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Autore: Duncneyforever    24/02/2016    1 recensioni
Estate, 1942.
Il mondo, da quasi tre anni, è precipitato nel terrore a causa dell'ennesima guerra, la più sanguinosa di cui l’uomo si sia mai reso partecipe.
Una ragazzina fuori dal comune, annoiata dalla vita di tutti i giorni e viziata dagli agi che l'era contemporanea le può offrire, si ritroverà catapultata in quel mondo, circondata da un male assoluto che metterà a dura prova le sue convinzioni.
Abbandonata la speranza, generatrice di nuovi dolori, combatterà per rimanere fedele a ciò in cui crede, sfidando la crudeltà dei suoi aguzzini per servire un ideale ormai estinto di giustizia. Fortunatamente o sfortunatamente non sarà sola e sarà proprio quella compagnia a metterla di fronte ad un nemico ben peggiore... Se stessa.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Guerre mondiali, Novecento/Dittature
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- Problemi d'insonnia? - Schneider socchiude le labbra sottili, per poi poggiare entrambi i gomiti sul balcone. 
Aspira il fumo della sigaretta con una lentezza disarmante, compiaciuto nel vedermi scocciata. 
Arretro di qualche passo, tossendo un paio di volte tanto l'odore è pungente. 

- Mi sorprende il fatto che voi possiate ancora riuscire a dormire, Herr. - Volto lui le spalle, decisamente infastidita. Non sopporto la puzza di fumo. Non sopporto nemmeno lui. 

- Ti posso personalmente garantire che il mio sonno non è mai stato turbato in alcun modo, Schatz. -
Ribatte, con un sorriso da sfottò. Getta la sigaretta dalla balconata, prima di sistemarsi una ciocca ribelle sfuggita dal ciuffo. 

- Credete davvero di possedere una coscienza così pulita? Vi ritenete un eroe? - Sputo, incoscientemente, aspettandomi una potenziale reazione aggressiva da parte del colonnello. 

- Giochi con il fuoco, ragazzina. Non ho scordato il tuo patetico teatrino di oggi. Non ti avvicinerai più ad uno di quegli individui... Ist das klar?! - Mi avverte, alzando il tono di voce. - Potresti bruciarti. - Aggiunge, in un sussurro.

Ricerco i suoi occhi nel buio, goffa e visibilmente a disagio. Non riesco a visualizzare nulla, se non un luccichio bluastro illuminato dall'opaca luce della luna, seppur in gran parte celato dalla penombra. Boccheggio un paio di volte, intimorita dall'imponente figura resa ancora più inquietante dall'oscurità. 

- Credo che tornerò in camera, colonnello. - Faccio sapere, per poi rientrare nell'abitazione il più velocemente possibile. 

- Gute Nacht, Italienerin. - Mi augura, ironico, per poi avviarsi a sua volta. 

Ma cosa mi è saltato in mente? Svegliarmi alle cinque del mattino! Non mi sarei dovuta addormentare tanto presto, avrei potuto prevederlo... Non riuscivo a riprendere sonno dopo essermi svegliata, così mi son messa a girovagare per la casa, fin quando non ho avuto la brillante idea di andare sulla terrazza per prendere una boccata d'aria. Un genio, Sara! invece che barricarti in camera tua... 

Ripenso così alla notte passata, meledicendomi mentalmente. 

Mi vesto senza alcun criterio, mentre mille pensieri assalgono la mia mente confusa.

Quando potrò rivedere Friederick? Ho bisogno di lui, voglio sentire la sua voce, perdermi nei suoi bellissimi occhi e... "

Maledizione! Colpisco il mobile con un pugno, ferendomi. Agito in aria la mano, saltellando qua e là per la stanza e piagnucolando incomprensibili lamenti. 
Infantili sentimentalismi... Fried è un'amico, nulla di più. Neanche lo conosco bene!

E poi, lui è troppo perfetto ed io sono troppo incasinata. La presenza del colonnello e il suo strano interesse potrebbero mettere in pericolo la sua vita, oltre che la mia.

Devo sempre tenere a mente che mi trovo a pochi chilometri da Auschwitz- Birkenau... 
Non devo lasciarmi distrarre da nulla e neanche devo dimenticare che prima o poi lo dovrò perdere, il " mio " Fried. Una volta che tornerò indietro, non lo rivedrò mai più; non voglio piangere ogni giorno la sua scomparsa per non aver avuto l'accortezza di non affezionarmi. 

