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Autore: Everian Every    22/02/2016    3 recensioni
(Forte presenza di autori)
Diavolo, non ho idee per il titolo... bah, pazienza.
Primo: la storia è a scazzottate. Cioè, non è un torneo, ma si basa sulle scazzottate lo stesso.
Secondo: la storia è DAVVERO piena di scazzottate.
Terzo: la storia tratta di un gruppo di ragazzi, rapiti da diversi universi paralleli dallo strano individuo di nome Omino di Mai, il quale li obbliga a combattere contro il Supremo Nero per impedirgli di conquistare il mondo. Riusciranno i nostri eroi a sconfiggere il terribile nemico? O saranno sconfitti? E poi... Le cose saranno davvero come l'Omino vuol far credere?
Dal testo:
""è una battaglia senza speranza allora." fece notare Xurst, corrugando la fronte.
"Non ho detto questo." ribadì Gioyglory con pazienza.
"In effetti lo hai detto." la apostrofò di nuovo il rosso, fissandola con sguardo carico d'odio.
Gioyglory sospirò.
"Diciamo che l'esito è totalmente sotto il controllo di Nero." concluse infine, facendo calare un silenzio inquietante sul gruppo."
Enjoy This :D
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Over Worlds'
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Il Supremo era lì, che troneggiava sul corpo inerme di Xoen. Un colpo ben mirato alla testa e sarebbe finito tutto. Stringeva ancora in mano l'essenza del dio. La faceva ruotare pigramente tra le mani, sogghignando ogni qual volta stringeva la presa, facendola scricchiolare. In risposta, il ragazzo ventenne che era diventato Xoen dopo che Nero lo aveva privato di tutti i suoi poteri, gemeva di dolore. Gli altri non potevano fare nulla per lui.
Xurst era disperso chissà dove, Dark, senza la carta a supportarlo, era colpito da una feroce emicrania, Lars non aveva più la forza di muoversi e stava a terra, stringendo i denti impotente. Victus, invece, era come sparito.
Lelq si avvicinò lentamente, tenendosi il fianco insanguinato con la mano.
"Far...farabut-to..." mormorò, cadendo a terra a qualche metro dal demone.
Nero rise sguaiatamente.
"Avete voluto avere a che fare con la persona sbagliata! Stupidini sciocchini IDIOTINI!" strepitò, con uno sguardo folle negli occhi.
La scintilla di follia si spense e lui tornò a guardare la sfera luminosa nella sua mano con pura cattiveria depravata. Quanto dolore avrebbe potuto causare colui il quale poteva tutto? Un dolore infinito, senza scampo, che non toglieva speranza, bensì che si divertiva a crescerla solo per il gusto di deluderla ogni volta.
"Sai, Xoen, mi sono divertito molto con te. Apprezzo sempre gli Eon. Così stupidi, arroganti... Avete già sfidato un Supremo e non vi è bastato? Patetici! Ma non temere, stupidotto mio..." si chinò su di lui, afferrandolo per i capelli e sollevandogli il volto in modo che i loro occhi si incontrassero. "Vi ucciderò tutti. Credi che l'Omino sia l'unico in grado di traslare le persone? Ah! Ovviamente, ma io posso copiare i suoi poteri. Così, se ora io traslassi tutti voi qui e vi, per esempio, staccassi il cuore, dopo avervi resi umani normali, si intende... Che ne dici? Non è una cosa divertentissima? Io già sto ridendo!"
Vedendo che l'Eon non rispondeva, visto che aveva perso i sensi, lasciò cadere la sua testa e gli tirò un calcio, alzandosi sdegnato.
"Ma magari preferisci che io vada con ordine, giusto?" esclamò, facendo un ampio gesto col braccio, squadrando tutti i presenti. I suoi occhi si fermarono su Lelq.
"Ah, ma chi abbiamo qui... L'unico traslato correttamente!" sussurrò, svanendo per riapparire nel medesimo istante dietro al giovane, che stava cercando di rialzarsi, nonostante la spalla lussata. "Stai giù, feccia." disse sorridendo Nero, tirandogli una tallonata sulla spina dorsale che si spezzò di netto.
