La sentiva. Cora la stava sentendo proprio in quel momento. Lei era lì con lei e non la lasciava in pace. Ormai Cora non riusciva più a sopportarla, la sua presenza era dannosa per la sua vita. “Devo trovare un modo per rimediare a questa situazione” pensò Cora, che non ce la faceva davvero più. Era stremata e sull'orlo di una crisi di nervi. L'unica soluzione efficace che riuscì a trovare per porre fine a tutta la sofferenza che stava passando fu una, e Cora la pensò a bassa voce “Devo ucciderla”. Cora non sapeva ancora come l’avrebbe uccisa, ma era assolutamente certa che doveva compiere questa atroce azione il prima possibile se non voleva impazzire. Iniziò a guardarsi intorno con attenzione. In quel momento si trovava in cucina, ma gli utensili che le si prostravano davanti agli occhi non le sembravano utili: un colpo ben assestato con la padella non l'avrebbe uccisa, così come non sarebbe stato efficace nemmeno pugnalarla con un coltello. Cora sapeva bene che aveva bisogno di utensili decisamente diversi da quelli per farla fuori. Si recò in un'altra stanza, la camera da letto, ma anche in essa nessuno strumento sembrava adatto per compiere quell’atto che aveva pensato. “Dovrei provare ad andare a guardare nello studio, così pieno di trofei dalle forme ricche di sporgenze dure che potrebbero rivelarsi piuttosto utili per raggiungere il mio obiettivo”, e così fece. Cora abbandonò la camera da letto, attraversò con calma ma anche con una certa impazienza il corridoio che la fece giungere fino al suo studio. Si sentiva tesa e rigida. Pose la mano destra sulla maniglia di cristallo della porta di legno e la aprì, dandole una piccola spinta. I suoi occhi videro lo studio ben illuminato dalla luce del sole di quella mattina di maggio del 2k2 e iniziò a scrutare la stanza con attenzione. Notò che i mobili dello studio apparivano un po’ polverosi a causa del fatto che non lo usava spesso, ma in cuor suo sapeva che in quella stanza avrebbe trovato l'utensile che più sarebbe stato adatto per ucciderla efficacemente. Infatti lo individuò, lì sulla libreria accanto alla scrivania di rovere appoggiato sulla quarta mensola. Aveva una forma parallelepipeda e degli spigoli ben definiti, perfetti per portare a termine il suo piano. Allungò la mano verso detto oggetto parallelepideico, lo afferrò e abbandonò lo studio con una certa fretta, lasciando addirittura la porta aperta dietro di sé. Aveva già individuato il luogo adatto in cui ucciderla: il salotto. Era lì infatti che Cora si stava recando, tenendo la sua arma stretta al petto mentre percorreva i corridoi di casa con passo rapido e deciso. Finalmente raggiunse il salotto. Adesso doveva individuare il punto migliore per poter attuare il suo piano. “Mi metterò sul divano” farfugliò Cora, ormai in preda all'ansia per ciò che stava per fare. Si sedette intrepida e tremante. Non riusciva più a sopportarla, doveva ucciderla adesso! E così fece: aprì il libro che aveva prelevato dal suo studio e iniziò a leggerlo appassionatamente. “Sì, finalmente ho ucciso la noia!1!1!1!1!1!1!1!1!!1!1” esclamò soddisfatta Cora mentre stava affondando i propri occhi all'interno del successo editoriale letto da più di un miliardo di lettori che risponde al nome di “After”. Così Cora uccise la noia e per gioire la sua gioia, decise di leggere mentre ascoltava in sottofondo il singolo musicale di successo del momento “Asereje” avendo un lieto fine che gli altri abitanti di Storybrooke non avrebbero mai ottenuto. [Angolo dell'autore post FF disagiante
1. Una mia lettrice mi ha inviato un mesaggio su Efp chiedendomi se potevo salutarla nella mia prossima FF, dunque "Ciao Ottavia da Sansepolcro"
2. Per avere il livello di disagio ottimale vi consiglio l'ascolto della song che anche Cora si è ascoltata, ovvero "Las Ketchup - The Ketchup Song (Asereje)"
3. Su Telegram, canale DisagioWho
Una cotoletta impanata a tutti, che il disagio possa essere sempre con voi] [Instagram: disagiowho]