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Autore: ___Page    24/02/2016    1 recensioni
"-E tu Perona?!- le chiese Kobi, sporgendosi verso di lei.
-Io?!- domandò, sgranando gli occhioni neri, prima di scrollare le spalle -Oh beh io ci penserò quest’anno! Magari trovo qualcosa di motivante!- disse, con un sorriso che era tutto un programma, girandosi verso le amiche che sapevano bene di cosa stesse parlando.
Senza che nessuno lo sapesse, Perona era già diventata qualcosa alla Raftel High School. Da mesi ormai il suo blog andava alla grande e sempre più studenti chiedevano aiuto alla misteriosa quanto famosa Miss Puck, senza restare quasi mai delusi nelle proprie attese.
Ma non aveva bisogno di vantarsi, le andava bene così. Finché avesse avuto Miss Puck, non sentiva il bisogno di essere nessun altro, a parte se stessa."
A grande richiesta, il seguito di Miss Puck, dieci anni dopo.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drakul, Mihawk, Perona, Portuguese, D., Ace, Trafalgar, Law/Margaret | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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-Che figata di effetti speciali!- esclamò Kobi, mentre uscivano dal cinema, nell’aria della sera che cominciava a riscaldarsi rispetto all’inverno.
-Assolutamente eccezionali! Altro che 3D, in 4K e HD questo film da il meglio di sé!- confermò Koala, annuendo la testa e facendo incrociare lo sguardo alle sue due migliori amiche, che non sapevano neppure di cosa stesse parlando.
-La resa del combattimento è qualcosa di unico! Sono ancora estasiato!- si aggiunse anche Ace, sinceramente coinvolto e colpito.
Un breve silenzio, carico di aspettativa, seguì il commento del moro, a seguito del quale tutti si girarono verso l’unico che avesse voce in capiolo e che non aveva ancora parlato.
Ma Sabo aveva lo sguardo perso nel vuoto, l’aria sofferente e spersa e non c’era certezza che avesse la più vaga e lontana idea di dove si trovasse e di cosa avesse visto per due ore e un quarto sullo schermo del cinema.
Una serie di preoccupati sguardi fece il giro del gruppetto di amici, disposto circolarmente nello spiazzo antistante il multisala.
Kobi si girò verso Sugar, Sugar lanciò un’occhiata a Ace, Ace si voltò verso Koala, Koala chiese silenziosamente aiuto a Perona e Perona cercò per un attimo con gli occhi Izo prima di focalizzarsi nuovamente sul cugino, ignaro di tutto.
Sabo non riusciva a smettere di pensare alla situazione a casa.
Per quanto loro gli fossero stati vicini, il biondo non riusciva a liberarsi di quel senso di inquietudine che gli martoriava lo stomaco dal momento in cui apriva gli occhi al mattino fino al momento in cui li richiudeva alla sera.
Faceva male. Faceva male non avere più suo padre per casa ma soprattutto faceva male non sapere il perché.
Nessuno sapeva. Né Perona, né Drag, né Boa né lo stesso Sabo. Nessuno, per quanto vicino a uno dei due coniugi, sapeva cosa fosse successo tra loro e cosa avesse spinto Makino a sbattere fuori di casa l’uomo di cui era follemente innamorata dalla prima volta che lo aveva incontrato.
E da una settimana, cioè da quando si era trasferito dai Mihawk, Sabo si rifiutava di vedere suo padre, consapevole che doveva averla fatta davvero grossa stavolta, peggiorando la situazione e aggiungendo altro dolore a quello che il rosso già provava.
A Perona non era sfuggito quanto il rifiuto del cugino avesse fatto soffrire lo zio e si morse il labbro inferiore, cercando qualcosa da dire.
Ma fu proprio Sabo a levarla dall’impiccio quando, riscuotendosi improvvisamente, sollevò il capo un po’ stranito, registrando a scoppio ritardato ciò che i suoi amici avevano detto.
-Sì, davvero un grande lavoro di grafica- commentò atono, inconsapevole di quanto tempo fosse trascorso tra l’affermazione di Ace e la propria -Ragazzi scusate, io sono stanco, vado a casa- aggiunse poi, infossando le mani nelle tasche -Grazie della serata- aggiunse prima di voltare loro le spalle.
Perona avanzò di un passo, cedendo quasi all’impulso di richiamarlo ma trattenendosi in tempo. Aveva già affrontato Sabo e aveva capito fin troppo bene quanto avesse bisogno di metabolizzare l’accaduto e, a malincuore, si rendeva conto di non essere la persona più adatta. Non riusciva a essere oggettiva, perché voleva solo che Sabo e Shanks si riconciliassero dal momento che era una costante sofferenza vedere lo zio senza il suo meraviglioso e caratteristico sorriso a illuminargli il volto.