"Ora giochiamo un po', ti va?" gli sussurrò all'orecchio, prendendolo per la collottola e sollevandolo. "Mesdames et Messieurs, vi do il caloroso benvenuto a questo spettacolo di livello mondiale! Oggi, dopo anni di silenzio, IO mi esibirò per voi insieme a... questo STIMATO PROFESSIONISTA del violino, per offrire alle signorie vostre una performance di alto livello. Il pezzo si chiama "maciulla e scarnifica" singolo suonato per frantumazione di ossa umane, per distruzione della mente e per finale uccisione dello strumento!" proclamò a gran voce, fingendo di essere di fronte ad una vasta platea.
Il silenzio accolse le sue parole.
Sorrise e, con uno schiocco di dita, creò un pilastro di ruggine nera da cui si dipartirono quattro braccia ad X. Con un colpo secco, schiacciò Lelq contro la ruggine, facendolo trafiggere da piccoli aghi che si ramificarono nel suo corpo per tenerlo fermo.
Il ragazzo trattenne un grido di dolore e guardò al cielo con le lacrime agli occhi.
"Oh, abbiamo appena iniziato e già frigni come un bebéuccio? Ma tranquillo! Stai solo per svanire per sempre, perdendo così tutto quello che hai faticosamente conquistato, come degli amici, il successo, una famiglia..."
Lelq non rispose. Sorrideva. Sorrideva, perché vedeva lei. La vedeva e lei gli sorrideva. E le sue lacrime non erano di dolore, di paura, di chissà quale tremenda agonia. No. Erano lacrime di gioia, gioia perché era con lei, era insieme alla sua ragazza, a sua moglie, alla sua migliore amica e parte di lui. Moriva contento perché se ne andava con il volto più bello del mondo e il sorriso più dolce dell'intero multiverso stampato in mente. Era felice in fondo, perché lei lo aveva perdonato. E questo era segno che il signore della paura aveva perso. Era stato sconfitto e proprio da quell'umanucolo che aveva tanto sottovalutato sin dal primo istante.
Nero si infuriò e lo colpì con una gragnola di pugni che facevano aggravare sempre di più le sue ferite. Lars gridò di rabbia e di dolore sentendo l'amico fustigato con cotanta crudeltà.
Il Supremo si staccò dal ragazzo soltanto quando lo sentì in fin di vita. Aveva piegato tutti, ma non lui. Non era riuscito a sconfiggerlo davvero. Lui, il signor Nero, il più grande dei Supremi e di ogni cosa esistente, aveva fallito.
"E allora... MUORI DA CANE BASTARDO QUALE SEI!" gridò rabbioso, alzando il braccio che calò come una mannaia verso la testa del ragazzo.
Ma l'attacco non andò a segno.
Lelq abbassò lo sguardo verso di lui, freddo.
"Beh? Che aspetti? Fammi fuori, cane." ringhiò, ansimando.
Il ragazzo lo scrutò. Era fermo immobile davanti a lui, piegato in avanti nello slancio per ucciderlo, la mano posta a taglio bloccata a pochi centimetri dal suo cuore. Ma soprattutto, aveva gli occhi sbarrati e un'espressione di incredulità terrorizzata che nemmeno Strange Lelq gli aveva causato.
"N-non è possibile." disse, deglutendo.
Lelq non capiva. Perché si era fermato? Era forse un altro modo di farlo soffrire? Prolungare la sua agonia, dargli una speranza per farlo vacillare di più in un secondo momento? Ma allora perché tanta paura? Perché se ne stava lì immobile?
Nero cambiò d'un tratto espressione. Ora era rabbioso, digrignava i denti, fremeva di collera.
"Beh, però ne ucciderò comunque uno!" gridò il Supremo, facendo ripartire il colpo di lancia con il braccio. Lelq restò scioccato.
Una mano guantata di bianco aveva afferrato per il braccio Nero e ora lo teneva fermo. Ma quella mano guantata... Non era attaccata a nulla. Se ne stava lì, sospesa a mezz'aria senza un corpo a cui appartenere. Eppure era in grado di tenere fermo il demone fino a quel momento inarrestabile.
"Suvvia, Alter Nerius, perché non smetti di fare il bambino?" disse una voce calda e suadente, meravigliosa e rassicurante, melliflua e giovanile, con un tono gentile e pacato, con un accenno di scherno.