- Ragazzina! - Una voce stentorea mi reclama; seguire gli ordini mi pare saggio, disobbedire...

Metto da parte l'orgoglio, poiché non oso immaginare come un ufficiale tedesco di alto rango possa punire un'infrazione. 

- D-dite. - 

- Il soldato semplice Friederick Miller ha più volte richiesto un cambio di mansione, o meglio, mi ha supplicato affinché potessi esimerlo dal giro di ronda. - 

- Lo ha fatto per me? - Domando, tentando di nascondere la mia sorpresa. 

Il tedesco accenna una risposta affermativa, versa del liquido trasparente nel primo bicchiere davanti a sé e, successivamente, ripone la bottiglia accanto ad altri bicchieri da shot semivuoti.

Preferisco non dire nulla, poiché il pensiero che possa aver bevuto prima della mia comparsa mi turba non poco. 

- Bimba, non ne ho svuotati cinque. - Mi sento sopraffatta da quella nebbia, che mi sonda imperscrutabile. - Oh Dio mio! E dire che sono un bell'uomo; è forse questo a metterti soggezione? -

- Siete l'uomo più superbo che abbia mai incontrato. - Questo pensiero sfugge dalle mie labbra e, per quanto possa essere inopportuno e sconsiderato da parte mia, è stato naturale, come bere un bicchier d'acqua. 

L'uomo, sentendo queste parole, scoppia in una fragorosa risata, prima di afferrarmi rapidamente i polsi. 

- Tesoro... Io sono il solo uomo che tu abbia mai conosciuto. - Esclama, ostentandosi ed estimandosi pomposamente. 

- Questo non ve lo permetto! - Vorrei tanto piantargli le unghie nel collo per ciò che ha detto, ma la ferrea presa del comandante mi impedisce ogni movimento. 

- Altrimenti? - Rinserra energicamente le ossa fragili del polso, facendole scricchiolare per la troppa forza applicata. 

- Ma si può sapere cosa volete? - Chioso, trattenendo i lamenti e ricacciando le lacrime causate dal troppo dolore. Lui non risponde subito, mi guarda fisso, finché non viene distratto da un qualcosa di esterno. 

" Qualcuno ha citofonato " medito tra me e me, cercando di captare ogni più piccolo suono. 

- Herr Kommandant! - 

Questa voce... 

- Fried! - Corro ad aprire la porta, senza neppure chiedere il permesso al proprietario di casa. 

- Guten Morgen auch für dich! / Buongiorno anche a te! - Il biondo mi saluta caloroso, prima di accompagnarmi all'esterno. Schneider, per qualche strana ragione, mi lascia andare.

- Cosa ti è successo? - Mi chiede il biondino, premuroso, una volta rientrati in camera sua.

Frego le mani sulla maglietta, cerco in ogni modo di nascondere i segni rossi ancora visibili, ma il risultato si rivela piuttosto scarso: due bande rosate, di un colore differente dal candore della pelle, circondano la zona offesa come polsiere.

Non immaginavo che fosse tanto visibile. 

- Nulla, non ti preoccupare. Non fa più male, ora. - Rispondo, ancora scossa per l’accaduto. 

- È stato lui, non è così? Dieser Ungeheuer! - Sputa, evidenziando bene il sinonimo tedesco per " mostro ".

- Ehi! Va tutto bene! E... - Mi fermo prima di poter completare la frase... Qualcosa ha catturato la mia attenzione. - Fried? - 

- Sì? - 

- Cos'è quello? - Mi avvicino al comodino accanto al suo letto, per poi indicare un particolare oggetto che sporge al di sotto di esso. 

- Appartiene al mio compagno di camera, Zenon, il ragazzo di cui ti parlavo. Devo nascondere questo libro nella mia cassaforte, dato che non ne possiede una. Presumo che non abbia avuto il tempo di riporlo al suo posto. - Mi spiega. 

- Posso vederlo? - Fried impallidisce a questa semplice richiesta, ma non riesco proprio a comprenderne il motivo. 

Esamino accuratamente il sottile libricino cosparso di polvere, prima di afferrarlo cautamente. 

" Italienische Literatur "

Non noto nulla di strano, se non una piccola dedica sulla prima pagina. 

- Aspetta, Sara, non... - 

" Italienische Literaturpreis, Zohan Schwarz. " 

Zohan?  

 

 

  
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