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Autore: Nayuki911    22/02/2016    0 recensioni
"Sei terrorizzato dall'idea che possa piacerti un uomo? E che, per di più, quell'uomo possa essere tuo fratello?" Quelle parole lo colpirono come un pugnale piantato nel petto. Per la prima volta, Louis aveva realizzato quanto male potesse fare la verità.
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Incest
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Breve capitolo. Spero possa comunque essere di vostro gradimento. ♥
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I giorni trascorrevano veloci come una marcia da guerra.
Quella notte, una delle tante in cui Louis era rimasto sveglio fino a tardi per il solito "giretto turistico" nelle stanze delle sue amanti, aveva deciso di far visita ad un'ultima persona. Quale momento migliore per cercare di riconciliarsi con il fratello, se non quello in cui si sentiva più appagato?
Se non altro, erano state proprio queste visite notturne a ristorare il suo sonno (e i suoi pensieri). Non che cadere tra le grazie di Henriette fosse proprio una scusa, ma almeno l'immagine peccaminosa che per settimane aveva riempito la sua mente, era svanita.
.. Forse.
Dopo minuti interi di titubanza, forse ad un'ora dalla mezzanotte, Louis si trovava nuovamente per i corridoi del palazzo, reggendo un piattino su cui giaceva una candela consumata per metà. Si era intrufolato nella stanza di suo fratello, e silenziosamente aveva raggiunto i piedi del letto, notando con amarezza che non stesse dormendo da solo. Non aveva il benché minimo diritto nemmeno di pensare una cosa simile.
Si sedette sul bordo, accanto la figura di Philippe, il quale riposava beato tra le braccia del suo uomo. L'espressione di serenità gli conferiva quel tipico aspetto puro e genuino che tanto amava in Lui. 
Era così bello, mentre dormiva; niente poteva turbarlo, niente poteva ferirlo. Nemmeno lui.
Allungò la mano sinistra e Gli sfiorò il mento, in un modo così delicato da non indurlo a svegliarsi bruscamente. Philippe mormorò qualcosa, fece una smorfia e tornò immobile a sognare. 
«...»
Louis continuò a donargli generose carezze sulla fronte, poi sul mento; sbadatamente gli sfiorò le labbra. Quelle labbra che, nei meandri più profondi del suo inconscio, aveva spesso sognato scontrarsi con le proprie. Per rabbia, per amore, per desiderio.  Erano così soffici al tatto.
Non appena provò a riscendere in prossimità del labbro inferiore, Philippe spalancò gli occhi e ad una rapidità fulminea gli afferrò il polso. Incrociò lo sguardo del fratello, e sospirò.
«Sei tu. Che ci fai, qui?»
«Avevo bisogno di vederti.» Louis corse subito sulla difensiva, ritraendo la mano, poggiandola sul proprio ginocchio.
«Non ti sembra un tantino tardi?» domandò, sussurrando, per evitare di svegliare Chevalier.
«Philippe», iniziò, tono quasi supplichevole, «ti prego.»
Philippe deglutì, corrugando la fronte. Era raro - se non impossibile - sentire il fratello quasi pregare. Quasi. Forse era davvero serio. Si divincolò dalla presa del suo amato e si alzò in piedi come madre natura lo aveva fatto, noncurante del fatto che le lenzuola avessero abbandonato delicatamente il corpo, mettendo in mostra il suo belvedere. 
Louis guardò subito altrove, focalizzando l'attenzione su qualcosa di piuttosto raro. Il pavimento. 
 «Ti aspetto nelle mie stanze,» tagliò corto con un filo di voce, e si diresse velocemente fuori dalla porta, chiudendola alle spalle. Non si era nemmeno preoccupato che Philippe gli rispondesse; il poveretto, ancora confuso, aveva biascicato parole appena udibili e si era premurato di mettersi qualcosa addosso. 

Fuori dalla porta, Louis prese un profondo respiro, e si incamminò più lentamente sino alla propria camera. 


Qualche minuto più tardi, Philippe si presentò alla sua porta; non bussò nemmeno, entrò direttamente, consapevole di avere il via libera.
Reggeva in mano una candela, ma fu piuttosto inutile; il fuoco ardeva intenso nel camino, un Louis assorto sedeva su una delle due poltrone di fronte.
«Vieni.»
Philippe poggiò la candela su un tavolino e si avvicinò al fratello. Restò in piedi a fissare il fuoco, le braccia penzoloni lungo i fianchi. Non sapeva esattamente cosa aspettarsi; non si era chiesto il motivo per cui il fratello volesse vederlo - non ne avrebbe avuto il tempo materiale - quindi non sapeva davvero cosa dire. Si limitò a stare in silenzio, attendendo che fosse Lui a prendere la parola. E così fece.

«Siediti.» Lo invitò Louis, continuando a fissare le fiamme. Philippe obbedì, prendendo posto sulla poltrona accanto a Lui. Nessuno dei due spiccicò parola per un paio di minuti buoni, finché non fu il Re ad interrompere quell'assordante silenzio.
«Domani avrei intenzione di andare a fare una cavalcata nei boschi. Mi faresti compagnia?»
Silenzio. Philippe sbuffò in una risatina nervosa.
«Sarebbe il tuo modo di chiedermi scusa?»
«...»
«Lascia stare...»
«No. E' così. Mi dispiace. Non dovevo darti uno schiaffo, l'altro giorno.»
Philippe si voltò con estrema calma, guardandoLo con la coda dell'occhio. Rimase in silenzio per alcuni secondi, metabolizzando il tutto. Prese un lungo sospiro e lasciò che l'istinto e il cuore lo guidassero.
«No. Non dovevi. In tutta la tua vita, per quanto tu sia stato egoista, menefreghista, dittatoriale...»
«...»
«... arrogante, presuntuoso, e altri aggettivi poco cortesi, non hai mai osato toccarmi. Neanche con un dito.» Sospirò, tornando a fissare il fuoco, sempre più ardente. 
«Lo so.»
«.. Perché lo hai fatto?»
«Non ero in me.»
«Questo l'ho notato.»
«...Mi dispiace, Philippe.»
Il fratello sospirò, abbozzando un flebile sorriso. Se non altro, almeno Louis aveva trovato il coraggio di scusarsi; non poteva certo pretendere che gli stendesse un tappeto rosso con tanto di fiori.
«Ho sbagliato anche io, non avrei dovuto provocarti in quel modo. Ho esagerato.»
Philippe non poteva sapere che qualcos'altro turbava la mente del proprio fratello, tuttavia questo sarebbe bastato almeno per appianare i dissapori e riportarli alla vita quotidiana. Non che cambiasse poi molto.
Louis si voltò verso il giovane, un piccolo sorriso si fece largo sul volto, per istinto. «..E' un sì? Per domani.»
«Non saprei. Mi lascerai comprare delle scarpe nuove?»
«Philippe...»
«Cosa? Un paio. Uno soltanto.»
«Intendi, uno dei tanti che già possiedi.»
«Non ne possiedo poi così tante.» 
«Sì, invece.»
«Mh. Beh. E ti piacciono?»

Scoppiarono a ridere. Risero spontaneamente senza nemmeno capire perché. Si abbandonarono a risate genuine, pure, sincere, lasciandosi alle spalle il fardello dei doveri e delle responsabilità.
Quella notte risero come non facevano da ormai molti anni; risero insieme, delle stesse cose, come come solo due veri fratelli erano in grado di fare.


 
   
 
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