Forse era meglio lasciarlo solo e…
-Sabo! Aspetta, ti accompagno!-
La rosa osservò a occhi sgranati la propria migliore amica correre veloce verso il ragazzo che si fermò al suono della sua voce, altrettanto sorpreso.
Ma Koala si limitò ad augurare agli altri la buonanotte prima di affiancarlo e dirigersi a passo sicuro con lui, sfiorandogli appena le schiena con le dita in una rassicurante carezza.
Immersi nel silenzio, li osservarono allontanarsi finché non furono in fondo alla via, prima di tornare a guardarsi tra loro, esibendo tutti dei sorrisetti saputi ed eloquenti.
-Beh…- commentò Perona, stringendosi nelle spalle -Era anche ora!-
Risero sommessamente mentre Sugar scuoteva appena la testa, prima di passarsi una mano sul volto.
-Quasi quasi vado anch’io, ragazzi- annunciò, espirando con stanchezza.
Un brivido percorse la schiena di Perona e, per la prima volta, la rosa si maledisse per non aver confessato ad Ace la sua seconda identità. Se Ace avesse saputo che lei era Miss Puck, avrebbe potuto benissimo fargli capire a cenni che quella era un’occasione d’oro per stare solo con la verdina e che quindi si sarebbe dovuto offrire di accompagnarla. Ma ufficialmente Perona non sapeva nulla della sbandata di Ace per sua cugina e se si fosse sbilanciata si sarebbe tradita con le proprie mani.
Si girò agitata verso il proprio migliore amico, pensando febbrilmente a cosa fare, e fece giusto in tempo a vedere Kobi tirargli una lieve gomitata e poi accennare verso Sugar con il capo.
Si accigliò un istante soltanto, il tempo di realizzare che Ace doveva avere detto della propria cotta a Kobi e Sabo, il che non era per niente strano in effetti.
Schiarendosi sonoramente la gola, il moro si portò una mano alla nuca, accarezzandola piano e Perona non riuscì a non ridacchiare. Sapeva che Ace faceva così quando era imbarazzato e Ace imbarazzato era così adorabile!
-Ehi Sugar…- la chiamò, visibilmente nervoso -Ti accompagno, vuoi?!-
Perona spostò lo sguardo sulla cugina, trattenendo il fiato, mentre lei sgranava gli occhi sorpresa.
-Oh… beh se… se non ti scoccia…- cominciò -Ma non accompagni Perona di solito?!-
-Ah… sì ma… possono… possono pensarci Kobi e Izo, vero?!- si giustificò, lanciando una muta richiesta agli amici.
Una strana sensazione pervase la rosa. C’era una punta di piacere perché Ace si stava comunque preoccupando che non dovesse tornare da sola ma era completamente immersa in un’ondata di pulsante fastidio.
Si era aspettata che Ace tornasse sui propri passi quando Sugar gli aveva fatto notare che di solito era lui ad accompagnarla a casa, ma il suo presunto migliore amico non si stava facendo problemi a lasciarla nelle mani neanche di Sabo ma di Kobi e Izo!
Non che lei non si fidasse di Kobi e Izo ma Ace non si sarebbe dovuto fidare così a cuor leggero! Insomma era a lei che spettava il privilegio di venire accompagnata da Ace, se l’era guadagnato negli anni!
Lei sarebbe dovuta essere la sua priorità!
Sobbalzò a quel pensiero così egoista.
Era completamente impazzita per caso?! Era giusto così, accidenti!
Lei e Ace erano solo amici ed era giusto che lui cercasse di trascorrere del tempo da solo con la ragazza che gli piaceva, anzi fino a un attimo prima lei stessa si era preoccupata che lui si facesse scappare quell’occasione.
Sì, probabilmente stava impazzendo.
-Io a dire il vero devo vedermi con Hermeppo- spiegò in imbarazzo Kobi.
-Non preoccuparti, Presidente, ci penso io alla bambolina di Ace!- intervenne Izo, ghignando e posandole una mano sul capo rosa, quasi fosse stata una bambina.
-Io non sono la bambolina di nessuno!- protestò, indignata ma con le guance suo malgrado imporporate.
Che deficiente!
-Okay, allora noi… andiamo!- esclamò Ace, sorridendo radioso a Sugar che annuì decisa.
Si augurarono la buonanotte prima di partire tutti in direzioni differenti. Con l’andatura perfettamente sincronizzata, Perona e Izo camminarono in silenzio per un po’ mentre i pensieri della rosa vorticavano tra la situazione di Sabo e Koala, quella di Ace e Sugar e la propria.
