Si aprono, le porte,
della soffice bambagia,
che la svista, sulla sorte,
le dà forma, poi si adagia;
si riempiono, gli spazi,
di bellezza, e di colori,
a dispetto, di quei dazi,
che roventi, si ripagano
là fuori.
Così al collo, lo splendore,
che seguiva, a luccicare,
sotto i piedi, quel rumore,
di chi stenta, a respirare;
così al collo, la chimera,
ricco piatto, da gustare,
sensazione, così vera,
come ali, messe indosso,
per volare.
Cosa cela, l'infinito,
io lo scopro, solo adesso,
il giardino, è scolorito,
ogni fiore, compromesso;
luccicante, l'infinito,
nell'inganno, e nella fine,
così al collo, ormai colpito,
porto mesta, una collana,
ma di spine.