Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Eilanor    22/02/2016    0 recensioni
Eren, Mikasa e Armin sono riusciti a passare indenni attraverso “l’inferno degli esami” e ad iscriversi in un prestigioso istituto, ma a differenza delle altre scuole lo studio a scuola è pesante quanto la preparazione per entrare. Si troveranno così a districarsi tra compagni, gang giovanili, professori, tirocini allucinanti ed eventi che nessuno si sarebbe potuto aspettare. Il tutto cercando di non essere espulsi ad ogni accidente.
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coppie: Jean/Marco (le altre verranno aggiunte quando appariranno nella storia)
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Armin Arlart, Eren Jaeger, Mikasa Ackerman, Rivaille, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ogni viaggio incomincia con un passo - capitolo 1

  Le cicale frinivano da così tanto tempo che quasi non mi accorgevo più della loro presenza, nonostante facessero un frastuono d'inferno. Ma in fondo siamo a luglio, è più che normale che le cose vadano così. Certamente una cosa che non potevo ignorare era il sole che mi stava arroventando la testa e le spalle; per fortuna mancava ancora poco per finire quel lavoraccio ed ero sicuro di poterlo finire senza fermarmi. Forse non avrei dovuto rifiutare l’aiuto dei miei compagni, avrei sicuramente finito prima, però avevo anche voglia di stare da solo; in fondo io ho sempre adorato il sole, il caldo e lo stare all’aria aperta, anche se spostare tronchi e spaccare legna non è certamente l’attività migliore da fare nel primo pomeriggio di luglio senza che si veda una nuvola in cielo. Ufff…. Ero davvero convinto di poter finire senza fermarmi, ma alla fine il caldo torrido vinse e, con la bocca secca e grondante sudore, andai a mettere la testa sotto alla fontanella poco distante. Rilassandomi un poco, prima di tornare al mio pesante lavoro, mi trovai a ripensare a cosa mi è accaduto. Siamo ormai all’ inizio delle vacanze estive e ancora non posso credere a tutto quello che è successo in soli 3 mesi: sono riuscito ad entrare coi miei amici in un famoso istituto, ho conosciuto compagni con cui ho stretto un legame fortissimo, professori terrificanti e….
***
C’era un gran fermento in casa quella mattina: tra qualche ora mi sarei trovato con Mikasa e Armin davanti all’ istituto a cui puntavano dalle medie. Ancora non riuscivo a crederci, ce l’avevo davvero fatta. La valigia era già pronta, lì dove l’avevo lasciata la sera prima, accanto alla porta; feci un ultimo controllo mentale di aver preso tutto mentre mi vestivo e poi scesi per colazione, valigia alla mano. Mikasa era già a tavola con mamma e papà, pronta a partire, stava solo finendo la sua tazza di latte; mamma e papà mi guardarono, lui orgoglioso di me, lei con un misto di preoccupazione, orgoglio e tristezza.
- Allora, Eren, come ti senti? Hai dormito bene? Sei pronto per il nuovo anno scolastico? – chiese mia mamma, forse per alleggerirsi la mente. Avranno chiesto le stesse cose a Mikasa, ma lei avrà risposto a monosillabi come al solito. Io risposi con grande entusiasmo e questo sembrò rasserenarla. Finita la colazione e fatto gli ultimi saluti io e Mikasa ci dirigemmo alla pensilina e poi alla stazione dove Armin ci stava già aspettando, visibilmente in ansia.
- H-hey! Ragazzi!- ci salutò, sorridendo sollevato – meno male che siete arrivati, ero così agitato ad aspettare da solo il treno, pensavo di aver sbagliato ora, giorno, tutto!!- disse per sfogarsi.
Sorrisi. -Ma dai Armin! Se c’è qualcuno che non sbaglia nulla sei proprio tu!- dissi per rincuorarlo. Lui ridacchiò nervoso in risposta. – Piuttosto non siete stracarichi per il nostro ingresso?! – chiesi eccitato. Guardai Armin e Mikasa, che mi sorrisero con gli occhi luminosi. Proprio in quel momento una voce elettronica all’interfono ci avvertì che il nostro treno stava per partire e noi, presi dal panico, corremmo dentro come dei disperati, terrorizzati all’idea di perderlo; alla fine lo prendemmo davvero per un pelo, ma ci dimenticammo subito dello spavento: a ogni kilometro la nostra eccitazione cresceva, compresa quella di Mikasa, sono sicuro. Anche se non lo dava a vedere. Arrivati alla nostra destinazione, scendemmo velocemente per andare a cercare il tram che ci avrebbe portati nelle vicinanze del nostro nuovo istituto: l’ultimo tratto era inevitabilmente da fare a piedi. Salimmo su un tram carico di studenti in divisa, tutti con la stessa uniforme.