Dalla mano si dipanò un fascio di fumo nero che si solidificò nella figura di un giovane di circa vent'anni, i capelli color sabbia ben pettinati appena visibili sotto il cilindro nero con una fascia intorno alla tesa, color bordeaux. Indossava sul fisico alto e asciutto, da nuotatore, una camicia bianca con sopra un soprabito nero di velluto lungo fino al terreno, con due spacchi sulla vita, portava una cravatta viola scuro e dei pantaloni sempre di velluto, sempre neri come la pece. Aveva scarpe eleganti in cuoio nero, con fibbie d'ottone. Il suo volto liscio, affilato, bellissimo, sembrava emanare una sensazione di benessere addirittura innaturale, gli occhi, il sinistro viola, composto dalla runa dei Supremi, il destro totalmente nero, fino anche alla sclera, ancor più dell'abisso più oscuro, erano puntati su Nero, impietosamente pervasi da soddisfazione.
"Tu..." disse grave Nero, guardandolo di striscio "Tu... come hai fatto a liberarti?"
"Oh, come? Semplice... Mi ha liberato lui." disse il nuovo arrivato, sorridendo affabile, indicando con un gesto ampio della mano libera un ragazzo coperto da un mantello con cappuccio dietro di lui, a cui si teneva appoggiato Victus. Il tipo era alto, almeno di una decina di centimetri in più di Mors e aveva uno sguardo rigido e concentrato.
"Lui..." mormorò Nero ringhiando di rabbia.
"Già. Sai, mentre tu perdevi tempo a giocare con questi bravi mocciosetti, lui usava l'energia che io avevo rubato a Gioyglory all'apertura del portale per liberarmi. Quanto sei stato sciocco, così preso dal raggiungimento del potere che non ti sei reso conto che io stavo nascondendo la sua presenza ai tuoi occhi. Dovevi sospettare che avrei influito sulle sorti del conflitto, no?"
Lelq li fissava senza dire una parola. Non ci stava capendo più nulla, ma i due gli sembravano dannatamente identici. Nemmeno due gemelli sarebbero apparsi così uguali. L'unica differenza erano gli occhi. Nero aveva il destro viola e il sinistro nero. L'altro tizio aveva il sinistro viola e il destro nero.
Poi quel tizio aveva chiamato Nero in un modo strano: Alter Nerius... che voleva dire? Era quello il suo vero nome?
Il tizio sorrise, come se gli avesse letto il pensiero.
"Deh! La facciamo finito, mh? Così il moccioso che hai tanto gentilmente impalato può andarsene dove gli pare e piace, d'accordo?" disse, per poi tirare il braccio di Nero come si volterebbe la pagina di un libro.
Il Supremo fu sollevato con facilità ridicola da terra e schiantato al di là della conca da lui stesso creata, svanendo alla vista, data la lontananza della destinazione.
Il ragazzo in nero batté due volte le mani guantate e Lelq fu libero. Ogni sua ferita era guarita e si sentiva tanto forte da poter sconfiggere l'intero esercito di Rovine, Nero e l'Omino di mai messi insieme.
"Ah, il coraggio fa sempre questo effetto, nevvero? Deh, non c'è tempo, ragazzo mio. Reid, aiuta Lelq e Victus, allontanatevi e portate con voi gli altri. Ho paura che Alter non la prenderà molto bene."
Un ruggito atroce si udì dalle profondità della cavernosa Cripta, rimbombando per diversi minuti.
"Appunto, appunto. Suvvia, muovetevi. Non abbiamo molto tempo." li esortò il ragazzo, estraendo Xoen dal terreno e facendosi comparire una sfera luccicante in mano.
"La sua..." fece per dire Lelq, ma l'altro lo precedette.
"Essenza? Esatto. È stata gravemente danneggiata, devo intervenire." detto ciò strinse tra le mani messe a coppa la sfera, soffio in mezzo ai palmi e la luce si fece via via più intensa. Il globo si mise a crescere e crescere, fino a diventare grosso come un pallone.
"Ecco. Come nuova."
"Aspetta, tu sei un..." disse ancora Lelq.
Ancora il ragazzo lo interruppe.
"Supremo? Certo che si. Il mio nome è più oscuro dell'Abisso. Nero, per risolvere la situazione." disse, voltandosi verso di loro e facendo un elegante inchino prendendo il cilindro tra due dita.
Lelq restò basito.
"Aspetta, cosa?"
Victus gli mise una mano sulla spalla.
"Fidati. Meglio non chiedere."
"Ma... Ma..." balbettò il suo compagno.
