Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Cleia    22/02/2016    0 recensioni
Harry è al quinto anno, più stressato che mai. Per riuscire a dormire bene almeno una notte, decide di prendere una pozione fatta da lui, pur sapendo di non essere un abile pozionista. La bevanda, infatti, ha un effetto strano: lo induce a sognare di essere nel campo mezzosangue, dove i suoi amici si sono fusi con i personaggi di Percy Jackson (nel primo libro).
Dal testo:
Si mise seduto dopo che una voce femminile gli urlò nell’orecchio: -Avanti Percy! Ti decidi d alzarti?-
Harry si voltò sorpreso verso Hermione, che lo stava guardando dall’alto in basso, a braccia incrociate. “Percy?! Mi ha forse scambiato per il fratello di Ron?” pensò.
Ora che la guardava meglio, però, c’era qualcosa di ancora più strano, nella sua amica...
-Hermione, da quant’è che hai i capelli biondi?!?-
Genere: Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Harry Potter, Hermione Granger, Rose Weasley
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Harry giurò a se stesso che dopo un’altra giornata del genere si sarebbe sparato. Se solo avesse avuto una pistola. Anche se in fondo non era quello il vero problema; dopotutto esistevano centinaia di modi diversi per morire.
Il motivo (anzi, i motivi) di tale disperazione erano gli stessi che stavano rendendo quell’anno un vero inferno: non bastavano un Piton più stronzo del solito e dei compagni senza un grammo di cervello, si era aggiunta anche quel rospo della Umbridge e il comportamento strano di Silente...
Nemmeno Ron ed Hermione riuscivano a consolarlo, anzi, li stava trattando sempre peggio. Perché si ritrovava sempre da solo contro l’intero mondo magico? Voldemort non era abbastanza stressante per lui?
Comunque, prima di ricorrere al tentativo estremo del suicidio, aveva deciso di provare a risolvere la questione dei sogni: ritrovarsi davanti a quella porta, ancora una volta, non lo avrebbe aiutato. Specialmente non con Piton. 
Somnum.
Avevano provato questa pozione in classe, all’ultima lezione. Era simile a quella che gli avevano dato l’anno prima, dopo il torneo, per permettergli di dormire senza fare alcun sogno. Questa però andava più nel dettaglio: potevi scegliere cosa sognare e cosa no. Più o meno. Da quanto aveva spiegato il professore, se durante la preparazione ti concentravi su qualcosa in particolare, avresti potuto sognarlo una volta presa la pozione. Non per forza oggetti, anche azioni specifiche, come mangiare, volare o simili. Oppure poteva concentrarsi su delle persone.
Certo, quella lezione era stata più teorica che altro: dato che avrebbe potuto essere presente nei G.U.F.O., Piton li aveva fatti esercitare nella preparazione... ma lo scopo non era quello di assaggiarla, quindi in realtà nessuno aveva pensato a cosa volesse sognare.
Harry aveva comunque tentato di concentrarsi sulle poche cose belle che gli venivano in mente in quel momento: i suoi amici, il tempo passato insieme, farla pagare a quella smorfiosa della Pansy per aver deriso Hermione... tutte cose molto semplici.
Era stato difficile pensare solo a quelle, dato che il suo umore in quei giorni era piuttosto nero. In effetti, aveva avuto diversi pensieri, riuscendo, però, ad escluderne alcuni: si sentiva orgoglioso per non aver pensato a Malfoy nemmeno una volta; ma aveva evitato anche l’argomento Quidditch, per non rischiare di ricordare l’ultima partita, in cui la Umbridge lo aveva escluso dalla squadra.
Sicuramente era venuto fuori un guazzabuglio, il quel calderone. Ma d'altronde, aveva faticato così tanto, per intascarsi una boccetta di pozione di nascosto, che tanto valeva provarla.
Ecco perché quella sera, invece di concentrarsi a “chiudere la mente”, decise di bere il liquido biancastro, che lo fece crollare dopo pochi minuti.
 
Qualcuno lo stava scrollando con forza per svegliarlo.
Aprì gli occhi lentamente, venendo investito da un odore di salsedine.
“Mi hanno tirato dell’acqua salata addosso?” fu il suo primo pensiero.