- oh! Sono gli studenti con cui condividiamo la scuola – disse Armin, ben informato come al solito: il nostro istituto aveva pochi iscritti per scelta, in modo che i professori e gli studenti potessero concentrarsi sul loro corso di studi, ma così facendo non avevano la possibilità di avere un edificio scolastico proprio; perciò i corsi generici della maggior parte delle scuole superiori li avremmo fatti coi docenti della scuola che ci ospitava, mentre le discipline specifiche del nostro indirizzo le avremmo fatte coi nostri professori, o a scuola dopo l’orario delle lezioni, o nelle poche aule attrezzate vicino i dormitori. Inoltre non avevano abbastanza professori per poter gestire tutte le classi in modo adeguato. In men che non si dica, ci ritrovammo fuori dal centro e alla nostra fermata. Proseguimmo con gli altri studenti sconosciuti fino ad arrivare alla scuola che avevamo sognato per tanti anni.

Davanti a noi c’era l’edificio che ci avrebbe ospitati per i prossimi anni, eravamo riusciti a superare il difficile esame d’ingresso e ci eravamo classificati nella top ten, avendo così diritto a una borsa di studio. Beh, io e Mikasa almeno: Armin non era andato abbastanza bene nel test fisico. Il nostro istituto era famoso per la rigida disciplina, quasi militare si vociferava, e gli eccellenti diplomati che ne erano usciti: dopo una scuola come la nostra avevi praticamente la strada spianata per la carriera militare o nelle forze di polizia. Tuttavia l’edificio comune alle due scuole era perfettamente uguale a qualsiasi altro edificio scolastico che avevamo visto nella nostra vita. Continuammo a seguire la massa di studenti fino all’entrata della scuola; tra il mare di divise grigie ogni tanto notavamo qualcuno vestito normale, come noi, senza alcuna uniforme, identificandolo come nostro futuro compagno e noi ci chiedevamo se sarebbe stato nel nostro corso o no. Entrati, ci dirigemmo verso la segreteria, per capire dove dovevano riunirsi gli studenti della scuola ospite. Ci indirizzarono verso il campo dietro la scuola con gli altri studenti: si trattava di un classico campo da allenamento in cui era stato eretto un palco per occasione e su cui si stavano accomodando i professori. Quando ormai tutti i professori si erano seduti, arrivarono infine tre professori ritardatari seguiti ciascuno da due ragazzi, che spingevano dei carrelli. Noi purtroppo eravamo tra gli ultimi studenti ad essere arrivati e ci trovavamo in fondo, lontano dal palco, ed era difficile vedere o sentire qualcosa. Armin sospirò ansioso.
- Speriamo usino un microfono per parlare…- probabilmente temeva di perdersi qualche informazione di vitale importanza. Per fortuna Mikasa gli fece notare, grazie alla sua vista acuta, che c’erano degli altoparlanti sparsi intorno all’ area. Armin si rasserenò e noi potemmo tornare a scrutare il palco chiedendoci se ci fossero anche i nostri professori. Ogni tanto coglievo qualche discorso provenire dai ragazzi intorno a noi:
- Speriamo che ci chiamino nella stessa classe!- Disse un ragazzo di fianco a noi ad un suo compagno.
-Spero di essere nella classe di Saiba-sensei! – Mormorò una ragazza sospirò una ragazza a se stessa.
- Ho sentito dire che Kaori Sakurai ha cambiato classe, speriamo di finire con lei, con la dea della scuola!-
- Hai sentito? Sembra che Akasuna-sensei abbia aumentato la difficoltà del suo corso! Di questo passo nessuno riuscirà mai a passarlo al primo colpo!- - Speriamo mi cambino classe, non voglio più stare dove tutti i miei compagni mi ignorano….- Improvvisamente tutti però fecero silenzio: un uomo anziano ma ancora vigoroso, da quanto potevo vedere, e con un’espressione serena si era avvicinato al bordo del palco.
