N.d.A Storia partecipante al contest "Una idea, diversi autori" indetto da Principe Dracula sul gruppo EFP Famiglia: recensioni, consigli e discussioni. La consegna era: "scrivere la storia di qualcuno che deve prendere una decisione importante, sapendo che farà soffrire qualcuno"
Adolescence
~Holding
hands in the
distorted mirror,
the length of our fingers no
longer match.
«From now on, we'll be sleeping
in different beds?»
You just mutter: «Good
Night»~
L'orologio a pendolo nel
grande
salone rintocca la mezzanotte, riecheggiando per tutta la casa, e la
luce della luna filtra attraverso le tende, illuminando un letto.
Quel letto non è il nostro,
pensa mentre osserva una figura avvolta da lenzuola bianche. Lui si
gira e rigira, permettendo ai raggi argentei di illuminargli il
volto. Rin è sulla soglia della sua stanza,
immobile, con la mano poggiata sul pomello. Vorrebbe entrare e
chiudersi la porta alle spalle, ma sa che non dovrebbe farlo.
Prima di tutto, lei sa che non
dovrebbe essere in quella stanza. Lei è immobile come una
statua di
sale, non si accorge nemmeno di star tremando, tanto il cuore
martella nel petto.
Quel
luogo le sembra estraneo, non sembra far parte della casa in cui ha
vissuto per tutta la sua vita, aspettando da sola con suo fratello
che i loro genitori tornassero dai loro viaggi di lavoro. Lì
dentro
non ci è mai entrata, per lei era come un luogo off-limits,
in cui dormivano solo gli sporadici ospiti dei genitori che si
trattenevano per qualche giorno. Era la stanza dei
“grandi”,
degli “adulti”, ma ancora si riufiuta di credere
che lui dorma
là.
Quel
posto non fa parte della sua amata casa, ma lui
è lì dentro che riposa.
Rin
si guarda attorno e posa lo sguardo sulla chitarra del fratello e un
pensiero amaro le attraversa la mente. Len non
ha più
suonato per me, non abbiamo più cantato insieme.
Si
guarda ancora attorno e vede i vestiti del fratello buttati a terra,
disordinato come sempre quando torna a casa. La camicia bianca era
sempre piegata meticolosamente, prima.
Adesso non lo è più.
Sul tappeto giallo vicino al letto,
sono buttate le grandi cuffie nere e lo zaino. Tutto non è
più in
ordine, tutto ha iniziato a cambiare con velocità, senza che
Rin
potesse rimanere al passo. O forse, lei riesce a mantenere il passo,
solo che non vuole accettarlo.
Suo fratello ha reso quel posto suo,
ci ha messo tutte le cose che gli piacciono, che non hanno
più
niente a che fare con Rin; il poster di quella band grunge non le
piace, non le piace più il gusto musicale del fratello, che
ha
cambiato anche gusti in fatto di libri.
Stiamo diventando così
diversi...
Finalmente decide di entrare e
cammina, fermandosi accanto alla scrivania. Là sopra ci sono
i
quaderni che gli ha prestato, assieme alle matite e agli appunti.
Rin sorride a quel pensiero e
ripensa a tutte le volte che avevano fatto i compiti insieme, a
quanto si divertissero; Len non era mai stato una cima a scuola,
eppure riusciva sempre a cavarsela con l'aiuto della sua sorellina.
Della sua inseparabile sorellina e gemella.
Quanto vorrei che quei tempi
tornassero,
pensa mentre mette
in ordine tutti i fogli sparsi per il tavolo. Tra questi ne trova una
manciata con una calligrafia diversa. Il cuore le si ferma in gola,
le mani iniziano a tremare mentre legge il nome di una ragazza della
loro classe.
Rin
vorrebbe urlare, il dolore è più forte di quanto
credeva, perché a
causa sua Len si sta allontanando. O forse
c'è dell'altro?
Sono io che lo sto allontanando? Oppure è lui?