Il secondo fu che dovevano avergli fatto uno scherzo: non si trovava più nel dormitorio, ma in una specie di casa fatta di conchiglie, troppo grossa per essere la capanna di Hagrid.
“Che diamine ci faccio qui?”
Si mise seduto dopo che una voce femminile gli urlò nell’orecchio: -Avanti Percy! Ti decidi d alzarti?-
Harry si voltò sorpreso verso Hermione, che lo stava guardando dall’alto in basso, a braccia incrociate. “Percy?! Mi ha forse scambiato per il fratello di Ron?” pensò.
Ora che la guardava meglio, però, c’era qualcosa di ancora più strano, nella sua amica...
-Hermione, da quant’è che hai i capelli biondi?!?-
Lei alzò gli occhi al cielo, esasperata.
-Ti hanno picchiato troppo forte, ieri, Testa d’Alghe? Che razza di domande sono?-
“Testa d’Alghe? Che cavolo significa?”
Non ebbe il tempo di chiederlo,ovviamente, perché venne tirato su a forza da Hermione (“caspita quanto è forte!”) che per giunta gli lanciò addosso dei vestiti non suoi.
-Sbrigati a vestirti, siamo già in ritardo. E ringrazia che questa volta ti aspetto di fuori!- uscì lasciandolo lì,da solo, con in mano la t-shirt più strana che avesse mai visto: “Dove diavolo è finita la divisa? E cosa sarà mai il campo mezzosangue?!?” ora che ci pensava, anche Hermione indossava una maglietta uguale “Da quant’è che va in giro a dire a tutti il suo stato di sangue? In questo modo, poi!” Decise di non perdere altro tempo e si vestì in fretta, almeno poteva andare a chiarire la situazione con l’amica. Anche perché non era il caso di far vedere a tutti il pigiama con un pegaso sopra... dove avevano nascosto quello a righe?
Trovò l’amica di fuori ad aspettarlo, come promesso.
-Hermione, mi spieghi cosa sta succedendo? E’ vero, sono stato un po’ scontroso in questi giorni, ma questo scherzo è un esagerazione! Dove siamo?- chiese, dato che quello sicuramente non era il parco di Hogwarts, anche se si trovavano all’aperto.
La ragazza lo guardò, se possibile, peggio di prima.
-La finisci di fare domande insensate, Percy? Ti ho già detto che siamo in ritardo!-
“Ancora con questa storia di Percy... dove si sarà cacciato Ron? Forse con lui riuscirò a parlare” Appena lo ebbe pensato, vide il suo amico venirgli incontro, con un andatura più zoppicante del solito.
-Per fortuna, Ron!- gli urlò, andandogli incontro –Almeno tu vuoi dirmi cosa... ODDIO!- lo sgomento di Harry, derivava dal fatto che aveva capito il perché di quella bizzarra andatura: le gambe del rosso ,erano state trasformate in zampe, con tanto di zoccoli!
-Ron, chi ti ha fatto questo? Come mai hai delle gambe da asino?-
Ora il suo amico sembrava più offeso che mai –Quante volte ancora devo dirtelo, Percy? Noi satiri siamo per metà capra! E poi chi sarebbe questo Ron?- aggiunse, girandosi verso Hermione. Lei alzò di nuovo gli occhi al cielo.
-Lascia stare, oggi Percy ha deciso di fare lo spiritoso-
-Mi spiegate perché continuate a chiamarmi così?- sbottò furibondo. Prima era troppo assonnato e confuso per reagire, ma ora stava cominciando ad arrabbiarsi sul serio.
-Vediamo... forse perché è il tuo nome, Testa d’Alghe?- rispose Hermione in tono saccente. Possibile che ce l’avessero così tanto con lui?
Vennero interrotti da delle grida, non molto lontano da loro. I suoi amici cominciarono a correre (o galoppare) in quella direzione, e Harry fu costretto a seguirli.
Si ritrovarono davanti ad una grande casa con il portico, dove i gemelli Fred e George venivano inseguiti da una Parkinson parecchio arrabbiata, che gli lanciava contro delle lance...