Da una settimana si era resa conto di un cambiamento in se stessa, dal giorno in cui aveva cucinato ballando con la mamma e non si era ancora confidata con nessuno al riguardo.
Quando Law e suo padre si erano uniti a loro e lei si era ritrovata tra le braccia del fratello aveva irrazionalmente cercato qualcosa di famigliare nel suo modo di farla ballare. Sapeva che non poteva essere lui, dal momento che l’aveva baciata, ma a livello puramente inconscio si era resa conto a posteriori che aveva cercato qualcosa del suo Fantasma dell’Opera in Law e che avrebbe continuato a cercarlo in chiunque finché non l’avesse trovato.
A Perona non bastava più trovare l’amore agli altri. Perona voleva trovare l’amore anche per sé e sapeva che doveva cominciare da lì, da quel misterioso ragazzo che le aveva regalato un momento indimenticabile nella serata dell’anno che per lei era la più bella, romantica e magica in assoluto.
Si rendeva conto che un bacio e un ballo non significavano niente, che una volta trovatolo sarebbe anche potuta rimanere delusa, che quella era la vita reale e non una favola ma Perona era quel genere di persona che quando aveva un dubbio o un sospetto non trovava pace finché non riusciva a risolverlo.
E il sospetto era che il suo Fantasma fosse destinato a essere molto di più che un ricordo.
Ma il primo passo, lo sapeva, era parlarne con qualcuno.
Lanciò un’occhiata di striscio a Izo, che camminava silenzioso e dritto al suo fianco. Era vero, era moro il suo compagno di banco, uno delle poche caratteristiche che conosceva del suo Fantasma – insieme con il fatto che era molto coordinato nella danza, che era più alto di lei e che aveva un sapore bruciante e speziato – ma come non poteva essere stato Law non poteva nemmeno essere stato lui.
La sola idea di baciare Izo le dava i brividi e non certo per il piacere.
Lo studiò alcuni istanti e prese un profondo respiro. Non si sarebbe mai tirato indietro di fronte a una cosa del genere, l’idea di vagliare tutti i ragazzi del liceo per trovare il Fantasma dell’Opera lo avrebbe mandato fuori di testa.
Sorrise tra sé e sé prima di decidersi a parlare.
-Izo, senti una cosa…-
 

 
***

 
Si fermò a metà delle scale in ascolto.
La tivù era accesa e, a giudicare dal cacofonico insieme di voci e urla ovattate, si trattava chiaramente di una partita di calcio o rugby. Ergo, poteva esserci solo una persona che stesse guardando la televisione a quell’ora di notte e non era certo Perona.
Scese gli ultimi scalini, deviando direttamente in cucina per recuperare due birre prima di tornare indietro verso il salotto. Si fermò sulla porta, a studiare il suo migliore amico.
Nonostante si comportasse come sempre finché c’era qualcuno in giro, sorridendo e scherzando ad ogni occasione, Drag sapeva che, appena restava solo, Shanks doveva vedersela con quel dolore che lo stava mangiando dentro. Gli mancava Makino, più di quanto potesse esprimere, e gli mancavano i suoi figli, come l’aria.
I capelli in disordine, le occhiaie marcate, lo sguardo vacuo tutto testimoniava quanto il rosso stesse soffrendo quella situazione. Accarezzava distrattamente Nekozaemon, acciambellato sulla sua pancia ma Drag era certo che, se glielo avesse chiesto, non sarebbe stato neppure in grado di dirgli che squadre stavano disputando la partita in corso. Doveva avere acceso la tele in un disperato tentativo di distrarsi, che era fallito miseramente.
E se anche Drag conosceva il dolore della perdita della donna amata e in misura anche più grande rispetto a Shanks, doveva ammettere che non riusciva neppure a concepire di essere in guerra con uno dei suoi figli. Era un pensiero insopportabile.
Con un sospiro, si mosse verso di lui, così assorto che non si rese conto dell’amico finché una lattina di birra non entrò nel suo campo visivo, riscuotendolo.
Sbatté le palpebre un paio di volte, perplesso, come a chiedersi da dove fosse spuntata quella lattina e cosa ci facesse lì, sospesa  a mezz’aria, davanti ai suoi occhi, prima di girarsi.
-Oh, Drag- lo salutò, atono.
Il moro provò uno strano senso di sollievo nel non vederlo sorridere. Forse era la volta buona che si sarebbe deciso a sfogarsi ed era certo che non potesse fargli che bene.
-Shanks- rispose, mentre si sedeva, abbandonando la schiena contro il divano e studiando distrattamente le immagini sullo schermo.
Si accigliò nel riconoscere la partita.
