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Autore: Nayuki911    24/02/2016    2 recensioni
"Sei terrorizzato dall'idea che possa piacerti un uomo? E che, per di più, quell'uomo possa essere tuo fratello?" Quelle parole lo colpirono come un pugnale piantato nel petto. Per la prima volta, Louis aveva realizzato quanto male potesse fare la verità.
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Incest
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A chiunque stia semplicemente leggendo questa Fanfic, grazie di cuore.
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Non passò molto prima che le risa di qualche sera precedente si trasformassero in grida di incomprensione.
Louis era fin troppo radicato nei suoi ideali per dar retta alle parole di qualcun altro; il che poteva anche avere una sua logica, se non fosse che quel "qualcuno" era sangue del suo sangue e forse l'unico che non lo avrebbe mai veramente tradito. 
Louis non voleva sentire ragioni, e non avrebbe mai ammesso che Philippe fosse molto più capace di lui in tantissimi campi - persino forse quello strategico - perciò quella mattina lo aveva scacciato dalla riunione con i membri del consiglio di stato. Non aveva atteso molto per riversargli addosso la propria frustrazione. 

La pace era durata fin troppo, pensò Philippe, ma del resto.. il sole non può restarsene nascosto per troppo tempo.

"Alla fine lui deve sempre tornare a splendere."
Philippe si chiuse la porta alle spalle borbottando, trovando il suo amato a deliziarsi con del buon vino, seduto elegantemente su una poltrona.
"Ti aspettavo." 
Philippe grugnì, si tolse la giacca e la gettò sul divano accanto. Si versò del vino in un bicchiere, e si sedette accanto al biondo, un po' imbronciato.
".. Cosa turba quel bel viso?"
"Mio fratello."
Chevalier rise.
"Philippe, mon cherie." Adagiò il bicchiere sul tavolino, e con fare seducente sollevò il mento del moro con l'indice della mano destra. Lo direzionò verso il proprio viso, avvicinandosi per sfiorare le Sue labbra con la punta del naso. "Lui è sempre stato così. Non capisco di cosa tu ti stupisca. Non restarci troppo male."
"E' diverso. Stavolta.. è diverso. E' da settimane che si comporta in maniera strana con me. Prima mi evita, poi mi chiede scusa e ora sembra essere tornato ad odiarmi. Di questo passo impazzirò..." Si portò una mano in fronte, e sebbene la sua espressione fosse quella di un uomo arrabbiato, dagli occhi traspariva un'insolita tristezza.
Chevalier preferiva non metter bocca tra le questioni dei due fratelli; l'ultima volta si era ritrovato a ricevere un ceffone solo per aver dato del folle a Louis. 
Da quel giorno, aveva cambiato strategia.
Gli sbottonò i pantaloni con un colpo secco, abbassando la cerniera con estrema lentezza; c'era da dirlo: quanto a maestria e professionalità, Chevalier se la cavava egregiamente. Aveva la sua dose di esperienza, impossibile negarlo.
Schioccò le dita ed immediatamente tutta la servitù sparsa per le stanze si congedò lasciandoli da soli. Una delle donne però rimase nella camera, probabilmente a spiarli, ma la cosa non passò inosservata a Philippe, il quale la fulminò con uno sguardo agghiacciante. La povera serva borbottò delle scuse e rapidissima raggiunse le altre.
"Mi chiedo se finirà mai."
Il biondo gli schiuse le labbra con la punta della lingua, percorrendo quelle inferiori con un'esasperante lentezza.
"Forse sì, forse no, mon amour."
Philippe portò la testa indietro, aggrappandosi alle spalle di Chevalier, sospirando.
"Come fai ad essere sempre cos- Mh--"
Il giovane, ora inginocchiato sul pavimento, aveva già trovato modo di mettere letteralmente bocca su altro (...) Con l'eleganza di un cavaliere, schiuse le labbra e avvolse l'intimità di Philippe in un colpo solo.
Il moro sussultò, aggrappandosi alle spalle del proprio amato.

"Lasciati andare."
Philippe obbedì.

****


Sfortunatamente, i litigi non cessarono di tormentare il cuore del povero Philippe; Louis era davvero insopportabile, in quei giorni. La sera in cui avrebbe dovuto tenersi un ballo in maschera, Philippe decise che non sarebbe andato. Si presentò al cospetto del Re poche ore prima dall'evento, sfoggiando la propria immagine in abiti del tutto quotidiani.

"Philippe. Non ti prepari?" Louis lo vide entrare notando il riflesso allo specchio, ma non si voltò, preferendo non disturbare un Bontemps impegnato a sistemargli la giacca. Aveva dei ricami dorati, brillava quasi di luce propria - proprio come il Sovrano. I decori richiamavano motivi floreali, incrociandosi dal basso verso l'alto fino a raggiungere le spalle. La camicia al di sotto era ricamata solo sulle maniche larghe, le quali andavano a stringersi sui polsi. Louis si voltò con una mezza piroette e allargò le braccia.
"Allora? Che ne pensi?"