-Aspettate un attimo, quelle sono delle armi vere?- chiese Harry, indicando lo strano trio di fronte a loro. Hermione sollevò un sopracciglio –Beh, conosci Clarisse, sai che non ci va leggera quando qualcuno la fa arrabbiare- Il ragazzo rimase stupito: nessuno gli aveva mai detto che la Parkinson si chiamasse anche Clarisse. Lei, come del resto anche i suoi amici, aveva cambiato aspetto: era decisamente più robusta, i capelli lisci le erano cresciuti fin sotto le spalle... sembrava più Millicent Bulstrode, ora. Forse era per quello che rincorreva i gemelli; dovevano averle fatto bere della pozione polisucco, o roba del genere.
Si fermarono tutti e tre, quando dalla casa uscì un tizio decisamente più furioso di Harry.
-Si può sapere cosa avete da strillare tanto?!? Stoll!! Che avete combinato voi due, stavolta?- chiese ai gemelli. Pancy/Millicent rispose per loro: -Questi due idioti perditempo, hanno truccato la testa di cinghiale all’ingresso della nostra casa!- urlò inviperita verso... Piton?!
Si, ora che Harry lo vedeva bene, in effetti il tizio uscito dalla casa era proprio lui! Certo, era più grasso e vestito in maniera strana come gli altri, ma sicuramente era il professore!
Come mai, proprio lui, avrebbe dovuto prender parte ad uno scherzo simile? Qualcosa non quadrava.
-Oh, era un cinghiale quello lì?- esclamò nel frattempo Fred
-Pensavamo che fosse un tuo ritratto, volevamo solo abbellirlo!- continuò George. Ora che li guardava bene, Harry notò che i loro capelli non erano più rossi, ma castani e molto disordinati.  
Pansy /Bullstrode stava per colpirli di nuovo, ma stavolta la interruppe una voce da dentro la casa.
-Lascia stare Clarisse, abbiamo impegni più urgenti ora- la ragazza spezzò una lancia tra le mani, per la rabbia, e se ne andò imprecando.
Harry ebbe un tuffo al cuore: la voce che aveva parlato sembrava quella di Silente! Finalmente avrebbe potuto parlargli.
Stava giusto andando verso l’edificio, quando il preside uscì dalla porta principale. A quel punto il cuore di Harry si fermò qualche secondo, ma per un altro motivo: poteva sopportare che Hermione si fosse tinta i capelli (tra l’altro, non le stavano affatto male) o che Ron avesse dei... “pantaloni” di pelliccia... ma Silente con un sedere da cavallo era troppo!
Il preside stava infatti scendendo le scale con tutta calma, mentre Harry studiava il corpo da cavallo attaccato al suo stomaco, per finire con le zampe equine. Il manto animale era dello stesso colore candido della lunga barba. 
Il semi-ronzino si fermò proprio davanti a lui, guardandolo da dietro gli occhiali a mezzaluna, come faceva sempre. O meglio, come faceva fino all’anno scorso.
-Bene Percy, tu e Annabeth siete pronti per ricevere la profezia?-
Ci fu qualche secondo di silenzio teso, mentre gli altri lo guardavano. Anche Harry li osservava. Tutti. Dai suoi migliori amici, che sicuramente si stavano vendicando per come li aveva trattati; ai gemelli, che nel frattempo si erano diretti verso quelle che sembravano dei tempi romani; al professor Piton, che non capiva bene cosa c’entrasse in tutto questo, e perché diamine si fosse messo quella ridicola camicia hawaiana...
Più volgeva loro lo sguardo e più si gonfiava, cercando di trattenere tutto quello che voleva urlargli contro. Le risposte più “educate” alla domanda di Silente erano più o meno: “Non me ne frega niente della profezia, ora!” ;“Dove diamine mi trovo?” oppure “No, piuttosto sono pronto per riavere la mia bacchetta indietro, grazie”...
Alla fine, tutto quello che riuscì ad urlargli contro fu un –Chi diavolo è Annabeth?!?-
Lo guardarono tutti parecchio sconvolti, Hermione fu la prima a riprendersi per spiegare al preside –Non farci caso, Chirone, è da quando si è alzato che ci chiama in modo strano...-
-Oh, vuoi dire che il ragazzo, alla fine, è impazzito totalmente?- commentò Piton-versione-turista-in-spiaggia, con tono più acido del solito.
-Signor D, la prego di non infierire- rispose il centauro barbuto, qualunque fosse il suo nome (ormai, Harry aveva capito che non erano le stesse persone che conosceva).