- Benvenuti e bentornati all’ istituto superiore SeiRen! Oggi comincia per voi un nuovo capitolo della vostra vita e della vostra crescita. Vi prego di impegnarvi e di dare il massimo nello studio anche quest’anno; Fatevi amici e vivete belle esperienze; create i più bei ricordi che vi accompagneranno durante la vostra vita. Con queste parole inauguro e dichiaro iniziato il nuovo anno scolastico dell’istituto superiore SeiRin!!- si fermò un momento per permettere agli allievi di applaudire - Detto questo lascio la parola alla vicepreside che chiamerà i componenti delle varie classi; vi dirigerete nelle vostre classi quando vi verrà detto.- Quindi si fece da parte per lasciare il posto a una donna non molto alta dai capelli scuri.
-Buongiorno, sono la vicepreside Okumura. Ora chiamerò le classi che abbiamo formato quest’anno; partirò dal terzo anno per…- Mentre lei parlava e cominciava a chiamare gli studenti, io mi disinteressai totalmente: cosa importava a noi di tutto questo noioso sproloquio?! C’erano almeno 6 sezioni a giudicare la mole di studenti! Saremmo diventati vecchi prima di sapere cosa ci aspettava! Non potevano semplicemente dividerci in due gruppi per velocizzare la faccenda?! Intanto intorno a noi continuavano i mormorii degli studenti, la maggior parte felici, e uno arrivò un po’ più forte degli altri, forse perché ne parlavano due ragazzi proprio davanti a me.
- Hey, tra poco cominciano a chiamare i ragazzi dell’istituto ospite!-
- Oddio speriamo che non ci siano ragazzi troppo fighi o ci porteranno via tutte le nostre ragazze! Basta solo che facciano parte di quella scuola d’élite perché si sciolgano…-
Come-come? Siamo una sorta di vip in questa scuola?
- Ti preoccupi delle ragazze?! Io mi preoccuperei che quelli non si mettano a fare i bulli! Non hai sentito che due anni fa un ragazzo è finito in ospedale perché si era rifiutato di obbedire agli ordini di un gruppetto di loro?! -
- Ma cosa vai a dire?! È impossibile! Sarà caduto dalle scale!- si aggiunge una ragazza alla loro sinistra. – Posso capire perché li temiate così tanto: tra il fisico, l’uniforme e i loro studi non possono che essere affascinanti! – Concluse con occhi sognanti.
- Beh, neanche le ragazze vanno tanto per il sottile, sappilo! Non venire a piangere da me se mai ti picchieranno!- La rimbeccò il secondo ragazzo.
- Solo perché siamo più carine di loro?! A fare quella scuola dovrebbero essere solo maschi, le donne diventano brutte a fare troppa fatica – Aggiunse ridacchiando. Oh, se solo si voltasse e vedesse Mikasa! sogghignai tra me e me. Mentre ascoltavo i discorsi dei ragazzi intanto mancavano da essere chiamate solo le due ultime classi di primini. Mikasa mi chiamò a bassa voce e quando arrivò il nostro momento di essere smistati ero attento a quello che succedeva sul palco. Un uomo dai capelli bianchi e con una folta barba si avvicinò al microfono.
- Ora chiamerò in ordine di graduatoria i ragazzi e le ragazze che hanno superato il test d’ammissione del nostro istituto. Quando chiamerò il vostro nome verrete davanti al palco e vi sistemerete per file di 10 con le spalle rivolte al palco.- Fece una pausa per permetterci di assimilare le istruzioni, poi prese in mano un foglio e cominciò a chiamare i nostri nominativi. - Kyoko Kazuma – una ragazza uscì dalle file per dirigersi verso il palco. – Toshiro Honda… Hiro Tsukamoto….- e altri nomi. A quanto pareva avremmo aspettato un po’, gli studenti che avevano passato il test erano parecchi rispetto ai soliti numeri della scuola; ormai erano quasi sessanta i ragazzi davanti al palco. - Armin Arlert… - Armin si mosse quasi in trance, ma riuscì ad arrivare davanti al palco. Chiamarono altri nomi e l’uomo concluse così – E Ymir Wanderer. I prossimi che chiamerò sono coloro che si sono classificati tra i primi dieci. Partirò dal decimo posto per arrivare al primo. Christa Lens. – Una ragazza bionda e bassina si diresse verso il suo posto; tutti i ragazzi la guardavano sbalorditi. – Sasha Blouse – Una ragazza di media statura e dai capelli castani raccolti in una coda – Connie Springer – Un ragazzino basso e con la testa rasata – Marco Bodt – Un ragazzo di statura media con taglio di capelli alla militare – Jean Kirschtein – Un altro ragazzo di statura media con taglio militare, la cui strana sfumatura di colore di capelli lo faceva assomigliare ad un teppista. – Eren Jaeger- Era il mio turno. Sentivo le gambe pesanti come