"Non verrò, stasera."
Il silenzio calò su di loro con una pesantezza tale da spingere Bontemps a lasciare la camera senza nemmeno aver ricevuto un ordine vero e proprio.
"Come mai?"
"Perché non ho intenzione di essere sempre ai tuoi ordini. Non voglio far finta di essere una presenza importante agli eventi e poi essere ignorato e trattato come se fossi un estraneo tutti i giorni che restano."
Louis tacque. 
"E' per stamattina?"
"Per stamattina, per ieri, per la settimana scorsa, per quella ancor prima e per tutti gli anni passati ad essere..." Si interruppe. 
La tua ombra..
"Non importa." Rispose, secco. "Sono.. semplicemente stanco di tutto questo."

Louis lo vide lasciare la stanza senza nemmeno obiettare.
Non lo fermò.
Non disse nulla.
Lo lasciò andare anche se nel suo cuore avrebbe tanto voluto fermarlo, dirgli che senza di lui si sentiva più solo che mai, che senza la Sua presenza era come diviso a metà. Avrebbe voluto spiegargli che trattarLo male serviva solo a se stesso, ma sarebbe stato un modo come un altro per chiamarlo ancora egoista. 
Preferì tacere e lasciarlo scappare, ancora una volta.
*****

Se c'era una cosa che poteva affermare con certezza, era il fatto che Philippe D'Orléans fosse un uomo di parola. Non si presentò al ballo in maschera, ma questo non fermò Louis dal godersi la festa. Erano tutti in maschera, come le regole imponevano; a causa del troppo vino - e della bellezza di alcune maschere elaborate - faticò a riconoscere gli invitati. 
"Vostra maestà," piombò una voce da dietro le sue spalle, "non dovreste già bere così presto. La serata è appena cominciata." 
Louis non riconobbe subito la voce, anche se aveva dei sospetti; si voltò appena e guardò in viso la giovane dama. Allora la riconobbe; Madame de Montespan, più aggraziata che mai, sfoggiava il suo abito avorio con una maschera dello stesso colore. La riconobbe più per le curve fin troppo familiari che per il viso, ma questo non glielo disse. 
Le prese una mano e ne baciò il dorso, fissandola negli occhi.
"Temo abbiate ragione. Dovrei darmi un contegno, o potrei spaventare le fanciulle innocenti come voi."
Codeste moine bastarono per zittire Athenaise (sfida alquanto ardua, di solito), allora Louis poté concedersi una boccata d'aria fresca, uscendo dal retro del vasto parco di Versailles. 
Alzò gli occhi al cielo; nonostante la vista leggermente appannata riusciva a scorgere lo splendore del chiaro di luna. Era una bella serata, l'aria fresca lo rigenerò quasi subito, perciò decise di trattenersi lì un po' più a lungo. 

Qualcosa catturò la sua attenzione.
Una giovane fanciulla dai capelli ondulati, neri come la pece, in piedi vicino un cespuglio di rose. Il Suo candido vestito bianco la rendeva tale e quale ad una principessa, la machera luccicava, coprendole l'intero volto. Louis non era sicuro di conoscerla: la osservò per interminabili minuti, prima di essere invitato dalla stessa a seguirlo.
Senza attendere un cenno o una parola, la fanciulla scappò.
Louis era un amante dell'eccentrico, ammaliato della novità e dal proibito, il mistero lo affascinava più di ogni altra cosa. Fu proprio per questo che la seguì senza il minimo indugio. 
Si diresse in mezzo al parco e per poco non andò a sbattere contro un arbusto - si era alzato troppo in fretta- ; si lanciò in questa corsa improvvisata, sorridendo come se non si divertisse da anni. 
Si sentì attratto da lei, seppur non l'avesse vista in viso, era intrigato dalla Sua furbizia e sfacciataggine. La seguì senza remore, fino a che, esausto, si accostò ad un albero, poggiandovi il braccio.

"Siete giù stanco, sire?"
"Voi no?" domandò col fiatone. "Siete agile."
"Lo sono sempre stata." La dama le fece cenno di raggiungerlo con l'indice, sollevando la gonna di qualche centimetro. "Venite a prendermi."
Louis era abituato ad ottenere tutto subito, proprio per questo ci rimase piuttosto male, quando, provando ad afferrare i fianchi della dama, ella gli scivolò dalle mani come se fosse fatta di miele.
"!!!"
Non ci pensò due volte a riprendere la corsa e cercare di acciuffare la fanciulla; tutto si interruppe quando finalmente, nascondendosi dietro un tronco, aggirò la dama. La afferrò per un braccio e la trascinò dietro l'albero, adagiando la Sua schiena alla ruvidità dell'arbusto.
 