-Non scherzavo, prima, quando dicevo che abbiamo cose più urgenti a cui pensare: la profezia prima di tutto- continuò, volgendo uno sguardo d’intesa con Hermione/Annabella.
Harry, non sapendo più che fare, sospirò e alzò le mani al cielo, sperando che qualcuno da lassù, potesse aiutarlo a capire.
-Andiamo a sentire questa benedetta profezia allora, visto che sono ore che ne parlate-
-Ah, questo te lo ricordi, allora?- lo prese in giro la ragazza, prima di afferrargli un braccio e trascinarlo dentro. Era davvero più forte di quanto sembrasse!
Salirono delle scale, arrivando fino a quella che doveva essere la soffitta, piena di cianfrusaglie di ogni genere. Giurò di aver visto un’enorme testa di serpente, in un angolo, ma non aveva niente a che fare con il basilisco.
Alla fine, Clarabella (o come l’avevano chiamata) si fermò davanti a quella che Harry sperò non fosse una vera mummia. E che assomigliava parecchio ad un’altra persona di sua conoscenza...
-Oh, no. Non dirmi che è...- cominciò lui, senza avere il coraggio di finire la frase.
Annabella lo guardò seriamente, prima di girarsi verso la figura rinsecchita e vestita da Hippie, che odorava di Sharry scadente.
-Siamo in presenza del solo ed unico Oracolo di tutta l’America-
Harry non fece neanche caso alla parola “America”, tanto era concentrato sugli occhiali spessi della Cooman. Dietro di essi infatti, si erano appena spalancati due occhi bianchi come biglie.
Pochi istanti dopo anche la bocca si aprì, facendo uscire un fumo verdastro, insieme alle parole più inquietanti che una mummia potesse pronunciare:
-Harry, che fai ancora a letto? Alzati, che dobbiamo andare a lezione!-

 
Harry non fu mai così contento di essersi svegliato.
Ron (il vero Ron) lo guardava dall’alto, proprio come aveva fatto Hermione in sogno. La prima cosa che fece il moro, fu affacciarsi dal materasso e tirare su i calzoni dell’amico, per verificare che gli fossero tornati i piedi.  
-Si può sapere che fai?- chiese quest’ultimo, scansandosi.
-Sto guardando se hai gli zoccoli- rispose Harry, come se fosse una cosa ovvia. Adesso il rosso era decisamente preoccupato.
-Ti spiego dopo- promise -Adesso ho bisogno di una bella doccia fredda!-
Dopo che si fu preparato, scese nella sala comune, dove trovò Hermione, ansiosa perché non lo aveva visto a colazione.
-Stai bene? Ron ha detto che hai fatto un sogno strano...- si interruppe appena l’amico le prese il volto fra le mani, guardandola attentamente.
-Uhm... no, credo che tu stia meglio così. Da bionda sembravi più antipatica- detto ciò uscì attraverso il quadro, lasciando la ragazza indietro, a chiedersi quando mai il suo amico si fosse rincretinito.
Lungo il corridoio, Harry non poté fare a meno di ricordare, che quella sera sarebbe dovuto andare da Piton, per le lezioni di Occlumanzia.  
-Oh, cavolo- pensò –e adesso chi glielo spiega, che l’ho sognato in bermuda?-
 
  
 
 
 Saaalveeeee....
Lo so, ogni tanto ho queste strane idee che non so nemmeno io da dove saltano fuori. Fatto sta che la storia l'ho scritta di getto, e non ho voluto allungarla e farci più capitoli, per non forzarla troppo. Dopotutto, mi sembra di aver torturato abbastanza il povero Harry, no?
Esame di coscienza a parte, volevo precisare che ho messo solo questi personaggi perchè erano quelli più importanti ai fini della storia, o perchè mi sembravano combaciassero di più (tipo i gemelli, che corrispondono ai fratelli Stoll, anche se nel libro li nomina poco).
E niente, adoro entrambe le serie e da diverso tempo volevo scrivere qualcosa sul mondo di Harry Potter, finalmente oggi mi è venuta l'ispirazione!
Fatemi sapere nei commenti che personaggi avreste "fuso", al posto mio. Così, tanto per curiosità.
Grazie mille per aver letto la storia!
-C-  

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Cleia