pietre eppure riuscii a raggiungere il mio posto; non c’era studente che non mi fissasse, chi con ammirazione, chi con disprezzo e qualcuno pure con timore. Mi misi ben dritto aspettando gli ultimi 4 nomi e le successive indicazioni, cercando di avere la faccia più seria e compunta possibile. - Annie Leonhart – Tra la folla sbucò una ragazza coi capelli biondi raccolti in uno chignon malfatto e che aveva uno sguardo gelido e inespressivo. Si mise accanto a me senza degnarmi di uno sguardo. – Bertholdt Hoover – Verso di noi si diresse un ragazzo coi capelli neri e altissimo, con uno sguardo che voleva essere impostato, ma lasciava trasparire un po’ di timore; si mise di fianco ad Annie e fu molto difficile non sporgersi a guardarli o sorridere: il dislivello tra di loro era enorme. – Reiner Brown – Un ragazzo biondo, molto muscoloso, si fece largo tra gli studenti; rimasi sbigottito al vederlo: la sua massa muscolare era quasi esagerata. – ed infine…. – Eccola!! Non potei trattenere un sorriso – La migliore nei risultati dei test di quest’anno, Mikasa Ackermann.- Tutti gli studenti si voltarono verso di lei mentre procedeva sicura e disinteressata. Solo quando mi fu vicino si concesse un lieve sorriso per poi dirigersi al suo posto. - Studenti, giratevi verso il palco. Sono Dallis Zaklay, il vostro preside. –disse portando la mano destra chiusa a pugno sul cuore, mentre la sinistra veniva nascosta dietro la schiena – Quello che vedete è il saluto simbolo della nostra scuola: rappresenta il nostro impegno a dare il massimo nello studio e nella vita, a metterci il cuore. – Tutti imitammo il suo saluto. – Verrete formati come persone in grado di difenderne altre e all’ onestà e all’ obbedienza. Spero vivamente di poter essere orgoglioso dei vostri risultati a fine anno. – Detto ciò si allontanò dal microfono per lasciare di nuovo la parola al preside della SeiRen.
- Gli studenti dell’istituto SeiRen possono salutare e dirigersi verso le proprie aule. – Detto ciò salutò il nostro preside con una stretta di mano e poi scese dal palco seguito dal corpo-docente. Rimasero solo quattro professori e i ragazzi coi carrelli.
- Bene studenti, ora passeranno degli alunni del terzo anno che vi distribuiranno l’uniforme base, non muovetevi, verranno loro da voi. – intanto i ragazzi cominciavano a distribuire le uniformi – Come vi è stato scritto nella lettera che vi comunicava che avevate passato il test, seguirete le lezioni di base con gli altri studenti e verrete smistati nelle varie sezioni in modo da raggiungere la capienza massima delle aule. I corsi specifici li seguirete nel pomeriggio o nei giorni liberi coi nostri insegnanti; inoltre quest’anno abbiamo inserito un’ulteriore esame: dato che i promossi al nostro test d’ammissione sono stati parecchi più del solito, abbiamo deciso di inserire una prova prima della scelta del corso di studi. Questo serve a favorire la scelta dei migliori elementi del vostro anno e inoltre il mese di preparazione al test servirà a voi per rendevi conto di cosa affronterete nei prossimi anni. Speriamo inoltre di evitare che ci siano studenti rinunciatari durante l’anno. Dopo che avrete superato il mese di prova e il test potrete scegliere il vostro corso di studi, tra i tre che abbiamo formato.
I vostri dormitori sono in cima alla scalinata che è alle mie spalle: durante il primo anno dormirete in gruppo, divisi maschi e femmine, mentre gli anni successivi potrete ottenere camere più piccole e con più comfort, ma questo dipenderà dal vostro rendimento scolastico. Ci saranno turni per svolgere le pulizie e i vari servizi, come il servizio mensa. Bene, vi ho detto le cose fondamentali, troverete il resto nel libro su regolamenti e mansioni che è in ogni camera. Assicuratevi di leggerlo bene. Per oggi non avrete lezione, vi dedicherete solo al sistemarvi... Ah! Mi stavo dimenticando di dirvi la cosa più importante: vi insegneremo a combattere e a difendervi, ma se verrete scoperti ad approfittare delle discipline che vi insegniamo verrete immediatamente sospesi; qualche anno fa si sono verificati degli spiacevoli incidenti che non devono ripetersi mai più. Potete andare. I professori vi faranno strada. – Detto questo scese dal palco senza più curarsi di noi. Intanto gli alunni del terzo anno stavano per finire di distribuire le uniformi; mancava ormai poco perché la dessero anche a me e ormai morivo dalla voglia di averla tra le mani.
