Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Sarija    22/02/2016    4 recensioni
Perché effettivamente siamo tutti sulla stessa barca. In un mare melmoso. E senza barca.
Già.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nota: la storia che segue è stata scritta utilizzando il flusso di coscienza.
 
Ok, allora.
No, cioè …
Devo dire che mi sto preparando bene per la maturità … Già, la maturità.
È ormai alle porte e incessantemente … BUSSA.
I prof che ti fanno una testa tanta, i genitori ma la tesina? Ma quando studi?
Tutto a tempo debito, no?
NO.
Ovvio che no.
E i voti? Come siamo messi?
Se prendi un ottimo voto è solo il tuo dovere. Giusto?
Se prendi un voto pessimo …
LA FINE DEL MONDO.
Ah, e non azzardarti a chiamare in causa i voti degli altri.
NON. FUNZIONA.
Le giornate che si susseguono una uguale all’altra.
Lo stress.
I libri che aumentano sui tavoli, sulle scrivanie di tutti noi.
L’ansia.
Quel piccolo infarto alla frase oggi interrogo.
Siamo un po’ tutti così, no?
I banchi su cui disegniamo, su cui scriviamo, su cui dichiariamo il nostro amore, quasi sempre non corrisposto …
Le battute dei prof? SEMPRE pessime, ma si ride lo stesso.
La fantastica lavagna nera cancellata e scritta di continuo.
La guerra per i posti, le posizioni strategiche, la guerra dei gessi e le acrobazie per fare canestro nel cestino all’angolo.
Il sole negli occhi e il fastidioso riflesso sui fogli bianchi.
Il gelo.
Il caldo torrido.
Le sudate fredde da verifica e da interrogatorio.
Sì, interrogatorio, cos’altro è?
Il volto inespressivo del professore, il casino generale nella classe o il silenzio assoluto.
Non è già abbastanza stressante guardare il prof negli occhi?
No, deve anche farti DOMANDE.
E se non vai bene la frase è sempre quella, quest’anno hai la maturità!
Come se non lo sapessimo.
Come se osassimo dimenticarcelo.
È sempre presente, pronta a farti sentire in colpa ogni volta che ti diverti, ridi o semplicemente OSI pensare di fare una pausa.
Una pausa.
È questo ciò che ci manca. Il tempo per poterci rendere conto di quanto veloce sia il tempo! Di come sia inafferrabile.
Come adesso.
La frase precedente è già il passato. Il presente non esiste, eppure alla nostra età andrebbe vissuto, e per ironia, non abbiamo il tempo per farlo.
Il diario pieno di fogli ripiegati, pieno di dediche e di verifiche programmate, scritte a mano incerta, speranzosa in un futuro che inesorabilmente si avvicina.
Ansia e ancora ansia.
Come quando il prof ti si avvicina durante una verifica e tu disperato cerchi di nascondere ciò che hai scritto perché ti vergogni e SAI che alla maturità dovrai trovare il coraggio di consegnare ciò che influenzerà il tuo futuro.
Un futuro incerto e indefinito.
Nero.
E noi dobbiamo avere il coraggio di essere speranzosi.
Nonostante il peso sulle spalle che ci impedisce di vedere dove andiamo, ma solo dove siamo, e dove siamo non ci piace e arranchiamo con questo macigno verso l’ignoto.
Ignoto.
Come quando guardi le domande di una verifica e pensi non so niente. Anzi, NON SO UN CAZZO.
È una frase che ci accomuna, anche se alcuni solamente la pensano, altri la sussurrano, altri ancora ne fanno un mantra e altri ancora la urlano per farlo sapere al mondo intero. E c’è chi addirittura lo disse in modo filosofico … Io so di non sapere.
Eh, grazie.
Quel vuoto di memoria improvviso lo abbiamo provato tutti almeno una volta, e ci consoliamo a vicenda quando constatiamo che anche altri sono nella stessa situazione. Perché effettivamente siamo tutti sulla stessa barca. In un mare melmoso. E senza barca.
Già.
Come la maturità.
Sì, lo so, è un chiodo fisso.
E come se tutto questo non fosse già abbastanza, ci si mette in mezzo il deficiente della classe o della scuola.
I commentini sprezzanti.
Insomma, il nostro caro e bellissimo bullismo. Quella brutta bestia.
Su avanti, alzi la mano chi non lo ha mai subito o visto. Sarete davvero pochi, o praticamente nessuno.
E ci pensi e ripensi quando fuori piove. Quel costante rumore della pioggia che riporta i ricordi.
E ovviamente capita quando il prof inizia a spiegare più veloce di Eminem, e quando ti risvegli da quel tuo mondo a parte SEI FUORI.
Avrai solo perso 4 o 5 pagine di appunti, insomma nulla!
Dicono che la pioggia rilassi … ma non se sei uno studente!
Come quando aspetti il bus alle 7 del mattino. Sotto la pioggia fredda e il bus non arriva. Non arriva e non arriva!
E ci sarà sempre un anziano che commenterà il degrado della società attuale guardandoti.
Sì, ok.
In certe scuole potrebbero anche togliere le ore di educazione fisica, se si contano le maratone per arrivare in orario, le maratone per prendere il caffè … IL CAFFÈ. Il migliore amico di qualsiasi studente sotto esame, convinto che 9 ore di sonno in meno non facciano alcuna differenza.
Ed eccome se la fanno … ma poi dipende. O sai tutto, o ti addormenti sul banco e stop.
Che poi … in quale mondo parallelo il banco è comodo? Come il letto alla mattina … è così difficile separarsene!
Ancora 5 minuti … E diventano 15.
Un po’ come l’intervallo: 10 minuti che appaiono 2 o 3. Tra un po’ non fai in tempo a mangiare …
Mangiare … In qualsiasi classe c’è lo smilzo che mangia come un maiale ogni intervallo. Eppure è lì, magrolino.
MAH.
E nonostante tutto talvolta si prova quella strana sensazione di non-appartenenza. Come quando parli e nessuno ti sente. Come se non ci fossi, eppure ci sei.
Oppure accade il contrario. Sei costantemente preso di mira.
Come quella ragazza. La chiamavano scimmia. Mai capirò il perché …
Era simpatica. Carina. Un anno in più di me.
Ricordo avesse superato l’esame di stato con ottimi voti, ero alla festa della scuola e quando il suo nome venne chiamato ci accorgemmo della sua assenza.
Nella sera arrivò la notizia: aveva preso il volo, giù, dal tetto.

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Sarija