Gli appunti di questa ragazza sono
veramente tanti e lei li passa in rassegna, uno ad uno. Ad ogni
foglio sente la rabbia crescere, ad ogni parola sente la gelosia
farsi spazio nel suo cuore. Il pensiero che la tormenta torna e la
spinge a guardare verso il fratello.
Lui dorme ancora e si è girato di
nuovo.
«Non posso dirglielo...» dice a
bassa voce, sentendo le lacrime salirle in gola. Lei lo ama, e tanto.
Rin ama suo fratello, molto più di quanto possa amare un
fratello,
eppure non può dirglielo.
Cosa penserebbe di me?,
si chiede nella testa per la centesima volta, guardandosi le dita.
«A q-quest'ora dovrei essere a
letto... Ma non riesco a dormire da sola...» dice, posando lo
sguardo sulla porta da cui è entrata. Quella porta la divide
da lui,
la allontana dal suo gemello e non le permette di stare con lui, come
quando erano bambini. Ma non sono più bambini, ormai.
Le viene in mente quell'immagine di
loro due, che si tengono la mano e sorridono.
Da
piccoli si assomigliavano in modo impressionante, erano quasi
irriconoscibili e si divertivano tanto a fare scherzi. Rin e Len. Len
e Rin.
Da piccoli erano solo loro due e
nessun altro. Allora non c'era la paura dei mostri, perché
lui era
il suo cavaliere dall'armatura scintillante e lei la sua principessa,
che doveva proteggere da qualsiasi cosa. Da piccoli dormivano sempre
insieme, nella stessa stanza, sotto le stesse coperte sotto cui
parlavano e si scambiavano tanti segreti, solo loro due. Il ricordo
dei loro corpi, stretti tra le lenzuola e i loro respiri, che si
mescolavano al profumo di gelsomino che aleggiava nella stanza di
Rin, provoca alla ragazza un brivido. Tutto quello le manca. Vuole
fermamente che tutto torni come prima.
«Allora tutto era diverso...» dice
alle tenebre che l'avvolgono.
Ci
ripensa ed eccolo, il ricordo del suo gemello che le passa le mani
tra i capelli, sfiorandole la nuca, poi il lobo dell'orecchio e
infine le labbra con il pollice. A quei tempi, tutto ciò era
normale, era giusto. Il
calore delle sue mani se n'è andato, non le sorride
più e le parla
poco.
«Spesso, mi chiedo se tu mi voglia
ancora bene... Ma so che non mi basterebbe...»
Rin vorrebbe dirgli che lo ama, che
per lui prova vero amore, non solo affetto. Ma se glielo dicesse,
teme di perderlo del tutto. Len potrebbe andarsene per sempre da lei,
potrebbe odiarla. Quel pensiero le fa male e trattiene un gemito
strozzato, con cui vorrebbe svegliarlo e dirgli ciò che
prova.
Len
non potrà mai accettare quell'amore, dopotutto, lei
è la sua
gemella. Non sarebbe giusto.
Eppure Rin non riesce più a trattenere quel sentimento.
È qualcosa
che sa che non dovrebbe provare, sa che per colpa del suo cuore il
legame che c'era con Len sta svanendo. Quell'intesa, quella
complicità che c'era sempre stata si è via via
fatta più debole,
fino a dissolversi tra le sue mani come fosse sabbia al vento.
Voglio dirglielo! Voglio che lui
sappia... Lo amo, più di ogni altra cosa al modo...
Rin
siede alla scrivania e si morde il labbro inferiore, serrando i denti
per non parlare, trattenendo ciò che vorrebbe dire. Se
glielo dicessi, finirebbe tutto... Soffrirebbe? O sarò io
quella a
farsi del male?
Le risposte non arrivano, mentre il
dolore cresce. Si avvicina al letto e si inginocchia, poggiando poi
la schiena al materasso. La sua mano pende, morbida e bianca come
quando erano bambini. Rin sa che dovrebbe rinunciare a lui, ma lui
sarebbe riuscito a rinunciare a sua sorella, che le è sempre
stata
vicino ancor prima della nascita?