-Ma questa è…-
-La finale Raftel-Flevance del ’77- concluse Shanks, sorridendo appena.
-Santo Roger! Avevamo sedici anni!- esclamò Drag, mentre piegava il busto in avanti e si concentrava sui giocatori intenti a passarsi la palla ovale.
Ricordava ancora ogni azione di quella sofferta finale, dove Raftel aveva strappato una vittoria con un’ultima epica meta, dopo una partita eccezionale e gloriosa.
Per quanto ridicolo, nel giro di un paio di minuti, si ritrovò a sudare freddo e trattenere il fiato, pur conoscendo già l’esito della disputa. Aprì senza pensare la lattina e ne prese una generosa sorsata, il cuore che pompava a mille nel petto.
-Dai, dai, dai!!!- soffiò, cercando di tenere la voce bassa e saltando sul divano, imitato da un finalmente più rilassato Shanks.
Lanciarono le braccia al soffitto, esultando sottovoce, quando il fischio di fine partita risuonò dalle casse dolby surround e Nekozaemon scappò via, diretto in camera di Perona, quando si allungarono uno verso l’altro per abbracciarsi goliardicamente.
Soffocarono una risata, consapevole di quanto dovevano risultare assurdi visti da fuori e si riabbandonarono contro lo schienale, decisamente più tranquilli e sereni di poco prima.
Shanks si passò una mano sul viso, prima di girare il capo verso l’amico senza staccare la nuca dal cuscino.
-Come mai non sei a letto?!-
-Uh?!- fece Drag, colto alla sprovvista.
Quel momento di fraterna vicinanza gli aveva momentaneamente fatto dimenticare di non avere più sedici anni e dei suoi attuali problemi ma la domanda dell’amico gli aveva ricordato tutto, a partire dal perché si trovava lì.
-Il letto di Law è scomodo- mormorò, reclinando il capo all’indietro, gli occhi al soffitto.
Dal momento che Shanks stava nella stanza degli ospiti e nella camera delle sue figlie ci viveva ancora Perona, si era visto costretto ad optare per la stanza dei ragazzi.
-Il letto di Law?!- si accigliò Shanks.
-Non te l’ho detto?! Boa mi ha messo in punizione per aver aggredito Ace, venerdì mattina- spiegò, intrecciando le dita e portando le mani sul capo.
Il rosso sbatté le palpebre interdetto un paio di volte prima di esplodere in una fragorosa, sonora risata. Rischiò di rotolare giù dal divano, mentre con la mano grande e callosa si batteva la coscia, le lacrime agli occhi.
-Ma che… non è divertente!!! Piantala!!!- protestò il moro, indignato.
-Porco Roger Drag! Sapevo che quando vuole è perfida ma tu tiri fuori il peggio di lei!- continuò, asciugandosi le lacrime.
Drag lo osservò contrariato, sentendo però la morsa allo stomaco allentarsi.
Da quanto non lo vedeva ridere così?!
Probabilmente non più di cinque giorni ma si rese conto, Drakul, che erano comunque troppi. Non tollerava di vedere Shanks stare male, non ci sarebbe mai riuscito.
La sua espressione si fece seria mentre si voltava verso l’amico e gli posava le mani sulle spalle, guardandolo fisso negli occhi nocciola e obbligando a girarsi a sua volta.
Shanks lo guardò stranito e interrogativo, senza comprendere quello strano atteggiamento.
-Se non vuoi raccontarmi cos’è successo non importa. Dimmi solo che non è una cazzata così grossa da essere irreparabile, amico- lo pregò quasi, stringendo la presa.
Shanks sobbalzò, colto alla sprovvista e sentì gli angoli degli occhi che prendevano a pizzicare mentre cercava di mandare giù il groppo che aveva in gola.
Si chiedeva quanto ancora avrebbe retto quella situazione, con Makino che pur di non vederlo chiedeva a Drag di andare a prendere Lamy e Sabo che si rifiutava di parlargli.
Ma, doveva ammetterlo, anche così era comunque fortunato.
Aveva il suo migliore amico su cui contare, che soffriva con lui e per lui ed era pronto a qualunque cosa per aiutarla, la sua meravigliosa nipote, prodiga di idee per tirarlo su, Boa, Dofla e Croco.
Oh e Nekozaemon ovviamente, che gli dava tanto amore!
Poteva farcela, doveva solo tenere duro ancora un po’, solo un altro po’.
Piegò le braccia per posare le mani sugli avambracci tesi di Drag, sorridendo a fatica ma annuendo convinto.
-Si risolverà tutto Drag- soffiò, la voce incerta, lo sguardo determinato -Te lo prometto-
 
 
  
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