- Bene reclute! Io sarò il vostro istruttore durante questo mese di prova. Sono Keith Stadis, ma voi mi chiamerete istruttore. Sappiate da subito che non voglio mezze tacche e mammolette tra i miei studenti, perciò se fate parte di queste categorie di persone potete restituire la divisa e tornare a casa! Inoltre esigo rispetto in quanto vostro superiore e istruttore: ogni atto d’insubordinazione o disobbedienza sarà severamente punito! – L’uomo rimase a fissarci in silenzio; probabilmente Armin era sbiancato. Proprio mentre riprendeva a parlare a me arrivò in mano la mia uniforme e non potei fare a meno di sorridere: sicuramente non me la sarei lasciata portare via solo dal discorso di quel professore. -…. Ora vi accompagneremo nei dormitori; su ogni stanza sono state apposte delle targhette con dei nomi: dove c’è il vostro, dormirete. Dopo pranzo gli studenti anziani vi faranno fare il giro delle strutture e chiariranno i vostri dubbi. Da domattina cominceranno gli allenamenti e le lezioni. Fate in modo che non debba vergognarmi di voi. – Concluse con uno sguardo gelido. Detto questo alzò i tacchi e ci precedette ai dormitori, mentre noi, con le divise sottobraccio o strette al petto, correvamo a prendere le nostre valigie pronti ad affrontare la scalinata che ci attendeva.
- Tch! Certo che mettono alla prova la nostra resistenza fin da subito…- A parlare era stato il ragazzo coi capelli da teppista. Aveva un’aria davvero scocciata e presuntuosa. E io morivo dalla voglia di litigarci. Ma grazie al cielo, c’erano Mikasa e Armin a distrarmi.
- É stato terrificante e per nulla esaustivo! Perchè sembra che ad ogni responsabile non importi di spiegarci nulla in questa scuola?! Vogliono punirci alla prima occasione? - frignò Armin mentre prendeva la sua valigia. Mikasa ci osservò in silenzio già pronta a salire le scale; sembrava che a lei non importasse mai nulla, aveva quell'atteggiamento distaccato che portava gli altri a pensare che fosse una dea o che fosse una smorfiosa che si credeva superiore a tutti. Nulla di più lontano dalla realtà: mia sorella era umana e come tutti gli umani si arrabbiava, piangeva o era felice; solo che non lo mostrava molto apertamente. Sicuramente la si poteva definire molto riservata coi suoi sentimenti. Tranne quando mi cacciavo nei guai e veniva a darmi una mano: la sua espressione non mutava molto, ma perdeva buona parte della sua solita compostezza e faceva ben capire quanto fosse arrabbiata. Ora però, mentre ci avvicinavamo a lei, notai un lieve sorriso, prontamente nascosto dalla sua sciarpa appena risposi con un sorriso più aperto. Così ci avviammo verso la scalinata.
Credevamo di dover salire due o tre rampe di scale al massimo, ma ce n’erano parecchie di più! La scalinata procedeva a zigzag nel bosco che ricopriva la parte alta della collinetta, creando un percorso piuttosto contorto per evitare grossi massi e un ruscelletto che proveniva da qualche parte; arrivammo ai dormitori dopo 15 minuti buoni di salita con pesanti valigie a carico, il fiato corto e leggermente sudati, nessuno aveva superato indenne la salita. Peraltro, un ragazzo gracilino con una voluminosa valigia ebbe la pessima idea di far notare che, se non si poteva avere una strada più comoda, si sarebbe almeno potuto ideare un sistema di montacarichi per il trasporto dei materiali; nel giro di due secondi tutti gli studenti del terzo anno assunsero un’espressione spaventosa condita con un abbondante dose di disprezzo.
- magari potevi fare un valigia più leggera, bamboccio mollaccione! –
- dobbiamo allenarvi da subito o resterete sempre delle pappemolli! –
- se sei così bravo a frignare al minimo accenno di fatica perché non te ne vai? –
Partiamo male… Speriamo che non ci siano casi di nonnismo, altrimenti finirò nei guai prima di andare ad appoggiare la valigia.