"Sembra che io abbia vinto."
"Come sempre, del resto."

Louis aggrottò la fronte con un sorriso. "Ah sì?"
"Oui." La dama sollevò le braccia, arrendevole. 
Louis la trattenne per i polsi, affossando il viso nell'incavo tra collo e spalle; aveva un odore familiare, ma non seppe dire in che modo, eppure sapeva di buono.
La fanciulla lo aizzò; sollevò una gamba e la strusciò su quella del sovrano, lentamente, in una maniera così aggraziata e al contempo provocatoria, che mandò il Re in visibilio. 

"Dimmi il tuo nome."

"In cambio di un vostro bacio. Sire.
Louis non se lo fece ripetere due volte. Si avventò sulle labbra della donna con impeto, trasalito da un desiderio improvviso di averla a tutti i costi. La baciò come se non desiderasse altro; forse era il Suo profumo, forse la Sua determinazione, forse il fatto che si fosse mostrata irraggiungibile. 
Adesso l'aveva raggiunta, eppure.. non sapeva nemmeno chi fosse.
Le accarezzò un fianco, e la dama capì: sollevò subito una gamba, affinché lui potesse prenderla, toccarla. Ricambiò il bacio con passione, sembrava persino divertita, mentre faticava a trovare il respiro.
Il sovrano non tardò ad accontentarla, afferrò la gamba e se la portò vicino al fianco, accarezzandola con frenesia. Staccò le labbra dalle Sue, prendendole il viso tra le mani; la fissò per interminabili istanti. Aveva la vista un po' sfocata, ma nulla gli impedì di focalizzarsi sugli occhi.
Piegò leggermente la testa di lato.
"I tuoi occhi..."
".. I miei occhi?"

"Sono familiari." 

"... Sì? Proprio... di famiglia?" Sbuffò a ridere, lasciandosi andare ad una risata libera; se Louis non fosse stato così poco rattivo, si sarebbe accorto di quanto la donna lo stesse prendendo in giro.
"... Chiedo scusa?"
"Oh, Louis! Stai perdendo colpi..? Eppure pensavo che i tuoi gusti fossero ovvi e banali. Non sapevo che avessi intrapreso la mia via... com'è che la chiami? "Malsana", giusto? Ahaha!"
Era senza parole.
Se gli occhi di Louis avessero potuto prendere a fuoco e appiccare un incendio proprio dinnanzi a sé, lo avrebbero fatto sicuramente.   
"Philippe--?!"
Il fratello si tolse la maschera, ridendo a crepapelle; rideva così tanto che rischiò quasi di affogarsi con la sua stessa saliva.
"Dovresti-- ahah! vedere la tua faccia!"
"Lo trovi divertente!?" 
"Ehi. Calmati, davvero." Breve pausa. "Baci bene."
"Philippe! Io-- ma che diamine ti salta in testa?!" 
Se non si fosse pentito amaramente di quello schiaffo, gli avrebbe tirato un manrovescio con i fiocchi; si limitò a fare un passo in avanti, poi uno indietro. Gli avrebbe tanto voluto staccare la testa. 
Era confuso.

Philippe, almeno, sembrava divertirsi.

Louis Gli guardò le labbra. Non poteva crederle di averle appena baciate. 
Come nel suo sogno, ma adesso era reale.
Le labbra erano morbide, esattamente come le ricordava. L'intero sogno era stata una magra illusione, ma adesso Lui era lì, ed era successo davvero. Aveva impiegato settimane per liberarsi da quell'immagine, e non c'era nemmeno riuscito.

Non avrebbe avuto un momento migliore per baciarlo ancora; non sarebbe stato più giustificato dall'aver bevuto troppo, da avere i sensi totalmente confusi. 
Non avrebbe avuto un'occasione più giusta di quella.
Si avventò sulle sue labbra co forse più impeto di prima; vi mise in mezzo la rabbia per essere stato ingannato, il desiderio e la curiosità celate per settimane, vi mise in mezzo la voglia di scoprire se quelle labbra fossero davvero carnose come il suo sogno, il terrore di peccare. E sicuramente lo stava facendo.
Ma non gli importava più di tanto; aveva una miriade di scuse dalla propria parte.
Si staccò dalle labbra di Suo fratello. 
Adesso era Philippe ad essere rimasto senza parole. 
Louis si portò la mano alla propria bocca; si sentiva colpevole di un reato immenso. Che cosa aveva fatto? E tutto per soddisfare una semplice curiosità. 
Eppure.. Lui sapeva così di buono; sapeva di casa.
Fece per andarsene via, ma Philippe lo trattenne per un braccio. Non si espresse, domandò con gli occhi.
Louis rispose, senza nemmeno avere il coraggio di sostenere il suo sguardo.
"Mi dispiace. Dimentica." E sciogliendo la presa, sparì nei meandri dei giardini.
   
 
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