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Autore: 3eM_    22/02/2016    0 recensioni
"Il destino è stronzo"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dicono che in punto di morte passi davanti agli occhi tutta la propria esistenza, che, quando ci si accorge di essere alla fine, si ripercorra tutto dall'inizio, come a voler dare un ultimo saluto ai ricordi, prima di perderli per sempre. Forse quel giorno accadde proprio così: prima di schiantarsi sul duro pavimento che l'avrebbe uccisa, Melanie potrebbe aver rivisto tutti i momenti della sua vita. Di sicuro in quegli istanti non riesci a ragionare, credo che l'unico pensiero passatole per la mente sia stato la paura della morte. Sì, paura della morte e non di morire, perchè se cadi da quell'altezza, morire, più che una paura, diventa un dato di fatto, ma per alcuni secondi rimane ancora ignoto il meccanismo che fa varcare la soglia. Io vidi il suo volo dall'inizio alla fine e, mentre il numero dei metri che la separavano da terra andava diminuendo, vedevo manifestarsi nei suoi occhi questo terrore. Gli occhi sono lo specchio dell'anima, no? Quante volte capita di sentire questa frase? I ragazzi, ad esempio, la usano spesso per rimorchiare: basta una serie infinita di sguardi, di sorrisi, di complimenti e far cadere una ragazza tra le tue braccia risulta sempre molto semplice se alla fine ti aggrappi a quelle parole. Lo avevo fatto anch'io, con molte ragazze, ma non con Melanie. Per lei sarebbe stato banale, quasi scontato, di sicuro non abbastanza per l'unico sguardo che avessi davvero voluto catturare. La prima volta, avevo trovato quella citazione avvolta insieme a un cioccolatino. Ero piccolo ma ne rimasi colpito, la consideravo una mossa intelligente perchè una frase cosí dolce merita di essere accompagnata da dell'altra dolcezza, e quella del cioccolato mi sembrava davvero molto valida. Crescendo poi mi capitò di visitare qualche museo in gita scolastica e di fermarmi ad osservare quei quadri astratti che non capisce nessuno, quelli che i critici definiscono "di arte moderna". In quelle occasioni, notai che una delle scuse più utilizzate dalla guida per sostenere la magnificenza di tanta arte incompresa era proprio quella frase, parole indubbiamente molto efficaci ma che non credo qualcuno abbia mai avuto il coraggio di inserire all'interno di un pensiero triste. Quella mattina toccò a me comprenderne il significato negativo. Vedevo la lucentezza sparire dallo sguardo di Melanie e sapevo che andava lentamente abbandonando anche il suo spirito… i suoi occhi si erano trasformati in due lampadine dalla luce soffusa che attendevano soltanto di esaurirsi del tutto. Probabilmente stava davvero salutando i suoi ricordi perchè, per la prima volta, la vidi pensierosa. Sembrava intenta a riflettere, come durante le verifiche a scuola, uno dei pochi momenti in cui si spegneva la sua allegria, in cui smetteva di sorridere. Non ho mai rivelato a nessuno questa mia impressione, eccetto che a Ricky, il mio migliore amico. Tutti gli altri mi avrebbero detto che, in quella situazione, era più che naturale orientare lo sguardo verso un punto fisso, che era stato tutto frutto della mia immaginazione e che magari avevo solo creduto di guadarla negli occhi. In effetti, sembra assurdo poter riuscire a notare tutto questo in così pochi secondi, ma per me il tempo passò in modo diverso: mi trovavo lì, stavo osservando come tutti gli altri, ma il mio cuore non era pronto per quella scena e deve aver comandato al cervello di farmela vedere a rallentatore, così da ritardarne la conclusione. È per questo motivo che sono convinto di essere riuscito a incrociare il suo sguardo, o almeno mi piace pensarla così. Mi piace pensare che, anche se per un solo secondo, potrebbe essere riuscita a riguardare un'ultima volta il film della sua vita, o almeno i fotogrammi principali, quelli davvero importanti per lei e, se così fosse, spero di essere stato presente in uno di quegli spezzoni. Non so dire con esattezza quanto tempo ci impiegò a cadere e, a pensarci, neppure con imprecisione ma, prima che riuscissi a focalizzare quello che stava accadendo, una parte della mia anima, quella migliore, volò via insieme a lei. Fu in quel momento, mentre la folla si era radunata attorno a quell'immagine straziante, che vidi del nero scorrere velocemente sul vetro di una finestra, un'ombra che si allontanava. La mente mi riportò subito a quei programmi di magia che guardavo sempre da bambino. Pensai che, dopotutto, certi avvenimenti sono come giochi di prestigio: gli spettatori vengono distratti dalle parole del mago, mentre questi esegue indisturbato i suoi trucchi con la pallina. Allo stesso modo, la gente si era fermata a guardare Melanie cadere e non aveva notato che, nel frattempo, qualcuno stava lasciando il palcoscenico, qualcuno che sarebbe uscito da chi sa quale degli ingressi del castello… corrergli incontro sarebbe stato del tutto inutile, anche se probabilmente si unì alla folla subito dopo, senza che me ne rendessi conto. Farmene una ragione era pressochè impossibile, nè sarebbe stato da prendere in considerazione. Solo il giorno prima eravamo tutti insieme a festeggiare il suo compleanno e quello che avevo visto era il suo solito sorriso carico di vita, l'espressione che mi faceva sempre brillare gli occhi, occhi ormai umidi per un'altra causa, bagnati da lacrime che portavano un nome, quello di una ragazza speciale, quello di Melanie. Se solo fossi stato piú attento, forse lei sarebbe ancora qui, forse non l'avrei persa. Le perdite non arrivano mai da sole. Spesso ne comportano o ne rappresentano altre e il concetto di perdita è del tutto soggettivo. Talvolta perdere qualcosa può significare riceverne un'altra in cambio ma non era il mio caso poichè non ho mai ricevuto il mio riscatto. Al contrario, mi rendo sempre più conto di quante sconfitte stia rappresentando per me la mancanza della mia unica vittoria. Quella mattina non finiva solo la vita della ragazza che amavo. Si concludeva anche il periodo migliore della mia adolescenza e, forse, anche di ciò che ho vissuto dopo e che avevo vissuto prima.
   
 
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