"Ops, non c'è più tempo! Au revoir!" disse Nero, spingendoli indietro, salvandoli dall'essere investiti da una parete immensa di oscurità che si abbatté sul ragazzo, avvolgendolo fino a farlo sparire dalla vista.
"XOEN, LARS, DARK!" gridò Lelq, cercando di buttarsi nella nube, ma il ragazzo enigmatico, quel tale Reid, lo afferrò e lo buttò dietro di sé, ponendo le mani a mo' di preghiera. Mosse velocemente le labbra prima che l'oscurità potesse lambirli e, quando i tentacoli neri scattarono verso di loro per trucidarli, una runa identica a quella dei Supremi, apparve come un lampo davanti a loro, grande abbastanza da coprirli tutti e tre.
La marea nera cozzò contro la barriera, che si crepò, ma non si infranse.
"Sei forte." commentò Victus asciutto.
"Se non ci fosse Nero a proteggerci non avrei potuto fare nulla." rispose duro.
L'oscurità li avvolgeva totalmente, iniziando a provare il ragazzo che cadde su un ginocchio per lo sforzo di mantenere la difesa.
Una specie di folata di vento si mosse da un punto imprecisato davanti a loro, facendo svanire la nube come fosse solo uno sbuffo di fumo insignificante. Pochi metri più in là stava Nero, ritto, intoccato da quell'attacco che, invece, aveva sventrato la sala. Il terreno era distrutto. I tre si trovavano su una specie di colonna di terra che si era salvata dalla distruzione, sospesi nel vuoto a un centinaio di metri da quello che era il suolo in quel momento. La stanza era stata rasa al suolo, totalmente. Se quella nube li avesse colpiti... Sarebbero stati inghiottiti dal vuoto e distrutti in meno di millesimo di secondo.
"Meraviglioso davvero, non hai perso smalto negli ultimi diecimila anni, Alter. Deh, che dire... Trovo abbastanza noioso doverti rinchiudere ogni volta. Perché invece non ritorni nella tua prigione spontaneamente. Così eviteresti un'ulteriore umiliazione, correggimi se sbaglio."
In fondo al profondo crepaccio una massa così densa di oscurità da essere assolutamente impenetrabile agli occhi di tutti meno che di Nero stesso, si agitò, raggrumandosi e scagliandosi verso il Supremo, innalzandosi in un centinaio di migliaio di spuntoni e lancie di fumo.
Nero sorrise gentilmente. Non sembrava in grado di mostrare cattiveria.
Tutto quello che fece fu far apparire un bastone da passeggio di un metro circa, in quercia, con l'impugnatura a pomo di madre perla e avorio, sobria eppure molto elegante. Lo strinse con le mani come una mazza da golf e, quando la massa fu abbastanza vicina, diede un colpo.
Come se la mazza fosse ingigantita per magia, la pressione fu aumentata esponenzialmente ed esercitata sull'intero grumo di fumo, scagliandolo a terra.
"Buca al primo? No? Peccato..." commentò sempre sorridendo Nero, guardando in lontananza con una mano sugli occhi come quando ci si copra dal sole.
"NERO!" gridò l'altro Supremo, innalzandosi su una colonna di oscurità.
"Alter." rispose pacato Nero, stringendo il bastone con entrambe le mani dietro la schiena.
Erano impressionanti. Alter era enorme. Appariva ora come un mostro umanoide, possente, muscoloso, e tanto, tanto arrabbiato. Aveva la pelle alla base nera che poi diventava viola scuro fino al rosso sangue della testa. Il capo era piccolo in confronto al corpo. Aveva dieci occhi, tutti bianchi tranne quello più grosso in mezzo al volto senza lineamenti e bocca, che invece aveva la runa dei Supremi. Una bocca impressionante correva lungo tutto il petto e una seconda più piccola sul diaframma, da cui uscivano due lingue rosso carminio da cui colava un acido altamente corrosivo.
Sovrastava il piccolo demone dalle sembianze umane di almeno duecento metri.
Era immenso e la sua aura sembrava riempire l'intera stanza.
Lelq allora capì. I due non si attaccavano per un buon motivo. Stavano, in realtà, già scontrandosi. Lo facevano silenziosamente, confrontando semplicemente le loro essenza. Era una gara a chi si riusciva a sopraffare l'altro con la propria essenza.
E l'unico motivo per cui loro non erano stati ancora schiacciati dall'essenza di Alter era perché Nero lo stava bloccando.
