lieve miagolio proruppe ed entrambi si zittirono per un attimo e si voltarono verso Frosch, che aveva sollevato il testino e li fissava con gli occhioni che rilucevano al buio.
-Visto?! Anche Frosch lo pensa!- affermò trionfante la ragazza, lasciando il moro completamente senza parole.
Che aveva detto?!
Si lasciò cadere di nuovo sul materasso, sospirando.
Mavis, quella ragazzina sarebbe stata la sua fine!
Aprì bocca per parlare ma si ritrovò un inaspettato peso sullo stomaco che glielo impedì, quando Meldy gli salì sopra a cavalcioni, ridendo felice. Si chinò su di lui, gli occhi che brillavano nel buio, fermandosi a un soffio dalle sue labbra.
-Ti amo anche io, tsundere che non sei altro- gli disse, prima di baciarlo con trasporto.
Una scarica attraversò Rogue dalla testa ai piedi e si perse nel bacio in meno di un attimo, rispondendo con foga e trattenendola su di sé. Fu quando le carezze divennero, più insistenti, i respiri più affannati, il contatto più profondo e quando un tonfo li avvisò che Frosch era sceso dal letto per andare a dormire insieme a Lector che Rogue capì che, esame o non esame, stanchezza o non stanchezza, quella notte non si sarebbe messo a dormire tanto presto.
E la cosa non gli dispiaceva affatto.
 
 
 
 
Angolo di Piper: 
Ehilà, Minna-san!!!!

Mi ritaglio questo piccolo spazio perchè ci tengo a ringraziare di cuore tutte le persone che hanno reso possibile questo evento, tutti coloro che vi hanno partecipato e coloro che hanno letto! 
Un grazie enorme a VivianMaryLuna,
EllenGiosi e Jo e al pazzo staff del forum FairyPiece! Lavorare con voi è sempre un piacere! 
Un abbraccio! 
Piper. 

 
  
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