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Autore: Odinforce    24/02/2016    8 recensioni
Naruto aveva buone ragioni per temerla. Dopotutto era sua moglie, l’unica persona che potesse impartirgli ordini o essergli superiore; e in quel momento riusciva a fare entrambe le cose contemporaneamente, in piedi su quel gradino di fronte al marito.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Più in alto dell’Hokage
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Villaggio della Foglia, 5:48 del mattino.
Naruto si svegliò di soprassalto. Il cercapersone accanto al letto vibrava in modo fastidioso: i numerosi tentativi di rendere quell’aggeggio il meno rumoroso possibile erano andati a vuoto. Il display lampeggiava davanti ai suoi occhi, recando a caratteri cubitali il nome di colui che osava destare il Settimo Hokage dal meritato riposo.
Shikamaru.
« Maledetto » grugnì il biondo, mettendo a tacere l’odiato aggeggio. Ormai era sveglio, ma avrebbe dato qualsiasi cosa per invertire lo stato delle cose. La chiamata di Shikamaru a quell’ora del mattino aveva un unico, inequivocabile significato: il dovere lo chiamava. La cosa sarebbe stata frustrante già di per sé per qualsiasi lavoratore onesto del continente, dal momento che era domenica... ma Naruto era l’Hokage, quindi per lui era lunedì tutti i giorni. E anche in tempi di pace assoluta, il lavoro non mancava mai.
Naruto si tirò su a sedere, cercando di schiarirsi le idee. Voltò lo sguardo a destra, dove la sua dolce metà era ancora intenta a dormire. Hinata gli dava le spalle in quel momento, e ciò rese ancora più nero il suo umore. Era da un po’ di tempo che non riusciva a vedere quel bel viso rivolto verso di lui, al risveglio...
I tempi erano cambiati, doveva farsene una ragione. Naruto si alzò dunque dal letto, prese i vestiti e uscì dalla stanza. Percorse piano il corridoio per non fare rumore; era certo che i suoi figli dormissero come sassi, ma non era proprio il caso di rischiare un risveglio anticipato la domenica mattina. Fuori dalle finestre era ancora buio pesto, roba che non lo invogliava affatto ad uscire di casa... ma il dovere per il quale aveva prestato giuramento pesava forte sulle sue spalle, perciò non esitò nemmeno per un secondo mentre si muoveva per uscire.
Di lasciare un clone in casa, neanche a parlarne: ormai Boruto e Himawari erano diventati bravi a riconoscerli, e dopo la fesseria compiuta al compleanno della figlia si era guardato bene dal riprovarci. Da allora aveva fatto del suo meglio per trascorrere più tempo in casa, ma ogni tanto il destino continuava a giocargli qualche brutto tiro... come in questo caso, costringendolo ad alzarsi all’alba per chissà quale emergenza.
Alla fine raggiunse l’ingresso. Afferrò il mantello da Hokage dall’attaccapanni e aprì piano la porta. L’aria fredda e umida riempì i suoi polmoni mentre metteva piede fuori: un clima poco piacevole per i suoi gusti, ma aveva sopportato di peggio. Discese i due gradini e posò i piedi sul prato, quando fu attirato da un forte colpo di tosse alle sue spalle.
Naruto si voltò, sorpreso. Hinata stava in piedi sulla soglia, in vestaglia e perfettamente sveglia; fissava il marito con i suoi grandi occhi perlacei, resi brillanti dalle prime luci dell’alba. Appariva calma, ma Naruto sapeva che dietro quel sottile strato si nascondeva un tono minaccioso, simile a un incendio celato da una porta fragile.
« Credevi di potertene andare via così? » dichiarò lei a braccia incrociate.
Naruto si grattò la testa, com’era solito fare quando era imbarazzato. In quel momento non aveva importanza che lui fosse il Settimo Hokage, si sentiva ugualmente come un bambino colto con le mani nella marmellata. Sua moglie aveva potere su di lui, più di chiunque altro al mondo.
« Non volevo svegliarti » rispose, unica frase che riuscì a pronunciare.
« La tua solita scusa. E come sempre, finisci per fallire. »
Naruto restò in silenzio, ma sorrise. Sapeva ciò che stava per succedere, perciò si voltò completamente, mettendo un piede sul primo gradino. Aveva una promessa da mantenere, e il ricordo di com’era cominciata gli attraversò il cervello ancora una volta.
Era passato appena un mese dal suo insediamento come Hokage. Per Naruto era cambiato tutto in un tempo pressoché brevissimo: nuovi doveri e responsabilità, tutti depositati sulla sua nuova scrivania sottoforma di enorme pila di scartoffie. C’erano persone da incontrare, missioni da impartire... un intero popolo di ninja da governare, in parole povere. Una serie di compiti che sottraevano buona parte del tempo libero, in particolare quello trascorso con la famiglia. Ben presto si era trovato ad uscire presto al mattino e a rincasare a notte fonda, senza poter vedere Hinata o i bambini. Il sogno che aveva inseguito fin da piccolo, ormai diventato realtà, lo costringeva a trascurare tutto ciò che aveva di più caro.
Poi, un giorno, Hinata ebbe un’idea.
Hinata lo fermò, mettendogli una mano sulla spalla: da quella posizione stava più in alto di lui; il che era tutto dire, dal momento che negli ultimi anni Naruto era diventato così alto da superarla di tutta la testa.
« Il dovere ti chiama ancora, a quanto pare » mormorò Hinata con tono piatto.