Erano alla pari e non potevano prevalere.
Ad un tratto Nero sogghignò.
"Ops." disse soltanto, svanendo alla vista.
Fu come quando due si spingono a vicenda e uno dei due ad un tratto si scansa, facendo cadere in avanti l'altro.
Quando Nero scomparve, la sua essenza venne meno e Alter fu sbalzato in avanti dal suo stesso sforzo, crollando malamente a terra con un tonfo sordo.
"Che sciocco che sono, mi ero dimenticato di prendere un regalo per la tua recente scarcerazione." disse ancora Nero, riapparendo sopra il Supremo. Alzò un indice che si illuminò di viola per un secondo.
Un sibilo.
Poi Alter esplose.
Il demone riapparve dietro al ragazzo, cercando di colpirlo a sua volta con uno di quegli strani attacchi distruttivi. Ma Nero si spostò col busto a destra, evitando il colpo e gli poggiò una mano sulla guancia.
"Povero Alter, libero e già devi tornare dentro. Dev'essere un'esistenza dura la tua." lo schernì con un palesemente finto dispiacere. Una pressione fortissima fece schiantare lontano Alter, facendolo sprofondare nel terreno.
Intanto Reid doveva trattenere Lelq dal lanciarsi nella conca dove sarebbe sicuramente morto. Ma il ragazzo voleva andare laggiù. C'erano i suoi compagni, ed erano in pericolo. Ma il ragazzo col mantello non gli permetteva di spostarsi da quella colonna di roccia, loro ancora di salvezze.
Un botto li zittì all'improvviso. L'essenza di Nero fu schiacciata da quella di Alter. Il Supremo mostruoso si era infuriato. 
 
Angolo di ME!!!

RAGAZZI MIEIIEE-EE-EE-EE-EE-EE-EE-EE-EE! HHHHH Ci siamo, posso dirlo. Che emozione!!!!
Fratelli et sorellem. Nuntio vobis gaudium magnum. ABEMUS. PENULTIMUM. CAPITULUM!
Woooo! Turn down for what!
Seriamente. Questo è il penultimo capitolo di questa piccola storiella fatta di violenza, dolore, scarsa amicizia tra le parti in causa, fraterne quanto adorabili minacce di morte, insulti per contorno e un dessert di morte certa, ma non troppo.
Ora.
Ora.
Ora.
Ora una domanda a te, lettore caro, si, proprio te, al posto sette a partire dalla mia destra della dodicesima fila dal fondo. Tu, che hai letto, ti sei pure rotto le scatole di aspettare il finale e i miei porci comodi tra un capitolo e l'altro, tu, eroico eroe del mondo dei lettori senza nulla di meglio da fare nella vita come me. Una domanda a cui vorrei rispondessi, lettor mio.
La storia è, lo ammetto, scritta con un'arroganza e una superbia senza pari, qualità che io, personalmente, odio, ma che, ahimé, ritrovo nella mia personalità un giorno si e l'altro anche. Il punto è che la storia ha due possibili sviluppi.
Nel caso A, il prossimo capitolo presenterà un happy ending e chi si è visto si è visto. Nel senso stop, la fiction finisce lì, tutte le questioni in sospeso si risolvono (in modo forse banale, visto che quest'ipotesi non è quella che avevo in mente all'inizio). Insomma, se scegli la A, caro lettore, la fiction si concluderà domani (o quando cavolo vorrò pubblicare il prossimo capitolo. YEAH!)
L'opzione B, invece (quella originale), prevede che si, questa fiction finirà col prossimo capitolo, ma sarà solo la prima fiction di una piccola serie in cui succederà roba, sempre in stile bottedaorbi, claro come il Sole.
Perché questo? Perché è evidente. Ho abusato, mio buon lettore, dei personaggi altrui, mettendo così in mostra i miei in uno sfogo di, come dicevo prima, arroganza ingiustificata. E visto che non tutti potrebbero apprezzare questo abuso (bello pesante) per cui molti Oc pensati come molto potenti vengono maltrattati e apparentemente relegati al ruolo di "mezzetacche", preferisco sapere cosa ne pensi tu, lettor mio, se sia il caso di proseguire con nuove avventure e tante, tante scazzottate fraterne in cui si rischia l'osso del collo, o se forse è il caso di smettere.
Dimmi, lettore.
Pillola A o Pillola B?

Ev. 
   
 
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