Mettete
insieme la citazione di una bellissima frase di Montaigne
sull’affetto che
provava per l’amico morto anzitempo, una serie di rime
sciocche e la fairy!AU
che volevo scrivere da mesi sulla premiata ditta Broccolo &
Puffola ed
otterrete quanto segue. Mi sono divertita molto e lambiccata
altrettanto, ma
poiché di cognome non faccio Piumini né Rodari
non garantisco il risultato.
Buona
lettura (si spera)!
C’era
una
volta, in tempi migliori,
il dolce
Jongin, fata dei fiori.
A lui i
petali di mille colori
tributavano,
grati, tutti gli onori.
Foglioline e
primule appena sbocciate
accettavano
liete di esser intrecciate
e sulla sua
folta chioma posate;
il corpo
celato da vesti aggraziate.
Jongin era
buono e amato da tutti
(persino
dagli insetti più brutti)
e gli alberi
gli offrivano i propri frutti
con frasi
ricche di eleganti costrutti.
Vi era
però
chi siffatta letizia
spiava,
lontano, colto da mestizia
e,
ritenendosi vittima di un’ingiustizia,
desiderava
solo stringere amicizia.
Costui era
Sehun, fata dei broccoli,
la cui
verzura scendeva sulle spalle a mo’ di boccoli.
La sua pelle
chiara era costellata di bernoccoli,
cortesia di
caprette e dei loro zoccoli.
Sehun era
verde, sia per invidia che per natura,
e
occhieggiava sovente l’altra creatura
ammirandone
l’abbronzatura
nonché
la
beltà fresca eppure matura.
Ma a
frenarlo c’era la paura.
Temeva
infatti di fare brutta figura
e
perciò,
onde evitare una delusione sicura,
non si
lanciava all’avventura.
Jongin,
ignaro, viveva la sua vita.
Mai avrebbe
captato quella passione sopita
se un giorno
un’ape, più delle sue compagne ardita,
non gli
avesse confidato, un poco divertita:
“Caro
mio,
se non ti conoscessi penserei certamente
che il
profumo dei fiori ti obnubila la mente,
giacché
in
uno sguardo sì concupiscente
non vi
è
nulla di innocente.
Fidati di
me, stammi ad ascoltare,
la fata dei
broccoli ti si vuol trombare!
E a meno che
tu non abbia da protestare,
fossi al tuo
posto ci comincerei a pensare.”
Jongin, che
puro e gentile aveva il cuore,
era
altresì
curioso nei confronti dell’amore;
sicché
decise -a scapito di ogni timore-
di
approcciare il timido corteggiatore.
Quando Sehun
lo vide avvicinarsi
avvertì
lo
stomaco annodarsi,
i palmi di
sudore freddo velarsi
e i neuroni,
allarmati, minacciare di suicidarsi.
Il sorriso
che il suo bello gli rivolgeva
non aveva
eguali, e ne scorgeva
la chiostra
di bianchi denti che splendeva
sentendosi
un novello Adamo al cospetto di Eva.
A quel primo
incontro, benché imbarazzante,
ne
seguì un
secondo assai più frizzante.
Jongin si
rivelò conversatore brillante
e la cotta
di Sehun crebbe ingombrante.
I due in
breve divennero amici
e
l’affetto
reciproco mise radici.
Le piante e
gli animali intorno esultarono felici
(ma proprio
tutti, comprese le cimici).
E furono abbracci, poi baci,
carezze
tenere ma audaci,
sguardi e
mani rapaci;
da ultimo
molti sospiri fugaci.
Infine
ansimando, ebbro, sazio di voluttà
Jongin
chiese ad alta voce il segreto di quella felicità
e
fissò
Sehun con gli occhi suoi blu.
Rispose quegli:
“Perché sono io, perché sei
tu.”
Ehm.
Questa
è la
mia pagina Facebook, se vi interessa seguire in diretta i miei scleri
una
cliccatina è d’obbligo (http://www.facebook.com/pages/Il-Genio-del-Male-EFP/152349598213950).
*fugge*