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Autore: bluecoffee    22/02/2016    1 recensioni
Eravamo tipo due cuori ed una capanna, solo che eravamo in tre ed avevamo un camper e ci bastavano solamente due mesi per poi tornare a casa e tornare alla vita di sempre.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Prendi appunti'
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Estati. 
 

 T’ho sognato.
Eravamo seduti sul tavolino di un camper, avevi le gambe che penzolavano nel vuoto, una camicia più grande di tre taglie che apparteneva a tuo padre addosso ed eri scalzo. La tua testa mi pesava sulla spalla, ma sorridevo, perché ti avevo lì, vicino a me, il peso dell’averti con me puntato sulla spalla.
C’era tuo padre che guidava diretto in città dell’Italia che non conoscevamo e che volevamo vedere. Happy alla radio, la voce roca di tuo padre che canticchiava in un inglese tutto suo ed io che sorridevo.
La tshirt mi stava grande ed era stropicciata, ma aveva il tuo profumo addosso dopo la notte passata, perché ci avevi dormito dentro.
Sentivo tutto il tuo peso sulla spalla, tutto il peso che mi avresti riversato addosso se fossi stato insieme a te per altro tempo, tempo oltre quel viaggio. Sentivo che pesavi, anche se eri così magro e mangiavi così poco e leggevi così tanto. Sentivo che se ti avessi preso con me avrei dovuto sopportare anche il peso di tutti i tuoi libri, di tutti i tuoi sogni, di tutte le tue aspettative: di tutto ciò che hai sempre portato dentro. Però andava bene così.
Stavamo continuando a guardare il vuoto, tu sorridevi e tuo padre cantava ed io aspettavo lì, immobile, che qualcosa accadesse, che qualcuno dicesse qualcosa.
Eravamo tipo due cuori ed una capanna, solo che eravamo in tre ed avevamo un camper e ci bastavano solamente due mesi per poi tornare a casa e tornare alla vita di sempre. Io che iniziavo l’università, tu che ti preparavi per il quinto e tuo padre che si svegliava tutte le mattine per andare in ufficio. E non ci potevo neanche pensare che non saresti stato qui e non ci sarei stato neanche io, con me stesso.
 
 
 
 

 
 
 
 
――――
è buffa la storia di questa piccola cosa, forse è per questo che ho deciso di condividerla.
tutto si è svolto nell’estate di due anni fa, quando io ed una mia amica ce ne stavamo nella pineta della città abruzzese di mare che l’ha vista crescere ad ogni estate. io ero lì in vacanza, ospitata gentilmente e con i pantaloncini corti ammucchiati dentro lo zaino perché vestita non ci so stare, e lei aveva iniziato a raccontarmi di questo ragazzo che frequentava il classico ed era un anno più grande di lei ed era sprecato, perché era bello come il sole ed aveva fatto coming out proprio due mesi prima. gente con le quali non avrei mai dovuto avere a che fare, ma che è diventato uno dei miei rappresentanti d’istituto quando, quest’anno, ho cambiato scuola e città.
lui è ancora bello come il sole e con un ragazzo che frequenta un’università di lingue e che è simpaticissimo, di quelli con cui ridi anche se non ti sei neanche presentata, ma che hai visto seduto alla scrivania della bidella ad attendere la madrelingua d’inglese per chiedere di un esame. lei ha l’artistico due vie sotto di me e la vedo quasi sempre, quando esco dal cancello di scuola, mentre se ne sta abbracciata al suo ragazzo e mentre mi sorride carina come sempre.
all’inizio, i tre del camper dovevano essere un padre, che ancora c’è, una ragazza ed un ragazzo, solo che non me la sono sentita di cambiare lui, così c’è stata una combinazione di ruoli per cui lei è diventata il ragazzo ed il ragazzo è diventato il ragazzo del ragazzo.
è una cosina senza pretese e riesumata dalle note del mio cellulare, di quelle salvate per (culo) fortuna grazie al genio dell’amico di mio padre che si occupa di queste cose, dopo che il natale scorso il telefono mi è finito dentro il water di casa di una mia amica. spero che non sia così indecente!
bluecoffee
  
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