Quanto dolore dovrebbe affrontare
lui? Se Rin parlasse, Len sarebbe costretto a rifiutare l'amore di
qualcuno che sa di aver amato nel profondo, a qualcuno con cui ha
pianto e riso, dovrebbe troncare i suoi sentimenti per la gemella,
che fa parte di sé.
«Voglio dirtelo, non posso
continuare così...»
Il desiderio cresce, mentre la mano
sfiora la sua. Quella mano non l'ha più toccata e Rin sa che
ora ne
stringe un'altra, appartenente a un'altra ragazza. Non c'è
più
spazio nel cuore di Len e chiedergli di farne un pochino per la sua
gemella sarebbe stupido, distruttivo. Sarebbe
sbagliato per
entrambi, sarebbe impossibile da sopportare e l'unico suo desiderio
è
quello di rendere il gemello felice.
Lei vuole solo che lui sorrida, che
non debba mai soffrire, soprattutto a causa sua.
~ ~ ~
Il tempo passa e Rin
finalmente si
alza, quando la prima ora del nuovo giorno rintocca.
È in piedi di fronte al letto di
Len, che dorme ancora beato, ignaro della presenza della sorellina,
come se non la sentisse più vicina, come se rifiutasse di
pensare a
lei.
Le mani passano sul leggero lenzuolo
di cotone, a pochi centimetri da lui e il cuore batte forte,
incontrollabile e travolgente.
Eccolo che si rigira ancora tra il
morbido tessuto, il volto illuminato dalla tenue luce di una luna di metà autunno e il cuscino ricoperto da capelli dorati e liberi dal
suo solito elastico. Cosa darebbe per poter toccare quella chioma,
come quando erano bambini.
La decisione sembra essere stata
presa, il cuore divorato dalla paura e dal dolore. È
la cosa
giusta da fare? Non lo è, risponde immediatamente
al suo
pensiero ma ancora le domande sorgono spontanee, quando è a
pochi
passi dal rivelargli il suo amore.
Chi dei due ne soffrirà di più?
Potrei essere felice, dopo? Ma più di tutto, lui ne
sarà felice?
Rin si china sul fratello, che
finalmente dorme supino, ma un suono la trattiene. Si volta e vede il
cellulare di Len illuminarsi. Subito lo porta al petto e cerca di
soffocare la vibrazione, sperando che lui non si svegli. Il telefono
smette di vibrare, sulla schermata appare il nome di una ragazza, la
stessa che gli ha passato gli appunti.
«Che motivo dovrebbe avere per
scrivergli all'una di notte?» borbotta Rin, mettendo a posto
il
telefonino. Non ha intenzione di sbirciare, sa che le farebbe male e
torna a contemplare quel volto così simile al suo. Sa che
quella
ragazza ha una cotta per Len, sa che lui la ricambia e non vuole
intromettersi, ma vuole solo l'amore del suo gemello.
Lo voglio così tanto,
pensa e si avvicina al suo volto. Chiude gli occhi e inspira a fondo,
sentendo il suo respiro farsi largo nelle narici.
Rin serra le mani e si avvicina,
scacciando tutti i pensieri che per tutto quel tempo l'avevano
trattenuta: niente paura, niente rimorsi, niente dubbi. Qualsiasi
cosa succeda, sa che è quello che deve succedere. Si
avvicina
ancora, sempre di più.
Le labbra si fermano su quelle di
Len.
Tutto questo non è giusto.
I miei sentimenti non sono
giusti. Ma ho deciso, non posso più sopportare il silenzio.
L'orologio scandisce i secondi,
pochi e interminabili, poi due occhi azzurri si aprono
nell'oscurità.
I due gemelli si fissano, mentre il
ticchettare delle lancette è l'unico suono che le loro
orecchie
possano sentire.