« Già » ammise il marito, afflitto. « Vorrei tanto poter restare, a dire il... »
« Non ti azzardare » lo interruppe lei. « Non finire la frase. Lo sai meglio di me, è quello che hai sempre sognato di fare. Non devi preoccuparti... perciò vai dove devi andare e fai del tuo meglio, caro, d’accordo? »
Naruto spalancò gli occhi per lo stupore. Non si aspettava parole simili a quell’ora del mattino, soprattutto da sua moglie. Proprio lei, Hinata, che non aveva mai osato mettere in discussione il suo impegno come Hokage... nonostante questo sottraesse gran parte del tempo da dedicare alla famiglia. Quella serietà impressa nei suoi occhi faceva quasi paura...
Naruto aveva buone ragioni per temerla. Dopotutto era sua moglie, l’unica persona che potesse impartirgli ordini o essergli superiore; e in quel momento riusciva a fare entrambe le cose contemporaneamente, in piedi su quel gradino di fronte al marito.
Una differenza di pochi centimetri, minima eppure abissale.
« Ma prima che tu vada, sai quello che devi fare » disse ancora Hinata, e finalmente cominciò a sorridere. Un sorriso dolce e umile, il preferito di Naruto, perché riusciva sempre ad avere effetto su di lui. L’Hokage si rilassò in un attimo, pronto a mantenere la sua promessa ancora una volta.
Anche Hinata ricordò com’era cominciata.
« Devo andare » aveva detto Naruto per l’ennesima volta, alle prime luci del mattino. « Il dovere mi chiama. »
« Lo so » aveva risposto Hinata con un sospiro. Aveva accettato fin da subito le conseguenze del nuovo ruolo di suo marito, ma nemmeno lei poteva sopportare a lungo il distacco progressivo dalla famiglia. Doveva fare qualcosa.
« Aspetta, Naruto » gli aveva detto, prima che lui oltrepassasse la soglia. « Non si può andare avanti così. Non posso impedirti di andare... ma non voglio nemmeno che questo crei problemi tra noi due. Perciò ti propongo un patto... e promettimi che lo manterrai finché sarai Hokage. »
« Un patto...? »
« Sì. Faremo questa cosa ogni volta che uscirai da un orario indecente. Ti accompagnerò alla porta, piova o splenda il sole, e ti lascerò andare senza discutere. In cambio, tu farai del tuo meglio per non farmi sentire sola fino al tuo ritorno. »
Naruto aveva dovuto rifletterci un po’, prima di trovare il modo migliore per mantenere la promessa... ma alla fine Hinata fu pienamente soddisfatta, e da allora erano rimasti d’accordo. Avrebbero rispettato il patto fino alla fine.
Naruto rimase dov’era, in piedi di fronte al gradino. Portò un braccio al fianco di Hinata, mentre con l'altro le accarezzò il viso attirandola a sé, e le catturò le labbra in un bacio mozzafiato. Anche Hinata si lasciò trasportare dai sentimenti, abbandonandosi a quel magico momento: il giardino, la casa e l’intero villaggio parvero svanire sotto i loro piedi e furono proiettati verso l’alto. Ad entrambi sembrò di tornare indietro nel tempo, sparati contro il cielo nel cuore della notte, sotto la luna splendente, mentre si scambiavano il loro primo bacio. Magico, intenso, indimenticabile. Le stesse sensazioni di quel momento ormai lontano riecheggiarono ancora una volta attraverso le loro labbra, e fu un magnifico, dolce oblio.
Dopo quella che parve un’eternità, Naruto e Hinata si distaccarono lentamente l'uno dall'altra e si guardarono intensamente, di nuovo con i piedi per terra... o meglio, lui sul prato e lei sul primo gradino, ancora abbracciati in quella strana posizione. Hinata arrossì un poco, inevitabile conseguenza dopo un simile atto d’intimità, ma era evidente che le piacesse stare così... più in alto del suo amato Hokage.
« Ti amo » sussurrò Naruto.
« A-anch’io ti amo. »
Hinata gli accarezzò i capelli, scendendo poi verso il viso mentre il rossore svaniva dalle sue guance. Il suo amato c’era riuscito di nuovo, come sempre: aveva mantenuto fede al patto in modo impeccabile. Naruto non era certo un asso in romanticismo, ma con i baci ci sapeva fare: anche dopo quasi quindici anni, riusciva ancora a portarla fin sulla luna nel giro di un attimo, di un respiro.
« Ora va’ » gli ordinò Hinata, felice. « La nazione ha bisogno di te. »
Naruto annuì, con rinnovata fiducia. Era ancora l’alba di una giornata perfetta per dormire fino a tardi... ma ora sì che poteva affrontarla con il piede giusto, dopo quel magnifico momento appena terminato. Perciò voltò le spalle a Hinata e alla casa, e spiccò un balzo enorme in direzione del suo ufficio. Lei rimase a guardarlo finché la sua sagoma non scomparve oltre i tetti delle case all’orizzonte, illuminate dal sole ormai venuto fuori completamente.
L’Hokage mantenne un sorriso a trentadue denti durante il tragitto. Ancora una volta Hinata aveva avuto una splendida idea; ci riusciva sempre, in qualche modo. Aveva un talento straordinario nel tirar fuori lo splendore dai piccoli gesti. Questo, unito a tante altre qualità, le avevano permesso di conquistare il cuore del più grande eroe vivente, e di ottenere un privilegio ineguagliabile... quello di poter stare più in alto dell’Hokage.
 
   
 
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