- Per tutti quelli che non sono esausti! Prendete la vostra roba e seguiteci, vi portiamo ai dormitori e poi vi facciamo fare il giro delle strutture.

I dormitori erano lunghi edifici in pietra e legno che sembravano da poco rimodernati, ma non avevano assolutamente nulla di accogliente o confortevole; anzi erano molto spartani: man mano che passavo davanti alle porte aperte notavo solo letti a castello, delle cassapanche e qualche cassettiera, ma nulla di più. Sembrava davvero di essere in una caserma militare... Probabilmente dalle ragazze la situazione non era diversa. Alla fine trovai anche la stanza in cui ero stato collocato: eravamo in 8 e la stanza era molto più piccola delle altre.
- A voi è capitata la stanza migliore per l'inverno, novellini! - 
Non capii se il ragazzo che ci aveva accompagnato ci stesse schernendo o si stesse dispiacendo per noi; fatto sta che aveva ragione: andando incontro all'estate in una camera così piccola sarebbe venuto subito un caldo infernale; per lo meno avevamo delle finestre belle grandi che potevamo aprire per rinfrescare la stanza. Prima di sistemarmi, diedi un’ occhiata in giro: tutti i nostri letti erano uniti da inserti in legno che sembravano pesantissimi, non c'erano cassapanche, avevamo però un armadio e una cassettiera. Proprio mentre li stavo osservando venni bruscamente spinto di lato.
- Levati dai piedi! Perchè te ne stai lì imbambolato intralciando chi vuole passare?! - A parlare era stato il ragazzo teppista - tsk! Imbecille! - Poi si perse a guardare i letti e smise di prestarmi attenzione. Probabilmente avremmo litigato molto presto, ne ero certo; ma non volevo certo creare problemi il primo giorno, così ingoiai la rabbia e presi la borsa pronto a sistemarmi nel letto in basso vicino la finestra. Purtroppo il teppista aveva avuto la mia stessa idea.
- Levati, c'ero prima io... - incominciai.
- Vero, ma sei anche rimasto guardarti intorno come un rimbambito, perciò ti arrangi e ti trovi un altro posto! - Ribattè lui - Se tu lo avessi voluto, avresti dovuto svegliarti prima, tonto! - infierì. A questo punto mi sentii autorizzato ad afferrargli il colletto e a preparare un pugno da tirargli in faccia. Lui, vista la situazione, fece lo stesso. Peraltro ora che lo guardavo in faccia notai che aveva un viso particolare.
- Smettila di fare il prepotente, hai per caso voglia di attaccare briga? Eh?! Faccia da cavallo?! - Dissi alzando il tono.
- Come ti permetti schifoso pezz..!! - Fummo interrotti dal ragazzo biondo e muscoloso.
- Piantatela entrambi! O volete essere sospesi già il primo giorno?! Ora smettetela di comportarvi come due mocciosi e sceglietevi un letto senza litigare! - Si fermò un attimo a guardarci negli occhi e aggiunse - Se vi mettete a litigare di nuovo vi sbatto l’uno contro l'altro e poi mi metto io a dormire in quel letto.... - Le sue parole, ma molto di più i suoi muscoli, furono convincenti, così presi la mia borsa e voltatomi sussurrai abbastanza forte che in quella zona della stanza c'era odore di stalla. Così mi sistemai nel letto in basso vicino alla porta. Mentre provavo la comodità del letto, entrò un ragazzo che non avevo notato che disse di chiamarsi Daz; a ruota arrivarono anche il numero tre, il sette e l'otto, credo, e Armin. Mai stato così contento di vederlo: mi avrebbe dato una grossa mano a evitare di venire alle mani col teppista faccia da cavallo. Ma proprio quando lo salutai allegro una voce velenosa giunse alle mie orecchie:
- Ooooh! Ti sei portato il fidanzatino? Sei così patetico! - Così la mia ragione decise di andare in vacanza.



Angolo dell'Autrice
Grazie a tutti per aver letto questo capitolo, spero vi sia piaciuto e che abbia catturato la vosra attenzione.
Era da tanto che non mi cimentavo con una nuova storia e tengo molto al conoscere la vostra opinione a riguardo, non trattenetevi e fatemi sapere cosa vi passa per la testa.
Saluti, Eilanor
   
 
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